I Muse registrano un DVD a Roma: il report del concerto all'Olimpico

Di concerti come quello tenuto dai Muse ieri sera allo Stadio Olimpico di Roma se ne vedono ben pochi in giro ormai. La band inglese capitanata da Matthew Bellamy è arrivata nella capitale forte dei successi riscossi lo scorso 28 e 29 giugno a Torino; ad attenderla,  60.000 persone provenienti da ogni angolo della nostra penisola: il loro tour italiano negli stadi è stato sicuramente uno degli eventi musicali più attesi di questo 2013. I Muse non hanno badato a spese; lo dimostra l'imponente scenografia da film di fantascienza comprendente sei ciminiere poste in cima al palco (hanno sputato nuvole di fuoco per tutta la serata), quattordici neuroni luminosi posti alla destra e alla sinistra del palco, una passerella di circa quarantacinque metri, un robot gigante e un pallone aerostatico a forma di lampadina. Senza dimenticare il palco, una struttura di quattro piani comprendente tre maxischermi.  Alle 19.45 fanno il loro ingresso sul palco gli Arcane Roots, trio britannico che ha presentato dal vivo i brani contenuti nell'album di debutto "Blood And Chemistry" (già in vendita nel Regno Unito, in Italia uscirà solo alla fine di settembre), un alternative rock a tratti ridondante che riesce tuttavia a strappare qualche applauso.
Il vero spettacolo comincia alle 21 in punto: ovunque è fuoco e fiamme e il pubblico è subito in delirio. Si parte con "Supremacy", il brano posto in apertura dell'ultimo album "The 2nd Law", e con Bellamy che sfila sicuro sul palco imbracciando la sua chitarra elettrica. Le note suonate al basso da Chris Wolstenholme sembrano far tremare anche i pilastri di cemento armato che sorreggono l'Olimpico. I Muse dimostrano sin da subito di essere in grandissima forma, pronti a bissare il trionfo torinese. Dopo l'eruzione iniziale, si prosegue con "Panic Station", altro brano contenuto nell'ultimo album, un pezzo che per certi versi ricorda le produzioni anni '80 di Peter Gabriel (penso a "Shock The Monkey", ad esempio). Sui maxischermi danzano alcuni dei leader mondiali in versione cartoon (Merkel, Obama, Putin e addirittura Papa Francesco).
In scaletta, oltre ai successi di "The 2nd Law", anche alcuni dei più celebri brani incisi da Bellamy-Wolstenholme-Howard e contenuti in album come "Origin of symmetry", "Black holes and revelations", "Absolution", "Showbiz" e "The resistance" (per un totale di ben 28 brani). E' questo il caso di "Plug In baby", "Map of the problematique", "Knights of cydonia", "Hysteria" e "Monty jam", che i 60.000 presenti ballano all'impazzata. In "Resistance" si aggiunge al trio anche il tastierista Morgan Nicholls (Gorillaz, The Streets) e il coro del pubblico ("It could be wrong, could be wrong", canta l'Olimpico all'unisono). "Animals" è momento di grande spettacolo, con un affarista in preda alla follia che lancia con disprezzo finte banconote marchiate Muse 2013.
Non ci sono pause e il tempo scorre molto velocemente. Non solo brani firmati Matthew Bellamy (unico autore di tutti i brani del gruppo ad eccezion fatta per "Save me" e "Liquid State", che portano la firma di Wolstenholme) in scaletta, ma anche cover celebri come "Dracula Mountain" (cover dei Lighting Bolt) o "Feeling Good" (cover di Leslie Bricusse e Anthony Newley), che Bellamy interpreta con fare sicuro. In "Follow me" l'Olimpico si trasforma in un unico grande cuore che batte e che pulsa al ritmo di "Follow me, you can follow me, I will keep you safe!". L'electro rock di "Madness", probabilmente il miglior brano inciso fino ad ora dalla band di Teignmouth (come ha di recente affermato anche Chris Martin), dà luogo ad un'implosione emotiva e a un gioco di luci ad effetto. Wolstenholme e Bellamy si scambiano i ruoli in "Liquid State" (ma il bassista non riesce a reggere la prova del live e stona un po'). Quando il frontman riprende in mano il microfono è tempo di schioccare il dita: è la volta di "Time Is Running Out", un crescendo di emozioni che si combinano fino a raggiungere lo scoppio finale.
In pochissimi secondi tutto lo spettacolo si sposta nella piattaforma posta all'estremità della passerella. Le atmosfere si fanno quindi più pacate e Bellamy, seduto al piano, intona prima "Unintended" (tratta dal primo album in studio della band) e poi "Guiding Light" (con un'acrobata che fluttua proprio sotto all'immenso pallone aerostatico a forma di lampadina). "Blackout" è un bel pezzo in tre tempi che fa sognare l'Olimpico; in "Undisclosed Desires" Bellamy scende tra la folla seguito da una telecamera e riceve in regalo da un fan posto in primissima linea una bandiera italiana che indossa come mantello. Si torna al rock pesante con "Unsustainable", uno dei due brani strumentali posti in chiusura di "The 2nd Law", in cui i Muse sembrano sperimentare il dubstep. E poi ancora "Supermassive Black hole", "Survival" e "Uprising" (quest'ultima preceduta dallo strumentale "Isolated System"). Quando tutto sembra essere finito e il pubblico si avvia verso l'uscita, Bellamy & Co. ringraziano e salutano con "Starlight", singolo di successo tratto da "Black Holes and Revelations".
Un successo, insomma: Bellamy, Wolstenholme e Howard si confermano come uno dei più amati power-trio di sempre. Un trionfo, destinato a rimanere negli annali: da questa serata sarà tratto un DVD di prossima pubblicazione.