Madonna raggiunge Elvis

da madonna.com:
La nuova raccolta di Madonna, Celebration, entra direttamente alla posizione numero uno della classifica dei dischi più venduti in UK, raggiungendo così il record detenuto da Elvis Presley, che ha ottenuto ben 11 dischi numero uno nella chart britannica.
Nessun altro solista ha raggiunto questo risultato: solamente i Beatles, con un totale di quindici, hanno ottenuto più album numero uno nella storia della classifica. Si tratta di un altro incredibile traguardo per Madonna, la donna più di successo nella storia della musica. Tra le altre cose, Madonna ha anche:
Passato più settimane alla numero uno (29) della Official UK Album Chart di ogni altra cantante.
Avuto più singoli numero uno (13) di ogni altra artista.
Ottenuto il doppio numero uno (numero uno nella classifica di album e singoli contemporaneamente) più volte (4) di ogni altra cantante.
Concluso il tour più di successo della storia della musica (lo Sticky & Sweet tour) per un'artista donna.
Celebration contiene 36 canzoni che riassumono la carriera di Madonna, tra cui l'inedita Revolver incisa con Lil Wayne.
La video collection di Celebration, un DVD con 47 video, esce in Inghilterra proprio oggi, lunedì 28 settembre.
Tutti i numeri 1 di Madonna: Like a Virgin (1984) True Blue (1986) Like a Prayer (1989) The Immaculate Collection (1990) Evita (1996) Ray of Light (1998) Music(2000) American Life(2003) Confessions on a Dance Floor (2005) Hard Candy (2008) Celebration (2009)
Madonna da David Letterman questo mercoledì
Madonna sarà ospite del Late Show with David Letterman in onda mercoledì 30 settmebre sulla CBS. Il celebre talk show viene trasmesso in differita anche in Italia, su Sky1.
Questa sarà l'ottava intervista di Letterman a Madonna: l'ultima occasione fu l'11 gennaio 2007, preceduta da apparizioni nel 2005, nel 2003, nel 2000 e dalla memborabile puntata del 31 marzo 1994.
Madonna fece anche una breve comparsa nell'episodio del 13 febbraio 1995, quando portò a Letterman dei cioccolatini per San Valentino.
Inoltre, il 28 Dicembre 1998, Madonna fu inclusa nella Top Ten List dedicata a "le cose che le donne amano in Dave."
http://win.madonnatribe.com/italia/index.php

Meglio gli uomini o i “ragazzi”?

A porre il quesito di cui sopra è una donna, Cathleen Calbert, poetessa e insegnante di letteratura al Rhode Island College, in America. Lo propone dalle colonne del New York Times, nella rubrica “Modern Love” (Amore moderno). Il sottotitolo è stimolante, e sorprendente per un giornale un po’ bacchettone com’è il quotidiano newyorchese: “Donne, volete qualcuno che vi lecchi la cioccolata sulla pancia? Avete bisogno di un ragazzo”. Con questa parola, ragazzo, traduco il termine usato dall’autrice per il suo articolo: guy (da non confondere con gay, che alla lettera vuol dire gaio e nel significato corrente vuol dire omosessuale). Cos’è un “guy”? E’ un ragazzo, un ragazzone, un eterno ragazzo. Se qualcuno ha una traduzione migliore, la aspetto. Per semplificare, chiamiamolo dunque “ragazzo”. Il mondo maschile, scrive la poetessa, si divide appunto in due categorie: “men and guys”, uomini e ragazzi. I ragazzi sono quelli che si vestono a 50 anni come vestivano a 20. Quelli che se non ti parte l’auto, al massimo sanno dirti dov’è un meccanico. Quelli che sembrano non avere ancora deciso il proprio destino, ovvero come andranno a finire, ma continuano a sognarne uno. Quelli che se tu, donna, non riesci ad addormentarti, sono pronti a chiacchierare con te tutta la notte (e eventualmente, se ti fa piacere prima versartela, quindi fartela togliere, sono anche pronti a leccarti via la cioccolata dalla pancia), ma che non ti diranno mai in tono perentorio cosa devi fare o non fare (non lo sanno neanche per se stessi). Quelli che si appassionano per una causa, anche se in fondo hanno il dubbio se sia quella giusta. Quelli che credono che ci sia sempre un’altra, ultima possibilità nella vita. John Wayne, afferma la poetessa, apparteneva alla categoria degli uomini (”men”). James Dean e il giovane Marlon Brando a quella dei ragazzi (”guys”). Se una viene ricoverata d’urgenza in ospedale, scrive la poetessa, è preferibile ritrovarsi fra le mani di un medico e di un infermiere uomini: senza dubbi, tutti d’un pezzo, che sanno maneggiare gli strumenti necessari. Ma se deve innamorarsi, per lei è preferibile un ragazzo. Quando ho riassunto a un’amica il senso di questo articolo, mi ha mandato un verso di un altro poeta, italiano, uomo (anzi: ragazzo), Franco Marcoaldi: “Continueremo a perlustrare il mondo, anche senza volerlo. Avremo fame della vita, anche senza saperlo”. Mi pare un bel manifesto per noi eterni ragazzi.

http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2009/09/28/dimenticate-gli-uomini-pigliatevi-un-ragazzo/

Classifiche UK: Madonna prima al posto dei Muse. Bene Mika e Pearl Jam

E' durato poco il dominio dei Muse al vertice delle classifiche britanniche. Matt Bellamy e soci devono infatti arrendersi all'irruzione di Madonna, con il loro "The resistance" che si trincea al numero 2 lasciando il primo posto a "Celebration" di Madonna. La Material Mum aggancia, con 11 primi posti nelle chart del Regno Unito, un certo Elvis Presley. Molto buona la terza piazza sulla quale debutta "Tongue n'cheek" del rapper londinese Dizzee Rascal e buono il quarto gradino ottenuto da "The boy who knew too much" dello spumeggiante Mika. Top 10 rivoluzionata, con cinque nuove entrate. Le ultime due sono nella parte bassa: al 6 entra "Reunited" di Cliff Richard & The Shadows (primo successo: nel 1958), al 9 plana "Backspacer" dei Pearl Jam. La compilation "Total Madness" dei londinesissimi Madness manca d'un soffio l'aggancio al gruppone e chiude la settimana all'undicesimo posto. Il lavoro di Suggs ed amici è uno dei tre nuovi dischi della metà inferiore della Top 20; gli altri due sono "Truelove's gutter" di Richard Hawley al 17 e "One world one love" di Michael Bolton al diciannove. Per quanto riguarda i singoli, Taio Cruz rimane in testa con "Break your heart" e David Guetta con Akon resta al 2 con "Sexy chick". Brucia le tappe "Empire state of mind" di Jay-Z con Alicia Keys, che passa dal numero 15 al tre.
http://www.rockol.it/news-103103/Classifiche-UK--Madonna-prima-al-posto-dei-Muse.-Bene-Mika-e-Pearl-Jam

