Madonna: «Io sono perché noi siamo» di Rich Cohen

28 Maggio 2008
Stanze disposte a circoli concentrici, collegate da corridoi e anticamere: questo è il mondo. E nella stanza al centro di tutte quelle stanze, Madonna siede sola, indosso un abito bianco, a sognare l'Africa. Per raggiungerla, attendi un segno. Ma quando il segno arriva, devi sbrigarti. Un momento sei in Connecticut a casa tua e il momento successivo, trascinato da una forza più grande di te, ti ritrovi in macchina sull'autostrada, a sfrecciare davanti a città ancora addormentate. Perché, come ogni pellegrino, parti prima dell'alba. Come ogni pellegrino, ti togli le scarpe (per attraversare i controlli di sicurezza all'aeroporto). Come ogni pellegrino, leggi e rileggi (sull'aereo per Los Angeles) i testi sacri: interviste e recensioni, le prime pubblicate nei primi anni Ottanta, le più recenti appena un secondo fa, che formano una sorta di documento storico, il Vangelo di Madonna.
La storia, più o meno, è sempre la stessa, quasi un capitolo di folklore americano. La ragazza dei sobborghi di Detroit. I primi anni in Paradiso, quando la mamma era giovane e viva, con ricordi che lei definisce «belli e sgranati come vecchie foto». Poi la tragedia, la ferita che non guarisce mai, la morte di sua madre per
un cancro al seno quando Madonna ha solo sei anni. I giorni vuoti, afflitti da sogni tormentati. «Provi una sensazione di abbandono», mi spiega. «I bambini pensano sempre di aver fatto qualcosa di sbagliato quando i loro genitori spariscono».
E poi il secondo matrimonio del padre, la matrigna, il lavoro ingrato, perché è la più grande degli otto bambini di quella casa, e perciò deve aiutare gli adulti − lavando, asciugando e cambiando pannolini − quando è ancora piccola lei stessa.
Segreti e desideri, la vita davanti allo specchio, gli anni della scuola superiore, dove lei - bellissima, ma un po' punk e strana - fatica a integrarsi: «Non rientravo nel gruppo delle ragazze popolari. Mi consideravano una hippie o una drogata, comunque una persona stramba. Ero appassionata di danza e di musica classica, e per questa mia "diversità" i ragazzini sapevano essere molto cattivi. Ma invece di subire, decisi di accentuare le cose che mi rendevano diversa.
Non mi depilavo le gambe, mi facevo crescere i peli sotto le ascelle. Mi rifiutavo di truccarmi, di adeguarmi all'idea convenzionale di una ragazza carina. Perciò venivo perseguitata ancora di più, e questo di riflesso rafforzava il mio senso di superiorità, mi aiutava a sopravvivere. "Presto o tardi me ne andrò di qui", pensavo. "Tanto sono tutti trogloditi in questa scuola: non sanno neppure chi sia Mahler!"».
Nella danza Madonna trova rifugio. Si iscrive all'Università del Michigan per studiarla, ma solo un anno, poi scappa a New York. L'ascesa alla celebrità è rapidissima. Nel 1983 - 25 anni fa - esce il primo disco e, di lì a un anno, ogni ragazzina di ogni scuola di ogni Paese vuole essere come lei, dalle smorfie sguaiate ai guanti di pizzo. Un insider del mondo musicale, intervistato nel 1985 su Time, sentenzia: «Cyndi Lauper durerà a lungo. Madonna, invece, sparirà dalla circolazione nel giro di sei mesi». Di tutte le sacre letture, è la frase che preferisco.
Atterro a Los Angeles, aspetto bagagli e intanto sfoglio il New York Post. Eccola, in una foto del giorno prima: Madonna in questo stesso aeroporto, in braccio David, il figlio di due anni e mezzo adottato nel Malawi nel 2006, le macchine fotografiche a pochi centimetri dal viso. «I paparazzi sono ormai fuori controllo», mi dirà più tardi. «Non venivo a Los Angeles da un po'. In Inghilterra si tengono un po' a distanza, perché lì è illegale fotografare i minori. Ma qui non gliene importa niente se spaventano i tuoi bambini. È cambiata, la celebrità: c'è un mercato talmente grande, tra riviste, Tv e Internet, che è aumentato in modo esponenziale il numero di persone pronte a darti la caccia. E siamo stati noi a creare il mostro».
Dall'aeroporto mi portano a Century City. Entro nel moderno palazzo della CAA, l'agenzia che la rappresenta, e lì mi fanno sedere in una sala di proiezione deserta. Le luci si abbassano e, per novanta minuti, guardo un documentario scritto e prodotto da Madonna, I Am Because We Are («Io sono perché noi siamo», come recita un proverbio africano), che dopo la prima newyorkese al Tribeca Film Festival, verrà presentato a Cannes. Racconta il Malawi, una piccola nazione dell'Africa sub-sahariana senza sbocchi sul mare, devastata dall'Aids, piena di orfani, un mondo senza adulti che è diventato la grande causa della vita di Madonna.
Sembra che, con questo documentario, lei speri non soltanto di informare l'opinione pubblica, ma anche di spiegare la sua ossessione per i bambini africani senza madre. Il film comincia con Madonna che cammina in mezzo a una folla di africani.
Poi si sente la sua voce: «Mi chiedono sempre perché io abbia scelto il Malawi. Ma non sono stata io a scegliere, è il Malawi che ha scelto me. Tempo fa ho ricevuto una telefonata da una donna, Victoria Keelan.
Mi ha spiegato che nel suo Paese c'era un milione di bambini resi orfani dall'Aids, e non abbastanza orfanotrofi per ospitarli. Mi ha spiegato che questi orfani vivevano per strada, dormivano sotto i ponti, si nascondevano negli edifici abbandonati.
Venivano sequestrati, rapiti, violentati. Mentre mi descriveva questo stato di emergenza, sembrava sul punto di piangere. Le ho chiesto come potevo aiutarla. Lei mi ha risposto che sono una persona con molte risorse, e la gente presta attenzione a quel che dico e faccio. Mi sono sentita in imbarazzo, le ho confessato che non sapevo neppure dove fosse il Malawi. Victoria mi ha detto di cercarlo su una cartina e mi ha riattaccato il telefono in faccia. In quel momento ho deciso che dovevo almeno provare a capire, e ho finito per scoprire molto di più di quanto avrei voluto: sul Malawi, su me stessa, sull'umanità».
Madonna ha accolto un bambino del Malawi, David, che si è unito agli altri suoi figli, Lourdes di 11 anni e Rocco di 7, in un villino unifamiliare a Londra. È stata la nascita di Lourdes, nel 1996, a mettere Madonna sulla strada che l'avrebbe portata fino all'Africa. «Quando hai dei figli, capisci di avere una responsabilità verso il prossimo», mi spiega. «I figli ti imitano: le tue convinzioni, i tuoi valori e le tue priorità hanno un'influenza diretta su di loro, che sono come fiori in un giardino. Così cominci a mettere in discussione tutto ciò a cui dai valore, e la sofferenza degli altri bambini ti diventa sempre più intollerabile».
