Davvero è pronto il nuovo album di Amy Winehouse?

Amy Winehouse, che come recentemente riportato si è fatta nuovamente ricoverare presso una clinica
specializzata in disintossicazione, sarebbe stata in procinto di pubblicare l'atteso terzo album. Che ora, appunto causa "rehab", slitta ancora nonostante la cantante londinese vi stia lavorando sopra -anche se con lunghe pause- da inizio 2007, poco dopo la pubblicazione di "Back to black" dell'ottobre 2006. "People", tra i domenicali britannici meno diffusi, riporta questa confidenza di un insider: "Aveva appena finito il nuovo album, che era pronto per ssere pubblicato. Dovevano giusto mettere a punto la data d'uscita, quando è successo l'imprevisto. Rimarrà in clinica per un certo periodo, quindi non c'è altro da fare che aspettare. Non diranno alcuna data di pubblicazione fino a quando non saperanno che stanno per dimetterla". La clinica specializzata in disintossicazioni e trattamenti antidroga è la famosa Priory, che in passato ha ospitato, per periodi più o meno brevi, anche Susan Boyle, Pete Doherty, Kate Moss e vari altri personaggi dello showbiz. La clinica fa parte del Priory Group che nel Regno Unito ha una cinquantina di sedi; quella in cui si troverebbe la Winehouse sarebbe nella parte settentrionale di Londra. Il portavoce dell'artista lo scorso 27 maggio si era limitato a dichiarare: "Amy Winehouse ha iniziato un programma di trattamento alla Priory. Vuole essere pronta per delle performance che ha in Europa nel corso dell'estate, e ha deciso di compiere degli accertamenti. Rimarrà alla Priory per il tempo stabilito dai medici". La cantante ha una lunga storia di abusi e
ricoveri, ma da parecchio tempo pareva "pulita". Nell'ottobre 2010 disse alla rivista "Glamour": "Adesso sono in buona salute. Facevo uso di droghe, ma non mi faccio più da quasi tre anni. Non era poi una cosa così difficile".

L’ISTINTO DEL DIALETTO. CARMEN CONSOLI E IL “SICILIAN PRIDE” MUSICALE

Contaminazione, recupero, incontro, fusione. Queste le parole di Carmen Consoli, ieri ospite all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Un incontro didattico per concludere la ricchissima stagione di “Lezioni di musica”, manifestazione musicale che ha visto grandi personalità della musica internazionale impegnate in vere e proprie lezioni storico-musicali.

In una società ormai sorda e quasi vergognata al cospetto della propria tradizione musicale, l’incontro di domenica 29 maggio ha offerto al pubblico della Sala Santa Cecilia uno spaccato d’amore viscerale per la musica popolare del sud Italia, dalla Sicilia al Salento. La musica popolare e la sua filologia hanno incontrato l’arricchimento e la sperimentazione di sette musicisti incredibili, mostrandosi come forza centrifuga odierna di un percorso che può diventare uno stile di vita.

Carmen Consoli ha dato il via a “Terra ca nun senti. Viaggio nella musica popolare italiana” con un omaggio a Rosa Balistreri: con la stessa passionalità della cantante licatese, la Consoli ha intonato Buttana di to’ mà. Disperazione vocale e totale coinvolgimento dei sensi. E ogni siciliano in sala ha di certo percepito quel legame intenso, e forse arrabbiato, con la propria terra.

L’excursus geografico-musicale ha toccato ancora la Sicilia con i tamburi di Alfio Antico, ex pastore del lentinese e maestro incredibile di questa tradizione secolare. Incantevole la sua spiegazione sulle varietà di tamburi e sulla tradizione musicale a riguardo (i suoni che accompagnavano i riti del raccolto nella suddacca, il cinque ottavi ereditato dai Greci e ancora la tecnica “a viottolo”, lineare e senza particolari accenti).

La Sicilia ha continuato ad essere protagonista con il marranzano e il mandolino di Puccio Castrogiovanni, componente dei Lautari, gruppo catanese sulla scena della musica popolare dagli anni Ottanta.

Una dovuta digressione storica circa la scuola siciliana di Federico II e il conseguente legame che la Sicilia ha da sempre con la Toscana, ha introdotto l’ospite successivo: Riccardo Tesi, organetti sta pistoiese che esordì nel 1978 a fianco di Caterina Bueno, grande amica di Rosa Balistreri: un altro filo che collega le due regioni, oltre l’esperienza letteraria del XIII secolo.

La lezione ha proseguito con Peppe Voltarelli, componente del gruppo musicale calabrese “Il parto delle nuvole pesanti”, e l’ “Onda calabra” che ha invaso la sala.

Con Ambrogio Sparagna la musica ha fatto sosta in Salento, in particolare in una di quelle zone in cui si parla ilgrico, una minoranza linguistica greca riconosciuta a livello nazionale. Con Aremu Rindineddha la musica e la poesia hanno intrecciato le loro essenze per un momento di passione malinconica, quasi di amore rassegnato.

