L’ologramma di Amy Winehouse non andrà in tour. Il padre: “Solita spazzatura”

Il Sun aveva fatto circolare la notizia della possibilità di un tour dell'ologramma di Amy Winehouse. A smentire qualsiasi illazione il padre della cantante che in un tweet parla di "solita spazzatura".
Michael Jackson non è l'unico tra i morti eccellenti della musica di questi ultimi anni a far parlare di sé tanto quanto era in vita. Un'altra cantante amatissima che continua periodicamente a dar da vivere ai giornali è Amy Winehouse. L'altro giorno, infatti, era girata la notizia, via The Sun, che i familiari della cantante inglese non sarebbero stati del tutto mal disposti rispetto all'idea di far tornare sul palco la figlia grazie a un ologramma. L'idea, raccontava il tabloid scandalistico inglese, era venuta al miliardario Alki David, imprenditore nel campo dei media digitali, che voleva bissare quello che era successo qualche anno fa quando fu Tupac a essere resuscitato via ologramma. David, infatti, avrebbe comprato la patente per la tecnologia 3D usata in quel caso lanciando un'azienda chiamata Hologram USA. Ci sarebbe stata anche l'accordo della famiglia che gestisce l'eredità della Winehouse.
La notizia, però, è stata smentita oggi stesso dal padre della ragazza Mitch il quale ha affidato la risposta a un tweet in cui ha tacciato tutta la vicenda di "spazzatura totale. Come sempre", "Non c'è alcuna verità nella storia dell'ologramma" ha twittato ieri l'uomo.
http://music.fanpage.it/l-ologramma-di-amy-winehouse-non-andra-in-tour-il-padre-solita-spazzatura/

Anche al cinema 'Biophilia' di Bjork

Bjork, il cui nuovo album uscirà in Italia per la Carosello, l'etichetta indipendente milanese legata alle edizioni Curci, porta sul grande schermo "Björk: Biophilia live", il docufilm legato all'album/app "Biophilia". Il lavoro, che ha una durata di 97 minuti, documenta il concerto che l'artista islandese ha tenuto nello scorso settembre a Londra. Per la regia di Nick Fenton e Peter Strickland, "Björk: Biophilia live" sarà presentato il prossimo 26 aprile al Tribeca Film Festival, la kermesse cinematografica fondata nel 2002 da Jane Rosenthal, Robert De Niro e Craig Hatkoff. "Biophilia" è stata l'ottava prova di studio della 48enne artista di Reykjavik, il cui nome completo è Björk Guðmundsdóttir. Il disco ha debuttato un po' sotto le aspettative, con un picco al numero 21 nelle classifiche britanniche e al 27 in quelle USA.
http://www.rockol.it/news-589080/cinema-biophilia-bjork

''La vendetta veste Prada, il ritorno del diavolo'', il sequel del libro che ha conquistato la critica dieci anni fa

La vendetta veste Prada, il ritorno del diavolo” è un libro scritto da Lauren Weisberger ed è pubblicato in Italia dalla Piemme edizioni. il romanzo è l’atteso sequel de ”Il diavolo veste Prada” che nel 2004 conquistò pubblico e critica al punto diventare anche un successo cinematografico con Meryl Streep e Anne Hathaway.
Confesso “il peccato originale”: non ho letto “il diavolo”, ma ho apprezzato, come molti, il film. Ero stato colpito ancora una volta dall’immenso talento della streep e se possibile, e d’aver amato ancora di più Anne Hathaway. Andrea, Miranda e gli altri ”alieni” del frenetico mondo della moda mi avevano lasciato un ottimo ricordo e così non ho resistito come tante fan, ed ho preso la mia copia in libreria. ero davvero curioso di conoscere cosa era successo ai “miei alieni” preferiti. Se il “diavolo” era il romanzo d’esordio , “la vendetta” arriva dopo che altri libri hanno consacrato l’autrice americana a livello internazionale. Sono passati dieci anni ed Andrea Sachis è cresciuta, maturata e sta per sposarsi. non con il suo fidanzato storico Alex, ma con il ricco e fascinoso Max.
La sua “storica” nemica Emily è diventa la sua migliore amica ed insieme hanno fondato “The Plunge”, una rivista ”cool” sui matrimoni. Andy, poco dopo il matrimonio, scoprirà d’esser incinta. il libro segue l’attesa e soprattutto ci racconta le emozioni che prova la donna di fronte a questo significativo cambiamento di vita. Tutto sembra procedere per il meglio, quando all’improvviso il passato torna a bussare o sarebbe più giusto dire torna “il diavolo” alias Miranda. La rivista di Andy ed Emily diventa oggetto di una complessa acquisizione da parte di “Runway”. Andy sarà chiamata a fare delle scelte importanti e tornerà a “scontrarsi” con miranda con esiti imprevedibili dal punto di vista professionali e personali.
Il libro si legge con leggerezza, scritto bene , ma personalmente non mi ha incantato, come speravo. Durante la lettura, la mia mente immaginava le scene sullo schermo con le storiche protagoniste ed onestamente il sequel mentale non mi convinceva. Il libro non ha quel ritmo che si aspetta da un sequel. L’originalità e la freschezza dei dialoghi evidenti nel film, in questo libro sono appena accennati. I protagonisti sono “maturati”, ma lo spettatore non ne rimane coinvolto, come si augura l’autrice. 
Andy è cambiata, sa bene cosa vuole e cosa non vuole. Ha chiare le sue priorità ed è pronta a tutto per difendere la sua libertà. Il finale è agrodolce, ma non soddisfa il palato del lettore, che ha “mangiato” il libro” con il ricordo di prelibati sapori passati. riparerò presto al "mio peccato originale", il "diavolo" va letto fin dall'inizio. Ma con "la vendetta" il lettore non riesce a sognare come gli è capitato nel film. La sensazione è come quella d’aver voluto indossare dopo dieci anni, un vecchio vestito, a noi caro, ma nonostante la buona volontà e la discreta forma, ti rendi conto guardandoti allo specchio che il tempo , spesso, non collima con le aspettative.
http://www.libreriamo.it/a/6985/la-vendetta-veste-prada-il-ritorno-del-diavolo-il-sequel-del-libro-che-ha-conquistato-la-critica-dieci-anni-fa.aspx

Chris Martin Cat Power: insieme per Wish I Was Here

Chris Martin e Cat Power canteranno insieme la song Wish You Was Here. Il leader dei Coldplay (che sta divorziando dalla bellissima Gwyneth Paltrow) e la regina dell’indie a stelle e strisce hanno scritto e registrato questa canzone, che entrerà a far parte della colonna sonora di un film. Per la precisione la pellicola in questione è proprio Wish You Was Here, film sequel del debutto di come regista di Zach Braff (La Mia Vita A Garden State), volto noto anche nel nostro Paese per essere stato uno dei protagonisti della celebre serie televisiva Scrubs. Il primo film è del 2004 e il suo sequel è già stato presentato all’ultima edizione del Sundance Film Festival. La versione che è stata portata in proiezione, però, non era definitiva, visto che mancava appunto la colonna sonora.
Nel cast della pellicola trovano spazio anche Kate Hudson, Jim Parsons, Mandy Patinkin, Ashley Greene (sì, quella di Twilight) e Joey King.
“Il brano – ha detto Zach Braff, entusiasta per questa collaborazione da inserire nella sua soundtrack – è una delle canzoni più belle di sempre”. Insieme a Cat Power e a Chris Martin dei Coldplay la colonna vedrà anche la sapiente collaborazione di Shins e Bon Iver, nomi di spicco del panorama musicale americano. La parte strumentale della canzone Wish You Was Here cantata da Chris Martin e Cat Power, invece, è stata affidata a Rob Simonsen, nome noto per aver già partecipato alla colonna sonora di Parnassus e Vita Di Pi.
Insomma, non vediamo l’ora di ascoltare questa canzone. Non ci interessa dei problemi sentimentali di Chris Martin né di quelli finanziari di Cat Power. Noi amiamo solo la musica.
http://www.musica10.it/chris-martin-cat-power-insieme-per-wish-i-was-here-54299.html

