Cate Blanchett volto da Oscar: svelo le fragilità delle donne

«La mia infanzia difficile, segnata dalla morte di papà»
LOS ANGELES — Nei sondaggi per i prossimi Oscar, Cate Blanchett è la favorita per il film diretto da Woody Allen. Ride la diva australiana, già cinque nomination agli Oscar con una vittoria (attrice non protagonista nel 2005, nei panni di Katharine Hepburn in The Aviator). Paragonata a Meryl Streep per la sua bravura, racconta nella suite di un albergo di Beverly Hills: «Quando mi dicono che sono una donna di 44 anni realizzata e che la mia interpretazione della sconfitta Blue Jasmine offre l’immagine di una femminilità diversa, rispondo che l’animo umano ha tante sfaccettature. Il primo privilegio del mio lavoro è la possibilità di vivere vite altrui... Però io sono anche una moglie e una mamma a tempo pieno. Nessun impegno vale i momenti con i miei tre figli maschi di 12, 8 e 5 anni. Vivo con quattro uomini, compreso mio marito: a volte è un vero spasso. Più eccitante che baciare Di-Caprio o Brad Pitt».
Una vita privata senza gossip. Da 17 anni è moglie dello scrittore e uomo di teatro Andrew Upton. È un modello di stile ed eleganza, una donna colta che a teatro ha interpretato i testi più complessi di Tennessee Williams, Shakespeare, Ibsen, David Mamet. La vedremo presto in The Monuments Men di e con George Clooney e in due film di Terrence Malick.
Dopo una pausa di sei anni per la conduzione della Sydney Theater Company, i suoi programmi sono impressionanti... 
«Il tutto smentisce il fatto che dopo i 40 anni sia difficile per una donna avere bei ruoli. Non ho alcunché contro Hollywood, sono stata felice quando mi hanno regalato una stella sulla Walk of Fame e ogni volta che si va a Los Angeles i miei figli fanno festa perché a loro piace viaggiare, venire con me a visitare i musei, conoscere le diverse culture».
Com’è stata invece la sua infanzia?
«Mio padre era texano. Si era trasferito in Australia per il suo lavoro nella United States Navy e qui si era sposato con Ruth, la mia splendida mamma. È morto quando ero bambina: mi sono sentita abbandonata dal mondo, ho imparato presto a percepire la fragilità della vita. Mi piaceva leggere e ascoltare musica: Nick Cave era il mio idolo quando sognavo di essere una rockstar per vincere la malinconia. Non conosco le note, ma la musica mi tiene compagnia. Come i libri. Ai miei figli non leggo solo Roald Dahl, ma anche Ionesco e Italo Calvino».
Eclettica in tutto? 
«Curiosa di confrontarmi con gli altri. Mi impegno in pari misura come matrigna di Cenerentola nel film diretto da Kenneth Branagh e in coraggiosi lavori d’autore come Carol da una storia di lesbismo di Patricia Highsmith, che Todd Haynes dirigerà».
Non sempre, però, Hollywood regala un anno con tanti ottimi film in lizza per Oscar e Golden Globe...
«Hollywood è ricca di talenti e sostiene anche quelli di autori e interpreti stranieri. Sono stata Irina con Indiana Jones, Marion con Robin Hood, la compagna di Benjamin Button... Applaudo tanti blockbuster che divertono i giovani».
Ha spesso lanciato strali contro chi giudica negativamente gli impegni pubblicitari delle superstar...
«Sbaglia chi critica i testimonial della moda, che come il cinema è arte creativa e business. Sono fiera della mia collaborazione con quel genio dello stile che è Armani, ma mi impegno anche come ambientalista del movimento SolarAid. Matt Damon e George Clooney fanno pubblicità, ma ricordo che entrambi finanziano associazioni benefiche».
Lei ci ha regalato ritratti straordinari. Ce n’è uno che predilige? 
«Più di uno, dal Bob Dylan in Io non sono qui alla Galadriel del Signore degli Anelli, alla mia Regina Elizabeth. Ho sentito molto ogni turbamento e discesa verso la follia di Blue Jasmine».
Come spiega il successo del film di Allen?
«Woody è unico. Blue Jasmine ci parla del nostro tempo, di vite sgretolate dalla crisi economica e che rivelano le vanità nelle quali viviamo, fallendo e perdendo molto».
Allen ci ha dato tanti profili di donne. Quali l’hanno colpita? 
«Prediligo le sorelle di Interiors con una Diane Keaton strepitosa più che in Io & Annie. Amo le brave attrici, le donne dedite a qualcosa che sentono, il che non esclude femminilità, curiosità per il glamour della moda. Io non mi sento sexy né bella come attrici giovani, brave e sensuali (penso a Amy Adams) ma per le donne è importante saper esprimere personalità e stile».
Qualche esempio?
«Julie Delpy, che ha scritto la storia vera, che io ho interpretato e prodotto, di una donna afflitta da un cancro. Ammiro Liv Ullmann che dice a noi tutte: “Bisogna saper essere sempre innamorati per sentirsi vivi”».
http://cinema-tv.corriere.it/cinema/14_gennaio_05/cate-blanchett-volto-oscar-svelo-fragilita-donne-0adda022-7613-11e3-b130-d13220de9ace.shtml