A concludere la squadra musicale e il viaggio intrapreso, Francesco Barbaro, produttore musicale e clarinettista impeccabile. L’ultimo brano è Malarazza. E il teatro esplode in una partecipazione totale.

E questo piccolo viaggio musicale porta inevitabilmente a fare delle riflessioni: la canzone popolare, il dialetto, gli strumenti musicali tipici sono la rappresentazione di un’identità precisa, di una lingua e dell’istinto di un popolo. Quale vergogna o rifiuto, dunque, per ciò che siamo stati e continuiamo ad essere?!
“Quannu iu moru, cantati li me canti, 'un li scurdati cantatili pi l'antri, quannu iu moru pinzatimi ogni tantu,
ca pi sta terra 'ncruci murivu senza vuci, ca pi sta terra 'ncruci io moru senza vuci.

Arriva il nuovo progetto di Björk, “Biophilia”

Sarà presentato il 30 giugno al Campfield Market Hall di Manchester il nuovo progetto multimediale dell’artista islandese Björk. Si intitola “Biophilia” e comprende, insieme all’album musicale, degli spettacoli live con video proiezioni e una serie di applicazioni per ipad. L’invenzione di Steve Jobs è centrale in quest’ultimo lavoro di Björk: la versione ipad di “Biophilia” comprenderà infatti ben dieci applicazioni differenti – ognuna delle quali corrisponde ad una traccia dell’album – tutte racchiuse in una applicazione “madre”. Il creatore di questa parte del complesso progetto multimediale è l’artista interattivo Scott Nibbs. Il Guardian suggerisce poi che uno dei videoclip dei brani di “Biophilia” potrebbe essere diretto dall’ingegnoso regista de “L’Arte del sogno” Michel Gondry, che per Björk ha già girato numerosi video tra cui il fantasioso “Bacherolette”. L’organaio islandese Björgvin Tomasson è stato invece incaricato dalla cantante di costruire due strumenti musicali appositamente per “Biophilia”: il primo è un piccolo organo che può essere suonato tramite un computer e il secondo è una vecchia celesta (strumento simile a un pianoforte) modificata per ottenere i suoni tipici del gamelan (orchestra di origine indonesiana composta da xilofoni, tamburi e gong). Il nome che Björk ha dato a questo ibrido è “gameleste”.

Charlotte Gainsbourg - Trick Pony (Boys Noize Remix)

Vincent Cassel nel thriller monastico "The Monk", ecco il trailer

C'è più stato, dal 1986 con "Il nome della Rosa", un'altro buon thriller monastico? Probabilmente no.

Ora il regista Dominik Moll stà cercando di rompere questo lungo periodo per il genere con il suo "The Monk", adattamento del romanzo di Matthew G. Lewis del 1796, più che romanzo una novella gotica di culto, che segue il tragico destino di padre Ambrosio nella Spagna cattolica del 700.

Vincent Cassel è l'eccellente protagonista. A voi il trailer:

Abbandonato alla nascita in un monastero Cappuccino, Ambrosio è stato cresciuto dai frati. Ad oggi egli serve dio con fervore. Con la sua rettitudine ferrea, si crede immune ad ogni tentazione, ma l'arrivo di un misterioso apprendista minerà le sue convinzioni e lo porterà a seguire la via del peccato.