Dev'essere stato come vincere la lotteria per David, che da un momento all'altro, nell'ottobre 2006, è stato strappato alla sua vita di povertà per volare verso il benessere. Lo si vede nel film, le gambe tarchiate e leggermente raggrinzite, quasi da adulto, come le hanno solo i bambini dei Paesi davvero poveri. Basta guardarlo per capire perché Madonna abbia scelto proprio lui. Il problema è che è entrata in un orfanotrofio di sieropositivi e ne è uscita con un bambino che non ha l'Aids e non è neanche orfano. Per complicare ulteriormente le cose è saltato fuori il padre biologico di David, Yohane Banda, che ha raccontato ai giornalisti di aver messo suo figlio nell'orfanotrofio «perché mi hanno detto che sarebbe stata una cosa buona per il Paese, che il bambino sarebbe tornato istruito e avrebbe potuto aiutarci». La stampa - quella britannica, soprattutto - si è scatenata. Ma la situazione di David, che compie 3 anni a novembre, è oggi vicina a un chiarimento. Il giudice di Lilongwe, la capitale del Malawi, proprio in questi giorni dovrebbe confermare l'adozione. Madonna intanto ha annunciato la costruzione di una scuola, una delle numerose attività umanitarie che già finanzia nel Paese. «L'Africa non sta andando certo bene», mi dice, «ma quanto ha contribuito la sua gente alla devastazione del pianeta? Per niente, rispetto a noi che abbiamo tutto».
Questo è un grande momento per Madonna. C'è il disco, Hard Candy, in testa alle classifiche di mezzo mondo. C'è il documentario. C'è anche un film drammatico, Filth And Wisdom, di cui è co-autrice, produttrice e regista.
Uscirà, coraggiosamente, su iTunes, dopo la prima al Festival di Berlino. «Sono sposata con un regista (Guy Ritchie, ndr), dirigere un film è uno dei miei desideri segreti». Protagonista di Filth And Wisdom è Eugene Hütz, il cantante ucraino della gipsy-punk band newyorkese Gogol Bordello. «Ma credo che il film sia stato seriamente influenzato da Godard», dice Madonna. «Lui è un regista che mi ha sempre ispirato, come tanti altri, tutti europei, tutti defunti. Ho frequentato l'Università del Michigan per un anno e, fortunatamente, proiettavano film stranieri: Fellini, Visconti, Pasolini, De Sica, Buñuel».
Il film ruota intorno all'ideologia di Madonna, ispirata ai mistici ebraici della Kabbalah: non esistono il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. «Alla fine, tutto è bene. Anche il male è bene, perché il male esiste per aiutarti a resistere a esso». Il suo interesse per la Kabbalah è anche una ricerca di cose senza tempo, di profondità. Madonna cerca quel che si può salvare, quel che rimarrà quando lei avrà 65 o 70 anni. Per una pop star ci sono, in un certo senso, due morti, o forse di più: forse una pop star muore e rinasce continuamente.
L'intervista dura quasi due ore. Ai tempi del liceo sono uscito con così tante ragazze che cercavano di somigliarle: finalmente sono di fronte all'originale. Madonna parla dell'Africa: «Se hai anche soltanto un briciolo di compassione, non puoi ignorare quel che sta accadendo laggiù. Devi trovare un modo di diventare parte della soluzione».
Madonna parla di New York: «Non è più quel posto eccitante che era una volta. Ha ancora una grande energia e me la trasmette. Ma non sembra viva, crepitante di quella sinergia tra il mondo dell'arte e quello della musica che c'era negli anni Ottanta. Sono morte troppe persone».
Madonna parla del music business: «C'è una cosa sola che non ti puoi scaricare da Internet: le emozioni di un concerto dal vivo. E io, dal vivo, ci so fare».
Madonna parla della sua lunga carriera: «Sinceramente, non ci penso. Quanto ancora posso durare? Io mi limito ad andare avanti».
Madonna parla di Guy Ritchie: «Facciamo film diversi. I suoi sono carichi di testosterone. I miei rispecchiano un punto di vista più femminile».
Madonna parla dei figli, e di come cambiano la vita. Le chiedo quali sono i suoi libri per bambini preferiti, e lei risponde «Pippi Calzelunghe».
Non ho mai letto Pippi Calzelunghe.
«Ha una figlia?».
No, tre figli (mi rivolge uno sguardo accusatore). Non è una cosa che ho scelto, è semplicemente andata così.
«E lei crede che le cose accadano semplicemente, così?».
Altrimenti, chi è che decide il sesso dei bambini?
«Lei e la sua signora. Anzi, lei e la sua anima».
Crede davvero che la mia anima volesse figli maschi?
«Inconsciamente, sì».
Le chiedo della Kabbalah. «Io sono cresciuta con la religione cattolica», risponde, «e non sono stata mai incoraggiata a fare domande, a comprendere i significati più profondi del Nuovo Testamento e della storia di Gesù. Non sapevo neppure che Gesù fosse ebreo. Chi ha voglia di sentirsi sempre dire che le cose si fanno
perché si fanno e basta? Quando ho cominciato a frequentare gli incontri per lo studio della Kabbalah, l'ho fatto per curiosità. Mi era stato detto che si trattava dell'interpretazione mistica del Vecchio Testamento». Ma la Kabbalah, aggiunge, è una filosofia, e offre lezioni di vita.
«Una è che siamo tutti responsabili delle nostre azioni, del nostro comportamento, delle nostre parole, e dobbiamo assumerci la responsabilità di ciò che diciamo e facciamo. Quando capisci questo, non puoi più considerare la vita una serie di eventi casuali. Io sono l'artefice del mio destino. Sono io che comando. Attiro verso di me una cosa, un'esperienza, oppure l'allontano. Non posso dare ad altri la colpa delle cose che mi capitano. L'altra lezione è che esiste un ordine nell'universo, anche se sembra regnare il caos. Noi dividiamo il mondo in categorie: questo è buono e quello è cattivo. Ma la vita è inganno».
Madonna guarda fuori dalla finestra, verso Los Angeles che si accende di luci. «Devi arrivare al punto in cui non te ne importa più niente se dicono falsità sul tuo conto, se diventi il bersaglio dei giornali scandalistici. Perché quella, in fin dei conti, è merda. Se la tua gioia deriva da quel che la società pensa di te, rimarrai sempre deluso».

