Goldfrapp: “Il nostro nuovo disco? È il più semplice”

Il gruppo esce con un nuovo disco, più vicino al passato, “orchestrale, acustico, più semplice”
Le regole base di ogni buona amicizia di lunga data si applicano anche alla relazione con i musicisti. Ci si conosce, piace e frequenta per un periodo più o meno lungo, si condividono le caratteristiche di determinati momenti della vita e capita che ci si separi per prendere la propria strada, senza che nessuno storca il naso. Finché non ci si ritrova e, nel migliore dei casi, tutto comincia daccapo.
I Goldfrapp sono in giro da quattordici anni, ormai. Molti di noi li hanno conosciuti e amati grazie a Felt mountain – un album iconico, eccezionale – e poi persi di vista fino all’ascolto del primo singolo di Tales of us – Drew – un vero ritorno a casa per i fan della prima ora. Così, dopo un lungo, degnissimo viaggio nel technicolor, Alison Goldfrapp e Will Gregory hanno riconfigurato il loro sound secondo i dettami di un pacato e melanconico bianco e nero. Lo stesso che farà urlare di gioia le persone che al discopop preferiscono il folk; quelle che hanno bisogno di melodie che sembrano uscire da una stanza vuota, e suonano magnificamente nelle stanze vuote, lontano anni luce da qualsiasi dancefloor che si rispetti.
Abbiamo fatto due chiacchiere con la suadente e notoriamente difficile (anche se con noi è stata uno zuccherino) leader dei Goldfrapp e scoperto che lei stessa è una di quelle persone.
Avete suonato Tales of us per intero a Manchester. Com’è andata?
Meravigliosamente. Eravamo in una piccola, deliziosa chiesa, con un’orchestra e tutto. Il problema era il caldo. Un caldo pazzesco. Voi italiani ci siete abituati, ma per noi inglesi… In ogni caso, non trovarsi sul palco ha accentuato l’aspetto surreale del concerto.
L’uscita dell’album è corredata da alcuni cortometraggi, diretti da Lisa Gunning. Guardarli aggiunge moltissimo a livello estetico.
Lisa è la mia partner e, naturalmente, avevamo una visione comune. Volevo che la parte visiva del disco rispecchiasse la mia passione per il cinema europeo. Credo di aver pensato ad Antonioni, Malle, Bergman.
I corti saranno cinque in tutto e compongono una specie di film. Ho letto che è pianificata anche un’uscita in sala.
Sì. Ovviamente non è un film vero e proprio, ma la cosa mi faceva piacere. Sono molto appassionata di cinema in genere. Per caso ti è capitato di vedere, di recente, una pellicola che si chiama Lore?
Non mi pare…
La regista di chiama Cate Shortland. Credo sia australiana. Lore è strepitoso. Consiglialo ai lettori.
Tales of us suona come un ritorno alle origini. È intenzionale?
Direi di sì. Questo disco e Felt mountain hanno lo stesso DNA ed è una cosa che ho cercato. Vengono dallo stesso mondo. Volevo fare un disco orchestrale, acustico, più semplice. Sono sempre stata una fan del singsong, del verso e del ritornello, meglio ancora se si tratta di canzoni intime, sintetiche. In passato mi sono cimentata con una scrittura più intricata e mi interessava scoprire, a distanza di tanto tempo, cosa sarebbe successo se avessi eliminato la complessità dal songwriting. Il risultato mi ha colpito. Mi sono ricordata del mistero e del fascino che possono scaturire dalla sintesi tra una voce e uno strumento; magari il pianoforte. O, meglio ancora, i violini. Adoro gli archi. In effetti credo che Tales of us sia ancora più semplice di Felt mountain. Credo sia l’album più semplice che abbiamo mai fatto.

Ed è diversissimo anche dal vostro lavoro precedente, Head first.
Ottimo (ride, NdR). Non ero particolarmente contenta di quel disco. Avevo bisogno di tornare alle mie passioni.
Ogni traccia di Tales of us ha un nome proprio (tranne una, Stranger).
Sono storie. Ho voluto rubare un breve momento alla vita di alcune persone e guardarlo con una lente di ingrandimento. Credo che le favole, o comunque un certo tipo di narrativa abbiano influenzato la mia maniera di scriverle.
Ce n’è qualcuna a cui è particolarmente affezionata? So che è come chiedere a una madre quale figlio preferisce…
E anche se ne preferisse qualcuno, non lo direbbe a nessuno! No, ogni canzone di questo album mi è estremamente cara. Ogni piccolo racconto. E i personaggi… Sono davvero una famiglia per me.