Madonna: Polemiche sull'uso di armi

Madonna eterna provocatrice: è di questi giorni la protesta per la pistola usata nel suo ultimo video. La cantante americana infatti, nel trailer del video Secret Project girato da Steven Klein, spara ad un ballerino sulla testa in un modo che a molti ha ricordato la sparatoria tenutasi alla scuola elementare di Sandy Hook. 
Ma non finisce qui: Madonna non solo aveva già ricevuto critiche per l'uso delle armi durante l'MDNA tour, ma ha dichiarato che per ora non è intenzionata a rimuovere la scena dal video. "È come chiedere ad un regista di non mettere pistole in un film d'azione, intendo dire, le pistole non uccidono le persone, sono le persone ad'uccidere le persone."
Tutto nasce dalla paura e dall'ignoranza, la gente non cresce i propri figli o non è attenta a cosa succede nelle loro vite" ha dichiarato, creando ulteriori polemiche, prendendo spunto da frasi usate spesso da politici pro-armi. Provocazione vera o presunta, quando si parla di Madonna le mezze misure non esistono, specialmente artistiche, senza contare che bisognerà vedere il video, nella sua interezza, quando uscirà.

Trentacinquemila in delirio per i Muse

Due ore di show a Torino per la prima tappa italiana della band britannica. Questa sera si replica,
poi a Roma il 6 luglio prossimo
Hai voglia di dire che una canzone assomiglia a gli U2 (Madness, riscritta su Numb), che un’altra inizia come House of Rising Sun, che Matt Ballamy è un Freddie Mercury in sedicesimo. Inutile obiettare che quello visto a Torino ieri è uno spettacolo enfatico, strabordante di effetti speciali, ma che alla fine I Pink Floyd facevano di meglio. Vano chiedersi se davvero serviva un’acrobata appesa a una gigantesca lampadina per rendere memorabile Blackout.
Lo show dei Muse è un grande carrozzone ipertecnologico, che cita un po’ tutto ma inventa sempre qualcosa di nuovo. E talvolta lascia a bocca aperta, come quando le sei ciminiere ai lati del palco cominciano a lanciare fiamme a tempo di musica. Sorpresi e felici, i fan ieri allo Stadio Olimpico, per un concerto che sarà – è facile prevederlo – tra le cose da ricordare di quest’anno. Costruito con precisione impeccabile, è divertente, colorato anche quando vuole essere apocalittico, sempre carico di energia. Bellamy e compagni ripercorrono cinquant’anni di pose da rocker e le frullano in una specie di enorme videogame. Il concerto dura poco più di due ore, e ieri in scaletta le canzoni erano ventisette. In Panic Station, agli onnipresenti Obama e Angela Merkel, si aggiunge il presidente del consiglio Enrico Letta trasformato sul megaschermo in un pupazzetto digitale danzante. Seguono: un banchiere che muore distribuendo a tutto il pubblico banconote da 20 euro come se fossero coriandoli, una donna d’affari che si suicida con la benzina, un lungo video tratto da World War Z, di Brad Pitt, per cui I Muse hanno fornito la colonna sonora (Isolated system, da The 2nd Law). E infine la band stessa, che si moltiplica al computer per Uprising: un esercito di musicisti vestiti in rosso e nero. 
Tutto è fuori scala. Il palco, ad esempio, è così grande che per vedersi in faccia I tre sono costretti a suonare al centro del pubblico, su un secondo palco più piccolo. La band esegue qui diversi brani, tra cui una bella versione di Blackout. Anche il falsetto di Bellamy è eccessivo, I suoi assoli di chitarra elettrica infiniti, ma è esattamente questo che vogliono i trentacinquemila dell’Olimpico. Si chiude con Starlight: un trionfo. Si replica oggi a Torino e poi a Roma (Stadio Olimpico) la settimana prossima.








Antony, l'angelo del crepuscolo sulle note di Dylan e Cohen

C'è una delicata linea che divide in musica il naturale dal soprannaturale, e di certo Antony Hegarty, o nella sua espressione di gruppo Antony and the Johnsons, sembra vivere proprio ai bordi di questa incertezza, su un confine nobile di identità labili ed elusive. Sta di fatto che ogni sua esibizione è un viaggio dolente, ma allo stesso tempo elettrizzante, in abissi di profonda interiorità. La sua arte si è pienamente sviluppata a New York, anche se la sua origine è inglese, e si è affinata nella Grande Mela dopo un adolescenziale girovagare tra Europa e America. E non poteva essere diversamente. 
New York era per lui un naturale approdo, la città dove per definizione il gusto della performance deviata, del travestimento, delle mutazioni culturali, è coltivato e apprezzato, e infatti al suo apparire ci furono diverse illuminate menti pronte a riconoscerne il talento, uno fra tutti Lou Reed. Le sue ascendenze non lasciano dubbi: Divine, Joey Arias, grandi icone del travestitismo, e lo stesso nome del gruppo, The Johnsons, deriva da un altro noto trans di nome Marsha P. Johnson. Ma Antony è ben altro, molto oltre gli iconocalsti vezzi da drag queen, è soprattutto una voce, inimitabile, bassa e ricca di vibrato, sempre emozionante, una figura apparentemente indifesa, fragile, piuttosto un bambino con la voce da adulto, ma che poi alla fine risulta inesorabilmente autorevole. 
Antony torna a Roma (lunedì all'Auditorium) dopo aver lasciato, un anno fa, un bel ricordo con un concertorecital in cui si esibiva da solo con l'orchestra sinfonica, e torna questa volta col suo gruppo, anche se da un bel po' di tempo non pubblica un album di inediti. In collaborazione col direttore musicale Steven Bernstein, proporrà She's so blue, uno spettacolo in cui interpreterà esclusivamente cover di artisti che lo hanno ispirato, come If it be your will di Leonard Cohen, e Candy says dei Velvet Underground (tanto per ripagare il tributo a Lou Reed), a sua volta dedicata al trans Candy Darling che fu una star della Factory di Andy Wahrol. 
Eroe del crepuscolo, Antony ama viaggiare nelle penombre soffuse, nelle luci cristalline della poesia, è fondamentalmente un uccello notturno, un alieno dalla voce angelica che predilige le storie di confine, quelle in cui la realtà sembra sciogliersi in una visione destabilizzante, e porta addosso un fardello di grazia, come se fosse uno di quegli speciali esseri a cui è stato affidato il compito di mantenere vivo il fuoco sacro dell'arte. 
In fondo più che un concerto, è un'esperienza, da non perdere. Basta vederlo sul palco, amabilmente goffo e infantile, con le mani che seguono la melodia come se volesse lasciarla sospesa nell'aria, a tu per tu con una voce da predestinato, di quelle capaci di tenere il pubblico col fiato sospeso, come se ogni frase fosse un'avventura dall'esito incerto, ma dal fascino assicurato, in ogni momento.