L'ora perfetta per andare a dormire

EGLE SANTOLINI

MILANO
Il Dottor Sonno ci riprova: ecco una sua nuova ricetta per darci un benessere (quasi) immediato, e il bello è che non ci costerà proprio niente. Michael J. Breus, psicologo clinico, è l’alfiere di un’idea terapeutica ovvia ma rivoluzionaria: la battaglia contro la deprivazione da riposo. A lui si deve la campagna «Dormite otto ore per notte», lanciata nel gennaio 2010 dall’Huffington Post e dedicata in particolar modo alle donne; sempre dalle pagine web del collettore di notizie oggi arriva il suo pentalogo per trovare l’ora giusta per andare a dormire.
Quanto incide sulla nostra salute, osserva Breus, quella mezz’ora passata ogni sera a ricontrollare maniacalmente la posta elettronica? O a giocare a pet society su Facebook? O a rivedere sul satellite per la diciottesima volta l’episodio di Sex and the City in cui Carrie e le sue amiche vanno alla festa dei pompieri di New York? Ha senso spendere fortune per esose creme antiocchiaie quando per ottenere uno sguardo più fresco basterebbe puntare due volte la sveglia? Sì, proprio due volte, perché l’uovo di Colombo consiste proprio in questo: fissare un piccolo allarme sonoro un quarto d’ora prima dell’ora X, e seguirlo senza barare.
Non importa se a Napoleone, Pirandello e Winston Churchill bastavano sonni di tre ore. Il dottore consiglia di calcolare a ritroso sette ore e mezzo dall’ora del risveglio e di rispettare l’impegno, filando sotto le coperte senza tirarla tanto per le lunghe. La quantità delle ore di sonno consigliate corrisponde ai cinque cicli di 90 minuti ciascuno che, secondo le ricerche, servono a ristorare il nostro organismo. Tutto ciò sa molto di antico, perché la nonna ci ha sempre detto che otto ore di sonno, cari bambini, erano quello che ci voleva per rimanere attenti in classe.
Ma proprio questo tono da vecchio manuale di puericoltura, intrecciato al sano pragmatismo americano e alla scintillante immediatezza della Rete, è tra le ragioni del successo di Breus. Sentite qua: «Quanti anni sono passati da quando qualcuno vi ha spedito a letto? Ne avevate otto? Forse dieci? Eppure vi volevano bene e sapevano quel che facevano», catechizza dal suo blog. E ancora: «Il momento del risveglio è determinato dagli obblighi sociali, ma di solito nessuno può costringervi ad andare a letto troppo tardi: è una circostanza su cui potete esercitare pieno controllo. Approfittatene».
Particolarmente suggestiva è poi quella parte della sua teoria che mette in relazione le ore di sonno con la perdita di peso. Qui ci si dovrebbe addentrare in complesse disquisizioni biochimiche, ma la sostanza è questa: se ci si depriva del sonno, l’organismo produce maggiori quantità di grelina, l’ormone dell’appetito, e minori di leptina, quello che innesca un senso di sazietà; inoltre, meno si dorme e più si fabbrica cortisolo, sostanza che fa venir fame. Ergo, più sei in stato di veglia e più mangerai, e non stiamo parlando solo dei biscotti al cioccolato che qualcuno è tentato di sgranocchiare quando non riesce a prendere sonno.
Aggiunge il guru della buonanotte: «Sembra di poter ipotizzare che in periodo Rem (cioè nelle fasi di sonno in cui si registrano rapid eye movements, movimenti rapidi dell’occhio, ndr), il nostro organismo bruci più energia rispetto agli stati di veglia, e maggiori quantità di zuccheri necessari all’attività cerebrale». Insomma, si dimagrisce di più dormendo che guardando la tivù impitoniti sul divano. Ancora meglio: siccome le fasi Rem, quelle in cui si sogna, tendono a prolungarsi nel corso della notte, e arrivano al massimo della durata verso l’alba, se dormi soltanto sei ore non soltanto bruci meno calorie, ma ti giochi anche la possibilità di sognare tanto e soddisfacentemente. La Weight Watchers abbraccia il dottor Freud, insomma, e tutti insieme ci consigliano di non morire di sonno.
Per chi invece sta ore a occhi spalancati al soffitto, l’insomnia blog di Michael Breus (www.theinsomniablog.com) è una cornucopia di consigli, una specie di gorgo da cui non si vorrebbe uscire più. Sapete, per esempio, che cos’è il Nap-a-Latte? Neologismo composto da “nap” , sonnellino, e dal suffisso “latte” usato per certi beveroni prodotti dalla catena Starbucks, è il pisolo postprandiale alla caffeina: se vi sentite sonnolenti a metà giornata, il dottore consiglia di bervi mezza tazza di caffè e, POI, di assopirvi per non più di 25 minuti: la nanna vi ristorerà, la caffeina vi sveglierà al momento opportuno, ma il fatto di averla assunta prima delle 14 non interferirà con il riposo notturno.
E il “metodo bicchiere per bicchiere”? L’alcol dà un illusorio senso di sonnolenza, ma in realtà interferisce con il riposo fisiologico. Breus consiglia di bere un bicchier d’acqua ogni bicchiere di vino, e di interrompere qualsiasi assunzione d’alcol tre ore prima di coricarsi. E le pecore? Se proprio volete, continuate a contarle. Ma Breus è sicuro che non vi serviranno più.

http://www3.lastampa.it/costume/sezioni/articolo/lstp/404508/

BOB DYLAN SPIEGATO A UNA FAN DI MADONNA E DEI QUEEN

Gianluca Morozzi
Bob Dylan spiegato a una fan di Madonna e dei Queen 2011

Incipit

Gesù Cristo spiegato a un seguace di Buddha e di Brahms
Io mio padre non l’ho mai conosciuto, ma tutto il mondo conosce mio padre.
Bella premessa. Eh? Che ne dite? Vi piace?
A me, detta così, piace abbastanza.
Anche se scoprirlo, a bruciapelo, il giorno di Natale, eh, insomma,ti colpisce un po’.
Per usare un eufemismo.

Già: perché io, fino a cinque mesi fa, fino a quel giorno di Natale a casa di mia madre, fino al momento in cui mia madre si è seduta sul divano e a un certo punto ha detto: «Ti devo parlare », e alla fine mi ha fatto giurare di non rivelare a nessuno quel che mi aveva confessato, ecco, fino a cinque mesi fa, io pensavo che mio padre fosse un’altra persona. Una che, tra parentesi, odio e disprezzo. Quindi, ci ho guadagnato.
Quello che credevo fosse mio padre, lui, è apparso sul numero di aprile di un noto mensile patinato e reazionario, intervistato
a proposito del suo ultimo libro. [...] prime 38 pagine del libro

ISBN: 978-88-7615-450-8

http://www.10righedailibri.it/prime-pagine/bob-dylan-spiegato-una-fan-madonna-e-dei-queen

Cassel banchiere per Costa Gravas

(ANSA) - ROMA, 28 MAG - Vincent Cassel sara' il presidente di una grande banca europea nel nuovo film di Costa Gavras ispirato al libro di Stephane Osmont Le Capital. Lo rende noto il sito Cineuropa. L'attore interpretera' un uomo avido, sadico, impotente e ossessionato dal sesso, cinico e bugiardo, che si muove nel jet set internazionale incrociando star del cinema e potenti della terra in un mondo decadente dominato dalle leggi del profitto, dai paradisi artificiali della droga, da immagini fittizie di internet.