Kara Lupin Album

TORNA ANNIE LENNOX CON UN IMPERDIBILE NUOVO ALBUM

Nuovo, imperdibile, album solista di Annie Lennox in uscita il 15 novembre: e' "A Christmas Cornucopia", una raccolta di undici brani natalizi di tradizione anglosassone, tedesca e francese, reinterpretate da Annie Lennox. L'album contiene anche un pezzo inedito della stessa Lennox: "Universal Child".
Annie Lennox, a proposito, rivela: "Conosco da sempre queste canzoni, queste carols, le canto da quando ero bambina. Semplicemente, sono parte di me, una parte integrante della mia esistenza. Non è quindi una scelta casuale. La mia profonda relazione con queste canzoni esisteva ben prima che decidessi di registrarle".
Tutti i proventi di "Universal Child" saranno devoluti alla Annie Lennox Foundation, l' associazione di beneficenza istituita dalla stessa Lennox che raccoglie denaro per progetti in favore delle cure mediche ed dell'educazione di donne e bambini africane sieropositive.

L'HOMME QUI VOULAIT VIVRE SA VIE - Trailer

Heartbreaker, arriverà in Italia?

E se ve la raccontassi così? C'è un uomo,( Romain Duris )che passeggia con un completo bianco, degli occhiali da spiaggia con sua sorella e suo cognato al seguito. Lavorano come sfasciacoppie, ma solo a fin di bene, risvegliano donne che si accompagnano ad uomini sbagliati. Come ci riescono? Seducendole. Riescono nel loro intento sino a quando non arriva il caso difficile. Una donna sexy( Vanessa Paradis), in carriera, innamorata di un uomo onesto, bello e ricco.L'impresa si fa ardua. Ecco che il trio di sfasciacoppie comincia a rotolarsi giù da una strada simulando delle rapine e a montare marchingegni strani all'interno di un albergo passando inosservato. Non vi dico come va a finire, ma posso assicurarvi che sul finale apparirà anche Victoria Silversted che lascerà la propria Ferrari ad uno sconosciuto che si era spacciato per chauffeur. Quest'ultimo userà l'automobile per portare a spasso la sua bella nel cuore della notte, senza che ovviamente alla proprietaria venga in mente di aver lasciato un pezzo del proprio patrimonio giù per strada. Mi direte, ma questo è un film non è la realtà. E su questo siamo d'accordo, ma più che un film questo assomiglia ad uno di quei video musicali dove il protagonista passeggia a ritmo, si toglie gli occhiali con il rallenty e agguanta una biondona che comincia a passeggiare con lui. La colonna sonora sembra la scaletta di un juke box di uno chalet in spiaggia, avete presente quando ognuno arriva mette la monetina e piazza la canzone che più gli piace? Andiamo dagli Wham ai temi di Dirty dancing, passando per Chopin e un paio di canzonette pop in voga negli ultimi anni. Ci allontaniamo dalle commedie sobrie francesi che tanto ci piacciono, per rimanerne un pò delusi, anche se il viso di Vanessa Paradis ci fa atterrare sul morbido. Romain Duris veste panni diversi dal solito, il suo completo Paul Smith gli dona, un pò meno il personaggio che ,ci ha fatto rimpiangere Arsenio Lupin. Come fuori legge lì era decisamente più credibile. L'enigma è a questo punto come intitolare questo articolo. Perchè in Spagna il film lo hanno tradotto "Los seductores", il titolo originale francese è "L'anarcoeur" , in inglese "Heartbreaker" .Che dite gli italiani si divertiranno a fare una traduzione delle loro??? Staremo a vedere..sempre che ci arrivi la pellicola!!!

Frida Giannini alla prima del film "127 hours" con l'attore protagonista James Franco alla 54° edizione del Bfi London Film Festival

Questa sera Frida Giannini, Direttore Creativo di Gucci, ha assistito alla prima europea del film "127 Hours" diretto dal regista premio Oscar Danny Boyle. La proiezione ha avuto luogo durante il gala di chiusura del 54esimo BFI London Film Festival all'Odeon in Leicester Square.
Ad accompagnare Frida Giannini, James Franco, attore internazionalmente riconosciuto e acclamato dalla critica oltre che volto della campagna pubblicataria del profumo "Gucci by Gucci Pour Homme".
"127 Hours" racconta l'avventura realmente vissuta dello scalatore Aron Ralston e di come sia riuscito a salvarsi dopo che la caduta di un masso gli imprigiona un braccio intrappolandolo in un canyon dello Utah. Nel film, che vede come principale protagonista James Franco, recitano anche Amber Tamblyn, Kate Mara e Clemence Poesy.
Frida Giannini indossava un abito da sera di Gucci in jersey nero a schiena nuda, con una cintura in pelle e una stola in volpe nera con inserti in velluto dello stesso colore.
James Franco, in total look Gucci, indossava abito nero a due bottoni, camicia bianca button up, cravatta skinny in seta nero opaco e scarpe allacciate in pelle nera.

Winona Ryder - Biografia (29-10-10)