Jared Leto si traveste ancora e per il magazine Candy

A novembre si era mostrato magro come non mai, truccatissimo e parruccatissimo per calarsi nei panni di un travestito malato di Aids nel nuovo film ’Dallas Buyers Club‘. 
Ma a Jared Leto si sa piace cambiare e in un certo senso ‘scandalizzare’ e ha vestito ancora abiti femminili e per la rivista tutta dedicata al mondo drag, Candy, la stessa che nel 2010 aveva come travestito James Franco.
Scatti dissacranti che vedono l’attore-cantante con mise colorate e appariscenti ed ovviamente realizzate dall’amico e fotografo Terry Richardson.
Solo lui poteva ‘cacciare la migliore parte’ femminile e dissacrante del leader dei 30 Seconds To Mars, che nel frattempo proprio per il suo gruppo la settimana scorsa era a Londra. E con il fratello Shannon Leto e Tomo Milicevic ha presentato il nuovo album ‘Love, Lust, Faith and Dream’ all’ HMV Oxford Circus e dove ovviamente aveva uno dei suoi ‘look normali’ con chiome lunghette e un tantino mesciate.
Versione nella quale lo preferiscono i fan, ma si sa per le pagine patinate e ‘trasversali’ (come si definisce la stessa rivista) si fa questo ed altro no?







Lupin4th On Tumblr.

The Garden of Last Days, James Franco abbandona la produzione

Deadline annuncia che James Franco ha lasciato la produzione di The Garden of Last Days, adattamento cinemtografico del romanzo Il giardino delle farfalle di Andre Dubus III.
Franco avrebbe dovuto dirigere e recitare nel progetto che sarebbe stato girato a New York a partire dal 10 luglio. Nel cast anche Emilia Clarke (Il Trono di Spade) nei panni della protagonista.
Non sono ancora del tutto chiari i motivi che hanno spinto l'attore a questo repentino distacco, ma pare che ci siano state alcune divergenze tra Franco e la Millennium, che non sono riusciti a trovare un accordo in merito al livello di esperienza della troupe che il primo voleva ingaggiare.
A questo punto non è chiaro se il progetto entrerà in fase di stallo o sarà cancellato, ma vi terremo aggiornati.
Questa la sinossi del romanzo originale:
"Florida, 2001. April non sta andando da sola al club per soli uomini dove lavora come spogliarellista. Franny, la sua bambina di tre anni, dorme silenziosa sul sedile posteriore dell'auto. La baby-sitter si è ammalata e April deve portarla con sé. D'altronde quei maledetti, sudici rotoli di banconote, infilati dai clienti nella sua giarrettiera, le sono indispensabili. Una casa per lei e sua figlia, una speranza e un futuro per entrambe. Quando April arriva nel locale, tutto appare come sempre: il tintinnio dei bicchieri, la musica rock del deejay, gli schiamazzi degli uomini a ridosso del palco... Tranne per quel nuovo cliente: Bassam. È diverso dagli altri, fa strane domande sulla vita di April ed è più interessato ai suoi occhi che al suo corpo. Però la paga bene e April gli dedica più tempo del solito. Qualche minuto di troppo, forse. Perché Franny sparisce dall'ufficio del capo, dove April l'aveva lasciata. Solo AJ, un habitué del club che è appena stato buttato fuori dal locale, sente il pianto della piccola. Il ricordo doloroso di suo figlio, che AJ per legge non può più vedere, riaffiora violentemente. L'uomo vorrebbe farla smettere di piangere, ritrovare la madre di Franny, proteggerla, ma è anche arrabbiato, ubriaco, non ragiona e anziché trovare una soluzione finisce per cacciarsi in un guaio più grosso di lui."

Seduzione sul treno nella prima clip tratta da Nymphomaniac

E' Guardian a pubblicare la prima clip ufficiale di Nymphomaniac, l'atteso film di Lars Von Trier con Charlotte Gainsbourg.
Tratto dal primo degli otto capitoli (divisi in due film), questo passaggio vede la giovane Joe (Stacy Martin) e la sua amica B (Sophie Kennedy Clark) che cercano di sedurre un paio di ragazzi (uno dei quali è James Northcote) su un treno.