Lily esce di scena sconfitta dai pirati

ROMA - Il blog sul quale Lily Allen aveva dichiarato battaglia ai "pirati" del Web è stato letteralmente preso d'assalto da una milizia di internauti infuriati che, a suon d'insulti, sono riusciti a scacciare la cantante dal suo stesso quartier generale. Lily ha chiuso il blog e, probabilmente, almeno per un pò si terrà lontana dalle questioni sul file sharing.
Con un pizzico di sfacciatagine, l'artista inglese emersa grazie a MySpace, aveva criticato celebrità della musica come O'Brian e Pink Floid, perchè favorevoli al libero download. "Loro hanno le più grandi collezioni di Ferrari ma per gli artisti emergenti il file sharing è un disastro", aveva detto Lily. Il suo appello aveva persino raccolto i consensi di altri musicisti come Mika, Muse e James Blunt, il quale aveva addirittura "eletto" la Allen leader del movimento anti-pirateria.
Gli internauti non l'hanno digerita e, forti della loro libertà d'espressione, hanno restituito alla cantante "pan per focaccia". Quando si è vista insultata ed accusata di essere un "burattino nelle mani del Governo", Lily ha letteralmente battuto la ritirata. La battaglia è dunque persa, ma la guerra è ancora tutta da combattere. Molti altri artisti, insieme alla Allen, infatti, sono favorevoli all'introduzione della "legge dei 3 schiaffi", già approvata in Francia.
http://www.diregiovani.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=31012

Madonna, Celebration primo in classifica

Ad una settimana dall’uscita, Celebration, la raccolta definitiva di tutti i successi di Madonna, entra direttamente al primo posto della classifica di vendita! Celebration è attualmente primo in classifica anche Inghilterra, Germania e Spagna . Le canzoni, selezionate da Madonna insieme ai suoi fans, sono state tutte rimasterizzate, conferendo ad ogni brano un suono completamente nuovo. In Italia il singolo indedito “Celebration” ha già raggiunto la vetta della classifica dei singoli più scaricati.
http://www.megamodo.com/200939516-madonna-celebration-primo-in-classifica/

Alanis Morissette – Mary Jane

Che succede, Mary Jane? Hai avuto una dura giornata,
dato che appendi il cartello “non disturbare” alla porta.
Hai di nuovo perso il posto nella coda, che peccato!
Non sembra che tu abbia ancora voglia di ballare.

E’ una lunga discesa
su queste montagne russe.
L’ultimo tram delle possibilità
ha deragliato
e tu eri a bordo.

Ho sentito che conti ancora le pecore, Mary Jane.
Che senso ha cercare di sognare ancora?
Ho sentito che stai perdendo peso ancora, Mary Jane.
Ti sei mai chiesta per chi lo stai perdendo?

Allora, alla velocità massima, piccola,
nella direzione sbagliata.
Ti procurerai ancora molti lividi
se quella è la direzione
verso la quale insisti a dirigerti.

Per favore, sii onesta, Mary Jane.
Sei felice?
Per favore, non trattenere le lacrime.

Sei la dolce crociata
e segui il tuo scopo.
Sei l’ultima delle grandi innocenti
ed ecco perché ti voglio bene.

E allora cogli quest’attimo, Mary Jane, e sii egoista.
Non preoccuparti delle auto che passano,
perché tutto quello che importa, Mary Jane, è la tua libertà,
quindi stai al caldo, mia cara, stai all’asciutto.

Dimmi, dimmi
che cosa succede, Mary Jane.
Dimmi, dimmi.
Per favore, sii onesta, Mary Jane.
Dimmi.

http://www.fidicaro.net/2009/09/alanis-morissette-mary-jane-traduzione-lyrics/

Sinead O'Connor & the Chieftains- The Foggy Dew

E' Muse-mania: esauriti in meno di 2 ore ultimi biglietti

La band inglese il 21 novembre a Bologna e il 4 dicembre a Torino
Roma, 25 set. (Apcom) - E' Muse mania: sono terminati in meno di due ore gli ultimi biglietti messi in vendita oggi da TicketOne per il concerto del 4 dicembre al Palaolimpico di Torino. Sold out da tempo anche la data di Bologna del 21 novembre. I Muse, una delle più grandi rock band degli ultimi dieci anni, hanno pubblicato venerdì 11 settembre il loro nuovo album 'The Resistance', balzato immediatamente al primo posto delle classifiche di vendita, mentre il singolo 'Uprising' è tra le prime 20 canzoni più programmate dalle radio. Ed è di oggi - si legge in una nota - la notizia che il disco ha raggiunto il terzo posto nella classifica di vendita Usa. Sempre di oggi l'annuncio che la band ha contribuito alla colonna sonora del secondo episodio di 'Twilight: New Moon', con una nuova versione del brano 'I Belong To You', presente nel loro ultimo disco. Insieme a loro hanno partecipato altri grandi nomi del panorama musicale internazionale tra cui Thom Yorke, i The Killers, gli Editors e i Death Cab for Cutie.
http://www.apcom.net/newscultura/20090925_183602_2f18a2f_71535.html

Et après / Afterwards Official Trailer [Romain Duris]