Quando si pensa a Winona Ryder non si può farea meno di ricordare una delle fiabe più commoventi e originali della storia del cinema, “Edward mani di forbice”, che portò al successo l’allora adolescente attrice dallo sguardo dolce e dall’aspetto esile, confermando le ottime doti registiche di Tim Burton, oltre alle capacità interpretative dell’altrettanto giovane Johnny Deep. Ma prima di diventare musa ispiratrice dell’eccentrico regista, Winona Ryder ha vissuto un’infanzia abbastanza movimentata, viaggiando per gli States su un singolare autobus, insieme ai genitori hippies Michael e Cindy Harowitz, da cui nasce il 29 ottobre del 1971 a Winona, e al fratellino Yuri. È un adolescente timida e riservata che viene spesso presa in giro dai compagni di scuola per l’aspetto mascolino. Dopo essere stata pestata da un gruppo di studenti che la scambiano per un ragazzo effeminato termina gli studi privatamente, finché non si iscrive all’American Conservatory Theater di San Francisco. Esordisce nel 1986 accanto a Charlie Sheen in “Lucas” di David Seltzer, anche se è proprio Tim Burton a donarle la giusta luce, gettandola nella casa abitata da una coppia di fantasmi in “Beetlejuice - Spiritello porcello” (1988). Dopo aver vestito i panni della fragile liceale in “Schegge di follia” (1989) con Christian Slater, è insieme a Christina Ricci, la figlia di una stravagante e bellissima Cher in“Sirene” (1990). Sempre nello stesso anno è indimenticabile, nuovamente diretta da Burton,nella già citata favola gotica “Edward mani di forbice”, con Johnny Deep con cui per un certo periodo fa coppia fissa. È il 1992 quando un altro grande, Francis Ford Coppola, la sceglie ancora una volta per un ruolo da fragile eroina, per il suo “Dracula di Bram Stoker”, dove ha il privilegio di lavorare accanto a un superlativo Gary Oldman, a Anthony Hopkins e a Keanu Reeves. Ancora nel 1992 viene diretta da Jim Jarmush in“Taxisti di notte – Los Angeles New York Parigi Roma Helsinki”. Poi è la volta di Martin Scorsese che la include nel nutrito cast de “L’età dell’innocenza” (1993), con cui ottiene il Golden Globe e la nomination all’Oscar come Miglior Attrice non Protagonista, e di Bill August che la inserisce insieme a Meryl Streep, Jeremy Irons, Antonio Banderas e Glenn Close nel colossal, tratto dall’omonimo romanzo di Isabelle Allende, “La casa degli spiriti” (1993). Una nuova nomination all’Oscar, questa volta come Attrice Protagonista, arriva con “Piccole Donne” (1994). Nel 1994 viene diretta da Ben Stiller in “Giovani, carini e disoccupati”, mentre nel 1996 prende parte a “La seduzione del male” e, diretta da Al Pacino,a “Riccardo III – Un uomo, un re”. Dopo la parentesi di “Alien -La clonazione” (1997), è in “Celebrity” (1998) per Woody Allen, per poi diventare, insieme a una deviata Angelina Jolie, una delle “Ragazze interrotte” (1999) di James Mangold. Nel 2000, anno in cui riceve una stella sulla Walk of Fame di Hollywood, è innamorata di Richard Gere nel sentimentale “Autumn in New York”, prima che la sua carriera subisca una battuta d’arresto a causa di un suo spiacevole comportamento. Nel 2001 la Ryder viene infatti fermata per aver rubato nei grandi magazzini di Beverly Hills e, ritenuta colpevole dopo un processo, viene condannata a tre anni con la condizionale e a 480 ore di servizio comunitario. Decide così di ricoverarsi per curare la sua dipendenza da alcol e droghe oltre alla sua assurda cleptomania, che oscurerà per un certo periodo la sua luce. Le difficoltà della vita privata non le impediranno tuttavia di prendere parte a pellicole come: “Mr. Deeds” (2002), “S1mOne” (2002), dove ritrova Al Pacino; “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” (2004), dove è diretta dalla nostra Asia Argento; e il particolarissimo “A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare” (2006), dove lavora di nuovo con Keanu Reeves.Partecipa poi a film di minor spessore come: “The Darwin Awards – Suicidi accidentali per menti poco evolute” (2006), “The Ten – I dieci comandamenti come non li avete mai visti” (2007) e “Tutti i numeri del sesso” (2007). Il 2009 la vede nuovamente all’opera in “Star Trek – Il futuro ha inizio” di J.J. Abrams e “The Private Lives of Pippa Lee”. Ritornata ormai all’antico splendore è diretta da Darren Aronofsky in “Black Swan” (2010) accanto a Natalie Portman, e da Ron Howard in “The Dilemma” (2011). Nel 2011 sarà ancora una volta davanti alla macchina da presa in “Frankenweenie” di Tim Burton, il regista che l’ha resa la stella che il pubblico degli anni Novanta ha tanto amato e che è nuovamente tornata a splendere.
Salvatore Buellis

Harder is better

STASERA MONICA BELLUCCI A "CHIAMBRETTI NIGHT"

(AGM-LSP) Solitamente restia alle telecamere televisive, Monica Bellucci è l'ospite speciale della puntata di Chiambretti Night in onda questa sera su Canale 5.
Un viaggio a tutto campo nell'universo "Monica", dall'amore alla gelosia, dal Paradiso all'Inferno, dal marito Vincent Cassel a Robert De Niro, con la quale l'attrice umbra sta girando "Manuale d'Amore 3" a Roma in questi giorni.
Una Bellucci particolarmente (e raramente) così disinibita e a suo agio, forse dovuto al fatto che si era già incontrata con Piero Chiambretti nel 1993, quando la coppia fu protagonista di un servizio fotografico "bollente"...
Sollecitata dal conduttore, l'attrice italiana più popolare all'estero parte dal concetto-etichetta di bellezza: la bellezza passa, almeno quella biologica, meglio se c'è quella spirituale. Io da bambina ero timida, schiva, non mi sentivo bella. Quando si è carine c'è sempre un esame a priori. Quando invecchierò inizieranno a dire che sono brava....
E poi a ruota libera sulla gelosia (Nel nostro lavoro di attori è una cosa a parte, vedere baciare mio marito un'altra in un film non mi fa alcun effetto), sul neo-partner cinematografico Robert De Niro (Mio marito avrebbe ragione ad essere geloso di lui, è un uomo affascinante, c'è stata una bellissima alchimia tra noi) e inevitabilmente sul marito Vincent Cassel (Con la distanza che ci separa spesso è come se ci scegliessimo ogni volta; se abbiamo ancora voglia di vederci, vuol dire che qualsiasi cosa sia successa nel frattempo non conta... con lui non è stato un 'colpo di fulmine'. Era rasato e aveva un'aria da sbruffone. Eppure mi attraeva).
Spazio anche all'erotismo (Per me è rappresentato da quallo che non conosci, tutto quello che non è concesso), all'America (E' l'unico posto dove non mi sento a mio agio), ai primi amori (Ho avuto poche storie lunghe), alla "prima volta" (E' bellissimo scegliere il momento della prima volta), il suo rapporto con le altre donne (Ho molte amiche donne, sono come tutte le donne, anche se nessuna donna può vivere così tante vite come un'attrice), al suo ormai leggendario seno divenuto "materno" (Il mio latte è molto buono: la poppata dura 3 ore!).
Per nulla contraria al Photoshop (Lo adoro: si vende il sogno, con l'immagine ci si gioca), Monica Bellucci è stata costretta a scegliere tra Inferno e Paradiso: L'Inferno è meno noioso, ma nella vita sono un angelo.