PARENTI TALENTI: L'ALTRA ROHRWACHER, IL FIGLIO DI FONZIE

Parenti talenti? Non solo “figli di” ma anche papà, sorelle e sorellastre: il medico Avner Hershlag (papà di Natalie Portman) si scopre autore da brivido, l’ex insegnante Maya Soetoro Ng (sorellastra di Obama) debutta in società, il pargolo del divo diventa regista (Max Winkler, figlio di Henry "Fonzie"). E la progenie dell’attrice da Oscar vuole (ma va’?!) vincere l’oscar (Grace Gummer, figlia di Meryl Streep).

Alice Rohrwacher, la sorella di Alba Avrà temuto di più le storpiature del suo cognome o le critiche alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes? Laurea in lettere a Torino e studi da documentarista a Lisbona, la 29enne Alice Rohrwacher (sorella di Alba) debutta con Corpo celeste, storia di formazione a sfondo religioso ambientata a Reggio Calabria (dal 27/05 nelle sale)

Grace Gummer, la figlia di Meryl Streep Grace Gummer possiede un mix di sensibilità artistica ereditata dal padre scultore (Don Gummer) e tutta la passionalità di mamma Meryl (Streep), che ha pensato bene di regalarle lo stesso naso importante per non passare proprio inosservata sui palchi di Broadway. Ora però è il momento di Hollywood: recita insieme a Julia Roberts e Tom Hanks in Larry Crowne (a ottobre da noi).

Max Winkler, il figlio di Henry "Fonzie" Max Winkler, figlio 27enne di Henry “Fonzie” Winkler («ma in casa niente moto e giubbotti di pelle») privilegia le buone frequentazioni: il regista Jason Reitman, l’attrice Sasha Spielberg (la figlia di Steven) e Uma Thurman, diretta nel suo indie movie di debutto, Ceremony, storia autobiografica «al 65 per cento» di un matrimonio da sventare.

Maya Soetoro Ng, la sorellastra di Barack Obama Nella straripante famiglia allargata del presidente Usa, più o meno tutti hanno scritto un libro. L’ultima debuttante è Maya, sorellastra da parte di madre, ex insegnante e autrice del libro illustrato per bambini Ladder to the moon, storia di una ragazzina che viaggia sulla luna insieme alla nonna (omaggio alla mamma scomparsa di Barack e Maya). Next: un romanzo per young adult.

Avner Hershlag, il papà di Natalie Portman Il cognome può fuorviare, ma a N.Y. lo sanno tutti: il dottor Hershlag, guru delle cure per la fertilità, è il papà di Natalie Portman e ora autore di Misconception, «thriller riproduttivo» gravido di cloni, embrioni di first lady, e perfino un riferimento a Black Swan! Un’impresa letteraria «abortita» per la stampa, ma possibile film a Hollywood (se Natalie ci mette una buona parola...)

http://www.marieclaire.it/Magazine/fan-club/Parenti-talenti-l-altra-Rohrwacher-il-figlio-di-Fonzie

Lupin4th: SlideShow At 06. '11

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Oprah Winfrey's & 'Madonna' The Final!

Howard Stern rips on Lady Gaga's HBO concert

Arte, polemiche e vip Bentornata, Biennale

Parte la settimana dell'arte contemporanea a Venezia. Riflettori accesi sulla 54esima Biennale, tra vernissage e party ad alto tasso vip, polemiche sul Padiglione Italia di Sgarbi, la "luce" del Tintoretto, e la scandalosa "Pietà" di Fabre. In arrivo Elton John, Michael Stipe e James Franco, divo in mostra all'Isola della Certosa