Ritrovamento di una strana creatura a Panama

Festival di Roma 2009: tutti i film della quarta edizione

E' stato presentato oggi il programma ufficiale della quarta edizione del Festival del Film di Roma, curato dal direttore artistico Piera Detassis, che nei giorni scorsi ha rilasciato già qualche anticipazione sulla kermesse capitolina.Sono quattordici i film in concorso nell'ambito della Selezione Ufficiale, tra cui gli italiani Alza la testa di Alessandro Angelini, con Sergio Castellitto, L'uomo che verrà di Giorgio Diritti con Alba Rohrwacher, Maya Sansa e il dramma Viola di mare con Valeria Solarino e Isabella Ragonese, e titoli come Up in the Air, diretto da Jason Reitman e intepretato da George Clooney - ormai diventato quasi un habituè dei Festival di casa nostra - il cupo Triage, diretto da Danis Tanovic e interpretato da Colin Farrell e dalla splendida Paz Vega e The Last Station, che invece è interpretato da Helen Mirren.Il compito di giudicare le pellicole della selezione ufficiale è stato affidato ad una giuria internazionale formata da Milos Forman, che ne sarà il presidente, Assia Djebar, Gabriele Muccino, l'architetto Gae Aulenti, Jean-Loup Dabadie, Pavel Lungin e Senta Berger. Tra i film-evento che fanno parte delle sezioni non competitiva, i più attesi sono sicuramente Julie & Julia con Meryl Streep e Amy Adams, l'ultimo dei Coen, A Serious Man, The City of Your Final Destination, per il quale James Ivory ha voluto un cast formato da Anthony Hopkins, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg e Alexandra Maria Lara. Due i film italiani presentati fuori concorso: Oggi Sposi, di Luca Lucini e la biopic Christine Cristina, esordio alla regia di Stefania Sandrelli. Come già anticipato dalla Detassis inoltre, la saga di Twilight tornerà ad essere protagonista con una nuova anteprima che sarà mostrata al Festival di Roma, e che in questo caso riguarda il secondo capitolo, New Moon, anche se il direttore artistico non ha assicurato la presenza degli interpreti principali, che ormai sono entrati nel cuore dei fan.Molto nutrito anche il programma degli Eventi Speciali, tra cui l'omaggio a Heath Ledger che prevede la presentazione dei suoi inediti come regista, un incontro con il collettivo The Masses e la proiezione in anteprima italiana del suo ultimo film, diretto da Terry Gilliam, Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo. Ci sarà inoltre l'Omaggio a Roma firmato da Franco Zeffirelli, con la partecipazione straordinaria di Monica Bellucci e Andrea Bocelli. Il Festival di Roma ricorderà poi due veterani del nostro cinema come Luciano Salce e Luciano Emmer, ma anche al critico Tullio Kezich, scomparso la scorsa estate. La sezione L'altro Cinema Extra invece, riproporrà nel suo programma uno dei piatti forti del Festival, gli incontri con il pubblico, che vedranno come protagonisti Meryl Streep, Richard Gere, Paulo Coelho, Asia Argento e, nella formula del Duetto, Gabriele Muccino e Giuseppe Tornatore. Come già anticipato alcune settimane fa, la Streep riceverà anche il Marc'Aurelio d'Oro alla Carriera, che gli anni scorsi è già stato attribuito a Sean Connery, Sophia Loren e Al Pacino. Lo scrittore Paulo Coelho sarà a Roma per presentare, in anteprima mondiale, il suo primo lungometraggio, Paulo Coelho's The Experimental Witch.

I Muse totalizzano 16 numeri 1 in tutto il mondo

Con il nuovo album “The Resistance”, i Muse hanno ottenuto un clamoroso filotto di esordi al numero 1 nelle classifiche internazionali. La band di Matt Bellamy ha totalizzato 16 numeri 1, dall’Australia alla Gran Bretagna, la Corea, l’Italia etc. In Gran Bretagna, “The Resistance” ha ottenuto il record di vendite di quest’anno per la prima settimana. Ecco in ordine alfabetico l’elenco dei paesi in cui i Muse si sono piazzati in testa alla classifica: Australia, Austria, Belgio, Canada, Corea, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Svizzera. Questa settimana inoltre, i Muse sono entrati al numero 3 della classifica americana.

Cam Gigandet sarà soprattutto sexy nel film con Christina Aguilera

Una è una leggenda della musica e del cinema, l’altra è sempre una leggenda ma al suo debutto cinematografico. Le due sono Cher e Christina Aguilera e presto si uniranno alla star di Twilight Cam Gigandet per il ‘suo’ primo film musicale.“Sto per recitare in un film dal titolo ‘Burlesque’ con Cristina Aguilera al debutto come attrice” ha detto di recente Cam Gigandet a MTV. “E con Cher”…“Il film racconta la storia di una ragazza del Midwest che va a Los Angeles per cercare di farsi una carriera come cantante” ha aggiunto Gigandet, di cui sta uscendo in questi giorni il film di fantascienza ‘Pandorum’. “La ragazza è ovviamente Christina, e ha una voce fantastica! Trova lavoro in un club di burlesque gestito da Cher. Con lei il club comincia ad avere successo e poi lì incontra me, l’amore della sua vita”.“Io sono un pianista sfortunato e lavoro al club come barista”…” ci incontriamo, ci innamoriamo e cominciano i guai”.La prossima ovvia domanda delle fan di ‘Twilight’ potrebbe essere: ‘ma Cam balla e canta’? Ma quando l’abbiamo fatta, Cam ha esitato nel definire ‘Burlesque’ un musical. “Non saprei. C’è della musica e loro cantano. Si tratta in fondo di un club di ‘burlesque’ (per chi avesse dubbi è una sorta di varietà)…Ma si tratterà soprattutto di un film sexy, molto sexy”.Ma proprio non ci vuol dire se ci sarà almeno un duetto con Christina… “No, sarebbe come far cantare Kermit la Rana (dei Muppet) con lei. No, non posso proprio cantare”.

Carmen Consoli torna alla musica

Si preannuncia un autunno ricco di grandi ritorni musicali a sorpresa. Dopo Elisa, ecco che Carmen Consoli pubblica il singolo "Non molto lontano da qui", in uscita il 9 ottobre. Il brano anticipa l'album - ancora senza titolo - previsto per il 30 ottobre, come riferisce il sito ufficiale della cantante. Il lavoro discografico arriva a tre anni dall'inedito "Eva contro Eva". Non si sa nulla di più circa i contenuti del prossimo disco di Carmen Consoli, che ha sempre abituato i suoi fan alla ricerca sperimentale di nuovi suoni ispirati alle origini della sua sicilianità. L'ultima 'apparizione' musicale della cantantessa risale allo scorso anno quando ha partecipato al brano "Tutto l'universo obbedisce all'amore" di Franco Battiato e alla rivisitazione del suo album storico "Mediamente isterica" a dieci anni dalla sua uscita. Tra una pausa e l'altra del suo lavoro la Consoli ha partecipato lo scorso giugno al concerto benefico "Amiche per l'Abruzzo" allo stadio San Siro. In quella occasione si è esibita al basso e accompagnata da Paola Turci alla chitarra, da Marina Rei alle percussioni e da Nada. Poi è stata la volta di "Quello che le donne non dicono" con Fiorella Mannoia, Giorgia, Elisa e Laura Pausini. Insomma non resta che attendere il 9 ottobre per ascoltare la traccia inedita, frutto di mesi di lavoro.

Carmen Consoli nuovo singolo!

Il nuovo singolo di Carmen Consoli dal titolo"Non molto lontano da qui" sarà in radio dal 09 ottobre e gli ultimi di ottobre il nuovo album.

