Chi sono i Fag Stag?

Non ci sono più gli omofobi di una volta. Sono sempre di più gli uomini etero a proprio agio con i gay. Difendono i diritti arcobaleno con più forza di chiunque altro; un po' perché ci credono, un po' perché conviene loro farlo. Per capirci, sono tutto ciò che la Russia di Putin non accetterebbe mai: i migliori alleati dei gay anche per questioni politiche decisive, come la scelta di partecipare o meno ai giochi olimpici a Sochi. Ne sono un esempio i 13 atleti tedeschi, di comprovata eterosessualità che si sono baciati per l'edizione tedesca di GQ e hanno coniato l'hashtag #mundpropaganda. Gli americani li chiamano fag stag e sono la versione maschile delle fag hag, le amiche dei gay. Per fag si intende "omosessuale" e per stag sia "cervo" che "maschio senza compagna".
Benché Hollywood abbia nelle sue migliori sceneggiature colpevolmente snobbato il fenomeno, le star si sono candidate non solo al campionato gay friendly ma anche a essere reginetti dei fag stag. Macklemore, con l'hit Same Love ha contribuito ad abbattere il tabù nel genere musicale più macho di sempre: il rap. Sulle nozze gay è Brad Pitt, nel 2006, a rilasciare la più potente dichiarazione: «Angie e io non ci sposeremo finché non sarà possibile farlo per chiunque altro nel paese». Ci sono poi quelli con un'eterosessualità incontestabile. Quando Gawker, il blog per sapere tutto sulle celebrity, chiede al porno attore James Deen se baciare un uomo in Canyons (Paul Schrader, 2013) lo abbia messo a disagio, risponde: «No, non mi faccio grossi problemi, non era il primo»: segue discussione sul non temere d'essere scambiati per gay. Sulla copertina di settembre di Out, storico magazine gay americano, c'era Joseph Gordon-Levitt che promuoveva Don Jon, commedia sulla dipendenza sessuale. Gordon-Levitt qualche anno fa ha filmato i paparazzi che lo inseguivano. Uno di loro gli dice: «Abbiamo visto una giovane star con un ragazzo, era sottinteso ci fosse qualcosa. Quando c'è il sospetto che un divo sia omosessuale, la gente impazzisce per la curiosità». Gordon-Levitt non ha urlato, non ha tirato pugni, non si è arrabbiato. Non è gay ma non smentisce, non ce n'è bisogno: «Sarebbe di cattivo gusto», dice. Il video diventa virale, e lui ci fa una bella figura. In Italia, Riccardo Scamarcio ha dichiarato che, sul set: «Non è un problema dover baciare un uomo», come in Mine vaganti. Ma l'Oscar per il ruolo di fag stag va all'attore che ha interpretato: 1) il compagno dell'attivista Harvey Milk; 2) lo scrittore Allen Ginsberg in Howl; 3) il poeta Hart Crane in The Broken Tower. Tutti ruoli gay. Colui che ha diretto Interior - Leather Bar, documovie sulle scene hot, censurate nel film Cruising di William Friedkin. Colui che ha provocatoriamente pubblicato su Instagram una foto in cui bacia un ragazzo. È etero. Stiamo parlando di James Franco. Va fatta una precisazione: solitamente, quando un attore recita in un ruolo gay sente la necessità di specificare di non esserlo. Perché rischierebbe di essere imprigionato nel ruolo per sempre, un effetto che Rupert Everett dice di conoscere bene. Michael Douglas ha interpretato il pianista Liberace, ma subito dopo ha sentito la necessità di rivelare al mondo che il cancro alla gola era dovuto a un virus trasmesso dal sesso orale alla moglie Catherine Zeta-Jones (sciocchezza ritrattata in 48 ore). Ecco: James Franco è diverso. Al punto d'aver chiesto ai migliori comici americani di organizzargli un roast show sul canale Comedy Central. Il roast è una tradizione nella quale ci si sottopone come bersaglio alle cattiverie più irriverenti. O, come dice l'attrice brillante Sarah Silverman, è quello spettacolo in cui fingi di ridere di te stesso e passi i giorni successivi a letto ripensando alle crudeltà. Prevedibilmente, la mai accertata omosessualità di Franco è stata un bersaglio facile. Il caratterista Seth Rogen lo ha descritto: «Tutti gli uomini vogliono essere lui e lui vuole essere in ogni uomo». E questa è l'unica riferibile. Ormai Franco ci è abituato. La copertina di aprile di Attitude, magazine inglese scelto da Tony Blair e Dave Cameron per rivolgersi all'elettorato gay, titolava: «James Franco: Hollywood gayest straight man». La cosa interessante non è che un uomo adulto e sexy venga sospettato di omosessualità, succede sempre, ma è la sua reazione. Cioè quello che lo rende un perfetto fag stag su cui tarare ogni descrizione. In un’intervista al The Daily Beast all’indomani del roast, Franco ha dato prova di savoir-faire: «Bene, battute gay, avanti così. Non sono insulti. Non mi importa se le persone pensano che sono gay, sapete cosa? Magari fossi gay». Rimorchia donne comunque e nel ruolo del gay non si è imprigionato: lo fa volontariamente. Ha vinto lui. Ha capito che la sua autopromozione passa per quel settore di mercato.