Monica Bellucci: sono come una pera matura

L'attrice, che ha dato alla luce la sua seconda figlia Léonie il 21 maggio, rivela: «Sono dolcissima e succulenta, una specie di stato di grazia»
MILANO - «Sono come una pera matura. Sì, perfettamente matura. Dolcissima e succulenta. Una specie di stato di grazia». Lo rivela Monica Bellucci a Vanity Fair che questa settimana le dedica la copertina. L'attrice ha dato alla luce la sua seconda figlia Léonie il 21 maggio, avuta dal marito Vincent Cassel. Dopo la nascita della secondogenita, Monica Bellucci non si è fermata, girando uno spot, due film, uno di Veronesi l'altro di Garrel, e ha partecipato ad una serie tv francese.
A novembre uscirà il libro «Monica Bellucci» con uno scritto di Giuseppe Tornatore e una prefazione della stessa attrice, dove si celebra la sua fotogenia e il suo rapporto con fotografi del calibro di Bruce Weber, Peter Lindbergh e Ellen von Unwerth. «È un vecchio progetto, risale a quando ero incinta di Deva (la prima figlia, ndr). I miei agenti - dichiara l'attrice al settimanale - mi dicevano di farlo perché è un peccato che tanti servizi fotografici così belli fossero usciti una volta sui giornali e poi scomparsi. Poi - prosegue la Bellucci - quando sono tornati alla carica, ho detto di sì e ne sono contenta perché il ricavato delle vendite di questo libro va completamente in beneficenza, a due associazioni che io sostengo: l'Agop, Associazione genitori oncologia pediatrica e 'Paroles de femmes', che aiuta le donne francesi in difficoltà». Ma la Bellucci rivela anche che a volte «dietro alcune di quelle foto ci sono momenti tristissimi della mia vita. Appaio appagata e, invece, ero a pezzi. Che problemi? Cose della vita che preferiresti non ti capitassero. Se ci penso mi viene da piangere».

James Franco parla di Rise of the Apes

Il noto sito web Collider ha pubblicato in questi giorni una recente intervista all'attore James Franco, protagonista di Rise of the Apes, l'atteso prequel del Pianeta delle Scimmie (le cui riprese sono terminate da pochissimi giorni). Franco ha infatti ribadito che il film, essendo un prequel, non vedrà la presenza di personaggi presi dai film precedenti (e quindi nessun riferimento all'Armando di Ricardo Montalban). Ma non solo: la storia del film ricalcherà molto quanto visto in Frankenstein, visto che si tratterà di raccontare cosa succede quando l'uomo combina dei guai con la scienza.
Il film, lo ricordiamo, ruoterà attorno alle vicende di Caesar, il figlio degli scimpanzé Cornelius e Zira, leader indiscusso della rivoluzione delle scimmie vista nel quarto episodio della serie. Rise of the Apes uscirà il 24 giugno 2011 negli Stati Uniti. Restiamo in attesa di ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Il logo di Hard Candy Fitness

In seguito all'annuncio della creazione delle palestre Hard Candy Fitness da parte di Madonna, Guy Oseary e New Evolution Ventures, nelle principali città di tutto il mondo, ecco il logo che ha un bel riferimento all'artwork dell'album "Hard Candy", per gentile concessione di Liz Rosenberg tramite PR Newswire.

The Adderall Diaries e The Broken Tower per Franco?

James Franco adatta per il grande schermo la biografia del poeta Hart Crane “The Broken Tower” scritta da Paul L. Mariani.Crane, figlio dell'inventore delle caramelle Life Savers, si suicidò nel 1932 buttandosi da una nave a vapore. L'attore Michael Shannon potrebbe partecipare al film.
The Broken Tower verrà girato nell'area di New York.
James Franco dirige, produce e adatta per il grande schermo le memorie di Stephen Elliot “The Adderall Diaries: A Memoir of Moods” in The Adderall Diaries.
Il film racconta la storia di Elliot, uno scrittore rimasto bloccato per due anni che trova una nuova motivazione quando comincia a seguire il processo di Hans Reiser, un programmatore accusato di aver ucciso la moglie, incontrata grazie a un servizio per appuntamenti russo. Alimentato dall'Adderall, un'anfetamina prescritta per chi soffre di ADHD, la coscienza e la prosa di Elliot si incentrano su vari argomenti che includono il padre crudele, Paris Hilton e l'S&M.
Franco potrebbe recitare nel film.

La Dolce Vita secondo Scorsese

di Valeria Luzi
Martin Scorsese, è riuscito a liberarsi dai suoi impegni sul set e sabato 30 ottobre presenterà la prima mondiale della versione restaurata de La dolce vita al Festival Internazionale del Film di Roma, in occasione del suo 50esimo anniversario.
Quindi niente Meryl Streep per quest’anno, ma a seguito della premiere, Frida Giannini, Direttore Creativo di Gucci, darà una cena esclusiva alla quale si prevede la partecipazione di ospiti illustri, tra i quali lo stesso Martin Scorsese, Dante Ferretti, James Franco, Guillame Canet, Charlotte Casiraghi, Eva Mendes e gli immancabili vip e aspiranti.
Secondo il celebre regista di Toro Scatenato, Taxi Driver e Gangs of New York, Federico Fellini nel 1960 con La Dolce Vita ha conquistato il mondo e lui, con la sua The Film Foundation è stato in grado di restaurare la pellicola, dal negativo originale a schermo panoramico, e riportarla al suo splendore originale. L’affascinante bianco e nero che caratterizza il film, sapientemente catturato dal direttore della fotografia di Fellini, Otello Martelli, è stata restaurato dal negativo originale dalla Cineteca di Bologna e L’Immagine Ritrovata in associazione con The Film Foundation, il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Pathé, Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, Paramount Pictures e Cinecittà Luce.
Infatti, è dal 2006 che Gucci collabora con la The Film Foundation, (film-foundation.org), un’organizzazione no profit fondata nel 1990 da Martin Scorsese, che si dedica a proteggere e tutelare la storia del cinema rivestendo un ruolo fondamentale nell’attività di sensibilizzazione del pubblico circa l’urgente necessità di preservare le pellicole. Nel comitato insieme a Scorsese ci sono Woody Allen, Paul Thomas Anderson, Wes Anderson, Francis Ford Coppola, Clint Eastwood, Curtis Hanson, Peter Jackson, Ang Lee, George Lucas, Alexander Payne, Robert Redford e Steven Spielberg.
Ad oggi Gucci ha sostenuto il restauro di sei film iconici, tra cui anche Il Gattopardo e ha donato un totale di 1,5 miliardi di USD a The Film Foundation come dimostrazione dell’impegno costante dell’azienda nella conservazione del patrimonio artistico e culturale soprattutto del cinema italiano.
Girato a Roma nel corso di 5 mesi indimenticabili nel 1959, le riprese stesse di La Dolce Vita hanno rappresentato un evento mediatico ancora prima che il film fosse finito. Il set fu visitato da tutta Roma, tanto che le sale dei cinema furono letteralmente invase quando il film uscì l’anno seguente.
Secondo Frida Giannini, la Dolce Vita è un film che ha aperto la strada ad un nuovo mondo con l’ossessione dello stile, della moda e delle celebrità. Ha segnato un periodo di trasformazione radicale che ha anche aiutato ad esportare lo stile italiano e a creare un’immagine culturale del Paese nel mondo. Questo periodo ha coinciso con un periodo d’oro nella storia di Gucci, quando la casa di moda stava emergendo sulla scena internazionale grazie anche alla visibilità ottenuta attraverso la sua clientela, costituita in gran parte dal jet-set internazionale. Era dunque naturale che Gucci onorasse questa eredità. Grazie alla conservazione di queste opere, l’eredità di registi visionari, come Federico Fellini, può continuare ad ispirare noi e le generazioni future.