Nymphomaniac è commovente... Ed è un capolavoro

Di Christian Raimo
Una donna giace nel cortile interno di un palazzo, è ferita, mezza morta. Arriva un uomo, decide di portarla in casa, le lascia un letto per riposarsi, le offre un tè. Poi le chiede di raccontargli la sua storia. Lei si chiama Joe, lui si chiama Seligman. Lei è interpretata magnificamente da Charlotte Gainsbourg, lui superbamente da Stellan Skarsgård. Questo è l’inzio di Nymphomaniac , che ovviamente lungi dall’essere tutte quelle puttanate che si scrivono nei titoli dei giornali (“scandalo”, “provocatorio”, pornografico”), è un meraviglioso, tenerissimo, avvolgente, trattato visivo di quattro ore e passa – nella sua versione più breve; cinque e mezzo nella lunga, che uscirò quest’estate – sul desiderio, uno di quei film da mettere nella collana di perle di Lars von Trier insieme a Le onde del destino, Dancer in the dark, Dogville e Melancholia.
Il carattere filosofico, espositivo, in qualche modo “a tesi”, del cinema di von Trier qui utilizza vari dispositivi: la divisione in capitoli (otto) – come era ad esempio per Le onde del destino; la sceneggiatura da dialogo platonico tra Joe e Seligman; gli inserti da video-arte (brevi digressioni semidocumentaristiche su varie figure di archetipi culturali che vengono evocati da Seligman); le sovraimpressioni grafiche, alla Peter Greenaway per capirci…
All’interno di questa struttura narrativa più letteraria che cinematografica ci viene raccontata, come una fiaba al camino, dalle sue stesse labbra la storia di Joe: ninfomane, infelice, donna convinta “di essere una brutta persona” – dall’infanzia a quello che è accaduto nel cortile. Seligman la ascolta, la consola, e ogni volta trae spunto dalle vicende di Joe per metterle in relazione con idee platoniche che hanno a che fare con il desiderio, l’amore, le passioni (in una specie di mappatura randomica e fiabesca, ipercolta e infantile, anche qui, della riflessione occidentale). Lei è una ragazza che è stata a contatto compulsivamente con i corpi; lui è uno studioso che ha vissuto solo e soltanto nel mondo dei libri. Lei è puro Es; lui è puro Superego. Lei non sa interpretare nulla della sua vita vissuta come pura adesione agli impulsi; lui sa solo interpretare, apparentemente onnisciente (sa dell’arte dei nodi, della pesca con la mosca, di arte medievale, di Bach e Fibonacci…). Lei è una drogata di sensi, lui è un tossico di idee. Lei ha scopato migliaia di uomini, ha fatto ruotare tutta la sua esistenza intorno ai propri orgasmi; lui è ascetico e, si scoprirà, vergine.
Come con i ragazzi borghesi che facevano finta di essere degli Idioti, come con la stupida Bess delle Onde del destino che si metteva a scopare in giro per amare e guarire il suo uomo dal coma, da anni incurante dei rischi degli eccessi di esplicitezza – il ridicolo, il grottesco involontario, il ricatto del contenuto, il kitsch… – von Trier fa propria la lezione del suo maestro dichiarato Dreyer (di cui, per dire il fanatismo, indossava un vecchio smoking per commentare le puntate della sua serie tv Europa): fregarsene del realismo, usare un formalismo estremo (telecamera a mano, digitale, recitazione teatrale, tutta la roba Dogma e post-Dogma…) per provare invece a attingere a un piano metafisico alimentando la forza simbolica di personaggi imbelli e storditi, forse pazzi, forse imbecilli: come la Giovanna D’Arco interpretata da Renèe Falconetti o il Johannes di OrdetNymphomaniac tutti i personaggi ci appaiono mezzi stonati, stolidi nella loro visione parzialissima, risibile al limite del caricaturale, del mondo esterno. Come dire, il mondo sensibile chiaramente non basta: “Forse l’unica differenza tra me e gli altri è che io ho preteso di più dal tramonto, colori più spettacolari quando il sole arriva all’orizzonte, forse è questo il mio unico peccato”, dichiara Joe all’inizio del suo racconto, facendoci chiedere: è un’esaltata? una sbruffona? Non le crederemmo se il film durasse meno delle quattr’ore e mezza che dura, ma cullati, sedotti dalla sua narrazione, la sua mistica ci appare come una forma di mistica che sembra voler trovare nel sesso non solo una chiave di conoscenza del mondo, ma un possibile passaggio a una dimensione di felicità ultraterrena.
Socialmente inetta, non particolarmente intelligente, l’unica abilità, forse l’unica occupazione di Joe è stata scopare, senza amore, senza relazione: da questo catalogo di atti sessuali e di corpi consumati, ora Joe può passare in rassegna tutte le figure importanti che ha incontrato: un padre amorevole e una madre anaffettiva (una coppia bergmaniano ritratta in un bianco e nero anche qui sul filo dell’effetto parodico), il ragazzo che la sverginò, l’amica con cui mettere in scena giochi erotici, l’amante tenero, l’amante complice, l’amante insistente, due tre capi nei vari lavori che ha fatto, il compagno con cui farà una figlia, una sorta di figlia adolescente che adotterà e che finirà per essere una sua amante, un master con cui costruirà un regolamentato rapporto sadomaso… Quasi tutti questi uomini e queste donne sono chiamati solo con delle iniziali, H o K o L, e anche coloro che sembrano avere avuto nella vita di Joe un’importanza cruciale, come Jerôme (Shia LaBeouf) che è al tempo stesso il suo primo ragazzo, il suo capo e il padre di sua figlia, non paiono aver altra vita che quella di figure simboliche, carte di Propp, facendo dubitare lo spettatore stesso – l’ascoltatore di questa storia – della plausibilità stessa del racconto di Joe. Ma la plausibilità non ci importa (anche quando, come una specie di cameo alla Cassavetes, von Trier inserisce la scena ferocissima, emotivamente pornografica, con la moglie tradita Uma Thurman). La lotta messa in scena attraverso il dialogo tra Joe e Seligman e il racconto della storia sessuale di Joe è quella tra un maschile asessuato e un femminile ipersessuato: sarà mai possibile tra questi due princìpi una qualche forma di relazione?
Sarà possibile una vicinanza che ci sollevi, insieme a Joe, dalla sensazione di abissale solitudine che ci distrugge mentre siamo su questa Terra? Se adesso quest’angoscia non ha le sembianze di un pianeta che sta schiantando proprio contro la Terra come accade in Melancholia (la cui sequenza finale è forse la scena più potente del cinema degli ultimi dieci anni), non per questo è meno profonda. Lo sguardo ottuso di Stacy Martin, la giovane Joe, mentre scopa con chiunque le capiti a tiro, o quello perennemente implorante di Charlotte Gainsbourg, Joe adulta, mentre continua con sempre meno spensieratezza a accumulare incontri sessuali, ci pongono un disperato interrogativo: e se non trovassimo mai, mai, nemmeno in un istante della nostra vita, la sensazione di essere con qualcuno? Per questo è terribile e bellissima (in un bianco e nero cupo, documentaristico) la sequenza dell’agonia del padre di Joe (Christian Slater), l’unica persona per cui forse lei ha nutrito qualcosa di simile a un affetto: in un letto d’ospedale lui urla e si caca addosso, Joe sgomenta lo accarezza e poi va a farsi scopare dal primo infermiere che incontra. È un momento straziante perché la nostalgia di un padre perduto, come istanza salvifica, attraversa tutto il cinema di von Trier e sembra aver a che fare davvero con una richiesta di von Trier stesso, che non ha mai avuto la possibilità di aver un rapporto con il suo padre naturale (la madre gli rivelò solo quando era già grande che il padre con cui era cresciuto non era il suo vero padre e i tentativi di contattarlo sono stati poi abbastanza vani; inol). Sembra che qui, al di là quindi dell’ambizione di fare un film pornografico o un film filosofico di tema sadiano, si riveli la vera potenza interrogativa di Nymphomaniac: un film sul padre perduto. Già nelle Onde del destino il Padre veniva in aiuto di Bess solo alla fine, facendo suonare dal cielo le campane in un miracolo al di là di ogni credibilità anche estetica. Già in Dogville il Padre tornava per ristabilire la giustizia. Questo padre rimpianto in Nymphomaniac si manifesta almeno per lasciare una parola profetica per Joe: dopo averle lasciato l’unica passione che le dà pace, quella per gli alberi (lei conserva dall’infanzia un quaderno in cui ha incollato le foglie e lo sfoglia nei momenti di più acuta disperazione). E se ci fidiamo di questa prospettiva, guardando in modo molto personale, quasi intimo, il cinema di von Trier, ecco che diventa evidente come Nymphomaniac è anche una rilettura delle sue pellicole precedenti, nel tentativo commovente di “correggere” la sua disperazione. Ecco commuovermi alla scena in cui Joe, per andare a farsi picchiare dal master sadomaso (Jamie Bell) che pratica solo nelle ore notturne, lascia da solo suo figlio piccolissimo. La scena ricalca quella iniziale di Antichrist in cui il bambino precipita dal balcone. Anche qui il bambino si alza, scavalca le protezioni del suo lettino: la scena sembra sceneggiata in modo quasi identico, come una auto-citazione, ma ha un esito diverso. La tragedia è evitata per l’intervento provvidenziale del padre Jerôme. Ecco commuovermi ancora, stucchevolmente, di fronte alla scena ripetuta di Joe che cammina nei boschi con il suo padre amato, un quadro archetipico, tanto infantilmente poetico che sembra una preghiera bambinesca, ingenua e naïf.
Ma anche questa volta von Trier ci illude: se questo lunga seduta autoanalitica che è Nymphomaniac (Es e Superego a confronto cercano di dar vita a una relazione possibile), il finale – sorprendente e feroce – ci ferisce ancora più profondamente, lasciandoci con l’unica speranza che questo trauma inesausto darà vita ancora ad altre opere meravigliose, laceranti, come questa.
http://www.ilpost.it/christianraimo/2014/03/28/nymphomaniac/