Alanis Morissette Births the Perfect Plum at McDonalds

The Canadian song debate is just getting weird at this point.
Using the dirty science of bracketology, Thom Wong has taken on the job of determining, in a head-spinning 64 title battle, the greatest Canadian song of all time. His long strange contest starts here. If you’re new to the debate -- which is mostly occurring inside Wong’s head (or possibly his iPod) -- prepare to be inflamed. But patriotically.
The late David Rakoff once revealed on an episode of This American Life a peculiar Canadian trait, that when we hear the name of a famous Canadian, we have to tell everyone in the vicinity: "That person is Canadian, you know."
And this is 100 percent true. The last time this came up was when a few coworkers were discussing Drake. I offered that bit of information, and they said, "Yes, we know." Which bothered me quite a bit. Because that fact, as a Canadian, was mine to give.
Drake, incidentally, was their suggestion for an artist that might belong in a Greatest Canadian Song competition, which made me realize that whoever is in charge of promoting Canadian music abroad is rather crap at his or her job.
Round of 32
The Sean Minogue Region vs. The Anne Murray Celebrity All-stars Since I know everyone is fascinated by the wheres and whys of bracketology, I should explain that I've re-seeded this round, meaning I've put all the top seeds back on top and the...
1. "River" by Joni Mitchell vs. 11. "Until It's Time for You to Go" by Buffy Sainte-Marie
… is not the clear cut insta-kill you might think. If there's a female artist who can give Joni a run for her money, it's surely Buffy Sainte-Marie. Heartbreak runs through both songs, but if there's a game-winning three, triple overtime top-shelf shot, it's that Joni matches that heartbreak to Canadian geography and it doesn't make you want to kill yourself.
Winner: "River"
1. "No Cars Go" by Arcade Fire vs. 10. "Some Are Lakes" by Land of Talk
"No Cars Go" is a whirling dervish. "Some Are Lakes" is a pleasant walk in a forest.
Winner: "No Cars Go"
2. "Home for a Rest" by Spirit of the West vs. 10. "Constant Craving" by kd lang
You're not going to be in a pub shouting out "Constant Craving" along with your friends... well, unless you're in this pub. On the other hand, you're not going to take home the nuanced lyric-as-poetry award which I just made up. (Surprise result -- every year it goes to Radiohead!) What I'm saying is, these are very, very different songs.
For me, it comes down to singability -- a truly great song is one to which you want to sing along. I recognize that "Home" has a distinct advantage in this regard as it is, by design and execution, an actual sing-along, and thus it's incredibly unfair that "Constant Craving" should have to face it. 
Remember kids: Life is unfair.
Winner: "Home for a Rest"
2. "Both Sides Now" by Joni Mitchell vs 9. "Left and Leaving" by The Weakerthans
Speaking of unfair... I've half a mind to push "Left and Leaving" through, in the vain attempt to get all five of you reading this to listen to The Weakerthans, a band so overlooked by Canadians they're practically on witness protection. And by snubbing Joni, already a winner this round, I’m insulting the two of the five who still don't know how a bracket works. 
But then I just listened to "Both Sides Now" again, and good god. GOOD GOD. For years I thought this was a maudlin sapfest of no redeemable qualities, which I also offer as definitive proof teenagers should never be allowed to vote. Now? It's the clear pond in a forest of Ke$ha. 
Winner: "Both Sides Now"
3. "Mushaboom" by Feist vs. 8. "Bass Song" by Hayden
"Is Hayden the male Feist?" is a question I'd ask if this was a column in The Province, and I'd never heard of Hayden, and was trying to work Feist into the mix so people would actually read it. And yet lo, here they are, butting up against each other in a battle for Canadian supremacy. 
"Bass Song" pretty much summarises Hayden for me. It starts like this:
The day after the storm

I didn't leave the house at all

They assumed from the lack of prints in the snow

That I had been away for some time
And it ends like this: And I couldn't find shit

So I grabbed my bass guitar by the neck and held it above me
Both songs are about winter snow, only in Feist's rural fantasy it sits on rambling roads, whereas for Hayden it begins what sounds like a personal apocalypse. Call me a romantic, but I prefer the Feist idyll.
Winner: "Mushaboom"
3. "A Speculative Fiction" by Propagandhi vs.  6. "Sweet Jane" by Cowboy Junkies
I can't even pretend for this one.
Winner: "Sweet Jane"
4. "Nautical Disaster" by The Tragically Hip vs. 5. "Head Over Feet" by Alanis Morissette
Canadians everywhere were plagued with broken ankles when they leapt from the Alanis Morissette bandwagon, sliding as she did from young actor to teen pop... "sensation"... to Grammy-winning artist to annoying mouthpiece for who knows what she believes. Not even a bizarre cameo as God in Kevin Smith's Dogma could save her. 
Jagged Little Pill is a revisionist album, in that its 30-plus million in sales have aged, over the intervening years, to an attitude of complete and utter derision. "You Oughta Know" got all the press because she referenced -- heaven forfend -- oral sex in a theatre, but let's not forget "Ironic" for introducing millions to the idea by having not a single example of it, and the as-deep-as-a-high-school-grad-quote "You Learn". 
That a complete gem like "Head Over Feet" would be buried in amongst all that drivel, like a perfect plum at a McDonald's buffet, is a triumph, even if the central metaphor actually references a biological reality. In a way that's its entire point -- that a defining characteristic of love can be how completely normal it makes you feel.
All that said even I know it's not a better song than "Nautical Disaster", the Hip's fabulously literal but still evocative ode to seafaring tragedy. It lives to fight another day.
Winner: "Nautical Disaster"
4. "No One Needs to Know" by Shania Twain vs. 5. "Let Your Backbone Slide" by Maestro Fresh Wes
This is why you bother setting out 64 songs and pitting them against each other for the space of (for now) six columns: to discuss whether Shania Twain or Maestro Fresh Wes wrote a more definitively Canadian song.
Since "Backbone" was a Sean Minogue pick, I asked him for his input:
He said: "'Let Your Backbone Slide' was the reason I learned how to do a backhand-spring as a kid. There's no other acceptable way to dance to this song."
Strong words, my friend. On the list of Canadian rap songs that don't make you crumble inwardly like a shamed turtle, "Backbone" is at the very top, and while it hardly sounds fresh -- the samples, beat, and couplet rhymes placing it squarely in its timeframe -- it still sounds good. Very, very good.
I might be alone in thinking "No One Needs to Know" is an amazing song, and I'm fine with that. If a softly sung, deeply felt tribute to the silliness of love isn't deep enough to be considered great, maybe I don't care about greatness. (Not true. I care deeply.)
That said, "Backbone" told us that Canadians were just as capable of crafting excellent hip hop as any other culture. That so few Canadians have backed that claim up since the Maestro is fodder for another column.
Winner: "Let Your Backbone Slide"