di LAURA LARCAN
VENEZIA - Chissà che la benedizione Maori non porti un po' di sana energia alla Biennale di Venezia. Si stanno per accendere i riflettori sulla 54esima esposizione internazionale d'arte all'insegna delle "Illuminazioni/Illuminations", come recita il titolo scelto dalla curatrice Bice Curiger, e il clima è tra i più bizzarri. A poche ore dalla maratona di vernissage, al via dal 31 maggio proprio con la cerimonia Maori nel Padiglione della Nuova Zelanda, al 3 giugno, che catapulterà tra Giardini e Arsenale migliaia di giornalisti e addetti ai lavori da tutto il mondo (senza contare le quasi cinquanta sedi coinvolte per gli eventi extra moenia) la sofisticata macchina espositiva messa a punto dalla premiere dame della laguna, la svizzera Curiger, che ha raccolto ottantatre artisti internazionali, con una non indifferente quota rosa di trentadue presenze femminili, e altrettanti "giovani" creativi rigorosamente under 36, sembra essere oscurata dallo strascico di polemiche che colleziona il Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi.
Creatura aliena, misteriosa, tragicamente (in senso teatrale) ambiziosa, la mostra del critico Sgarbi , che ha macinato duecento artisti italiani (solo per Venezia) segnalati da altrettanti illustri "tutor", con l'obiettivo di "liberare" l'arte dalle "mafie" dei critici e del sistema artistico del Bel paese (il titolo è infatti "L'arte non è cosa nostra"), è salita all'onore delle cronache negli ultimi giorni per le illustri defezioni e critiche (tra ritardi sugli inviti e costi di spedizione a carico degli artisti). Il tam tam mediatico ha già sviscerato i nomi di artisti che hanno declinato l'invito allo show dell'arte made in Italy (tra gli altri, dal duo Perino & Vele, a Luca Vitone, Paolo Canevari, Cristiano Pintaldi che avrà invece la sua personale "Lucid Dreams" all'ex Cantiere Navale sotto la cura di Achille Bonito Oliva). Col risultato però di essere diventata essa stessa un'opera, un working progress avvolta da un'aura di maliziosa curiosità (a presentarlo ufficialmente sarà Sgarbi con una conferenza stampa il 3 giugno al fianco del presidente della Biennale Paolo Baratta e del commissario Atonia Pasqua Recchia).
Oliato con la precisione tipica degli svizzeri, e senza troppe bagarre (nonostante il budget complessivo di tredici milioni, a fronte di una Biennale Arte che si autofinanzia per l'87% e un ministero che interviene con 6 milioni spalmati su tutti i settori), è il percorso griffato Curiger che si dividerà tra il Padiglione centrale ai Giardini e l'Arsenale, puntellati dai quattro "parapadiglioni" exploit , istallazioni architettonico-scultoree che fanno da palcoscenico ad altre opere come un expo da metateatro, realizzati dagli artisti Monika Sosnowska, Franz West, Song Dong e Oscar Tuazon, gettonatissimi da performer e azioni che si alterneranno nelle giornate inaugurali..
Prologo al percorso del padiglione centrale ai Giardini è, come annunciato, il Tintoretto, "il maestro della luce", per la Curiger. Ci saranno infatti le tre grandi tele, concesse in prestito alla Biennale di Venezia dalla soprintendenza per il Polo Museale Veneziano, l'Ultima Cena trasferita dalla Basilica di San Giorgio Maggiore, il Trafugamento del corpo di San Marco e la Creazione degli Animali, entrambe prestiti dalle Gallerie dell'Accademia. "Questi dipinti di Tintoretto, uno degli artisti più sperimentali nella storia dell'arte italiana - commenta Curiger -esercitano un fascino particolare per la loro luce estatica, quasi febbrile, e per il loro approccio temerario alla composizione che capovolge l'ordine classico e definito del Rinascimento. Le opere giocheranno un ruolo di primo piano nella mostra, instaurando un rapporto artistico, storico ed emozionale con il contesto locale".
Quanto agli artisti delle "Illuminazioni", la Curiger sottolinea come "Molte delle opere presenti in questa Biennale sono state create appositamente per l'occasione". Pensa a Monica Bonvicini, James Turrell, Nicholas Hlobo, Norma Jean, R. H. Quaytman, Haroon Mirza, Loris Gréaud, Carol Bove, Gelitin, Dayanita Singh, Christopher Wool. Ma la sua mostra include anche opere di autori di generazioni precedenti "la cui attualità li proietta oggi al centro del dibattito artistico", avverte la curatrice. Tra questi, Llyn Foulkes, Luigi Ghirri , Jack Goldstein, Gedewon, Jeanne Natalie Wintsch. Tra i maestri, spiccano anche Sigmar Polke, Pipilotti Rist, Cindy Sherman, Gianni Colombo, Urs Fischer, il duo Peter Fischli & David Weiss.
Numeri importanti arrivano anche sul fronte degli storici Padiglioni nazionali, che quest'anno ai attestano alla cifra record di ottantanove partecipazioni (erano 77 nel 2009). Le nazioni presenti per la prima volta saranno Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh, Haiti. Altri paesi parteciperanno quest'anno dopo una lunga assenza: India (1982), Congo (1968), Iraq (1990), Zimbabwe (1990), Sudafrica (1995), Costa Rica (1993, poi con l'IILA), Cuba (1995, poi con l'IILA). Progetto speciale anche per l'America Latina organizzato dall'Iila per l'anniversario dell'indipendenza dei paesi latinoamericani (opere di artisti noti come Regina Galindo e Julieta Aranda). Se la Gran Bretagna propone Mike Nelson, la Francia offre un assolo di Christian Boltanski, e gli Stati Uniti offrono il duetto tra Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla.
Ma il bello delle giornate inaugurali è anche l'alto tasso di vip che prova a gareggiare con i red carpet del lido cinefilo, tra vernissage d'elite e party esclusivi come quello blindatissimo per la mostra del pittore-regista Julian Schnabel a Palazzo Polignac il 31 sera. Nel tourbillon dell'arte contemporanea sono imminenti gli arrivi di Elton John, Michael Stipe dei Rem, Sharon Stone e soprattutto James Franco, in versione artista. E' proprio il divo di Hollywood a firmare la mostra "Rebel", tra i più attesi nel carnet degli eventi collaterali (trentasette in tutto). All'Isola della Certosa, dal 1 giugno al 27 novembre, James Franco porta la sua film installazione, creata apposta per un casale abbandonato, frutto di una eclettica collaborazione con Douglas Gordon, Harmony Korine, Paul McCarthy, Ed Ruscha, Aaron Young sotto la cura di Dominic Sidhu. L'organizzazione è firmata Moca, Museum of Contemporary Art, Los Angeles.
L'ouverture della "settimana dell'arte" veneziana sarà appannaggio del Caffè Florian di Piazza San Marco, il più antico d'Italia e luogo dove nel 1893 venne "concepita" idealmente da un gruppo di intellettuali la prima esposizione della città di Venezia, con una serata il 30 maggio, all'insegna della cultura e della mondanità, con un grande ricevimento dove spiccherà anche l'installazione di Pietro Ruffo "Negative Liberty". Non è Biennale se non si discute, e già si annuncia come "scandalosa" la grande "Pietas" del fiammingo Jan Fabre, alla Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, in scena dal 1 giugno al 16 ottobre, che ripropone una inedita rilettura del celebre gruppo scultoreo della Pietà di Michelangelo con inquietanti variazioni sul tema, tra macabro e profano nello stile di Fabre: la Madonna china sul figlio rivela infatti un teschio al posto del volto mentre un autoritratto dell'artista in abito da sera si riconosce nel corpo di Cristo adagiato tra le braccia della Madre. Il tutto circondato da insetti che ne testimoniano la decomposizione in atto. Tutto in marmo di Carrara.
Sabato 4 giugno, apertura al pubblico e consegna dei premi ufficiali ai Giardini. Già annunciati i Leoni alla carriera all'americana Sturtevant pioniera del concettualismo, e allo scultore austriaco Franz West .
Notizie utili - "La Biennale d'Arte. 54 Esposizione internazionale d'Arte", dal 4 giugno al 27 novembre 201, Giardini - Arsenale, Venezia.
Orario: 10-18, chiuso lunedì , escluso lunedì 6 giugno, 15 agosto, 31 ottobre e lunedì 21 novembre (biglietterie
Arsenale, Giardini e Ponte dei Pensieri)
Ingresso: intero € 20, ridotto € 16, studenti / under 26 € 12 , family formula € 40 (2 adulti + 2 under 14)
Informazioni: www.labiennale.org 2, tel. 041 5218 828
Catalogo: Marsilio