Ladies and Gentlemen, ecco a voi AuDen!!!









Nymphomaniac al cinema in Italia: a Udine prima nazionale

Sarà a Udine la prima nazionale di “Nymphomaniac Parte 1″, il film che riporta il regista Lars von Trier nei cinema due anni e mezzo dopo “Melancholia”.
La proiezione inaugurarerà il 2 aprile a Udine le proiezioni di “FilmForum Festival 2014″, rassegna promossa dall’Università del capoluogo friulano e giunta alla 21/a edizione.
Presentato al Festival di Berlino nella versione ‘senza censure’, “Nymphomaniac Parte 1″ è uscito in questi giorni nelle sale statunitensi e vede tra gli interpreti Stellan Skarsgard, Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg, Shia LaBeouf e Uma Thurman. Ad annunciare la prima nazionale oggi a Udine è stato il direttore artistico della rassegna, lo storico del cinema e docente di cinematografia Leonardo Quaresima, secondo cui
“lo scandalo legato alle parti porno è del tutto esagerato, dal momento che queste parti non sono assolutamente essenziali rispetto all’intera struttura del film dedicato alla polifonia”.
Il festival, in programma tra Udine e Gorizia, ospiterà poi il 3 aprile la proiezione dello storico film ‘The Devils’ di Ken Russell (1971) in versione restaurata e ‘X-rated’ con Vanessa Redgrave. “Un evento nell’evento – ha spiegato Quaresima – poiché anche questa pellicola che fece scalpore non si vede sugli schermi italiani dagli anni Settanta”.
In calendario anche la presentazione in prima assoluta, a Gorizia, in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino, di alcuni “Italian classic hard-core movie trailers” (1980-1990) e sempre a Gorizia il 9 e 10 registi e protagonisti delle webseries più famose e più amate si ritroveranno per una due giorni di tavole rotonde dedicate alla cineserialità ‘esplosa’ nelle ultime stagioni sul web. Tra le novità della sezione goriziana del festival, il 5 aprile prima assoluta di “Eccoli”, produzione dedicata a Franco Basaglia a cura dell’artista e fumettista Stefano Ricci, realizzata con il montaggio di materiali inediti della Collezione Osbat Basaglia, di proprietà della Mediateca provinciale isontina “Ugo Casiraghi”.
http://www.blitzquotidiano.it/cinema/nymphomaniac-al-cinema-in-italia-a-udine-prima-nazionale-1825462/

Suffragette prime foto dal set con Carey Mulligan e Meryl Streep

Ecco le prime foto dal set di Suffragette con Carey Mulligan e Meryl Streep. Le riprese si stanno svolgendo in questi giorni a Londra.

Il film racconterà dei fatti realmente accaduti, e si concentrerà sulla storia del pionieristico movimento femminista a favore del suffragio universale, che nell’Inghilterra del 1872 ebbe problemi addirittura con la legge. Le protagoniste della storia erano donne risolute e determinate, che però vennero costrette, da uno Stato brutale, a lavorare e protestare in clanestinità, al fine di guadagnare un altro passo verso la parità trai sessi.
Suffragette arriverà nelle sale USA il 16 gennaio 2015. Il film è diretto da Sarah Gavron e basato su una sceneggiatura scritta da Abi Morgan. Nel cast Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep, Ben Whishaw, Romola Garai, Brendan Gleeson.
http://www.cinefilos.it/cinema-news/2014b/suffragette-carey-mulligan-meryl-streep-104002

Meryl Streep in “Ricky and the Flash” di Jonathan Demme

Meryl Streep reciterà nel nuovo lungometraggio del regista Jonathan Demme
L’attrice Meryl Streep prenderà parte al nuovo progetto di Jonathan Demme, “Ricky and the Flash”, sceneggiato da Diablo Cody, sceneggiatrice di “Juno” e “Young Adult”.
I rappresentanti di Demme e Cody non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento da parte della stampa.
In "Ricky and the Flash" la Streep interpreterà una donna che ha abbandonato la sua famiglia quando era più giovane, per trovare fama e fortuna come rock star. Decenni più tardi decide di essere di nuovo una madre per i suoi figli, ormai estranei, uno dei quali sta attraversando un devastante divorzio.
Marc Platt, che ha lavorato con Demme in "Rachel sta per sposarsi", produrrà il film con il manager di Cody, Mason Novick. Novick ha già prodotto i film sceneggiati da Cody "Juno" e "Young Adult", così come il debutto alla regia di Marc Webb "500 giorni insieme".
Al progetto sono interessati gli studi e le società di produzione di alto livello, tra cui la Universal e la Fox 2000.
Demme e Cody hanno vinto l’Oscar per "Il silenzio degli innocenti" e "Juno", mentre la Streep nella sua carriera ha vinto complessivamente quindici premi come Attrice Protagonista e tre premi come Attrice Non Protagonista.
Demme ha già lavorato con l' acclamata attrice nel remake di "Manchurian Candidate".
http://www.ecodelcinema.com/meryl-streep-in-ricky-and-the-flash-di-jonathan-demme20140326.htm