Barry Gibb: 'Vorrei collaborare con Chris Martin dei Coldplay'

Nel corso di un'intervista rilasciata alla testata britannica Music Week, l'ex Bee Gees Barry Gibb ha ammesso di avere, tra i sogni rimasti nel cassetto di una popstar dalla carriera sicuramente appagnate, una collaborazione col frontman e autore dei Coldplay Chris Martin: "Amo i Coldplay e Chris Martin, sono una vera fonte di ispirazione per me", ha ammesso l'artista: "Ci vedremo per i Nordoff-Robbins Award, e questa occasione non voglio lasciarmela sfuggire: ci incontrammo la prima volta in Australia, a Sydney, dove lui era in tournée con il gruppo e io impegnato nel telethon per le vittime dei roghi di Victoria con Olivia Newton-John: riuscimmo a fare colazione insieme e parlammo di scrivere qualcosa a quattro mani. Io ci spero sempre, chissà che questo proposito non diventi realtà".

Una mostra per scoprire la vera Amy

«La mostra su Amy Winehouse a Londra racconterà come lei era veramente lei, in modo molto diverso da come la rappresentavano certi media&». Lo ha detto al Times Alex Winehouse, fratello della star scomparsa nel 2011, che ha ideato un'esposizione sulla vita della cantante in programma dal 3 luglio al 15 settembre al museo ebraico di Camden. «La mostra non deve essere un santuario o un memoriale», ha aggiunto Alex. Infatti non ci saranno solo memorabilia della musicista ma tanti oggetti della sua vita quotidiana, dalle foto di famiglia nel corso delle feste ebraiche, alla divisa scolastica, ai biglietti dei concerti che andava a vedere prima di diventare famosa. SI potrà vedere anche la chitarra che Amy amava di più. «La condividevamo - ricorda il fratello -; forse era il peggiore strumento musicale mai costruito ma per noi aveva un valore affettivo enorme. Per questo lei ci ha scritto molte canzoni e l'ha conservata anche quando si poteva permettere chitarre di gran lunga migliori».

La Passione: il cortometraggio di James Franco per Gucci


L'attore americano James Franco ha una quantità pare infinita di frecce al suo arco: attore, sceneggiatore, regista, modello, romanziere e artista. Franco ha appena debuttato al Festival di Cannes con il suo ultimo film Mentre Morivo, tratto dal romanzo di William Faulkner, e nel frattempo ha trovato il tempo di girare un cortometraggio di quindici minuti per la famosa casa di moda Gucci. Intitolato La Passione il corto è un ermetico omaggio a La Passione di Giovanna D'Arco di Carl Theodor Dryer e vede tra i suoi protagonisti gli ATL Twins con i quali aveva già lavorato in Spring Breakers. Potete vedere il corto in calce alla notizia.

Will Forbes ever write a positive article about Madonna?

We all know legendary Madonna-hater Roger Friedman regularly posted articles on Forbes that were full of lies and negative comments towards Madonna.
According to Wikipedia, Forbes is an American business magazine owned by Forbes, Inc. Published biweekly it features original articles on finance, industry, investing, and marketing topics.
When the MDNA album launched, Roger Friedman made it his personal mission to discredit the album and Madonna. After claiming it wouldn’t reach the #1 spot on the US charts, which it of course did, he used every possible excuse to minimise its success.
Today Forbes announced their 2013 list of the world’s most powerful celebrities.
Unlike most Forbes lists, which are base on earnings or net worth, they decided this time to take the abstract parameter “fame” into account, which is based on impact across social media platforms.
Even though they acknowledge that Madonna is the highest-earning musician of the past 12 months, it’s apparently not enough. According to them, female musicians Lady Gaga and Beyoncé had a better year.
Yeah right…
Here is Forbes’ top 10 World’s Most Powerful Celebrities and their revenue …

1. Oprah ($77 million)
2. Lady Gaga ($80 million)
3. Steven Spielberg ($100 million)
4. Beyoncé ($53 million)
5. Madonna ($125 million) N°1
6. Taylor Swift ($55 million)
7. Bon Jovi ($79 million)
8. Roger Federer ($71 million)
9. Justin Bieber ($58 million)
10. Ellen Degeneres ($56 million)

Cher - Woman's World (Official HD Lyric Video)

