Charlotte Gainsbourg: lo stile? Questione di famiglia

Al cinema in Nymphomanic, sul red carpet in Nicolas Ghesquière
Alla prima uscita per Nymphomaniac, sul red carpet di New York, si è presentata in total look Louis Vuitton. Meglio ancora: Charlotte Gainsbourg ha sfoggiato il “look 25″ della collezione A/I 2014/15, la prima disegnata Nicolas Ghesquière come Direttore Artistico della linea donna. L’ultimo step di una liaison che sembra non aver fine, inziata quando lo stilista era a Balenciaga e lei, in pratica, non vestiva altro (qualche eccezione per Chanel e Anthony Vaccarello). La liaison più amichevole che dangeroux, tra un lui che diceva “Charlotte è un un terzo minimal, un terzo glamour e un terzo underground: unica” e una lei che replicava (all’epoca di Balenciaga, appunto) “Non seguo la moda, io vesto Balenciaga”: il couturier e la sua musa. Aggiungete che la madre è Jane Birkin, icona che diede (tra l’altro) il suo nome alla bag di Hèrmes.
Vista nei dettagli, CG non è quella che si definisce la classica bellezza (lo ripete lei, spesso). Ma ha stile da vendere. Perfetta, quindi, per magazine e fotografi di tendenza. CG è l’icona più analizzata in ogni minimo accessorio (“Mi piacciono i boots da cowboy che compro a Londra da R.Soles, e i jeans Notify che porto fino a consumarli”), la più interrogata su look, stilisti e robe di riferimento (“Casual, Balenciaga e il trench come passe-partout”): ha anche fatto la testimonial, ma con classe e senza inflazionare l’immagine (Gerard Darel, il profumo Balenciaga). Aspettiamo ulteriori aggiornamenti, post esordio in Louis Vuitton.
Ha i capelli lunghi come li portava sua madre alla sua età. Il volto e anche la voce, soprattutto di persona, sono invece quelli del padre. Charlotte Lucy Gainsbourg, una volta mi ha detto: “Non ho mai pensato: “Sono la figlia di Jane Birkin e Serge Gainsbourg”. Io ho sempre saputo di essere amata, da un padre e da una madre. E questo mi ha formato, mi ha reso quella che sono adesso”. Yvan Attal, attore/regista e padre dei suoi 3 figli, trasforma ogni pellicola in una dichiarazione d’amore. La madre le ha dedicato un film, il suo primo da regista. Il padre l’aveva voluta al suo fianco, quando aveva 13 anni: una canzone (Lemon Incest) e un album (quello del debutto, Charlotte for Ever, che è anche il film diretto lui e interpretato da lei). E Charlotte, nata a Londra nel 1971, di film ne ha girati una quarantina dal 1984 a oggi, vincendo due César e un Premio a Cannes, mentre di album ne ha pubblicati cinque, tutti al top delle classifiche. E non solo francesi. Adesso c’è la curiosità di vederla nel nuovo film di Asia Argento, Incompresa.
Soprattutto il 3 aprile arriva nei cinema Nymphomaniac vol. 1 (il 24 arriverà il vol. 2), il diario per immagini della vita e degli incontri di una ninfomane, che lei interpreta in fase adulta. Perché, oltre che di Nicolas Ghesquière, CG è la di Lars von Trier, il danese pazzo e geniale che dice di amare le donne ma che sullo schermo le fa soffrire, le punisce. Nymphomaniac è il terzo film che girano insieme, dopo Antichrist e Melancholia: film estremi, che altre avevano rifiutato. Non lei. Personalmente ho visto Charlotte piangere (o quasi) quando a Cannes, nel 2011, lui parlò di Hitler in termini “artisticamente lusinghieri”: con lei, incinta ed ebrea, al fianco. Eppure tre anni dopo, siamo qui ad aspettare il film più scandaloso e umano dell’anno, con lei, bravissima, che fa tanto sesso perché è alla disperata ricerca dell’amore. “Solo Charlotte poteva interpretarlo: senza di lei non l’avrei girato”, ha detto Lars. L’ennesimo innamorato.
http://www.amica.it/2014/03/20/charlotte-gainsbourg-lo-stile-questione-di-famiglia/