Paltrow- Martin, lo scatto dell’addio

Finito l’amore tra l’attrice Gwyneth Paltrow, 42 anni, e il cantante Chris Martin, 37, storico frontman della band musicale Coldplay. I due si sono separati dopo undici anni di convivenza. La coppia aveva appena festeggiato il decimo anniversario di matrimonio con una vacanza alle Hawaii. La notizia della separazione è stata comunicata su Goop.com, il sito di lifestyle di Gwyneth Paltrow. «Con i cuori pieni di tristezza abbiamo deciso di lasciarci» ha scritto la star in un post, che ha per titolo Conscious uncopling, “separazione consapevole”. Qua la foto postata da Gwyneth Paltrow per annunciare la separazione
http://www.corriere.it/foto-gallery/spettacoli/14_marzo_25/finito-l-amore-chris-martin-gwineth-paltrow-52f198ce-b46f-11e3-be28-0f08b38e26f7.shtml

Madonna dirigerà Ade: A Love Story

Sei anni dopo Sacro e Profano e tre dopo W.E., Madonna torna dietro la macchina da presa per dirigere l'adattamento del romanzo di Rebecca Walker (figlia di Alice Walker, autrice di Il Colore Viola) intitolato Ade: A Love Story e uscito nel 2013. Il film, realizzato in maniera indipendente, verrà prodotto da Bruce Cohen (Il Lato Positivo) attraverso la sua Bruce Cohen Productions e dalla stessa Walker assieme a Jessica Leventhal.
La storia è quasi biografica e vede come protagonista una diciannovenne figlia di una cristiana e di un ebreo: la ragazza compie un viaggio in Africa assieme ad una amica femminista e si innamora di un musulmano su un'isola al largo del Kenya. I loro piani per sposarsi verranno ostacolati da elementi politici e culturali.
Attualmente l'agenzia CAA sta trovando i finanziatori per il budget, Madonna e i produttori intanto stanno cercando uno sceneggiatore.
http://www.badtaste.it/articoli/madonna-diriger-ade-love-story

Madonna: 'Like a Prayer' compie 25 anni

Album culto uscito nel 1989, il quarto capolavoro della regina del pop ha segnato un’epoca
In America arrivò il 21 marzo del 1989 e in pochi giorni si diffuse a macchia d’olio in ogni angolo del pianeta. Era Like a Prayer, quarta fatica in studio della regina del pop, allora trentenne, confezionata con la complicità del suo storico produttore e coautore Patrick Leonard, del primo hitmaker che lanciò la cantante all’inizio degli anni Ottanta, cioè Stephen Bray dei Breakfast Club, e del folletto di Minneapolis Prince Roger Nelson, al fianco di Madge nel brano “Love Song”.
Il successo di Like a Prayer, ambizioso progetto tra il sacro e il profano dal sapore folk-pop che a pochi anni dal precedente best seller “True Blue” riportò Madonna in vetta alle classifiche globali, era legato a doppio filo alle polemiche scatenate dal video-colossal della title-track. Il cortometraggio, firmato dall’illustre regista Mary Lambert (già scelta all’epoca dalle numero uno del pop/r&b Janet Jackson e Whitney Houston), finì immediatamente nel mirino del Vaticano a causa della rappresentazione, ritenuta blasfema, di un giovane martire del pregiudizio raziale come un Cristo dalla pelle nera.
La canzone, come si dice Oltreoceano, un “classico istantaneo”, era invece un crescendo pop/gospel reso unico dal contributo del coro di Andraé e Sandra Crouch, gli stessi che un paio d’anni prima avevano preso parte alla registrazione di un cavallo di battaglia del compianto Michael Jackson, “Man in the Mirror”. Fu poi per sostenere il decollo del faraonico Blond Ambition World Tour che Madge lanciò un altro singolo esplosivo tratto da Like a Prayer, l’up-tempo Express Yourself, canzone remixata – per la versione del video – dal pioniere dell’house-music Shep Pettibone.
Ed è proprio sulle note di quella traccia (ritornata di attualità pochi anni fa quando Madonna accusò la rivale Lady Gaga di essersene ispirata un po’ troppo nella realizzazione della sua “Born This Way”) che la regina del pop si misurò per la seconda volta (il primo timido tentativo avvenne qualche anno prima nel video di “Open Your Heart”) con un look che lambiva l’immaginario sado-maso, anticipazione della rivoluzione pan sessuale che di lì a poco avrebbe scatenato con l’album “Erotica” (1990) e il book fotografico “Sex”. Intervistato dal magazine Billboard, il produttore Patrick Leonard ha ricordato i giorni della lunga lavorazione di “Like a Prayer” e gli altri successi condivisi con la regina del pop. E alla domanda “lavorerebbe ancora con Madonna” ha risposto: “Mi piacerebbe, perché musicalmente è davvero sempre appagante”.
http://www.105.net/musicbiz/news/tipo/magazine/titolo/madonna-like-a-prayer-compie-25-anni

Guy Berryman dei Coldplay si risposa

Secondo matrimonio in arrivo per il bassista dei Coldplay, Guy Berryman
Nozze in casa Coldplay, a breve di nuovo nei negozi di dischi con l’attesissimo album Ghost Stories. Guy Berryman, 35enne storico bassista della band britannica, si è infatti ufficialmente fidanzato con la bella Keshia Gerrits. Secondo quanto riportato dal Mirror, il musicista si è proposto alla modella olandese, che ha ben 12 anni di meno, dopo 24 mesi di coppia.
A detta del tabloid britannico i due vorrebbero sposarsi in un luogo segreto di Londra, con Chris Martin e Gwyneth Paltrow ovviamente tra gli invitati, così come il resto dei Coldplay (vedi Jonny Buckland e Will Champion) e una accurata selezione di amici intimi del gruppo. Un rappresentante del bassista, va detto, si è rifiutato di commentare la notizia del fidanzamento, dandole così ulteriore ‘credibilità’.
Per Guy si tratterebbe del secondo matrimonio, visto e considerato che sposò nel 2004 la sua amica d’infanzia Joanna Briston, madre di sua figlia Nico che ha oggi 7 anni, per poi lasciarla nel 2007. Dal momento del divorzio Berryman ha lasciato la milionaria casa vittoriana di Londra in cui abitava per andare a vivere tra le colline di Cotswolds, a circa un’ora di macchina ad ovest dalla capitale inglese. Qui, alla disperata ricerca di pace e serenità, metterà radici con la seconda moglie.
Nel 2007 nella Top10 degli uomini sotto i 30 anni più ricchi nel Regno Unito con una fortuna stimata di oltre 45 milioni di Euro, Guy ama le auto, tanto da possedere una Land Rover Discovery, una Mini Cooper ed una Aston Martin nera, così come adora collezionare reperti musicali, dischi, libri antichi, opere d’arte, mobili di modernariato, di design e gadgets. A Keshia Gerrits, bellezza olandese di 23 anni, il compito di renderlo un marito felice. E presto una seconda volta padre?
http://www.gossipblog.it/post/240139/guy-berryman-dei-coldplay-si-sposa

A 67 anni Cher torna in tour, Il botox aiuta, ma anche il dna...

