«Ottengo sempre quello che voglio»

DUE FIGLIE DESIDERATISSIME, UN MARITO “BRAVISSIMO” E UNA CARRIERA IN ASCESA

Vi anticipiamo l'intervista a Monica Bellucci, in edicola sabato 7 agosto su «Io Donna»

Aprile 2008, Parigi, hotel Costes. Monica Bellucci si racconta e ci dà l’annuncio (più della scaramanzia, potè il desiderio): «Nel 2009 mi fermo e faccio un altro figlio». Agosto 2010, di nuovo all’hotel Costes. La bambina è arrivata il 21 maggio, si chiama Leonie («Un nome che ha qualcosa di dolce e qualcosa di forte. Ed è un omaggio ad Arletty, attrice che ho sempre amato: si chiamava Arlette-Leonie Bathiat»). Su una cosa però Monica non è stata di parola: non si è fermata. Prima della gravidanza ha girato L’apprendista stregone con Nicolas Cage («Interpreto una maga, il grande amore del protagonista »); in gravidanza, The Whistleblower dell’americana Larysa Kondracki, con Rachel Weisz e Vanessa Redgrave («Sono una donna che lavora per l’Onu»). E adesso è già sul set di Un été brülant di Philippe Garrel, una storia forte, passionale tra un’attrice e un pittore (Louis Garrel, figlio del regista) ambientata tra Parigi e Roma.

Quello che vuole, Monica, ottiene. Confessi: ha poteri magici come nel film?

Perché lo dice? Perché ho avuto una bambina a 45 anni? Ma se anche Isabelle Huppert ha fatto l’ultimo figlio alla stessa età… Sono fortunata, questo sì. Sono consapevole di quanto io sia privilegiata, ma anche di quanto il sistema sia penalizzante per le donne. Se non fossi un’attrice, non potrei portare Leonie con me, come è sempre successo con Deva: tra un mese dovrei smettere di allattare, metterla in un nido… Sarebbe dolorosissimo. A settembre Deva va a scuola a Parigi e con Vincent (il collega Vincent Cassel, sposato nel 1999, ndr) abbiamo deciso di alternarci. Quando gira lui non giro io, e viceversa. Vincent è bravissimo, bravissimo! E anche Deva lo è: quando ha preso in braccio Leonie per la prima volta ho visto nel suo sguardo il senso di responsabilità, come una donnina. Poi, è chiaro, è una bambina di nemmeno sei anni, può avere piccole gelosie… Però le sa gestire. E io la incoraggio, ripetendole che regalo sia Leonie, e quanto anch’io da bambina avrei desiderato una sorella. Queste bambine le ho avute tardi e ho più pazienza, più tempo, sono più responsabile. Non sarebbe stato così se fossi diventata mamma prima. Non ero pronta a rinunciare alla mia vita bohémienne e indipendente per dedicarmi così tanto ai figli. Cosa che invece, adesso, non mi costa sacrificio.

Resta il fatto: quello che vuole, ottiene.

Quando si vuole qualcosa veramente, una soluzione si trova. E comunque occorre fortuna. Non sono credente però ritengo concreti gli scambi di energia: quando cerchi di diffondere un’energia positiva intorno a te, l’energia positiva torna. Però deve essere una cosa naturale: non la puoi creare se non la senti dentro. Di sicuro tanta positività dipende anche dal clima in cui mi hanno cresciuto i miei genitori. Per questo cerco di essere attenta con le mie bambine: so quanto l’amore ricevuto nella prima parte della vita ti segni per sempre. Leonie fra un anno o due non si ricorderà niente di questi momenti che passiamo insieme, del fatto che è sempre con me da quando è nata, che l’allatto. Ma, a livello inconscio, si costruirà qualcosa di forte. Vincent con Deva ha creato un rapporto bellissimo e con Leonie sarà lo stesso.

Ehi! Non è che ora due sex symbol del cinema internazionale si trasformano in genitori “pantofolai”?

Per quanto mi riguarda, il sesso funziona meglio di prima: mi sono rilassata, non sono più ossessionata dalla procreazione.

Nel futuro cosa vede?

Io vado avanti senza programmi, sperando che tutto proceda bene. Sono qui, vivo in un pianeta sospeso nell’universo: già questo pensiero basterebbe per diventare pazzi! Siamo così piccoli, impauriti e a volte ce la prendiamo per cose senza importanza… Ho visto in tv un’intervista a una signora di 103 anni che ancora faceva la sarta. «Qual è il segreto?» le chiedevano. «Io sono sempre stata felice». Il dolore ci rende malati fisicamente e, visto che ci dobbiamo convivere tutti, il segreto è saperlo metabolizzare. Per evitare che ci uccida.

Abbiamo saputo della scomparsa tragica di suo cugino.

(Gli occhi le diventano lucidi) In qualche caso la vita è contro di te: quale altra risposta c’è? Valerio (Valerio Gildoni, tenente colonnello 42enne ammazzato lo scorso anno da un anziano che si era asserragliato in casa minacciando i vicini con il fucile, ndr) era bravo, faceva il suo lavoro bene… Per questo credo che il modo per attrezzarsi a questo scontro con il male - che comincia presto ed è senza fine - sia ricevere amore: ti rende più forte.

Lei parla spesso di fortuna: i suoi vent’anni di carriera non saranno stati solo questione di fortuna.

Vivo del mestiere che è la mia passione, riesco a muovermi su vari fronti (un film italiano, uno francese, uno americano). Oggi mi sento più completa. C’è stato un momento in cui avevo così tanti impegni, viaggiavo così tanto che mi sono sentita svuotata. Mi sembrava che la vita fosse sterile, fatta solo di impegni, promozione, viaggi, hotel… Eppure era la cosa che avevo desiderato quando ho cominciato! Avevo bisogno di qualcosa di più potente - anche l’amore era tutto una corsa - avevo bisogno di qualcosa che mi radicasse al suolo. Aver raggiunto l’obiettivo di girare film così diversi non mi bastava a sentirmi bene.

Continua a girare tre film all’anno, sempre ben selezionati, ma ancora c’è chi dice che non sappia recitare…

(Ride) Mai nella mia vita avrei pensato di poter lavorare con tutti i registi con cui ho lavorato! Forse quando hai molto si creano molte invidie attorno a te: ci devi convivere. Fa parte del gioco: ho avuto tantissimo, forse anche troppo. Non mi ritengo “arrivata”, non si è mai arrivati in questo mestiere, è senza fine, devo ancora imparare parecchio ma sono stata fortunata: ho una filmografia meravigliosa non grazie a me, grazie ai registi che mi hanno chiamato. Aver incuriosito registi così diversi fra loro è cosa rara nel cinema. Di più non posso dire, nessuno ha il distacco per giudicare bene se stesso.

Esprima un desiderio, per finire: questo posto sembra portarle bene!

Che continui tutto così. Non voglio niente di più.

Maria Laura Giovagnini

http://cinema-tv.corriere.it/cinema/10_agosto_06/intervista-monica-bellucci-io-donna-giovagnini_b655b294-a152-11df-9bff-00144f02aabe.shtml