Il ritorno di Winona

E’ da vent’anni nell’immaginario di tutti l’eterna ragazzina del cinema americano. Winona Ryder, classe 1971, occupa un posto speciale nello star system di Hollywood, esplosa nel 1989 con il film “Schegge di follia”, che l’ha consacrata al ruolo di icona per milioni di adolescenti americani e non solo. Da quel momento la carriera di questa attrice, americana di nascita ma di origini est-europee (il padre è russo e la madre di rumena) è decollata con “Edward mani di forbice” (1990), “Dracula di Bram Stoker” (1992) e “L’età dell’innocenza” (1993). Diretta da mostri sacri del cinema come Tim Burton, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese, Winona entra stabilmente nell’empireo del cinema hollywoodiano, inaugurando una sequela di film (una trentina in vent’anni) che la vedranno spesso interprete di ruoli fuori dal comune. Con la carriera decolla anche la sua vita tormentata e spesso caotica, a cominciare dai suoi amori più famosi: dopo la relazione con Johnny Depp, Winona si legherà, tra gli altri, al musicista David Pirner, a Billie Joe Armstrong dei Green Day, a Matt Damon. Ma sarà un altro episodio della sua vita a darla in pasto ai giornali scandalistici di tutto il mondo e a determinare una brusca battuta d’arresto per la sua carriera: nel dicembre del 2001 viene fermata all’uscita del grande magazzino “Sacks Avenue” di Beverly Hills carica di vestiti e accessori non pagati per un valore di oltre 5000 dollari. Il processo che seguirà questo scandalo attirerà le attenzioni di cronisti e pubblico, e segnerà un momento buio della vita di Winona, riconosciuta colpevole di taccheggio dai giurati.Dopo qualche anno di assenza, la Ryder è tornata con qualche piccolo ruolo, ma il vero rilancio è avvenuto proprio quest’anno, con la partecipazione al blockbuster americano “Star Trek” di Abrams e al delicato “Vite private di Pippa Lee”, in cui ha recitato accanto a Robin Wright Penn, Julianne Moore e Monica Bellucci. Anticipata dalla partecipazione, lo scorso anno, al film “The informers” di Gregor Jordan, ispirato alla raccolta di storie brevi “Acqua dal sole” di Bret Eston Ellis, questa nuova fase della carriera (e, si spera, anche della vita) dell’attrice sembrerebbe averla riportata al centro del suo mondo, quello del cinema, più serena: ai giornalisti che l’hanno intervistata in Italia a luglio, in occasione della sua partecipazione al Giffoni Film Festival, ha infatti dichiarato di aver imparato a prendersi qualche pausa e a ricavarsi spazi dal lavoro che le consentano di trovare un equilibrio interno.

Julie & Julia - primissima

Certamente per i ghiottoni può risultare particolarmente appetitoso ed alcuni piatti possono far venire l'acquolina in bocca. Ma non è necessario essere un gourmet per gustare Julie & Julia. E' un film leggero e saporito, con un ingrediente molto speciale: Meryl Streep. Scritto e diretto con acume e ironia da Nora Ephron, il film mescola due vite (vere) all'ombra dei fornelli. Meryl Streep è la famosa Tv chef e scrittrice (ovviamente di libri di cucina) Julia Child, e Amy Adams (sua co-star in Doubt) è Julie Powell, una segretaria newyorchese che dal 2002 al 2003 lanciò un blog e successivamente un libro, sull'esperienza di 365 giorni trascorsi a cucinare le 524 ricette pubblicate nel 1961 dal best seller di Julia Child Mastering the Art of French Cooking. Tratto dal libro Julie & Julia di Powell e dal libro autobiografico di Julia Child My Life in France, le vite delle due donne si sviluppano in due epoche diverse. Incontriamo la Child nella Parigi del dopoguerra, impegnata - e incoraggiata dal marito diplomatico Paul (Stanley Tucci) - a frequentare la celebre scuola Le Cordon Bleu e a scrivere il suo monumentale libro di ricette, destinato a cambiare per sempre il gusto degli americani. La Powell invece vive a New York nel presente, con il simpatico ed affettuoso marito Eric (Chris Messina). La Streep interpreta la Child alla perfezione, sia nella gestualità che nei difetti vocali e soprattutto nel suo carattere volubile. La sua incrollabile fiducia nella cucina francese ed il suo carisma, la fanno diventare una celebrità. La recitazione della Adam è tutta in sottrazione: interpreta un personaggio figlio di un Dio minore, meno autoreferenziale ma riesce a dargli calore e spontaneità. Un personaggio che vive in sintonia con quello della Streep destinato quest'ultimo, a prendersi la scena. La Streep inoltre trova una fantastica spalla in Stanley Tucci e in effetti, la loro bizzarra storia d'amore - lei una signorina californiana trentenne e lui un diplomatico con il gusto della trasgressione - nella romantica Parigi del 1948, meriterebbe un film a parte. Il ricordo di Julia Child è ancora vivo negli States; morta nel 2004 all'età di 91 anni ha introdotto la cucina francese in quelle americane grazie alla propria tenacia, entusiasmo e soprattutto al proprio perfezionismo. Julia amava ripetere che "un buon cibo arricchisce anche l'anima e lo spirito".
http://julieandjulia.it/ http://www.primissima.it/film/pagina14380.html

Sinead O'Connor - Troy (The Phoenix From The Flame) (Push Remix)

Amy Winehouse ha fondato un'etichetta discografica

Amy Winehouse ha fondato un'etichetta discografica. Il primo album che sarà pubblicato dalla label, denominata Lioness Records, sarà quello di Dionne Bromfield. La ragazza, 13 anni, è la figlioccia della stessa Amy e il disco è stato intitolato "Introducing Dionne Bromfield". La Winehouse ha spiegato che il nome "lioness" deriva da una collana con un pendente a forma di leonessa che le venne regalata dalla sua carissima nonna Cynthia e che la label trae ispirazione da grandi etichette quali Motown e 2Tone. La diva soul-jazz di Londra ha professato d'avere una grande ammirazione per Dionne. Il lancio della Lioness ha certamente subìto un forte ritardo a causa della lunga permanenza di Amy presso l'isola di Santa Lucia; Rockol aveva infatti pubblicato una notizia decisamente simile già lo scorso 18 gennaio