All'anagrafe ha quasi settant'anni, cinquanta dei quali passati su palchi e set. Ma essere ancora un sex symbol non la sconvolge affatto. Femminista, ha una figlia trans (Chastity, ora Chaz)  e ha sposato la causa gay:"Loro non mi hanno mai abbandonata. Quanto agli uomini etero, lasciamo stare..."
MILANO -  Davanti a lei l'ultima cosa che viene in mente è l'età. Cher parla di leggins e tacchi a spillo, perizomi e calze a rete mentre mette a punto i dettagli del suo tour Dressed to Kill che ha debuttato ieri sera a Phoenix, in Arizona, e la terrà impegnata fino a giugno. Poi riflette: "Oddio, ce la farò? Il 20 maggio compio sessantotto anni e le ossa cominciano a scricchiolare. A questa età ogni cosa arriva inaspettata, come un dono. Ormai non pianifico più la mia carriera. Un disco dopo dodici anni (Closer to the Truth) era l'ultima cosa che avevo programmato. Continuo ancora a credere che si tratti di un caso fortuito. 
A sessant'anni tenni la mia prima tournée d'addio, mi sembrava un'età onorevole per sparire dalle scene. Invece eccomi qua, pronta a rompermi di nuovo la schiena, con la trepidazione di un'adolescente. Cantare per me è qualcosa di incontrollabile a livello mentale. Recitare, al contrario, richiede un'attenzione e una concentrazione pazzesche", racconta l'artista premio Oscar per Stregata dalla luna (1987). "La musica ti offre più libertà, devi memorizzare un testo, ma ti muovi liberamente, improvvisi, te la godi. Recitare è tutt'altro che divertente, il bello di un film arriva quando hai finito di girarlo e lo vedi montato. Dicono che il palcoscenico sia una droga, in tal caso è l'unica che io abbia mai preso". 
Magrissima, tonica, parrucca mogano che le incornicia un viso meno spigoloso di quando si chiamava ancora Cherilyn Sarkisian (sangue armeno e indiano cherokee nelle vene) e a diciassette anni si mise in mente di fare la cantante, o l'attrice, o qualsiasi altra cosa la vicina Hollywood avesse da offrire a un'adolescente di El Centro, California. "Volevo far parte di questo mondo. Non era una tentazione ma un'opportunità; già alle elementari ero molto motivata. Poi grazie a Dio incontrai Sonny Bono, uno che conosceva i trucchi del mestiere; non sarei riuscita a mettere a fuoco le mie potenzialità senza di lui. Ho avuto anche la fortuna di avere una madre e una nonna che erano mie fan ancor prima dei trionfi di Sonny & Cher". 
Cinquant'anni di palcoscenico e ancora è un sex symbol. Dei ritocchi a colpi di bisturi e di botox non ha mai fatto mistero, ma a mantenerla così in forma non sarebbero bastati neanche gli interventi del Dr. Frankenstein. "C'è qualcosa di buono nel dna di famiglia. Mia nonna è morta a 96 anni ed è andata in palestra fino alla settimana prima. Mia madre ha 87 anni ed è una bellissima donna, indossiamo jeans della stessa taglia. Al resto hanno pensato buonumore e successo. Mi fanno ridere le pop star che dicono: la fama non mi ha mai viziata. Impossibile. Prenda il mio caso, famosa per mezzo secolo, talmente abituata a essere una privilegiata da averci fatto il callo. Una volta sono andata al supermercato e totalmente noncurante della fila sono andata dritta alla cassa, come fosse la cosa più naturale del mondo. Vero è che non ho mai avuto abitudini pericolose, droghe, alcol, sigarette. In questo non assomiglio a Judy Garland". 
"Molti cantanti e attori non riescono a reggere il passo - specie mezzo secolo fa quando gli artisti lavoravano decisamente più di oggi. Quando ho cominciato a cantare si registrava su un quattro piste, non c'erano tutte le diavolerie che abbiamo oggi. Ti mettevi davanti al microfono e cantavi; se non andava bene ripetevi l'intera canzone anche cento volte. Il clima fra gli artisti era meno competitivo, non c'erano in ballo tutti questi milioni. Quello della musica era un piccolo business, le star non lanciavano profumi o linee di moda, si investiva tutto nel mestiere, per avere musicisti migliori, coreografi all'altezza, abiti di scena più elaborati. Ricordo perfettamente quando Sonny e io incidemmo il primo album, era il 1965. La domanda che ci facevamo più spesso era: ne faremo mai un altro? Forse per questo non ho mai pensato di smettere". 
L'unica cosa che mi ha fatto desiderare di mandare tutto all'aria è stata la totale mancanza di privacy, una limitazione enorme alla libertà di cui ho bisogno come l'aria. Che vuol dire andare al cinema, in motocicletta, al centro commerciale senza essere importunata. E i telefonini... una maledizione. Oggi chiunque s'improvvisa paparazzo! L'altro giorno mentre ero in strada un uomo mi è venuto incontro a una velocità pazzesca, quando è arrivato a un centimetro da me ha azionato la fotocamera. Pensavo avesse un'arma. C'è un solo posto ormai dove posso vivere tranquillamente: nella mia casa di Malibu. A patto che non ci sia un uomo che bussi alla porta". 
Gli uomini, un argomento sensibile. "Io parlo di tutto, non ho segreti, ma gli amori lasciamoli da parte. Anche il più sensibile dei giornalisti ha sempre frainteso tutto. Le dico solo che avrei voluto essere un'artista più indipendente, invece anche alla mia veneranda età sono costretta a dipendere dagli uomini. Non sono una compositrice, ho bisogno di autori, arrangiatori, produttori; e sono quasi sempre uomini. Sono una donna fortunata, perché in quello che faccio è l'arte che garantisce la libertà e un'eguaglianza che diversamente sono difficili da conquistare. Nel nostro mondo non cambia nulla se sei uomo o donna, bianco o nero, vali solo per quello che fai.  Sono le canzoni a far la differenza".
Il femminismo, un argomento sensibilissimo. "Credo che la condizione della donna sia peggiore di com'è sempre stata. Avevamo fatto tanti progressi negli anni Sessanta di cui abbiamo goduto i benefici per almeno due decenni successivi. Poi all'improvviso tutto è crollato. Negli Stati Uniti la società è diventata assai più conservatrice e moralista. C'è più arroganza e una minore disponibilità ad ascoltare il punto di vista degli altri. Negli anni Sessanta, Sonny mi diceva sempre: puoi anche litigare con qualcuno di giorno e la sera giocarci a poker. Adesso la gente si odia, i punti di vista - soprattutto in politica - sono sempre diametralmente opposti, inconciliabili". Rifiuta l'idea che sexy faccia rima con oca, che la bellezza sia di ostacolo all'intelligenza, che la vanità sia il vizio delle miss e non delle scienziate. 
Cher è più donna che mai, più femminista di prima. "Appartengo a una generazione che dava voce alle proteste, che rivendicava i propri diritti. Oggi siamo lenti, la rabbia è repressa. Gli Usa hanno sonnecchiato anche di fronte alla guerra in Iraq sostenuta da giustificazioni false e assurde. Molti degli ideali per i quali abbiamo combattuto negli anni Sessanta sono stati calpestati. E a farne le spese sono soprattutto le donne, ancora ostaggio di fidanzati e mariti - è dimostrato che la maggior parte dei femminicidi vengono perpetrati da persone molto vicine alle vittime. Gli uomini sono più liberi, non hanno il diritto di dirci cosa dobbiamo fare del nostro corpo. Neanche i papaveri di Washington che parlano senza cognizione di causa di aborto, contraccezione e matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ho rifiutato di cantare alle Olimpiadi invernali di Sochi a causa delle infami leggi antigay che sono state promulgate in Russia. 
Sarebbe stato un insulto per i miei fan, per tutti i gay che mi hanno sostenuta nel periodo più buio della mia carriera, quando c'erano solo loro ad applaudirmi nei teatri. E anche per mia figlia, che ha cambiato sesso - e Dio sa quanto mi ci è voluto per capire e accettare il fatto che Chastity fosse diventata Chaz! Per questo sostengo che ci sia bisogno di un presidente donna e ho fatto campagna per Hillary Clinton, una persona intelligente con un marito intelligente, una che conosce il Palazzo e avrebbe fatto cose egregie per il Paese. Certo, poi ho riconosciuto che l'elezione di Obama era un fatto anche più rivoluzionario. Devo dire che avevo completamente sottovalutato i pregiudizi razziali dei repubblicani. Cercano di distruggerlo, lo ridicolizzano in ogni modo. Ho memoria di undici presidenti e mai sono stata testimone di un ostruzionismo come quello che stanno facendo a Obama mettendolo ripetutamente in condizioni di non agire. Terribile". Placa la sua foga. Ma è solo per un attimo: "E però mi piacerebbe così tanto poter vedere un presidente donna...".
http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2014/03/23/news/cher_il_botox_aiuta_ma_anche_il_dna-81659650/#gallery-slider=81635573

