Quando le star avevano un cuore e cantavano "Free Nelson Mandela"

Quando è morto Nelson Mandela, l'altra sera, la prima immagine che mi è venuta in mente è stata la figuretta già troppo magra di Amy Winehouse, ad Hyde Park, che di fronte ad una folla smisurata cantava per il novantesimo compleanno del leader africano, il 27 giugno 2008. Ero nel backstage, guardavo la folla come se fossi sul palco, e si respirava un'energia pazzesca, come se una stessa  corrente elettrica attraversasse tutta quella gente ferma lì dal mattino.   
Merito di Mandela? Merito di Amy? Il rapporto con la musica popolare del Grande Augusto Vecchio è stato fecondissimo. Uno scambio naturale, per una causa naturale come la lotta all'apartheid, ha fatto fiorire centinaia di iniziative e canzoni, da quella "Free Nelson Mandela" di Dammers con gli Specials nell'84, fino all'operazione "Sun City" il cui album uscì l'anno successivo, con Peter Gabriel, Bono, Keith Richards, Ron Wood. E "Gimme Hope Johanna" dell'88,  di Eddy Grant, su Johannesburg capitale del segregazionismo? Ogni appassionato di musica di quell'epoca ha in casa almeno una copia di quelle canzoni, popolarissime e da coro collettivo. Non si vuole qui percorrere tutta la storia delle iniziative musicali a Madiba dedicate, ma dall'Inghilterra agli Usa, dall'Italia alla Germania alla Nuova Zelanda, non c'è stato Paese dove non si sia cantato di apartheid, fino alla vittoria della causa e ancora oltre.   
Di Mandela in questi giorni si parlerà ancora moltissimo, e a lungo. Di certo, la sua figura ha molto aiutato la musica popolare a ridarsi un profilo di dignità umanistica in mezzo a tanto glamour. Ma anche, la musica ha aiutato il leader nella riuscita di una causa sacrosanta. Chissà se succederà ancora...