Festival di Roma senza Nine e la Loren ma con Meryl Streep e Richard Gere

ROMA (22 settembre) - La quarta edizione del Festival di Roma (15-23 ottobre) parte male: niente Nine che a maggio molti davano per certo come film d'apertura essendo, tra l'altro perfetto per location e "italianità" (la "mission" di Gian Luigi Rondi). Ci sarà invece l'ultimo film dei fratelli Coen, A serious man, Julie & Julia di Nora Ephron con Meryl Streep e venti minuti di anteprima di New Moon, secondo episodio di Twilight.A serious man è ambientato nel 1967. Larry Gopnik (Michael Stuhlbarg) è un professore di fisica che è stato appena lasciato dalla moglie Judith (Sari Lennick) perchè si è innamorata di uno dei suoi colleghi (Fred Melamed). Per il resto della famiglia non va meglio: il fratello Arthur dorme sul divano, in casa di Larry, il figlio Danny è indisciplinato, mentre la figlia, Sarah, ruba i soldi al padre e li mette da parte per rifarsi il naso.Nine, sarebbe stata una anteprima assoluta dal momento che il film è previsto sugli schermi amercicani a metà a novembre e in Italia a gennaio. Nel cast, oltre Sofia Loren, Daniel Day-Lewis, Nicole Kidman, Penelope Cruz, Marion Cotillard, Judi Dench, Kate Hudson. Ma anche Elio Germano, Ricky Tognazzi, Martina Stella e Giuseppe Cederna. Nine è il musical che Rob Marshall ha girato a Roma ispirandosi a 8 e 1/2 di Fellini.Tra le voci della vigilia anche la presenza di due divi, come Colin Farrell e Richard Gere che accompagnano rispettivamente nella vetrina romana due film. Ed esattamente, il mistery-thriller di Danis Tanovic e Amelia di Mira Nair. Infine, tra i rumours dell'ultima ora a Roma potrebbe approderebbe anche un doppio Martin Scorsese. Ovvero un documentario, American boy: a profile of Steven Prince (1978), a firma dello stesso regista che intervista Steven Prince, attore scrittore e affabulatore americano dalla vita strampalata. E poi la recentissima rivisitazione dello stesso documentario venti anni dopo fatta dal produttore Tommy Pallotta in American Prince.Per quanto riguarda gli italiani, molte certezze. Intanto sarà in concorso Viola di mare di Donatella Majorca con Valeria Solarino, Isabella Ragonese, Ennio Fantastichini, Maria Grazia Cucinotta e Marco Foschi. Un film Medusa che affronta il tema dell'omosessualità con la Solarino nei panni di una ragazza innamorata di un'altra donna, interpretata dalla Aragonese, e che per amore si trasforma in uomo fasciandosi il seno e tagliandosi i capelli. Siamo nella Sicilia di fine '800. Sempre in concorso ci sarà poi Alza la testa di Alessandro Angelini con Sergio Castellitto, la storia di un padre che alleva il figlio adolescente nel culto della boxe.E ancora per l'Italia in corsa per il Marc'Aurelio d'oro L'uomo che verrà di Giorgio Diritti con Alba Rohrwacher e Maya Sansa. Il film racconta, attraverso il punto di vista della piccola Martina, la strage del 29 Settembre 1944 a Marzabotto in cui persero la vita 780 civili, soprattutto donne e bambini fucilati dalle SS. Probabilmente fuori concorso ci sarà invece Oggi sposi nuova commedia di Luca Lucini prodotta da Cattleya e Universal e scritta da Fabio Bonifacci, da un soggetto di Fausto Brizzi e Marco Martani. Cast pieno di attori italiani. Si va da Placido a Pozzetto, da Argentero a Carolina Crescentini, da Lunetta Savino a Isabella Ragonese. Infine, probabilmente nella sezione Alice potrebbero approdare Mar piccolo di Alessandro di Robilant e un documentario di Edoardo Winspeare.

James Franco Gallery

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Allen guida crociata contro il file sharing

LONDRA- La prima ad alzare la voce sul web per dire basta è stata Lily Allen. Poi sono arrivate le adesioni delle altre pop star inglesi, da Mika a James Blunt passando per i Muse. Tutti insieme contro la pirateria musicale e contro i colleghi che la difendono. Guidati dalla ragazzaccia terribile del pop inglese. A scaldare gli animi è una dichiarazione di Ed O'Brien dei Radiohead (il loro ultimo album è stato venduto in download a offerta libera). A nome dell'associazione Featured Artists' Coalition il musicista attacca la proposta del governo inglese di tagliare le connessioni Internet di chi scarica illegalmente. Una posizione che non è piaciuta a Lily Allen, ventiquattro anni, un debutto da due milioni e mezzo di copie e un secondo disco di successo, «It's Not Me, It's You» uscito a febbraio di quest'anno. «Penso che la pirateria stia avendo un effetto pericoloso sulla musica inglese ma alcuni musicisti ricchi e di successo come Nick Mason dei Pink Floyd e Ed O'Brien dei Radiohead non sembrano pensarla allo stesso modo», ha scritto sulla sua pagina MySpace (http://blogs.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blog.view&friendId=36707169&blogId=510114316). «Loro hanno le più grandi collezioni di Ferrari ma per gli artisti emergenti il file sharing è un disastro». La cantautrice, abituata a occupare le pagine dei giornali per qualche bicchiere di troppo o per qualche frase sboccata scritta su Twitter, dà vita così a una tavola rotonda virtuale che coinvolge appassionati e musicisti. Le prime reazioni arrivano proprio su Twitter: c'è chi critica l'alzata di scudi, c'è chi elabora teorie cospirazioniste e c'è chi ha voglia di discutere. Tanto che Lily Allen decide di aprire un altro fronte sul web e creare un blog dove ospitare le varie opinioni sul tema. Titolo? «I don't wanna change the world» (Non voglio cambiare il mondo) (http://idontwanttochangetheworld.blogspot.com/). «Lily è il nostro leader», scrive James Blunt. Per il cantautore la pirateria sta mettendo a rischio il lavoro di tutte le persone che lavorano nell'industria discografica. «Le etichette rimasterizzano gli album dei Beatles – scrive Blunt – perché non possono permettersi di mettere un nuovo gruppo in un grande studio per registrare qualcosa che superi Sergeant Pepper's». Gli fa eco Matthew Bellamy, leader dei Muse, sostenendo che gli Internet Provider dovrebbero essere tassati. Intanto ieri la Fac è precisato di essere contro il download illegale (http://www.featuredartistscoalition.com/showscreen.php?site_id=161&screentype=site&screenid=161&newsaction=showitem&newsid=2549&dc=6&sn=News). La loro dichiarazione, spiegano, era soltanto contro il Governo. Spiegazione che non è bastata a fermare le nuove adesioni. Come quelle Mika, di Gary Barlow dei Take That e di Gary Kemp degli Spandau Ballet. Un movimento compatto che, per dirla ribaltando le parole di una canzone dei Sex Pistols, sa cosa vuole ma non sa come ottenerlo.
Alberto Giuffrè

I Muse nella colonna sonora di New moon "I Belong To You"

LONDRA – I Muse al lavoro per i vampiri. Il brano ‘I Belong To You’, tratto dal nuovo album ‘The Resistance’, fara’ parte della colonna sonora di ‘New Moon’, secondo film della saga di ‘Twilight’. Il frontman Matt Bellamy ha confermato di averne parlato con il regista Chris Weitz. “Pero’ la produzione vorrebbe canzoni originali – ha spiegato Bellamy al sito Nme – percio’ il regista mi ha chiesto se mi dispiaceva riarrangiare il brano e farne una versione alternativa. Per me non ci sono problemi”. I Muse erano gia’ comparsi nella colonna sonora del primo Twilight con ‘Supermassive Black Hole’. (RCD)

SAN SEBASTIAN 57 – “Non ma fille, tu n’iras pas dancer”, di Christophe Honoré (Concorso)