NEL LISTINO SONY ''BURLESQUE'', MUSICAL CON CHRISTINA AGUILERA

(ASCA) - Roma, 26 ott - E' ''Burlesque'' con Christina Aguilera il film di punta della Sony Pictures Releasing Italia il cui listino, per il 2011, comprende commedie e molti film attesi. Si inizia il 28 Gennaio con ''The Green hornet'' con Cameron Diaz mentre Reese Witherspoon, Paul Rudd, Owen Wilson e Jack Nicholson saranno i protagonisti di ''Come lo sai'', commedia romantica che uscira' il 4 Febbraio.
Il 18 Febbraio e' la volta di ''Burlesque'' con Cher, Christina Aguilera, Stanley Tucci, Kristen Bell. Il musical piu' atteso del 2011 racconta la storia di una ragazza con una voce bellissima che dalla provincia decide di trasferirsi a Los Angeles per inseguire i suoi sogni. Da cameriera diventera' una star. Ritroveremo Tucci anche nella pellicola ''Easy A'' (uscita 4 marzo) in cui tutto ruota intorno a privacy e gossip.
Il 18 Marzo uscira' il documentario con la voce narrante di Matt Damon ''Inside job'', il primo film che parla della scioccante verita' che si cela dietro la crisi economica del 2008. Il crack finanziario globale di oltre 20 trilioni di dollari che e' costato il posto di lavoro e la casa a milioni di persone e che ha messo in pericolo la stabilita' economica dei paesi industrializzati, dagli Stati Uniti all'Islanda, dalla Spagna alla Grecia. ''Inside Job'' rivela i retroscena della corruzione che si cela nel mondo della politica, della giustizia e del mondo accademico.
Cm/dal/rob

Antony and the Johnsons Swanlights Review by: Paolo Bellipanni

Il ritorno di Antony Hegarty è stato ed è tutt'ora uno dei più densi centri nevralgici delle attenzioni del pubblico musicale americano ed europeo. D'altronde, osservando gli sviluppi e la crescita di questo paffuto, fragile, introverso statunitense - con non pochi meriti divenuto probabilmente il miglior cantautore degli ultimi anni - non poteva essere altrimenti.
Un carriera, quella di Antony & The Johnsons, cosparsa di gioielli intensissimi che il cantautorato moderno farebbe bene a conservare gelosamente negli anni a venire, visto che lo spessore emotivo, l'incredibile qualità compositiva e l'eleganza del progetto tutto, sono aspetti che fin troppo raramente l'odierno scenario dei "cantastorie" ha visto venire fuori dal suo interno. Eppure Antony Hegarty è una figura che trascende il semplice cantautorato, lo salta a piedi uniti e lo riassembla tramite alchimie artistiche che nessuno mai, prima d'ora, aveva formulato.
Swanlights, in maniera ancora più evidente rispetto ai predecessori, calca il tratto su questa raffinata "diversità" cantautorale e ci presenta un Antony Hegarty sempre più lirico, cameristico, colto. E' per questo che, ascoltando attentamente il suo ultimo lavoro, parlare ancora di cantautorato risulta come non mai difficile ed inappropriato.
Se già un disco come il precedente, bellissimo The Crying Light lasciava presagire questo progressivo orientamento verso uno stile ancora più intimo e cameristico, Swanlights porta questo atteggiamento alla sua mera compiutezza formale, perdendo quasi letteralmente le tracce stilistiche degli esordi, magari più ingenue ma sicuramente più intense ed emotivamente vaste.
Tutto in Swanlights fluttua, danza soavemente nell'etere e si abbandona a intrecci strumentali cameristici come non mai sottili e leggiadri (Salt Silver Oxygen). Il problema è che se da una parte il nuovo Antony prende sempre più le sembianze di un direttore d'orchestra impeccabile nel suo abito raffinato, dall'altra perde colpi (e non ne perde pochi) a livello di intensità, di evocatività, di suggestione emotiva.
Quel melodismo decadente e malinconico (che fino a The Crying Light il songwriter statunitense ricreava perfettamente in quanto toccante specchio di una personalità frammentata e di un'anima tesa e vibrante) in Swanlights si assottiglia fino all'inverosimile per lasciare spazio ad atmosfere molto più eteree e solari (la leggera psichedelia di I'm In Love, il noioso soul di Thank For Your Love) e ad altre decisamente più "neutre" e insapore rispetto a quelle del recente passato (il duetto con Bjork di Fletta presenta qualche buono spunto nel finale ma passa piuttosto inosservato, The Great White Ocean e The Spirit Was Gone si nascondono dietro un velo di apparente malinconia ma non colpiscono, mancano d'intensità drammatica e si spengono senza lasciare mai davvero il segno).
Ad essere strano è il fatto che, in un disco che testimonia senza troppi indugi un orientamento sempre più colto ed elegante, i migliori momenti vengano fuori da quegli episodi che, in un modo o nell'altro, si distaccano da questo approccio fin troppo cameristico e neoclassico. Tralasciando Everything Is New e Ghost (limpidi esempi di equilibrio formale, peculiarità negli arrangiamenti e buone atmosfere), sono infatti l'omonima, stupenda Swanlights e la conclusiva Christina's Farm a risollevare le sorti dell'album e ad intensificarne profondamente le atmosfere: la prima lo fa attraverso un mesmerizzante rituale di voci con delay e viole filtrate (si tratta indubbiamente dell'episodio più ricercato del disco), la seconda invece abbandonandosi ad un tappeto di pianoforte e voce culminante in un finale semplicemente da brividi, unico momento di Swanlights in cui gli archi si dilatano e si liberano in tutta la loro forza drammatica.
Quarto tassello di una discografia divenuta ormai una vera e propria opera d'arte, Swanlights è al contempo il primo lavoro che - seppur in maniera molto sottile - getta qualche ombra sul progetto di Antony Hegarty. Lo fa perchè non basta un'orchestra professionista a rendere grande un album, perchè non bastano arrangiamenti floreali e da chef neoclassico per commuovere, perchè senza l'intensità delle corde interiori (quelle corde con cui la voce più toccante degli ultimi dieci anni ha commosso mezzo mondo e che in tal caso vibrano troppo debolmente) una musica come questa non potrà mai raggiungere le sue forme perfette. Ma forse anche per Antony Hegarty è arrivato il momento di mettere da parte le ombre, le sofferenze e i tormenti interiori, il momento di sorridere e compiacersi, il momento di dare vita (stando anche alla sua fama ormai incalcolabile) al suo primo vero e proprio esercizio di stile.

