La confessione di Charlotte Gainsbourg: "Fossi stata uno schianto, mi sarei sentita ancora più a disagio"

È una bellezza complessa quella di Charlotte Gainsbourg: non ti colpisce a prima vista, ma ti entra dentro pian piano, grazie alla complessità visibile solo agli animi più profondi. Figlia di Serge Gainsbourg e Jane Birkin, coppia-icona degli anni'70 (cantavano insieme “Je t'aime... moi non plus” negli anni dei figli dei fiori e della rivoluzione sessuale), ha ereditato tutto il talento dei suoi genitori: cantante e attrice dall'età di 12 anni, ha girato i film più provocatori di Lars Von Trier, da “Melancholia” ad “Antichrist”, fino all'ultimo (e chiacchieratissimo) “Nymphomaniac”. Accanto a un percorso artistico così intenso, che l'ha vista confrontarsi con personaggi difficili e provocatori, Charlotte conduce una vita ordinaria, accanto all'attore e regista Yvan Attal e ai suoi tre figli. 
Due modi di vivere così differenti convivono alla perfezione nel suo modo di essere, «Mi affascina quella forza che alcuni hanno dentro, inarrestabile. Che travolge tutto, anche l'amore per una sorella in “Tre cuori” di Benoît Jacquot. E non c'è ragione che possa fermarla».
Dei suoi 43 anni all'anagrafe, che non dimostra affatto, ha dichiarato «Sa che è un problema non dimostrare la propria età? – ha raccontato l'attrice durante un'intervista rilasciata al femminile TuStyle – Ho la sensazione di andare dritta dalla giovinezza alla vecchiaia! E poi ci ho messo così tanto a stare bene, nella vita, che mi sento adesso all'inizio, e invece ho già 43 anni!».
Avere alle spalle un curriculum di oltre 50 film non è servito a farla abituare ai riflettori puntati su di lei: la timidezza le è rimasta sotto pelle, ormai insita nella sua natura «ho spesso la sensazione di essere altrove – ha proseguito Charlotte durante il flusso di coscienza registrato dal giornalista del magazine- È un mio problema, non riesco mai davvero a sentirmi dove sto». Non si tratta della classica 'testa tra le nuvole', «È che per anni sono stata così insicura... Sempre nel panico, a disagio. Troppo timida per guardare le persone negli occhi. Oggi sono disinvolta, ma quella sensazione resta sotto traccia». Il fisico, poi, ha contribuito a renderla così: «non è una bellezza classica la mia. Per fortuna: fossi stata uno schianto, mi sarei sentita ancora più a disagio».
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