Torna in concorso al Festival Internacional de Cine di San Sebastián Christophe Honoré. Un anno dopo “La belle personne”, uno dei film migliori della passata edizione del festival. Torna, il trentanovenne regista francese, con un film con il quale, pur nelle differenze di ambientazione, continua la sua personale esplorazione dei sentimenti e delle relazioni: di coppia, tra genitori e figli, tra generazioni diverse che intrecciano le loro esperienze… E con un film ancora incastonato, come “La belle personne”, nello spazio cangiante e ‘provvisorio’ nella vita di un personaggio, colto tra un prima e un dopo che saranno negati alla visione. Corpo centrale di “Non ma fille, tu n’iras pas dancer” è quello di una bravissima e seducente Chiara Mastroianni nel ruolo di Léna: divorziata, con due figli piccoli, nevrosi e instabilità sparse e una girandola di personaggi (i genitori, l’ex marito, la sorella, il fratello e gli uomini e le donne di quei parenti) che vorrebbero dirle quel che è ‘giusto’ e quel che dovrebbe fare (come spiega il più pragmatico titolo internazionale Making Plans for Lena). Nella casa di campagna, non distante da Parigi, dove ha luogo buona parte di un film che però prende derive inattese, non musicali, come altrove in Honoré, ma di slancio verso spazi ‘lontani’ dello spostamento (la vacanza a Roma dei genitori di Léna, accennata come si tratase di una gita pomeridiana fuori porta) e dell’immaginazione (l’inserto, lungo, vero e proprio film nel film, che visualizza il racconto che il figlio, avido lettore, fa a Léna del romanzo che sta leggendo - spostando il film verso un’altra epoca storica ma sempre per parlare d’amore e delle sue conseguenze, danzate con leggerezza fin sul baratro della morte). Film che raduna un cast di prima grandezza (insieme a Chiara Mastroianni ci sono anche Marie-Christine Barrault nel ruolo della madre di Léna, Jean-Marc Marr e Louis Garrel in quelli dell’ex marito e dell’amante di Léna), “Non ma fille, tu n’iras pas dancer” si apre su una partenza-arrivo e su un non-luogo (Léna con i figli in stazione per recarsi nella casa di famiglia) e si chiude su una partenza, su un altro non-luogo, fuori dalle abitazioni e dalle memorie e dai presenti, nel finale bellissimo e sospeso (dopo che lei si è rannicchiata su un divano avvolta da una coperta in un istante-Chabrol), sul gesto che finalmente Léna compie (in seguito anche a un evento drammatico capitato al figlio): abbandonare tutto e tutti, traslocare, partire, rimettersi in strada, rimettere in gioco e movimento la propria esistenza. Come la giovane protagonista de “La belle personne”. Qui, in “Non ma fille, tu n’iras pas dancer”, sulla canzone “Another World” di Anthony and the Johnsons…