Tutti i volti di Madonna

La costumista Arianne Phillips racconta i look del MDNA Tour.
Il tour MDNA di Madonna del 2012 è diventato un documentario che offre una panoramica sulle performance della star e ,anche, sui suoi costumi di scena. Arianne Phillips, costumista della regina del pop, ha rivelato qual è la filosofia dietro a ogni abito. «Li pensiamo come diversi personaggi che Madonna deve interpretare. Ogni personaggio si sviluppa anche a livello visivo, e accompagna le canzoni», ha spiegato a Style.com. «All'inizio dello show si presenta al pubblico vestita da regina, con una corona e un mitra. Poi si spoglia e rivela un personaggio stile “super-vixen”, simile a quello che abbiamo usato per il video di Girl Gone Wild». «L'atto successivo parla dell’esprimere se stessi e avere un messaggio da dare, si apre infatti con il pezzo Express Yourself. L'outfit che indossa è un omaggio alle majorette degli anni Quaranta. Il terzo atto è Vogue e parla dell'identità e dell'invertire i ruoli sessuali. Questa è la Madonna più iconica, che cerca ancora una volta di capire chi è. Infine si trasforma in un carismatico personaggio in stile Giovanna d'Arco».
Il documentario, intitolato Madonna: The MDNA Tour in New York City, è stato presentato la scorsa settimana. Alla premiere la diva del pop si è presentata con cilindro e papillon. Nonostante sia considerata un'icona di stile, persino Madonna non è immune a qualche scivolone quando si tratta di look. «Ogni giorno c'è qualcosa che va storto», ha rivelato la Phillips ridendo. «Si rompono scarpe, si strappano reggiseni, ma d'altra parte questo è ciò che rende un live interessante. Quando sale l'adrenalina, le cuciture saltano e i brillantini si staccano!».

L’ISLANDA DI BJÖRK E SIGUR RÓS IN MOSTRA ALLA ONO ARTE DI BOLOGNA

Björk. Violently Happy in Iceland, è  il titolo della mostra che la Ono Arte di Bologna presenta dal 27 giugno a 19 settembre. In Islanda nascono molte band in grado di cambiare il corso della musica mondiale: Mùm, Sigur Rós e i più giovani Of Monsters and Men, ma  Björk è sicuramente l’artista di spicco di questa terra. Una vera forza della natura. Ha cominciato piccolissima incidendo il suo primo disco a dodici anni, ma solo dopo lo scioglimento della band – gli Sugarcubes – e l’inizio della sua carriera solista è diventata una stella internazionale e non solo in campo musicale.
Lars Von Trier l’ha voluta protagonista (e anche autrice della colonna sonora) del film Dancer in the dark  che vinse a Cannes nel 2000. Ha scelto degli ottimi collaboratori e amici fidati come Michel Gondry e Chris Cunningham.  Ha sposato Matthew Barney,  artista celebre per il noto Cremaster Cycle insomma l’arte è il pane quotidiano di Björk. Le immagini della mostra ripercorrono la sua carriera, da giovane mente creativa a star di livello mondiale, capace di creare reti di collaborazioni non solo nell’ambito esclusivamente musicale. E non solo,  in mostra ci sono anche gli altri protagonisti della scena musicale islandese tra cui i Sigur Rós che, tra l’altro, sono stati scoperti dalla stessa Björk.
Björk. Violently Happy in Iceland, Ono Arte , Via Santa Margherita, 10, Bologna dal  27 giugno al  19 settembre 2013.  La mostra si avvale di cinquanta scatti inediti per l’Italia, e sarà accompagnata da catalogo e arricchita da una serie di proiezioni di videoclip di diversi artisti, come Snorri Bross, Ingibjorg Birgisdottir e Dash Shaw. Le foto esposte sono di Hörður Sveinsson, Renaud Monfourny e Photosythesis.





Amy Winehouse uccisa piu' dalla bulimia che dall'alcol

Una combinazione letale di alcol e droghe sarebbe stata la risposta di Amy Winehouse al peso di onori e oneri della sua fulminante carriera, ma non il vero motivo della sua morte: a sostenerlo è il fratello della cantante, Alex, che se nella sua prima intervista rilasciata al 'Guardian' ammetteva le sue pericolose dipendenze, oggi pone l’accento sui ben più gravi effetti della bulimia che la affliggeva, parlando della vita della sorella e del suo rapporto con lei senza mai scadere nel sentimentalismo. 
L’occasione è stata fornita dall’inaugurazione di una mostra al Museo Ebreo di Camden dedicata alla cantante, che avrebbe compiuto 30 anni a settembre se non fosse scoparsa prematuramente nel luglio di due anni fa. In una lunga intervista, bella e profonda, Alex ha ancora una volta parlato dei problemi della sorella, ma ha sostenuto che ad ucciderla sarebbe stata soprattutto la bulimia, una malattia da cui la Winehouse non riusciva più ad uscire e che la rendeva “più debole e più suscettibile”. 
“Non è una rivelazione, bastava guardarla… Probabilmente sarebbe morta lo stesso nel modo in cui è morta, ma ciò che realmente l’ha uccisa è stata la bulimia”, sono state le parole di Alex. La Winehouse ne avrebbe sofferto fin dalla tarda adolescenza, per poi esserne perseguitata per tutta la vita, come ricorda anche il quotidiano inglese.

Muse, le tappe italiane del Summer Stadium Tour per l'album The 2nd Law

L'attesa è quasi finita. I Muse stanno per arrivare in Italia per le tre date del Summer Stadium Tour che vedranno la band di Teignmouth esibirsi negli stadi di Torino - all'Olimpico il 28 e 29 giugno - e di Roma - il 6 luglio all'Olimpico - con i brani del loro ultimo album The 2nd Law.
Partito il 22 maggio da Coventryil il Summer Stadium Tour dei Muse ha già fatto tappa a Londra, Manchester, Amsterdam, Barcellona, Porto, Berna, Parigi e il prossimo weekend inizierà la fase italiana con le prime due date di Torino - con un sold out per il concerto del 28 giugno - e proseguirà con l'esibizione a Roma per un totale di oltre 130.000 biglietti già venduti.
In 60.000 invece hanno assistito al sold out all'Emirates Stadium di Londra il 25 maggio, in quell'occasione la scaletta dei brani era la seguente: Supremacy, Supermassive Black Hole, Panic Station, Bliss, Resistance, Animals, Knights of Cydonia, Dracula Montains Jam, United States of Eurasia, Dead Star, Feeling Good, Liquid State, Madness, House of Rising Sun, Time is Running Out, New Born, Unintended, Blackout, Guiding Light, Undisclosed Desire, Unsustainable, Plug in Babe, Survival, The 2nd Law Isolated System, The Resistance e infine Starlight.
Chissà se in Italia ripeteranno gli stessi brani o apporteranno delle modifiche, sicuramente però i fan che giungeranno a Torino e a Roma godranno in pieno della magica musica dei Muse e dell'esperienza totalizzante che offrono nei loro live sempre curati nei minimi dettagli con scenografie futuristiche e pervasive.
Inoltre i milioni di fan del trio formato da Matthew Bellamy, Dominic Howard e Christophe Wolstenholme potranno ascoltare alcuni brani della band alternative rock britannica anche nelle sale cinematografiche - in Italia a partire dal 27 giugno - grazie alla colonna sonora del film World War Z, con Brad Pitt, a cui i Muse hanno partecipato con alcuni brani presenti nell'ultimo album The 2nd Law come Isolated System e Follow Me.