Coldplay, dal vivo il nuovo album "Ghost stories". La serata e le canzoni.

Ai Sony Studios di Culver City, in California, i Coldplay hanno presentato dal vivo, di fronte a un pubblico di 800 invitati, il loro prossimo album, "Ghost stories". Ne dà notizia il sito di "Rolling Stone", il periodico statunitense, un cui inviato era presente all'evento, organizzato per realizzare (in due date, il 21 e 22 marzo) il DVD dal vivo che accompagnerà il Cd. Il resoconto del giornalista Steve Appleford è dettagliato: il brano iniziale è stato "Paradise", seguito da "Clocks", dopodiché i Coldplay hanno suonato nella stessa sequenza in cui verranno incluse nel disco tutte le nove canzoni dell'album che uscirà il 19 maggio (alcune delle quali erano già state eseguite in occasione dell'iTunes Festival qualche giorno fa).
La prima canzone eseguita è stata "Always in my head", seguita da "Magic", primo singolo tratto dal Cd. Poi sono state suonate, nell'ordine, "Ink", "True love", "Midnight", "Another's arms", "Oceans", "A sky full of stars" e "O (Fly on)".
Per il bis i Coldplay hanno scelto "Viva la vida", "Fix you" e una replica ("per le telecamere") di "Paradise".
http://www.rockol.it/news-587028/coldplay-nuovo-album-ghost-stories-dal-vivo

Vincent Cassel, Kanye West ed altre star sulle copertine della moda uomo di aprile 2014

Cantanti e divi del grande e piccolo schermo si accaparrano (golosamente) le copertine del nuovo mese d'aprile.
Con l’arrivo di aprile fioriscono non solo mandorli e ciliegi, prati e giardini, ma anche interi sciami di stelle. Dove? La riposta è presto data: sulle copertine della moda e del glamour internazionale ovviamente. Ad aprire questa scia così luminosa (spero abbiate a portata di mano un bel paio di occhiali scuri) due nomi di gran risonanza (o quasi) come il musicista e cantante Kanye West e la sua promessa sposa, la stella dei reality: Kim Kardashian. La coppia scintilla sulla nuova copertina di Vogue, lui in smoking, lei in un sontuosissimo abito bianco e con scollo a cuore di gusto decisamente rétro. La firma è quella leggendaria (non credo esista un altro aggettivo per descriverla) di Annie Leibovitz.
Dopo Kim e Kanye e il loro scampanellio di campane e volo di colombe (il loro matrimonio ce lo immaginiamo così), la nostra attenzione viene catalizzata da un altro divo. Non americano questa volta, ma francese: l’affascinante ma sempre un po’ sulfureo e mefistofelico Vincent Cassel (per sfogliare l’intero editoriale su Icon magazine, dove l’ex marito di Monica Bellucci sfoggia abiti Hermès e Dolce & Gabbana,




Sulla cover di Out magazine campeggia invece a torso nudo ed avvolto da un irresistibile turbine di paillettes coloratissime, l’attore Neil Patrick Harris, indimenticabile interprete di How I met your mother, fotografato per l’occasione da un celebre duo di fotografi come Pablo Estevez e Javier Belloso.
Infine, ciliegina sulla torta (non manca mai), il modello Filip Hrivnak che, sul numero per la primavera-estate 2014 di Vogue Hommes International, ci sogguarda biondo, sensuale e con uno sguardo affocatissimo. La canotta che indossa e che lascia scoperti i guizzanti bicipiti è naturalmente di Calvin Klein, mentre la foto (non avevamo dubbi) di Mert & Marcus.


http://www.fashionblog.it/post/149239/kanye-west-vincent-cassel-ed-altre-star-sulle-copertine-della-moda-uomo-di-aprile-2014