Paroles Paroles by Zap Mama Featuring Vincent Cassel

Nostra signora della manipolazione

L’edizione di oggi del Sunday Times contiene un’interessante intervista a Madonna, in cui la Regina del Pop dimostra chiaramente a Dan Cairns chi controlla la sua vita, la sua incredibile carriera… e questa stessa chiacchierata.Leggiamola insieme.
Il centro nevralgico della Madonna Inc. sta in due case situate nel centro di Londra. Ma quando si trova in Inghilterra, questi edifici sono anche una casa per la cantante i suoi quattro figli: all’interno, non mancano uffici e una palestra personale. Dall’esterno, il complesso di sei piani sembra un normale palazzo londinese anche se, naturalmente, le sue dimensioni sono molto più grandi del normale. C’è una sensazione particolare che pervade queste strade: sono impregnate da una sorta di lusso discreto. Non ci sono cartacce sui marciapiedi immacolati, né gomme o croste di kebab attaccate ai marmi lucenti. Ci si può fermare davanti a casa di Madonna solo per ammirare la perfetta simmetria dei due edifici, o la sobrietà della loro struttura architettonica. Ma a meno che non siate degli avidi paparazzi, potreste persino non notare nulla, dato che, in fin dei conti, queste sono solo due case di una lunga serie che percorre l’intera strada. Anonime, ordinate, mantenute con classe. Madonna non avrebbe scelto nulla di diverso. “Dove vive?”, mi chiede quando finalmente ci incontriamo. “Dalston”, rispondo. Ma il nome non suona nessun campanello. “Stoke Newington”, aggiungo per dare un punto di riferimento. “Ma non è nemmeno Londra”, ribatte con sarcasmo. Ma è proprio così, a dire il vero. Anche la sera prima ero stato in quella stessa strada, ma in un altro palazzo vicino a casa della cantante. Pochi giorni prima, mi era stato dato un bigliettino con l’intestazione “E’ un segno”: si trattava di un invito ad una lezione introduttiva sulla Kabbalah che si sarebbe tenuta nel complesso che Madonna ha comprato per l’organizzazione sei anni fa. Durante quest’ora, un insegnante ha sciorinato quello che i più cinici potrebbero definire un mucchio di idiozie. La nostra corporeità è solamente l’1% di noi, ha spiegato il maestro, aggiungendo che dovremmo concentrarci sul restante 99% e che dovremmo nutrire la nostra vita di spiritualità. Comunque, bisogna ammettere che l’ambiente da un’impressione di calma e benessere, quasi di contemplazione. E come anche il più cursorio riassunto della sua carriera ventennale può far capire, Madonna ha certamente bisogno di calma. Perché il contrario del controllo, della calma è...? “Il caos” ci rivela lei stessa. “Il dolore e la sofferenza”. Il nostro incontro avviene sotto gli auspici dell’imminente pubblicazione di “Celebration” un greatest hits di 36 tracce che sarà anche l’ultimo suo disco pubblicato dalla Warner Bros., ora che Madonna è passata a Live Nation, il promoter americano con cui ha firmato un contratto da 120 milioni di dollari. Ma l’intervista è stata soggetta ad alcune condizioni: niente domande sull’adozione, sul suo divorzio, sulla sua vita sentimentale o il suo credo religioso. Si deve parlare di musica, mi riferisce la portavoce americana di Madonna, Liz Rosenberg, le cui maniere, e persino l’aspetto, ricordano un po’ Roz, la gigantesca lumaca di Monsters Inc. che minacciava: “Stai in guardia, Wazowski. Ti osservo sempre.” La Rosenberg lavora per Madonna da quando, nel 1982, la cantante si è avviata sul viale della celebrità. “Ma comunque” dice Madonna, “il mio sogno era lavorare in un negozio di caramelle. E’ perché sono sempre stata fissata con i dolciumi: non li mangio più, però, visto che ho tutti i denti cariati. Sono andata all’università per un anno, per quanto questa rivelazione possa essere sconcertante, e c’era questo negozio di caramelle dove andavo tutti i giorni. Sa, era uno di quei negozi di dolciumi vecchio stile, dove tutte le leccornie sono in barattoli di vetro. Andavo lì, vedevo tutte queste delizie e mi dicevo che sarebbe stato bellissimo lavorare lì perché avrei potuto mangiare caramelle quando volevo. Non ho avuto le chiavi del negozio di caramelle, ma mi si sono aperte altre porte”. Una perdita per l’industria dolciaria, un guadagno per quella del pop. In “Life with My Sister Madonna”, il libro di memorie scritto da un risentito Christopher Ciccone, il fratello della cantante racconta come ogni singolo minuto della vita della sorella sia programmato al dettaglio. Oggi, invece, quell'inflessibilità è andata in malora. Pochi secondi prima del mio arrivo, ricevo una telefonata che mi avvisa di arrivare quindici minuti dopo. Cosa a cui mi adeguo, per essere parcheggiato nell’ingresso di casa per altri buoni quarantacinque minuti. Colgo l’occasione per darmi un’occhiata intorno. Mentre attendo, Madonna compare di sfuggita, prima di sparire nuovamente al piano di sotto da cui vengono rumori diversi: una risata fragorosa e qualche nota del suo nuovo singolo mischiata al suono di un aspirapolvere. Che stia sbrigando le faccende di casa al ritmo delle sue stesse canzoni?! Mi pare improbabile ma è comunque un’immagine con un certo fascino. Mentre aspetto, noto un quadro di un artista barocco, Gerrit Dou, appeso al muro, che è tutto rivestito di velluto blu. Su un’altra parete, c’è un dipinto che raffigura un paio di pierrot danzanti. L’aria è riempita dal profumo delle candele firmate Christian Dior, le luci sono soffuse: tutto sembra incredibilmente teatrale, quasi religioso. C’è anche un telefono enorme, pieno di etichette con scritto “studio di M”, “camerino di M”, “bagno di M”, “lavanderia”, “sala musica”, “cucina”, “retro”. L’impressione complessiva è di lusso misto a organizzazione rigorosa. Disciplina, controllo, precisione. “Sarebbe questa la mia etichetta?” dice Madonna, anticipandomi. “Sarà, ma penso che nemmeno la gente che scrive queste cose ci creda veramente. Mi pare che, a volte, non si faccia altro che ripetere quello che si è già sentito dire da altri.” Finalmente, ci avviamo nello studio di Madonna, una stanza interamente grigia arredata da un quadro di Frida Kahlo, scaffali di vetro, libri d’arte, foto di famiglia e due poltrone poste l’una di fronte all’altra, su cui ci sediamo. In carne e ossa, vestita con un pantalone nero e una camicetta a maniche corte, Madonna sembra piccola, anche coi tacchi, e carina. Il suo viso è più vivace e trasparente di quello che ci si aspetterebbe, e spesso tradisce espressioni ironiche mentre parla. Il suo accento è evidentemente chiaro, sofisticato, come risultato dei numerosi anni passati nella campagna inglese col marito Guy Ritchie. Per buoni dieci minuti, il suo disagio è evidente: si copre il viso mentre risponde. E quando mi avvicino un po’ per chiarirle meglio una cosa, mi accorgo immediatamente di aver valicato un limite invisibile. Comincio a capire perché la gente si sente così in soggezione davanti a lei: non vorresti mai essere l’oggetto di uno di quegli sguardi pietrificanti. “Che tutti, a un certo punto, abbiano smesso di trattarla come una comune mortale?” le chiedo. “Molta gente è confuse da me”, mi spiega. “Non sanno cosa pensare di me e perciò cercano di etichettarmi, o sminuirmi. Forse si sentono insicuri. Ma ogni volta che dimostriamo un atteggiamento estremamente emotivo, irrazionale o negativo verso qualcuno, o qualcosa, è perché ne siamo intimoriti.” Si ferma un secondo, guarda Liz e dice “chiamiamo i nostri strizzacervelli”. Adesso capisco perchè un critico americano l’anno scorso scrisse ‘se pensate alla sua carriera, non vi verranno in mente delle canzoni’. Video, film, matrimoni, look, bambini, beneficenza: tutto, in un certo senso, ha come oscurato il modo in cui Madonna è divenuta quella che è. “Ma forse, Celebration, non vuole proprio ricordare che le canzoni stanno lì, da qualche parte?” chiedo. La Rosenberg squittisce immediatamente “quel giornalista è un idiota”. “Non è carino dire così,” ribatte Madonna, nel tentativo di non ridere. “Non saprei, dipende da quale parte della barricata ti metti. Alcune persone non apprezzano la mia musica, e perciò non mi vedono come una musicista o una cantautrice. Gli piace pensare che sia un fenomeno culturale”. “Possiamo dire che queste persone ascoltano la sua musica ma reagiscono al contenuto visivo più che a quello emozionale?” proseguo. “Esattamente, è come se dicessero ‘ah, quella è la canzone di quando aveva il reggiseno a punta. Quello è il pezzo delle croci’. Ma suppongo che parte di tutto questo sia anche colpa mia”. “Ma allora,” chiedo, “quando facciamo una retrospettiva della sua carriera cosa vediamo: ispirazione, ironia?” “Manipolazione e provocazione”, ribatte. Un altro giornalista ha sentenziato che ‘la capacità di Madonna di assorbire le tendenze la rende sempre un passo avanti’. “Certamente, il suo fiuto per la musica e per la