Interior. Leather Bar.: dal 1980 di Cruising ad oggi, sperando in una contaminazione

Presentato in anteprima al Sundance, e in Italia al Torino GLBT film Festival e al Festival MIX di Milano, Interior. Leather Bar. è l'ennesima pellicola sperimentale con cui James Franco si confronta con il mondo queer. Discussa e dibattuta, è un'opera multi-sfaccettata che fa il punto sulla situazione su cultura queer e su cultura mainstream, partendo dal 1980 di Cruising per arrivare a oggi.
James Franco è più furbo o più coraggioso? È la domanda che si pongono in tanti, visto che l’attore non si dà pace e, nonostante sia da anni sulla cresta dell’onda, e nonostante sia ricco e abbia tutto, continua ad esplorare il mondo delle Arti e a sperimentare con il mezzo cinematografico. Qualcuno dice che punti molto sul mondo gay perché, essendo lui molto desiderato a livello fisico, la cosa paga senz’altro.
Però, mentre ragioniamo su quanto sia furbo, su quanto tempo libero abbia, su quanti progetti voglia ancora realizzare, su quanto sia narciso, su quanto sia appetibile per ogni tipo di pubblico interessato alla bellezza maschile ecc. ecc. ecc., lui ci mette la faccia e realizza cose parecchio discusse e controverse. Che però a volte contengono discorsi e ragionamenti molto meno superficiali di quel che si possa pensare.
Il suo Interior. Leather Bar., progetto portato a termine assieme al regista indipendente di San Francisco Travis Mathews (uno da tenere d’occhio), ne è la conferma, nonostante per qualcuno sia l’ennesimo capriccio di una star che si mette in mostra. Ma anzi, tutt’altro: Interior. Leather Bar. è semmai la dimostrazione che Franco si mette in gioco in prima persona e non vuole addolcire la pillola a nessuno. E poi: punta davvero al mondo queer per diventare un’icona, e piacere di conseguenza a tutto e tutti (Il grande e potente Oz, dopotutto, è pur sempre un prodotto Disney)? Ma anche no.
Con Interior. Leather Bar. Franco e Mathews vogliono riportare in vita i 40 minuti censurati di Cruising di William Friedkin, censurato dal mondo eterocentrico (Hollywood e la MPAA) e attaccato dal mondo LGBT perché lo considerava omofobo. Hollywood aveva paura di Cruising per il sesso hardcore che metteva in scena, la comunità gay ne aveva paura perché mostrava a tutto il mondo una fetta di suo immaginario, facendolo uscire dal confine.
Sin da subito Mathews dice che non ha senso ricreare quei 40 minuti originali: vuole semmai raccontarne l’idea che ci sta dietro. Alla fine, in Interior. Leather Bar. se ne vedono circa 5 minuti su 60 di questa “ri-creazione” (girati tra l’altro benissimo, e con una grande attenzione filologica al film di Friedkin: vedere per credere). E infatti: che senso avrebbe avuto rivedere sul grande schermo quei minuti di girato distrutti, ma non diretti dalla mano del loro vero autore?
L’interesse di Mathews e Franco sta altrove, evidentemente. E sta nel ragionare su tutto il processo che porta a girare scene del genere, che contengono fellatio, bondage, sculacciate e chi più ne ha più ne metta (ma nel film di Friedkin pare ci fossero anche scene di pissing e fisting); e poi nelle implicazioni e nelle conseguenze della scelta di girare scene così hardcore, soprattutto a livello di gender e addirittura sociale.
Interior. Leather Bar. è solo in parte un documentario, e molto probabilmente non lo è per nulla. Immagina e quindi ricostruisce quelle che sono le difficoltà e le implicazioni nel girare scene hard in un film mainstream: e quindi, più che riportare in vita quei 40 minuti integrali di girato, decide di riportare in vita il processo che portò Friedkin ad inserire quel girato hardcore nel suo film mainstream, e il processo che portò Al Pacino (all’epoca sulla cresta dell’onda) ad accettare un ruolo così queer, estremo e rischioso.
Solo che James Franco non è affatto uno sprovveduto, e sa che dal 1980 ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti: quindi non può ricreare quel processo in quel momento. Quindi lo trasporta nel qui ed ora, nell’oggi. E infatti Val Lauren recita sé stesso che rifà l’Al Pacino di Cruising, sia il suo personaggio che l’attore che sta recitando quel personaggio. Con tutti i dubbi eterosessuali, con tutta la distanza del caso e, paradossalmente, il fascino che un mondo così nascosto e non considerato dal mainstream finisce per avere su un “novellino”.
Come se Franco stesse dicendo: ah, se il bondage contaminasse il modello eterocentrico che governa il mondo; ah, se il sesso esplicito fosse usato come strumento per raccontare una storia (anche gay) e contaminasse il mainstream; ah, se il queer contaminasse il cinema maschio-centrico ed eterosessuale su cui si costruisce tutto il resto… Certo, l’attore e regista alla fine si scopre pure un po’ troppo, vedi il momento in cui discute con Val della sua visione del mondo.
Ma non stona affatto che Franco si scopra un po’ in questo film che si propone come punto di partenza per una discussione che vada al di là della militanza (vedi la bella stoccata iniziale al matrimonio gay all’inizio del film). Che tutto questo ragionamento multi-stratificato su cultura queer e mainstream, su censura, sul sesso e tutto il resto, arrivi da un attore che si dichiara eterosessuale dovrebbe far pensare. Va da sé che poi il film è anche un doveroso omaggio ad un film rivoluzionario e coraggioso che, proprio perché avanti rispetto a tutto e tutti, non fu capito da nessuno.
Ecco cosa ci dice Interior. Leather Bar.: abbiamo fatto passi avanti rispetto al 1980, di battaglie ne sono state fatte e sono state pure vinte. Ma ancora non si trova un modo per far convivere il mondo queer - con tutte le sue doverose differenze rispetto al modello eterocentrico - con il mainstream. Perché l’etero Val, oggi, capisce che due uomini che fanno l’amore su un divano possono suscitargli addirittura una sensazione di tenerezza solo dopo averli visti, quindi in qualche modo vissuti.
E quando si allontana a fine film, come il personaggio di Pacino nel finale di Cruising, pare ormai che la contaminazione sia avvenuta: e nulla sarà più come prima. In Cruising, Pacino forse cominciava un percorso di presa di coscienza della propria sessualità. In Interior. Leather Bar., Val forse finisce un percorso di presa di coscienza dell’esistenza di una diversità, ed inizia a conviverci. Questo è il cambiamento che fa ancora paura, di questo ci parla Interior. Leather Bar..