25 anni fa oggi, usciva Like A Prayer di Madonna, pietra miliare del pop











Charlotte Gainsbourg: lo stile? Questione di famiglia

Al cinema in Nymphomanic, sul red carpet in Nicolas Ghesquière
Alla prima uscita per Nymphomaniac, sul red carpet di New York, si è presentata in total look Louis Vuitton. Meglio ancora: Charlotte Gainsbourg ha sfoggiato il “look 25″ della collezione A/I 2014/15, la prima disegnata Nicolas Ghesquière come Direttore Artistico della linea donna. L’ultimo step di una liaison che sembra non aver fine, inziata quando lo stilista era a Balenciaga e lei, in pratica, non vestiva altro (qualche eccezione per Chanel e Anthony Vaccarello). La liaison più amichevole che dangeroux, tra un lui che diceva “Charlotte è un un terzo minimal, un terzo glamour e un terzo underground: unica” e una lei che replicava (all’epoca di Balenciaga, appunto) “Non seguo la moda, io vesto Balenciaga”: il couturier e la sua musa. Aggiungete che la madre è Jane Birkin, icona che diede (tra l’altro) il suo nome alla bag di Hèrmes.
Vista nei dettagli, CG non è quella che si definisce la classica bellezza (lo ripete lei, spesso). Ma ha stile da vendere. Perfetta, quindi, per magazine e fotografi di tendenza. CG è l’icona più analizzata in ogni minimo accessorio (“Mi piacciono i boots da cowboy che compro a Londra da R.Soles, e i jeans Notify che porto fino a consumarli”), la più interrogata su look, stilisti e robe di riferimento (“Casual, Balenciaga e il trench come passe-partout”): ha anche fatto la testimonial, ma con classe e senza inflazionare l’immagine (Gerard Darel, il profumo Balenciaga). Aspettiamo ulteriori aggiornamenti, post esordio in Louis Vuitton.
Ha i capelli lunghi come li portava sua madre alla sua età. Il volto e anche la voce, soprattutto di persona, sono invece quelli del padre. Charlotte Lucy Gainsbourg, una volta mi ha detto: “Non ho mai pensato: “Sono la figlia di Jane Birkin e Serge Gainsbourg”. Io ho sempre saputo di essere amata, da un padre e da una madre. E questo mi ha formato, mi ha reso quella che sono adesso”. Yvan Attal, attore/regista e padre dei suoi 3 figli, trasforma ogni pellicola in una dichiarazione d’amore. La madre le ha dedicato un film, il suo primo da regista. Il padre l’aveva voluta al suo fianco, quando aveva 13 anni: una canzone (Lemon Incest) e un album (quello del debutto, Charlotte for Ever, che è anche il film diretto lui e interpretato da lei). E Charlotte, nata a Londra nel 1971, di film ne ha girati una quarantina dal 1984 a oggi, vincendo due César e un Premio a Cannes, mentre di album ne ha pubblicati cinque, tutti al top delle classifiche. E non solo francesi. Adesso c’è la curiosità di vederla nel nuovo film di Asia Argento, Incompresa.
Soprattutto il 3 aprile arriva nei cinema Nymphomaniac vol. 1 (il 24 arriverà il vol. 2), il diario per immagini della vita e degli incontri di una ninfomane, che lei interpreta in fase adulta. Perché, oltre che di Nicolas Ghesquière, CG è la di Lars von Trier, il danese pazzo e geniale che dice di amare le donne ma che sullo schermo le fa soffrire, le punisce. Nymphomaniac è il terzo film che girano insieme, dopo Antichrist e Melancholia: film estremi, che altre avevano rifiutato. Non lei. Personalmente ho visto Charlotte piangere (o quasi) quando a Cannes, nel 2011, lui parlò di Hitler in termini “artisticamente lusinghieri”: con lei, incinta ed ebrea, al fianco. Eppure tre anni dopo, siamo qui ad aspettare il film più scandaloso e umano dell’anno, con lei, bravissima, che fa tanto sesso perché è alla disperata ricerca dell’amore. “Solo Charlotte poteva interpretarlo: senza di lei non l’avrei girato”, ha detto Lars. L’ennesimo innamorato.
http://www.amica.it/2014/03/20/charlotte-gainsbourg-lo-stile-questione-di-famiglia/

Madonna Introduces MDNA SKIN

















Madonna's personal message for MDNA SKIN, which was launched in Japan this past February in collaboration with MTG, Japan's leading beauty company.
For more info, please visit www.mdnaskin.jp

Uma Thurman on Jimmy Kimmel Live



The Giver: Jeff Bridges, Meryl Streep e Katie Holmes nel teaser trailer

Ecco il teaser trailer di The Giver, adattamento cinematografico del romanzo distopico di Lois Lowry in arrivo questa estate.
Nel cast, oltre a Jeff Bridges, anche Meryl Streep, Brenton Thwaites, Katie Holmes, Odeya Rush, Taylor Swift e Alexander Skarsgård.
La release è fissata per il 14 agosto 2014.
A seguire, la trama del romanzo. L'opera è stata pubblicata la prima volta in Italia con il titolo Il mondo di Jonas nel 1995, e poi nel 2010 da Giunti Editore con il titolo The Giver - Il Donatore. Jeff Bridges e Nikki Silver figureranno come produttori, mentre la sceneggiatura è curata da Vadim Perelman (La casa di sabbia e nebbia).
"Ambientato in una società del futuro prossimo, dove sono state annullate le differenze individuali, la percezione del dolore, la passione e i sentimenti più profondi, il libro racconta un anno di vita di Jonas, dodicenne ambizioso. Nella Comunità non ci sono scelte, colori, piaceri, amore, emozioni, e persino il tempo atmosferico è sempre lo stesso. Non puoi sceglierti il lavoro, il consorte, la famiglia. Nella "Cerimonia dei Dodici", ai 12enni viene assegnato il lavoro che avrebbero dovuto svolgere per il resto della loro vita. Jonas, in questa cerimonia, viene insignito del compito di ricevere le Memorie dell’Umanità. Egli raccoglie i ricordi dal "Giver" provando sulla propria pelle tutte quelle sensazioni che nessun altro membro della comunità conoscerà mai: scopre i colori, il significato dell'amore, del dolore, della frustrazione, e scopre il terribile segreto della Società in cui vive. Si rende conto quindi che la strada verso la conoscenza è un cammino senza ritorno."
http://www.badtaste.it/articoli/giver-jeff-bridges-meryl-streep-e-katie-holmes-nel-teaser-trailer

Tutti pazzi per Matteo Garrone. I provini a Firenze

Per due giorni, un piccolo vicolo di Firenze, nel cuore del quartiere di San Frediano, è stato assediato. Gente ammassata, da non riuscire a respirare. Il film si chiama The Tale of Tales. Si parla di Salma Hayek e Vincent Cassel protagonisti. Sarà ispirato a tre delle fiabe – in lingua napoletana – raccolte nella collana “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile.
Tutti pazzi per Garrone. Per due giorni, un piccolo vicolo di Firenze, nel cuore del quartiere di San Frediano, è stato assediato. Gente ammassata, da non riuscire a respirare. Eccitazione, attesa, ansia, nervosismo. C’è anche una ragazza che sviene, si chiama un’ambulanza.
Ma che succede? Succede che, nel borgo della Stella, a Firenze, si fanno i provini per il prossimo film di Matteo Garrone, il regista di Gomorra. E la città è sottosopra. Tutti vogliono partecipare al film: non solo per amore del cinema, ma anche perché un po’ di soldini fanno comodo, perché c’è la crisi, e ogni occasione va colta al volo.
Il film si chiama The Tale of Tales. Si parla di Salma Hayek e Vincent Cassel protagonisti. Sarà ispirato a tre delle fiabe – in lingua napoletana – raccolte nella collana Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, scrittore vissuto nel Seicento in Campania. Tra le location scelte, il castello di Sammezzano, meraviglioso sogno neomedievale nei boschi vicino a Reggello.
Ragazzi, ragazze, ingegneri, avvocati, casalinghe, precari. Sono più di mille, venuti da tutta Italia. C’è una ragazza in costume seicentesco, perché ha saputo che il film sarà ambientato in quell’epoca, e si è fatta trovare pronta. Tutti aspettano il loro turno, dentro la scuola di cinema Immagina di Giuseppe Ferlito, regista cinematografico, che per un giorno si trova nel difficile ruolo di domatore di folle. “Piano! Piano! Non spingete!”. Ma è tutto inutile.
E’ la Toscana Film Commission che ha individuato la scuola Immagina come sede dei provini: la scuola si è prestata a titolo gratuito, mettendo a disposizione i locali e il suo personale. Il film si girerà a Firenze, tra la seconda metà di maggio e i primi di giugno. L’invito al casting è esteso a uomini e donne dai diciotto ai settantacinque anni: ce n’è per tutti, insomma.
provini per il film di garronePaula ha diciassette anni, e il provino non lo può fare. “Dai, sarà per la prossima volta”, dice. Intanto, sta girando alcuni corti con registi fiorentini. Rebecca era stata allieva della scuola tredici anni fa. E’ arrivata al provino insieme al figlio.“Siamo arrivati la mattina presto, hanno distribuito dei numeri. Abbiamo aspettato fino al pomeriggio, poi ci hanno scattato delle foto, frontali e di profilo. A mio figlio Maurizio hanno fatto anche un video”.
Marina ha qualche anno in più delle ragazze accorse in massa. E’ attrice, e ha partecipato al corto L di Simone Cantini presentato con successo in Francia. “Sono andata con mia figlia domenica mattina, e abbiamo fatto bene ad arrivare presto. Alle undici di mattina erano già finiti tutti i numeri, e c’erano trecento persone fuori… A mia figlia Stefania hanno fatto le foto. A me hanno fatto anche un video e una piccola intervista: e alla fine hanno detto di non cambiare niente dei miei capelli bianchi!”. A volte, anche i capelli bianchi possono essere un vantaggio.
A un certo punto, una ragazza nella calca si sente male. Si chiama un’ambulanza, ma lei grida “non mi portate via che devo fare il provino!”. Giuseppe Ferlito intercede, e le viene fatto il provino “per direttissima”, senza aspettare il suo numero. Chissà se aveva recitato anche il malore. In ogni caso, lo ha fatto in maniera convincente.
http://www.sentieriselvaggi.it/337/56287/Tutti_pazzi_per_Matteo_Garrone._I_provini_a_Firenze.htm

