Joan Baez incanta Milano. Quarant'anni dopo è ancora l'Usignolo di Woodstock

Foulard legato in testa, pantaloni larghi color arancione e canottiera, Joan Baez si materializza sul palco poco dopo le 21. Senza clamori, annunci o giochi di luce, tanto che gli spettatori più lontani non si accorgono subito che quella figura minuta è davvero la leggendaria Madonna a piedi nudi. Un divano piuttosto vissuto alle sue spalle è quasi tutta la scarna scenografia per questa "Serata intima con Joan Baez", come recita il titolo del concerto.
Tuttavia, bastano poche parole in italiano rivolte al pubblico per rendersi conto che il carisma di questa splendida settantunenne è perfettamente intatto. Pochi secondi più tardi, non appena la sua inconfondibile voce riempie l'Ippodromo del Galoppo di Milano, tutti si accorgono che lei, quarantatre anni dopo, è ancora l'Usignolo di Woodstock.
Si parte piano, quasi sottovoce, con "God is God" e, da quel momento, questa signora vestita da zingara, che continua a girare il mondo e ad affascinare generazioni di spettatori, si esibisce in una straordinaria serie di classici e ballate capaci di incantare l'intera platea. Da "With God on Our Side" e "It's All Over Now, Baby Blue" di Bob Dylan a "Suzanne" di Leonard Cohen. E ancora "The House of the Rising Sun" e "Farewell Angelina", sempre firmata da Dylan ma, ormai, quasi più sua che del Menestrello. Il finale è travolgente con "Gracias a La Vida" che permette a Joan di dispiegare tutta la sua voce, ancora meravigliosa e che riesce a modulare come se il tempo non fosse passato. E poi viene il momento di "The Boxer", "Donna Donna" e "Here's to You", sulle note composte da Ennio Morricone e dedicata alla memoria di Sacco e Vanzetti.
Ma, nelle due ore di concerto, la Baez trova anche il tempo di intonare "Un mondo d'amore" e "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones" di Gianni Morandi, come omaggio all'Italia e alla sua musica. Prima di ogni brano, spiega in italiano il significato di ciò che sta per cantare. Poche parole, semplici con le quali cattura un pubblico, via via sempre più adorante, trasformando il suo concerto in un'esperienza unica. Tra una bellissima ballata dedicata a Maria Maddalena e "Jerusalem", presenta una canzone che racconta come la vita sia troppo breve per prendersela e si esibisce, perfino, in una performance in arabo. Non prima di aver spiegato come il recente concerto a Fès, in Marocco, le abbia suggerito che dovremmo trattare con più rispetto questa grande cultura, guardando anche al coraggio dei giovani che hanno dato vita alla primavera araba.
Ad un certo punto, la "Barefoot Madonna" fa salire sul palco con lei una giovane artista di strada francese dalla splendida voce, Marianne Aya Omac, con la quale duetta per un breve set in spagnolo. È un momento magico, con le due donne che si esibiscono in "Duele", "La Llorona" e una suggestiva versione di" Cucurrucù Paloma". Nel finale, il pubblico stregato da Joan, invade inevitabilmente la zona riservata alle poltrone numerate e si accalca sotto il palco. Lei, li invita a farsi ancora più vicini: « Venite avanti, giovani» dice sorridendo. Intanto una luminosissima luna si è alzata in un cielo stranamente terso per le estati milanesi. La Baez l'aveva detto all'inizio del concerto, chiedendo un'inquadratura sui maxi-schermi: « Da qui si vede una bella luna, tra un po' la potrete vedere anche voi». Con il concerto all'Ippodromo del Galoppo, la cantante ha dato il via alla parte italiana della sua tournée che proseguirà questa sera a Piazzola sul Brenta (Pd), il 6 luglio a Roma per chiudersi, il giorno dopo, a Trento.