Un tempo era un fenomeno femminile. Sedici anni fa Julia Roberts tentava di far fallire le imminenti nozze di un ex per riconquistarlo. De Il matrimonio del mio miglior amico (p. J. Hogan, 1997) rimane la scena finale, o ciò che gli antropologi useranno (insieme a quasi tutti i film in cui appare Julianne Moore) per la definizione puntuale di fag hag. Fallito il piano per riconquistare l’ex non rimane che consolarsi con l’amico gay, George (Rupert everett), che avvicinandosi dice: «Forse non ci sarà il matrimonio, forse non ci sarà sesso, ma ci sarà almeno il ballo». Una single, nel 1997 come oggi, per superare un fallimento aveva un paio di certezze: i dolci e l’amico gay. Si è puntato sulla scelta dietetica. per le donne lo stereotipo del gay come amico sensibile, simpatico, bello, che sa consigliarti il vestito e che non ti giudica come inevitabilmente fanno le amiche (ma soprattutto come fanno gli uomini) è rassicurante. Il gay è l’amico con cui non c’è tensione sessuale. Quello che ti fa sentire una principessa anche quando non vedi un parrucchiere da settimane (e tu fingi di crederci, perché la sospensione d’incredulità è tutto, quando si tratta di risparmiare soldi per l’analista). Hanno finito per farlo anche gli etero. «Ho molti amici gay» può significare due cose: o che si sta per addolcire una critica sgradevole o, ed è il caso che ci interessa, presentarsi come persone di mondo. avere un amico gay è socialmente qualificante, ti definisce come progressista. Dell’amicizia gay il fag stag apprezza prevalentemente due cose. La prima è proprio ciò che manca tra una donna e un gay: la tensione sessuale (esiste una sottocategoria porno per ogni nostro desiderio, e c’è anche quella dell’etero corrotto dal gay). Questo fatto noto da entrambe le parti genera un sottile imbarazzo. Generalmente gli etero sono così grossolani da pensare che il solo fatto di essere uomini li renda sexy. Qualsiasi uomo, sia pur fuori forma, basso, stempiato, troppo peloso o troppo poco (a seconda dei gusti), si aspetterà degli apprezzamenti al punto di preoccuparsi quando non li riceve. Nel caso non sia tu a lusingarli saranno loro a richiederli: «Ma ti piaccio?» e/o «ma lo sai che generalmente ho molto successo?». E arriviamo alla seconda cosa: l’assenza di competizione. Il rapporto si basa sul reciproco bisogno di riconoscimento. Un etero può sentirsi macho anche se le donne non se lo filano. Il gay può sentirsi integrato socialmente. Entrambi sono felici. Per non parlare del lato confidenziale: l’etero chiederà un parere sul perché non è riuscito a farsi una ragazza che sembrava molto interessata, o sul perché lei abbia sbadigliato “durante”. Ragazzi gay, attenzione: il fatto che vi raccontino della loro vita sessuale non significa che vogliano conoscere la vostra. La maggioranza dei ragazzi non è come James Franco. tutto ciò che cercano è un uomo che sembri etero ma che non rubi loro le donne; che li lusinghi senza essere invadenti, ricoprendoli di complimenti che normalmente non ricevono (di sicuro non dalle femmine). In attesa della commedia romantica in cui Franco tenta di rovinare il matrimonio della sua ex e finisce a mangiare gelato con l’amico, i gay rimangano reperibili. Quello che vogliono i loro amici etero, dopotutto, è un ballo o un dolce: i gay sono le monoporzioni del supermercato che li nutre.
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