Quanto mi dai se ti stringo la mano? Basta pagare, e anche tanto!

Un tempo bisognava guadagnarselo l’incontro con la rockstar. Era frutto di fatica, di appostamenti di giorni, resistenza fisica, freddezza mentale. Il più indomito, il più folle forse, ce l’avrebbe fatta, si sarebbe accaparrato la prima fila, strizzato per ore contro le transenne sotto il palco, oppure avrebbe guadagnato l’uscita di sicurezza giusta, all’orario giusto, dribblando i buttafuori orango e rischiando la pelle. Il tutto per uno sguardo, un sorriso contratto, magari una fugace toccata di mano. Pelle contro pelle (sudata) del proprio idolo rock. Oggi no. Oggi si paga. E in alcuni casi anche tanto.
Partiamo dal problema numero uno: i dischi non si vendono più, o almeno se ne vendono pochissimi. Come fare allora per mantenere il tenore di vita consueto, si sarà detto Rod Stewart quando ha firmato un contrattino col sito di vendite on line Groupon? Niente di più facile! Offro il mio concerto, il viaggio, un paio di notti in albergo al Caesers Palace di Las Vegas e la possibilità di incontrarmi dopo il live con rilascio di foto autografata, il tutto per la modica cifra di 2.500 dollari. Un vero affarone da non perdere.
In gergo si chiamano «meet and greet» (incontro e saluto) e negli States sono oramai una consuetudine consolidata che permette alla «povera» rockstar di pagarsi le bollette e qualche vizietto: dagli U2 agli Eagles, dai Rolling Stones a Madonna, dagli One Direction a Beyoncé, lo fanno tutti, ma anche i più piccoli cominciano a non disdegnare la consuetudine. 
Il sistema è semplice: se vuoi puoi comprare il normale biglietto (biglietti che negli Stati Uniti in 15 anni sono aumentati del 140 per cento) altrimenti c’è il «pacchetto vip», o «pacco» secondo i più, che oltre al live include una visita al backstage e altre amenità. Poi, le cronache americane raccontano, capita anche che nel backstage lo spasimato rocker non si presenti mai, oppure che transiti per pochi minuti e a prezzi esorbitanti: vedi l’incontro con i 30 Seconds to Mars a «soli» 890 dollaroni. Il panorama dell’offerta è ampio: c’è chi offre la visione delle prove pre-concerto: da Justin Bibier a soli 350 dollari a Paul McCartney, che in passato lo aveva fatto per iniziative benefiche, ora a 2.500 dollari incluso cena vegetariana, soundcheck, incontro.
Finiti i tempi in cui ai concerti non esistevano differenze di prezzo, finita la retorica del rock come livellatore di caste e di privilegi, oggi i grandi organizzatori di concerti (la più attiva nel campo è la Live Nation) e astuti manager ci danno dentro a più non posso e differenziano l’offerta tanto che anche i festival finto-freakkettoni come il Coachella o il Bonnaroo offrono pacchetti vip. 
Orizzonti oscuri anche per la retorica del rock senza macchia né paura? Non del tutto. C’è anche chi rimane lindo e pulito: in primis Bruce Springsteen che «consente» di entrare nel cosiddetto «pit», l’area a ridosso del palco, democraticamente, alla vecchia maniera, a chi arriva per primo fuori da cancelli (a questo si devono gli accampamenti fino a due giorni prima della data) e aggiunge per bocca del suo manager storico John Landau che non si convertirà mai alla moda del meet and greet. Oppure chi si scaglia contro la pratica risucchia-fan: gente come Sam Halliday dei Two Door Cinema Club, gli Alt J, i Bastille, Jake Bugg, o Tommy Lee dei Motley Crue (il resto della band si fa però spupazzare a soli 900 dollari). 
LA CHITARRA «IN REGALO» 
Nella lista dei vampiri del rock ce ne sono alcuni imprevedibili: Bon Jovi col suo pacchetto a 1875 dollari (sedia nelle prime tre file che al termine puoi addirittura portarti a casa, borsa di pelle, programma autografato e biglietto souvenir), gli Eagles che non si fanno vedere ma ti offrono il pranzo a 900 dollari, un più modesto Tom Petty che per 300 dollari propone un posto entro le prime 15 file. E poi ci sono i «popolarissimi» Maroon Five per soli 200 dollari ti incontrano (biglietto escluso) o gli esosi Go Go Dolls che per 1.150 dollari «regalano» (per modo di dire) anche una chitarra Epiphone autografata .
La domanda è: ma davvero ci si può sentire vip pagando 750 dollari (giornali americani dicono fino a 8mila) per un pacchetto «first class» al concerto The Wall live di Roger Waters? Pacchetto che include: un posto nelle prime quindici file, un pass per il buffet con bevuta inclusa, parcheggio, maglietta del concerto, poster, biglietto vip commemorativo, spilletta e regalo a sorpresa E soprattutto: quando Waters auspicava la caduta del muro a quale muro si riferiva? A quello che divide le persone che si possono permettere la prima classe da quelle che rimangono fuori?