Amy Winehouse News: di nuovo in clinica

Amy Winehouse ne ha combinata un’altra delle sue. Non contenta delle lunghe e costanti permanenze in rehab, la celebre cantante britannica, dalla voce mozzafiato, è tornata a far parlare di sé e della sua passione per le bevutine di troppo.

Dopo essersi fatta beccare nel bagno di una parrucchiera a vomitare, la star è infatti passata in uno store londinese, Meadway Food and Wine, chiedendo un cicchetto di vodka e buttandolo giù tutto d’un fiato.

Il risultato? Amy Winehouse è tornata nuovamente in rehab e, per l’esattezza, nel centro clinico The Priory.

A diffondere la notizia è stato il The Sun che ormai non si lascia scappare proprio nulla quando si parla di celebrità. E nello stesso articolo del quotidiano britannico viene infatti riportata la testimonianza di un uomo presente sulla scena nel momento in cui la Winehouse ‘sorseggiava’ il suo mini-drink alla vodka.

Sembrava fuori, inciampava e farfugliava. Sono rimasto scioccato a vederla comprare vodka così presto e ancora più scioccato a vedere che se la beveva tutta d’un fiato”.

Ed in effetti calarsi un cicchetto di vodka alle 12.30 del mattino non è sicuramente un gesto consigliato dal medico. Questa passione per i drink sembra non passare alla cantante di Back To Black, tanto da guadagnarsi l’ennesimo ricovero in rehab con la speranza che questa volta riesca a disintossicarsi definitivamente.

La speranza di chi la apprezza a livello artistico è infatti proprio quella di poter rivedere una Amy Winehouse tornare in forma come una volta e con la stessa grinta di un tempo, senza appoggiarsi all’aiutino di alchool o sostanze stupefacenti varie.

http://www.musica10.it/amy-winehouse-news-di-nuovo-in-clinica-16629.html

Doherty, il rocker maledetto diventa il "maudit" De Musset

"Confessioni di un figlio del secolo", film sul poeta morto a 37 anni dopo una vita vissuta nel segno dell'assenzio