Madonna/Klein # Secret Project - Official Trailer

Meryl Streep. La grandezza del “non farsi trovare”.

Non finiremmo più se ad ogni compleanno di Meryl Streep ci mettessimo a elencare tutte le sue formidabili incarnazioni (per citarne solo due degli ultimi dieci anni: Hannah Pitt in “Angels in America” e Sorella Aloysius ne “Il dubbio” ). Per questo suo sessantaquattresimo, ecco giusto alcune ammirate considerazioni.
Può capitare che anche i veri tough-guys della critica si ritrovino di punto in bianco prosternati ai piedi di un artista inattaccabile, incensurabile, invincibile. In una parola, superiore.
E’ emozionante leggere come Diderot si sciolga di fronte al maestro delle nature morte Jean-Baptiste Chardin: «O Chardin, […] è la sostanza stessa degli oggetti, è l’aria e la luce che tu afferri con la punta del tuo pennello e che fissi sulla tela».
All’inizio dell’anno scorso il rinomato e giudizioso critico cinematografico Paolo Mereghetti si stava diderottianamente sciogliendo per la performance di Meryl Streep in “The Iron Lady” (2011, Phyllida Lloyd): l’attrice – maga come lo Chardin di Diderot – spariva come Meryl Streep e riappariva come Margaret Thatcher.
Nessuno negherebbe che la Streep – che oggi compie sessantaquattro anni – sia una diva, ma tradizionalmente esserlo implica un metamorfismo incompleto: il pubblico si aspetta di intravedere la specifica del divo sotto il personaggio.
Invece Meryl Streep porta il metamorfismo alle estreme conseguenze. Non c’è un quoziente fisso di merylstreepità, ma un quoziente fisso di verità. Il pubblico la conosce e va a vederla appunto per “non trovarla”.
Katharine Hepburn la accusava di essere troppo cerebrale; c’è sì qualcosa di Meryl Streep che si vede in trasparenza: le rotelle del suo cervello. Sarà…
La Streep ha dichiarato di sentirsi una performer musicale: è sia la suonatrice sia lo strumento. Se noi radiografassimo un pianoforte, non ci stupiremmo di vedere al suo interno i martelletti che si danno un gran da fare. Ma non per questo la musica ci sembrerebbe meno magica e più costruita.
Pertanto, bando alle ciance: là dove si inchina il Mereghetti mi inchino anch’io. Bisogna permettere alla meraviglia di fare il suo lavoro, senza opporre resistenza, le poche volte che – fortunatamente – capita.

Roger Daltrey: vedo l’influenza degli Who nei Muse

Lo storico leader degli Who, Roger Daltrey, intervistato di recente da NME ha dichiarato di vedere l’influenza della sua band nei Muse:
“…tanto per fare un esempio, potrei senza alcun dubbio immaginare gli Who in una band come i Muse. Stanno facendo esattamente quello che facevamo noi negli anni ’70, ma con nuove tecnologie. Sono dei grandissimi musicisti e si esibiscono ogni volta in maniera straordinaria.”
Daltrey ha inoltre parlato del “Quadrophenia And More European Tour”, iniziato l’8 giugno a Dublino e che proseguirà con una decina di date in Inghilterra. L’esibizione include la versione live integrale dell’album del 1973 Quadrophenia, con l’aggiunta dei pezzi più celebri che hanno fatto la storia degli Who. A tale riguardo ha affermato:
“Sì, ci stiamo guardando indietro, ma “Quadrophenia” si è comunque mossa in avanti, perchè è senza tempo. E’ un classico. E’ musica classica rivista in chiave rock.”
Parlando invece a riguardo del futuro degli Who dopo il Quadrophenia And More European Tour, il chitarrista ha dichiarato:
“Non credo che si dovrebbe mai dire: ‘Questa è l’ultima volta’. Nella musica non si può mai dire così. Ti potrebbe capitare di rimanere fermi per uno, due, tre, quattro, cinque mesi, o addirittura anche per un anno, non avendo più voglia di risalire su un palco. Però poi all’improvviso ti svegli e ti ritorna la voglia di rifarlo di nuovo. Non dirò mai ‘stop alla musica’, è una cosa che ho nel sangue.”