Glastonbury 2011: ipotesi Prince - U2 - Coldplay per gli headliner

Michael Eavis, lo storico patron del festival di Glastonbury, appuntamento irrinunciabile nell'estate rock all'aperto britannica, l'aveva promesso: gli headliner della prossima edizione della tre giorni musicale verranno annunciati solo dopo il "tutto esaurito" in prevendita. "Al momento non lo sappiamo, non ci sono piani", aveva dichiarato Eavis poco prima che tutti i 145.000 tagliandi per la prossima edizione della manifestazione venissero spazzati via in quattro ore una domenica mattina di ottobre: "Aspettatevi però qualsiasi cosa, perché abbiamo fatto le cose in grande. I tre headliner della prossima edizione sono talmente impressionanti da lasciare senza fiato, ve lo posso assicurare. Con ogni probabilità sarà l'edizione del festival più memorabile di sempre". In mancanza di comunicazioni ufficiali, oltremanica iniziano a circolare con insistenza indiscrezioni sempre più precise riguardo agli ospiti speciali che chiuderanno le tre serate sul palco principale di Pilton: stando a quanto riferito da insider non meglio identificati, i tre piatti forti "serviti" da Eavis nel 2011 saranno U2, Coldplay e Prince. Nessuno stupore per quanto riguarda la band di Bono, che lo scorso hanno fu costretta al forfait a causa dell'infortunio del proprio frontman e che fu sostituita in extremis dai Gorillaz: nei giorni scorsi fu lo stesso Paul McGuinness, manager del gruppo, a lasciare intendere che un ritorno del quartetto dublinese sul palco del "Glasto" fosse più che auspicabile. Sorpresa a metà anche per Prince: benché l'artista di Minneapolis non fosse tra i diretti candidati al cartellone 2011 del festival, la voce di "Purple rain" è da anni nel mirino di Eavis, che da tempo lo corteggia per assicurarsi i suoi servigi. "Michael è un suo grande fan, e sono anni che cerca di invitarlo", ha fatto sapere una non meglio identificata "gola profonda". Una sicurezza, invece, è rappresentata dai Coldplay, già protagonisti sulla ribalta della kermesse nel 2002 e nel 2005: vista la risposta offerta dal pubblico agli show del gruppo capitanato da Chris Martin, da sempre vincente in contesti come i grandi appuntamenti estivi all'aperto, è facile che l'organizzatore del festival abbia voluto rinnovare la fiducia ad una band da sempre affidabile, almeno sul palco della manifestazione clou dell'estate rock britannica. C'è da considerare, poi, come sia i Coldplay che gli U2 siano al momento al lavoro sui rispettivi nuovi album, che potrebbero vedere la luce proprio all'inizio della prossima bella stagione: e quale vetrina migliore, a questo punto, che il festival per antonomasia, almeno agli occhi del pubblico inglese?

When Maggie Gyllenhaal Danced with Madonna

Duffy canta Well Well Well ed Endlessly live

Vincent Cassel: 'I based my Black Swan character on Michael Bennett'

By Charles Thomson
October 24, 2010, (Sawf News) - Vincent Cassel revealed at the London Film Festival October 22 that he based his character in new movie 'Black Swan' on famed theatre director Michael Bennett, who was a family friend during Cassel's early years.
Cassel plays a director called Thomas Leroy in 'Black Swan', a thriller set in a ballet company.
Speaking at a London Film Festival press conference, Cassel said, "When I was much younger I had the opportunity to be really close to a man called Michael Bennett, who was the director of 'Chorus Line', 'Dreamgirls', 'Ballroom' – you know, he was actually one of the biggest Broadway directors ever.
"He was a good friend of the family when I was younger and my father actually played in one of his plays, 'Chorus Line', in London. So I've seen him work with the dancers and he was really close to what I'm doing in the movie. Meaning that he was a real jerk with dancers – but it was only to get them where he wanted them to go.
"But he was gay and that's a pretty big difference because my character is not gay at all and he's actually using his sexuality to direct his dancers, so it was a different take. But it's very much about this guy."

Con L'Espresso i R.E.M, una storia unica nel segno del rock

Una collana di 9 CD e 2 DVD arricchita da 3 libri inediti che ripercorrono le tappe più significative della storia del gruppo rock che ha appassionato intere generazioni.
Con L'Espresso, da martedi 26 ottobre il 1° CD "GREEN" + libretto inedito a €9,90 in più.

Madonna: i suoi centri fitness apriranno in tutto il mondo

Madonna con la collabotazione del suo manager Guy Oseary e New Evolution Ventures (NEV) ha annunciato la creazione di una catena di palestre che saranno presenti nelle principali città di tutto il mondo chiamate Hard Candy Fitness. Il primo Hard Candy Fitness è un bellissimo, e dal design unico, spazio di 30.000 metri quadrati, che aprirà a Mexico City verso la metà di novembre nell'esclusiva zona di Bosques de las Lomas. Madonna visiterà la palestra il 29 Novembre per il lancio ufficiale.
Durante la sua carriera, Madonna si è dedicata al fitness e al benessere e si è allenata in centinaia di palestre in tutto il mondo. Come risultato, ha una precisa visione su ciò che è l'esercizio ideale e su come altri tipi di esercizi come ballare e lavorare dovrebbero essere.
La direzione di come portare questa visione del mondo del fitness ha iniziato a prendere forma durante un primo incontro tra Mark Mastrov, l'inventore di 24 Hour Fitness e Guy Oseary all' inizio del 2008. Mark Mastrov ha costruito un impero del fitness per oltre 420 club e 16 paesi. Mark Matrov, il suo partner Jim Rowley di NEV, Craig Pepin-Donat il vice presidente di Marketing e Sviluppo con Madonna e Guy Oseary sono in fase di progettazione per aprire 10 sedi in Russia, Brasile, Argentina, in tutta Europa e Asia. Inoltre, essi stanno valutando attualmente le oppurtunità e le partnership locali in tutto il mondo per strutture in cui il fitness, la moda e l'intrattenimento creano un'esperienza unica. "I tour mondiali di Madonna ci hanno portati in molte delle nostre città preferite intorno al mondo. Siamo lieti dell'apertura di Hard Candy Fitness con NEV in quegli stessi posti," ha detto Guy Oseary. "Il nostro obiettivo è quello di creare un ambiente ispirato dalla visione di Madonna e ai livelli elevati di quello che la palestra dovrebbe essere. Hard Candy Fitness sarà il riflesso del punto di vista di Madonna e rifletterà le sue idee in ogni dettaglio includendo uno spazio per la musica, le luci e altri spunti per il design. Il tocco di Madonna sarà ovunque." Ha dichiarato il presidente di NEV Mark Mastrov.
Chris Dedicik, amministratore delegato di Hard Candy ha detto, "Hard Candy Fitness è una di quelle esperienze tipo che fondono il fitness con l'intrattenimento. Siamo impegnati a superare le aspettative dei nostri membri." I membri di Hard Candy Fitness sperimenteranno il meglio in metodi innovativi di allenamento includendo lezioni private, in gruppo ed allenamenti dinamici comprese le classi tradizionali come la Zumba, balli latini e Cardio Kickboxing nonché un nuovo programma creato specificamente per Hard Candy Fitness.
Il centro fitness comprende anche una studio bike, uno studio Mind Body (mente-corpo) con la Grande Muraglia dove i membri potranno praticare il BarWork, Capoeira e le ultime tendenze in fatto di Yoga. Sarà presente anche una sana alternativa agli esercizi ossia un Juice Bar / caffetteria. I sontuosi spogliatoi costruiti con i migliori materiali saranno un santuario per i membri che potranno rilassarsi nella sauna e nelle sale a vapore. I membri beneficeranno anche di apparecchiature all'avanguardia per quanto riguarda il sistema cardiovascolare con schermi personali di visualizzazione del proprio stato, più di 60 attrezzature per il potenziamento/pesi, accessori di allenamento funzionali e marchi tra cui Precor, Holst, Free Motion, Nautilus, Hammer Strength, Startrac, AbCoaster, e i macchinari di sospensione TRX. Per ulteriori informazioni, visitate il centro di iscrizione al Bosque de Duraznos 47, Bosques de las Lomas o chiamare il +52 55524575550
Da madonna.com