FRANCO GIUBILEI
BOLOGNA

Con quell’aria sfatta da baby-dandy perduto, Pete Doherty non poteva che esordire nel cinema nella parte di uno scrittore maudit. E così è stato: l’ex cantante dei Libertines e attuale leader dei Babyshambles, forse più famoso per la sua love story cocainica con la top model Kate Moss e per le sue intemperanze da rocker vizioso (l’ultima è la condanna a sei mesi di carcere per possesso di crack) che per reali meriti artistici, ha appena finito di girare il suo primo film – Confessioni di un figlio del secolo - indossando la tuba di Alfred de Musset. Poeta e drammaturgo romantico dell’800, morto a soli 37 anni dopo una vita vissuta nel segno dell’alcol e dell’assenzio, le droghe dell’epoca. Un ruolo perfetto per Doherty, deve aver pensato la regista Sylvie Verheyde quando ha ingaggiato uno dei musicisti più turbolenti e irregolari della scena britannica affiancandolo a Charlotte Gainsbourg che da parte sua, con quel cognome, ricorda immediatamente un maledetto vero come il padre Serge.
In ogni caso, smentendo la fama da tossico piantagrane che lo accompagna, il cantante sul set è stato irreprensibile, come ha confidato al giornale inglese The Guardian la stessa Verheyde: «E’ andata benissimo. Non ero una sua fan prima e ovviamente conoscevo la sua reputazione, ma ho stabilito le regole e lui le ha accettate. E’ stato puntuale ogni giorno, non si è mai presentato coi postumi di una sbornia e non ha mai mancato una singola ripresa». Promosso a pieni voti insomma, ancora meglio di un attore consumato: «In effetti si è rivelato una persona molto più piacevole di tanti attori professionisti. E’ colto, letterario, sincero e ha profondità emotiva». Tutte qualità importanti per dare corpo al protagonista del film, Octavian, ritagliato sulla figura di de Musset: vissuto fra il 1810 e il 1857 a Parigi, romantico e pre-decadente, lo scrittore e la sua storia d’amore con George Sand avevano già ispirato una pellicola, Les Enfants du Siècle, con Benoit Magimel e Juliette Binoche. Stavolta invece, a vestire i panni della scrittrice libera e indipendente con cui de Musset partì per un viaggio in Italia che gli avrebbe anche ispirato un dramma teatrale, è stata chiamata la Gainsbourg. Le immagini filtrate dal set rimandano un Pete Doherty pienamente a suo agio nell’abito ottocentesco (malgrado un tatuaggio sul collo col nome del figlio Astile faccia capolino dal colletto della camicia…), ma soprattutto in naturale sintonia con l’animo tormentato del protagonista. Nel film, Pete si innamora della Gainsbourg per poi consumarsi nella disperazione quando si convince che la giovane vedova lo ha tradito. Girata in Francia ma in lingua inglese, la pellicola ha incontrato qualche difficoltà finanziaria, sforando di 25mila euro rispetto al budget previsto – si tratta di un film a basso costo -, tanto che la produzione ha deciso di recuperare facendo leva sulla popolarità di cui Doherty gode Oltralpe: ne è nata una specie di sottoscrizione pubblica, con invito ai fan ad anticipare piccole somme di denaro in cambio di dvd, biglietti del cinema e foto di scena. Anche l’accoppiata Doherty-Gainsbourg appassiona il pubblico francese, per l’idea di mettere insieme sullo schermo un dannato del rock’n’roll con la figlia dello chansonnier più provocatorio di Francia. La regista racconta che l’attrice le ha confidato che sì, in effetti «Pete le ricorda un po’ suo padre». Intanto l’attualità ha bussato alla porta della vita di eccessi di Doherty, con la lettura della sentenza del processo intentatogli a Londra per possesso di cocaina: sei mesi di carcere. Se ne verrà fuori, tornerà a recitare con un altro ragazzo difficile, l’ex bambino di Mamma ho perso l’aereo Macaulay Culkin, in un film di Adam Green.

http://www3.lastampa.it/cinematv/sezioni/news/articolo/lstp/404281/

Leona Lewis vs. Sinead O'Connor - Bleedin compares 2 U MASH UP

L'alba del pianeta delle Scimmie: ecco il full trailer italiano

Atteso in Italia il 23 settembre 2011, Rise of the Planet of the Apes, diventato per i cinema nostrani L’alba del pianeta delle Scimmie, ci regala oggi finalmente il full trailer nella nostra lingua. Diretto da Rupert Wyatt, e in uscita negli States il 5 agosto 2011, ovvero 10 anni dopo il capitolo burtoniano, il film ha come protagonisti James Franco, Freida Pinto, John Lithgow, Brian Cox, Tom Felton ed Andy Serkis. Ad occuparsi degli effetti speciali la WETA de Il Signore degli Anelli, King Kong ed Avatar, per una pellicola che ha il compito di rilanciare lo storico franchise (6 film e 261,838,054 dollari raccolti solo negli Usa).