moda si sono rivelati portentosi. Ma quest’ossessione per ciò che assimila, non finisce per oscurare ciò che effettivamente fa con queste tendenze?” “Sicuramente”, risponde. “Tutti siamo in grado di assimilare dati, ma è come li rielaboriamo che ci rende diversi, no?” “Ma forse”, aggiungo io, “concentrarsi sull’assimilazione non rimuove il suo contributo all’equazione?” “Beh, una cosa che mira a sminuirmi”, dice ridendo. “Ma non è questo il fine di tutto l’esercizio?” Le chiedo del suo arrivo a New York negli anni ’70, di quando era senza un soldo e di quando voleva fare la ballerina. Di come si è costruita la reputazione di quella inarrestabile, di mangiatrice di uomini, dei manager licenziati, delle band sfruttate… Cinque anni di gavetta, risparmio e opportunismo l’hanno finalmente ripagata quando nel 1982 ha firmato un contratto discografico. Ma questi stessi anni l'hanno anche segnata in maniera indelebile, come artista. Lo si vede da come parla di questo periodo della sua vita: si ha come l’impressione che nonostante i chiacchierati 300 milioni di sterline in patrimonio, la collezione d’arte, la vita intrigante, i tour di successo (il suo ultimo, lo Sticky and Sweet, ha guadagnato qualcosa come 408 milioni di dollari), Madonna sia ancora un’espressione genuina della multiculturalità e dello sperimentalismo della New York degli anni ’80. E’ un periodo che si è lasciata alle spalle, ma che artisticamente è ancora lì, nella sua immaginazione. Madonna si guarda sempre intorno, si ispira a qualsiasi cosa, prende spunto dai collaboratori, li risucchia e poi va avanti: una vera gazza della cultura. I budget e l’attenzione dei media sono cresciuti, ma lo spirito, lei dice, è sempre quello. “New York non è più come una volta”, prosegue. “E’ stato un momento fantastico: l’incrocio della cultura pop e l’arte. E pensare che ero solita andare a cena con Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat e Keith Haring. Era una cosa comune, faceva parte della quotidianità. Quello sì che è un momento della mia vita che meriterebbe davvero attenzione. Facevo concerti in posti come il CBGB prima ancora che la gente mi vagliasse al microscopio. E' stato molto utile per la mia carriera: mi ha dato un senso di sicurezza che nemmeno le batoste più grandi sono riuscite a scrollarmi di dosso.” Madonna contra mundum? E’ il motto di molti artisti, uno stato mentale che li ricarica in vista dei loro prossimi progetti, album o tour che siano. Ma le vendite stratosferiche – e Madonna è l’artista donna più di successo della storia – non riescono comunque a togliere a questi artisti una complesso di vittimismo, di incomprensione e sottovalutazione. Questo potrebbe spiegare perché, alcuni, e in particolare i più intellettualmente vivaci, spaziano in numerosi campi artistici, o si circondano di erudizione e cultura. (In fondo, la stessa frase “Sono andata all’università per un anno, per quanto questa rivelazione possa essere sconcertante” non è incredibilmente rivelatoria?). Madonna, comunque, riesce a superare meglio di altri questi dubbi esistenziali. Le sue ultime pubblicazioni potranno essere eclettiche – bisogna tornare a Ray of Light per ritrovare il suo ultimo vero classico – ma, comunque, Celebration ci ricorda decisamente il grande genio pop che è. Vogue, Cherish, Into the Groove, Borderline, Like a Prayer, Material Girl, Frozen stanno lì a testimoniare che noi, come lei, siamo stati travolti dall’onda della sua celebrità piuttosto che dalla sua musica. “Le canzoni prima di tutto” concorda. “E tutte queste altre cose che la gente ama ricordare sono secondarie, o comunque non così importanti”. Madonna vuole che torniamo alla musica. “Ma, in fin dei conti, non le è mai interessato quello che pensa la gente, no?” chiedo. “Insomma”, mi fulmina. “Credo di essere diventata abbastanza brava a capire quando il giudizio che la gente da sul mio lavoro è influenzato dalla loro opinione di me. Bisogna semplicemente fare quello che sappiamo fare, e poi offrirlo agli altri. Non possiamo controllare il resto. E così nasce l’idea che sia una maniaca del controllo. Posso fare tutte le canzoni che voglio, tutti gli show di questo mondo ma non posso controllare la reazione della gente. Il pubblico pensa ciò che vuole, e si sente come vuole sentirsi. Io posso solo controllare me stessa e, a volte, non riesco bene neanche in quello.” Secondo lei, la sua autodisciplina viene confusa col cinismo, anche se ammette che “a volte, non mi fermo davanti a niente”. Certamente, è stata proprio New York a renderla una donna così determinata. “In quel momento sapevo che fare la cantante, la scrittrice era quello che volevo. E non mi importava se dovevo morire di fame, vivere in una stanza con cinque ragazzi o lavarmi in una bacinella. E proprio perché ho avuto un periodo così difficile e non me ne è importato, quando riesci a vivere una vita essenziale e a divertirti lo stesso, quella è la prova che vuoi veramente qualcosa.” Le 36 canzoni di Celebration documentano anche la successione di abili produttori – John John “Jellybean” Benitez, Steve Bray, Pat Leonard, William Orbit, Mirwais, Stuart Price – con cui Madonna ha lavorato. Altre collaborazioni con artisti come Prince e Michael Jackson, invece, non sono state altrettanto brillanti o sono morte in partenza. Della collaborazione con Jackson, per esempio, Madonna ricorda: “Abbiamo passato un po’ di tempo insieme, siamo stati buoni amici ma non abbiamo mai concretizzato nulla. Ho scritto una manciata di versi, glieli ho fatti leggere ma poi lui non volle registrarli. Non voleva essere così provocatorio. E allora perchè ha pensato a me?! Voglio dire, è come chiedere a Quentin Tarantino di fare un film senza violenza. Avevo come la sensazione che fosse troppo inibito e timido. Quando scrivi con qualcuno, diventi incredibilmente timido perché, a meno che non siate buoni amici, non puoi mai essere totalmente onesto e dire ‘questa è la cagata più incredibile che abbia mai sentito’. Hai paura di dire che qualcosa non ti piace perché non vuoi urtare i sentimenti del tuo collaboratore e, quando ti scopri troppo, hai sempre il timore che l'altro non vorrà più lavorare con te." A dire il vero, sono convinto che ogni musicista farebbe carte false per lavorare con Madonna. Ma, sicuramente, non è questo il punto. E' Madonna che deve voler lavorare con loro, mai il contrario. “La prima cosa che mi è venuta in mente,” continua, parlando della morte di Jackson, “è la parola abbandonato. Mi è parso come se tutti lo avessimo abbandonato e chiuso in una scatola con l’etichetta ‘strano’ applicata sopra. Ho sofferto per lui quando ho letto quelle cose terribili, quando l’hanno accusato di molestare i bambini e di tutte quelle cose crudeli senza la minima prova. L’ho compreso perché l'ho provato sulla mia pelle. Quando ho adottato David, mi hanno accusata di averlo rapito. Per l’amor del cielo: è così doloroso, e la gente ama queste polemiche. Questa attitudine al linciaggio è terrificante.” Ascoltando il suo disco, rifletto su come Madonna mi sia apparsa rilassata e stanca allo stesso tempo. Forse è perché le rimangono ancora alcuni show del suo tour, ma c’è, nella sua voce, una certa stanchezza, nonostante lei stessa reciti il mantra: “Sono ancora curiosa, ancora affamata. Voglio più conoscenza, più informazioni, voglio più esperienze”. Il suo entusiasmo per Londra, per la musica, per il successo, traspare chiaramente, soprattutto quando ride – una cosa che fa spesso. Ma ci sono alcuni momenti in cui hai l’impressione che voglia scendere dalla giostra. E, per quanti veti ci fossero sulle domande, non c’è niente di più studiato della sincerità di Madonna, che sembra non poter sostenere discussioni o domande più introspettive. In un certo senso è aperta, eppure rimane sempre impassibile. Un colpo di tosse della Rosenberg mi ricorda che il mio tempo è terminato. E quando lo sente, Madonna guarda un orologio che le pende da una collanina al collo, si alza dalla sedia e dice “E’ ora del mio bagno”. E così sparisce in una stanza che, sicuramente, avrà il suo interno telefonico. E’ una casa dove tutto funziona (quasi) come un orologio svizzero. Ripensi alla carriera che Celebration ripercorre, a come molte cose potrebbero essere andate terribilmente storte e, allora, ti rendi conto che quel desiderio per l’ordine, per la sicurezza e la prevedibilità acquista un nuovo senso. Forse il suo segreto è proprio questo. Lei lo chiama “dolore, sofferenza”. Da giovane, Madonna ha deciso di non vivere più in quel modo. Solo lei sa quanto sia riuscita nel suo intento, e questa, forse, è l’unica percentuale che conta veramente.
Da un’intervista di Dan Cairns pubblicata sul Sunday Times di oggi. Traduzione italiana a cura di drowned.

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