In vendita la villa di Winona Ryder

L’attrice hollywoodiana Winona Ryder, resa famosa da film come “Edward mani di forbice”, “Piccole donne” e “Ragazze interrotte”, ha messo in vendita la sua abitazione di Los Angeles. La casa in questione, acquistata dall’attrice nel 1998 per 2 milioni e mezzo di dollari, è una villa in stile spagnolo risalente al 1936. La villa, situata nella zona di Tinseltown, comprende quattro camere da letto e quattro bagni, e gli interni non hanno subito eccessive modifiche ma mantengono uno stile rustico.
La villa si apre su un ampio ingresso con finestre realizzate in vetro colorato e una scala curva che porta ai piani superiori. Le pareti che circondano la scala dell’ingresso, sono caratterizzate dalla presenza di murales scuri, i cui disegni ricordano scene del giardino dell’Eden.
Al piano terra possiamo trovare anche un salotto con porte finestre in stile francese che si aprono direttamente sul giardino sul retro, pavimenti di legno massiccio e un caminetto, una sala da pranzo, e una stanza che ricorda l’interno di un piccolo pub, con tanto di angolo bar.
La cucina è un mix di antico e moderno, con pavimenti di legno e muri con i mattoni antichi a vista, e con elettrodomestici moderni, con grandi porte che si affacciano sul cortile esterno.
Sul retro della residenza, circondata da grandi siepi, vi è un grande cortile con piscina e cucina all’aperto, oltre ad un piccolo garage.
La splendida villa è in vendita sul mercato per 4 milioni di dollari.

Martin Scorsese il 30 ottobre al Festival di Roma per La Dolce Vita restaurato

(Adnkronos) - L'affascinante bianco e nero che caratterizza il film, sapientemente catturato dal direttore della fotografia di Fellini, Otello Martelli, e' stata restaurato dal negativo originale dalla Cineteca di Bologna e L'Immagine Ritrovata in associazione con The Film Foundation, il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Pathe', Fondation Je'ro'me Seydoux-Pathe', Paramount Pictures e Cinecitta' Luce.
A seguito della premiere, Frida Giannini dara' una cena esclusiva per celebrare il 50esimo anniversario de La Dolce Vita alla quale si prevede la partecipazione di ospiti illustri, tra i quali Martin Scorsese, Dante Ferretti, James Franco, Guillame Canet, Charlotte Casiraghi, Eva Mendes e molti altri.

“Guarda L’alba”: fan di Carmen Consoli contro Tiziano Ferro. Perché?

“Guarda l’alba“, il nuovo singolo di Carmen Consoli che introduce al suo primo best of in uscita il 16 novembre, sta già facendo discutere. Provate a pensare, Povia escluso, qual è l’ultima volta che avete visto dei fan dibattere sul testo di una canzone.
Questa rarità è anche l’eccezionalità della cantante catanese che ancora una volta è riuscita a stupire, tutti.
Come? Collaborando con Tiziano Ferro, reduce da un coming out che ha accentrato nolente l’attenzione sul suo personaggio, lavorando per la prima volta con un’artista che con il suo pop-rock sofisticato ha educato il pubblico che la segue - forse - a non recepire con elasticità un contributo vagamente di “rottura”.
“Guarda l’alba” è comunque un pezzo difficile, dal percorso viscerale e malinconico. È il nuovo estremo drammatico della produzione della cantantessa, distaccandosi ancora una volta da quel puro rock al femminile incentivato anche dai suoi ultimi live e insostituibile per molti dei suoi seguaci. Gli stessi che in queste ore stanno affollando il Facebook ufficiale con commenti ingenerosi nei confronti del cantautore di Latina.
Oltre al pezzo dello scandalo, “Per niente stanca” conterrà 40 brani che vanno a riassumere più di 15 anni di carriera, più un secondo inedito dal titolo “AAA Cercasi“. Sette album finora realizzati dai quali sarà difficile estrarre il repertorio più interessante per il suo pubblico, che è sì molto affezionato singoli poi diventati hit ma soprattutto alle tracce b-side, ovvero i brani meno conosciuti.
Questa eccezionalità del pubblico di Carmen Consoli, come abbiamo detto, si sposa con difficoltà con l’arrivo di nuovi fan che amano Tiziano Ferro e si avvicinano (o riavvicinano) alla cantante con un prodotto un po’ più accessibile dal punto di vista melodico.
Molti infatti tengono a chiarire in varie sedi che per questo singolo solo la musica è di Tiziano, come se un suo intervento sul testo potesse in qualche modo portare danno al mito della loro beniamina. Per quale motivo tanta contrarietà?
A pochi giorni dalla diffusione in radio il singolo è già sotto i riflettori del pubblico. Sarebbe bello se un giorno l’atteggiamento di difesa a tutti i costi dai confini un po’ settari, almeno in musica, diventasse accoglienza, specie se il risultato è, come in questo caso, di fattura pregiata .
alessandro.alicandri