Non ci troviamo dinanzi ad un remake, bensì ad un prequel, che riporta la storia ai giorni nostri. Alcuni esperimenti dello scienziato Will Rodman, interpretato da James Franco, in cerca di una cura per l’alzheimer e l’evoluzione delle scimmie, scatenano una guerra tra scimmie e umani. Quest’ultime guidate da una scimmia evoluta di nome Caesar…

Queste le parole del regista sull’atteso ritorno del Pianeta delle Scimmie: “tutto questo è parte di una mitologia e deve essere visto come tale. Non è la continuazione degli altri film; è una storia originale. Deve soddisfare le persone a cui piacquero quei film. L’obbiettivo è infatti raggiungere e attirare quei fan esattamente come è successo per Batman Begins

http://www.cineblog.it/post/28581/lalba-del-pianeta-delle-scimmie-ecco-il-full-trailer-italiano

Anticipo sugli incassi per Le Capital di Costa Gavras

Le Capital di Costa Gavras (foto), adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Stéphane Osmont (feroce satira sulle disavventure del presidente della più importante banca europea), figura tra i dodici progetti selezionati nel corso dell’ultima sessione primaverile per ottenere l’anticipo sugli incassi del Centre National du Cinéma et de l’image animée (CNC).
Il progetto – pilotato dalla KG Productions e per il quale Vincent Cassel avrebbe garantito la sua partecipazione – esplorerà i retroscena delle alte sfere bancarie, in cui la diffusa brama di denaro e di potere si nasconde dietro la maschera di un’ipocrita razionalità amministrativa. Il film, quindi, offrirà una visione ravvicinata sulle élite economiche e sul jet-set internazionale tra Parigi, Londra, New York, Davos, Tokyo…, sui paradisi artificiali della droga, sulle immagini fittizie di Internet, sulla bolla dei successi effimeri, sull’artificialità del jet lag e sul sesso, anch’esso reso artificiale da fantasie sempre più deliranti. È in questo contesto che ci si rende conto che i nuovi videogiochi stanno uccidendo i nostri figli, che i nuovi valori stanno annientando la nostra umanità, che i nuovi idoli stanno spazzando via i nostri desideri… e che, forse, tutti noi siamo ormai diventati dei mostri.
Il CNC ha garantito un anticipo sugli incassi anche a Après Mai di Olivier Assayas (MK2 e Vortex – leggi lanews), a Donnez-moi un corps di François Dupeyron (F comme Film), a Cornouailles di Anne Le Ny (Move Movie) e a L’homme qui rit di Jean-Pierre Améris, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo (Incognita Films). A questi, si aggiungono due documentari: Les invisibles di Sébastien Lifshitz (Zadig Productions) eOrlando Ferito (Roland blessé) di Vincent Dieutre (La Huit).
Infine, per quanto riguarda le opere prime, il CNC ha selezionato Des lumières de l’Europe di Boris Lojkine(Zadig Productions), Suzanne la pleureuse di Cyril Cohen (Thelma Films e Barbecue Films), Pifano, la cité de l’ombre di Thierry de Peretti (Naïa Productions), La dune di Yossi Aviram (Les Films du Poisson) e La braconne di Samuel Rondière (Bandonéon).

Fabien Lemercier

COLDPLAY, SU TWITTER INDIZI SUL NUOVO ALBUM?

Corre voce, da un pò di mesi, che il nuovo album dei Colplay sia ormai in fase di rifinitura e che dunque sia pronto per essere pubblicato. Chris Martin ne ha più volte parlato e un misterioso blogger vicino alla band aveva ipotizzato un imminente rilascio, scrivendo: “L’album è in via di completamento.Una volta tornati in studio, i brani stanno sempre più mettendo fuori la testa e sono protesi verso la luce… c’è un lavoro di cesellatura in atto. Direi che l’inverno è ormai passato e che l’estate si preannuncia piuttosto buona”. E sui contenuti Martin aveva anticipato: “Sarà ispirato all’amore, alle dipendenze. Un racconto velato di che cosa succede a stare dentro un gruppo”.

Ora sul nuovo lavoro dei Colplay aleggia il mistero di enigmatici tweets postati sull’account del gruppo: si tratta di tre link, due dei quali rimandano ad immagini in movimento, in cui lettere lampeggianti e colorate costruiscone le frasi “Maybe the trees are gone” e “Maybe the streets alight”, mentre il terzo riporta ad un fermo immagine in cui, con gli stessi caratteri colorati, è scritto: “I feel my heart start beating to my favourite song”.

Il gruppo non ha corredato i tweets di alcun messaggio che ne spieghi il significato e questo ha scatenato le indiscrezioni sul senso delle immagini che il gruppo ha pubblicato: potrebbe trattarsi dei titoli di alcun brani del nuovo album o di allusioni relative all’album stesso a cui tra l’altro potrebbe riferirsi anche il photoshoot rilasciato sempre su Twitter il 23 Maggio e che vi mostriamo quì in alto.

Tutti indizi sul nuovo album, dunque? In assenza di notizie certe sul quinto lavoro di Chris Martin, Guy Berryman, Will Champion e Jonny Buckland che seguirà il fortunato “Viva la Vida” del 2008, ci prepariamo a seguirli dal vivo all’Heineken Jammin’ Festival, tappa italiana che si inserisce tra i festival estivi a cui la band parteciperà.

http://www.melodicamente.com/2011/05/coldplay-twitter-indizi-nuovo-album/