Madonna: The MDNA Tour – All the teasers














MADONNA: THE MDNA TOUR WORKSHOP | TOTALLY

Sinead O' Connor apre Villa Arconati

(ANSA) - MILANO, 19 GIU - Calendario compatto e di qualita' per la 25/a edizione del festival di villa Arconati, al via il 2 luglio nella dimora d'epoca di Castellazzo di Bollate (Milano) con l'unica data estiva di Sinead O'Connor. Otto in tutti gli appuntamenti della rassegna che vedra' sul palco Goran Bregovic, Daniele Silvestri, Francesco de Gregori, i Buena Vista Social Club e Nina Zilli in un omaggio ad Amy Winehouse, per poi concludersi il 24 luglio con il regista e musicista Woodkid.

Cher - 'Woman's World' Live Performance from The Voice 2013

Cher: l’album Closer To The Truth arriverà il 24 settembre

A ben 12 anni dalla release del suo ultimo studio album “Living Proof”, ora la popstar dalla carriera più longeva della storia della musica sta finalmente per tornare. Sto ovviamente parlando della sessantasettenne Cher, la quale ha scelto questo 2013 come anno destinato al suo come back. La cantante in realtà non è mai sparita dalle scene: negli ultimi 10 anni ha pubblicato più di una raccolta e lavorato più volte come attrice (ricordiamo soprattutto Burlesque, musical che vedeva lei e Christina Aguilera come protagoniste e che ha ottenuto un notevole successo al botteghino incassando 98 milioni di dollari), il che l’ha aiutata a non perdere la sua grande fama. Dopo aver pubblicato il suo nuovo singolo “Woman’s World”, l’interprete ha finalmente annunciato quali saranno il titolo e la release date del suo venticinquesimo album. Il disco si intitolerà “Closer To The Truth” e sarà pubblicato in formato fisico e digitale a partire dal prossimo 24 settembre.
Nonostante manchino la bellezza di 3 mesi per la sua pubblicazione, la cantante di “Believe” ha già reso disponibile il pre-order del disco su iTunes, il che avrà sicuramente ripercussioni positive sulla futura first week dell’album.

'Palo Alto Stories' di James Franco

Come molti altri suoi colleghi del cinema indipendente, anche James Franco ha intenzione di realizzare uno dei suoi prossimi progetti attraverso Indiegogo, la celebre piattaforma di crowdfounding, per mezzo della quale, con il contributo della gente comune, è possibile raccogliere fondi per finanziare la produzione di film, musica, arte, spettacoli teatrali e molto altro.
Nel video che vi proponiamo, James Franco, in visita nella sua Palo Alto, spiega la situazione: chiede al pubblico di aiutarlo a finanziare tre film tratti dalla sua raccolta di racconti In Stato di Ebbrezza (Palo Alto: Stories) - il budget finale è di 500 mila dollari. I film, come i racconti, tratteranno di come i ragazzi vivono l'adolescenza nella sua città natale, tema molto caro a Franco, e saranno diretti da quattro giovani registi, tutti provenienti dalla New York University: Nina Ljeti, Vladimir Bourdeau,Bruce Thierry Cheung, e Gabriel Demestree.
"La gente crede che per via del mio nome, sia facile produrre dei film, ma non è così", spiega Franco. "Molte volte ho impiegato i miei soldi per produrre i miei film e quelli dei miei studenti, ma in questo caso è diverso, abbiamo bisogno di più risorse."
I proventi ottenuti dalla vendita di questi tre cortometraggi, verranno poi devoluti a Art of Elysium, l'associazione no-profit sostenuta da James che si impegna nel promuovere arte (in tutte le sue forme) negli ospedali e strutture pediatriche.
Questo è decisamente un bel modo per produrre arte, e noi di James Franco Italiasosteniamo il progetto.

“Madonna: The MDNA Tour” World Premiere Screening at the Paris Theater, New York (18 June 2013)

Madonna attended the world premiere of the “Madonna: The MDNA Tour” that was screened at the Paris Theater in New York. Pictures and Videos.

Check out this interview with AccessHollywood…
 
During the Q&A after the screening, Madonna was in a very good mood and had lots of fun answering fan questions. She also confirmed that the MDNA Tour Workshop documentary will be included on the DVD. Here are some of the questions asked, transcripted by Madonnarama.com What kind of workout did you do on tour to keep yourself in shape? I hate those questions. I did the show every fucking night, ok? (crowd laughs) My workouts got smaller and smaller as the tour went on, as I became more exhausted. What were your favourite moments from the show? I loved all the fighting and shooting and violence for Gang Bang. I’m sorry. It was just pretend, but it was fun. I loved it. I got a lot of the agression out and felt so much better afterwards. I loved “Sagarra Jo”. It’s such a joyful song. I loved doing “Love Spent”. It felt small and intimate. A moment to act and feel, be real. Of course, the end of the show. Every night of the show I had different fun moments. Those were my highlights. How did you go about putting this together from all those different places? Basically me and the editor, Danny Tull, strangled each other. There was a lot of work that got put into this, because we filmed all over the world. The base of the show was in Miami, but we used footage from France, England, Argentina, New York… Imagine all that footage and all that time code didn’t match up. It was a lot of hard work. Danny Tull, wherever you are, thank you for putting up with my endless requests for perfection. I’m still looking at it and seeing that it’s not perfect. From beginning to this moment, it has been a labor of work. Hard work baby. Thank you all for coming. I can now put my legs up, have a drink and feel like I finished my job. Fuck yeah!
















The night ended with a new teaser for the #SecretProject…
Wow!