Charlotte: «Estrema in Nymphomaniac ma ho scelto io le controfigure hard»

Debutta in Europa il film scandalo di Lars Von Trier. La protagonista:«Ci alternavamo con gli attori porno»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI - Per Lars von Trier, la timida Charlotte Gainsbourg ha accettato di recitare accoppiamenti e auto-mutilazioni accanto a Willem Dafoe in Antichrist (2009), si è trasformata in mogliettina borghese - e infatti punita dalla fine del mondo - con Kiefer Sutherland in Melancholia (2011), e ora interpreta una donna ossessionata dal sesso che racconta dei suoi infiniti partner a Stellan Skarsgård in Nymphomaniac . Va detto che all’esordio della Gainsbourg il personaggio era già lì: era il 1984 e la dodicenne Charlotte appariva in mutandine con l’immenso papà Serge nel video di Lemon Incest . Innocenza e provocazione. 
C’è voluto il regista danese perché quel destino si compisse del tutto, è stato Lars von Trier - tra tanti registi come Patrice Chéreau o Michel Gondry o il compagno Yvan Attal - a tirar fuori il lato esibizionista della solitamente introversa figlia di Jane Birkin e Serge Gainsbourg. Nymphomaniac , con quelle locandine degli attori e i loro orgasmi in primo piano, completa degnamente la trilogia di amore - anzi sesso - e morte di von Trier e della sua musa. 
«Ho una specie di doppia personalità, è una cosa che capita spesso alle persone timide - dice la Gainsbourg -. L’esibizionismo significa oscillare perennemente tra l’amarsi e il detestarsi. Quello che ti spinge davanti a una cinepresa è la voglia di piacere e di piacerti, ma resti delusa: è per questo che non riesci a smettere, e ci riprovi sempre».
Abbiamo incontrato Charlotte Gainsbourg prima del lutto che pochi giorni fa ha colpito la sua famiglia (la morte della sorella fotografa Kate Barry, figlia di Jane Birkin e del compositore britannico John Barry). Nel raccontare il set di Nymphomaniac , che uscirà il giorno di Natale in Danimarca, una settimana dopo a Parigi e poi in Italia, la Gainsbourg parla della difficoltà di condividere il set con attori porno (quasi un’abitudine per Lars von Trier, sin da Idioti , 1998). 
«Io e Shia Labeouf, Stellan Skarsgård, Willem Dafoe, Uma Thurman e Stacy Martin, che interpreta il mio ruolo da ragazzina, non abbiamo mai fatto sesso davanti alla cinepresa. Ho accettato di mostrarmi nuda, ma per le scene più spinte entravano in azione le controfigure. Si è creato un rapporto un po’ strano, anche perché avevo dovuto scegliere io tra diverse candidate, la produzione mi ha fatto avere delle foto che le mostravano in tutta la loro intimità. Abbiamo condiviso i camerini, c’erano due cast completi - noi attori tradizionali e loro attori porno - che si alternavano continuamente». 
È scattata una forma di complicità? «No, per niente. Loro erano molto professionali, io un po’ turbata perché non era facile accettare il fisico di qualcun altro. Non sapevo se sperare che al cinema poi si vedesse che non sono io, o invece confidare nella verosimiglianza. Ci sono stati giorni bizzarri, tra scene di gruppo, sadomasochismo, organi sessuali finti per coprire i nostri ma che ci impedivano di andare alla toilette, e io che la sera poi telefonavo a mia madre (Jane Birkin, ndr ) per raccontarle tutto. Abbiamo riso molto insieme». 
Nymphomaniacè la storia di Joe (Charlotte Gainsbourg), che nell’apertura del film giace sull’asfalto, sotto la pioggia, insanguinata, e viene soccorsa da Seligman (Stellan Skarsgård), che vive solo e le offre di essere suo ospite per il tempo necessario a riprendersi. A casa di Seligman, Joe gli racconta la sua vita a cominciare dall’adolescenza, attraverso otto capitoli che mettono in scena, tra le altre cose, la gara con un’amica a chi seduce più uomini in treno, l’ebrezza di pagare sconosciuti in un parco, l’inevitabile prova con la frusta regalata per Natale, il disperato tentativo di uscire dalla dipendenza chiudendosi in casa e mascherando con carta e nastro adesivo qualsiasi forma che possa evocare il sesso (manopole, rubinetti e infine, soprattutto, lo specchio). Come spesso accade nei film di Lars von Trier, molta tristezza, anche e soprattutto nel sesso. 
«Ho superato la mia timidezza perché è il mio lavoro, mi piace, e perché adoro Lars von Trier, attento e rispettoso anche quando chiede le cose più spinte. La sua franchezza evita imbarazzi». Charlotte Gainsbourg partecipa anche alla colonna sonora, con una versione alquanto sussurrata di «Hey Joe» di Jimi Hendrix prodotta da Beck (che già collaborò con lei per l’album Stage Whisper). 
Il film è stato spezzato in due parti, la versione completa di oltre cinque ore verrà forse presentata a Cannes 2014. Tre anni fa, alla conferenza stampa di Melancholia sulla Croisette, Lars von Trier si lanciò in una gaffe memorabile - «Capisco Hitler, simpatizzo un po’ per lui» - dalla quale non si è più completamente ripreso (da allora evita di parlare in pubblico). 
«Fu terribile - ricorda la Gainsbourg -, un momento di infinito disagio, io ero seduta accanto a lui. Dopo è venuto a scusarsi, “non sono antisemita, era per fare un po’ di scena, lo so che tuo padre era ebreo”. A parte il fatto che anche io mi considero ebrea, Lars era entrato in un tunnel e più parlava e peggio faceva. Ogni tanto dice colossali idiozie, un po’ per il gusto di vedere l’effetto che fanno. Ma sono orgogliosa di lavorare con lui».