Anche Ruslana tra le protagoniste di Women in the World 2014

Woman in the World  è una grande iniziativa lanciata e promossa dalla giornalista Tina Brown nel 2010 a sostegno delle donne e delle ragazze. Ogni anno vede tra i suoi ospiti dai leader mondiali alle attiviste sparse in tutto il mondo, portando al centro dell’attenzione storie incredibili di donne e ragazze, le loro sfide e i loro trionfi, oltre che possibili soluzioni su problematiche riguardanti il “gentil sesso”. Anche quest’anno, come nel 2013, il vertice si terrà al Lincoln Center Theater (New York) dal 3 al 5 aprile e vedrà protagonisti nomi noti e meno noti, da Hillary Clinton alla pluripremiata Maryl Streep (detiene il record per il maggior numero di nomination al Premio Oscar e ai Golden Globe); passando per Eva Longoria, Rashida Jones, Jimmy Carter (39° Presidente degli Stati Uniti), Barbara Bush (moglie di George H. W. Bush), Christine Lagarde e ancora molte altre centinaia di donne. Tra queste, ci saranno anche le dissidenti e manifestanti anti-Putin Nadya Tolokonnikova e Masha Alekhina (delle Pussy Riot) e un nome ormai noto non solo a chi segue l’Eurovision Song Contest: Ruslana. La cantante ucraina (nonché vincitrice dell’edizione 2004 dell’ESC) è da tempo una forte sostenitrice dell’ingresso del suo Paese nell’UE e contro l’assoggettamento alla Russia di Putin, tanto da essere stata sempre in prima linea nelle proteste del popolo ucraino a Kiev, cantando notte dopo notte per i manifestanti.
La cantante è stata ospite della recente finale belga per l’Eurovision e, in questa occasione, ha fatto un nuovo discorso contro la guerra di Crimea e pro Ucraina oltre ad essersi esibita con la bandiera stretta fra le mani. Il vertice Women in the World, si aprirà proprio con la coraggiosa Ruslana, insieme a Meryl Streep, Hillary Clinton e Christine Lagarde il prossimo 3 aprile.
http://eurofestivalnews.com/2014/03/19/ruslana-protagoniste-women-in-the-world-2014/#

The Voice, Chris Martin arruolato in America

Il leader dei Coldplay diventa super coach delll'edizione americana del talent, che oltreoceano ha sbaragliato X Factor. L'appuntamento con The Voice of Italy è per stasera su Raidue
Chris Martin è il nuovo consulente dei quattro coach della sesta edizione statunitense di The Voice. Il leader dei Coldplay è stato reclutato come mentore speciale al talent show, iniziato a febbraio, nelle puntate del 31 marzo, 1 aprile e 7 aprile.
Il musicista non è l’unica novità per The Voice America, che subirà alcuni cambiamenti strutturali: verrà introdotta una sorta di «battaglia sul ring»  per i concorrenti rimasti in gara, che si dovranno sfidare a coppie sullo stesso brano, non più a loro scelta.
Dunque Chris Martin, come annunciato anche sui canali ufficiali della band, si aggiunge ai quattro coach Bambo Levine, Blake Shelton, Usher e Shakira.
Il nome del frontaman dei Coldplay era stato ventilato anche tra i possibili sostituti di Keith Urban, che ha abbandonato il suo ruolo da coach a The Voice Australia per diventare giudice di American idol.
È davvero un continuo cambio – e scambio di tutor tra i talent show americani, inglesi e australiani: forse è per questo che X Factor US potrebbe chiudere i battenti, visti gli scarsi risultati rispetto agli ascolti dei concorrenti American Idol e The Voice. Tra l’altro, pare che Simon Cowell, l’ideatore di tanti format, tra cui lo stesso X Factor,  avrebbe deciso di abbandonare l’edizione americana e tornare nella sua natia Inghilterra.
Forse uno dei motivi del successo di The Voice America sarebbe proprio il continuo rinnovo della formula iniziale: oltre al cambio di coach anche in corsa – durante la quarta stagione Usher e Shakira avevano sostituito Cee Lo Green e Christina Aguilera –, nella quinta stagione era stato inventato l’uso di Twittter come strumento di salvataggio eccezionale per i concorrenti, mentre la terza aveva introdotto il turno a eliminazione diretta, adesso sostituito dalla «battaglia sul ring».
Intanto, in Italia la seconda versione nostrana di The Voice of Italy, appena cominciata, si preannuncia altrettanto esplosiva: cosa succederà con i coach Raffaella Carrà, Piero Pelù, Noemi e la new entry J Ax?
L’appuntamento con la seconda puntata delle Blind Audition di The Voice 2 è per mercoledì 19 marzo, ore 21.10 su Raidue.
http://www.vanityfair.it/show/tv/14/03/19/chris-martin-super-coach-the-voice-usa

Uma Thurman talks controversy surrounding 'Nymphomaniac' and Lars von Trier

What was it like working with the director and his particular style of shooting?
Hitting theaters in the States this Friday (March 21) is the first part of Lars von Trier’s “Nymphomaniac.” This is an approximately two hour movie with a two hour second part following in a few weeks. The very subject of the film, as given away in the title, could easily cause one to pause. It certainly is a sexual explicit movie, and has generated some controversy due to its graphic nature.
Not everyone in the film, however, sheds their clothes. Instead, some of the actors offer up raw, unadulterated emotion. For her part, Uma Thurman gets to do a full character arc over the course of one scene. As she puts it in my interview with her, “It is a singular scene expressing an entire moment of someone’s life.” It is a truly impressive performance, and does indeed run a gamut of emotions.
Thurman is very up front in the interview that she wanted to work with the director since she first saw one of his films.  This particular role has the added attraction that, even if she isn't in every scene, it has such a full character arc. She equates the experience of her role in the movie to doing a play, “I was doing 20, 25 minute full-bodied scenes… without an interruption.”
In the interview, I do also ask her about the controversy surrounding the movie, and her response that is quite clear, “I think that if there wasn’t controversy about the film then Lars von Trier wouldn’t have succeeded in making the movie he wanted to make.”  She also delves a little into his approach to the movie and why it is different than what has come before.  It is a smart way of looking at it, and Thurman sums it all up with the statement, “It’s far out. It’s not your average movie.”
That, too, is very true.
http://www.hitfix.com/news/uma-thurman-talks-controversy-surrounding-nymphomaniac-and-lars-von-trier

Il trailer ufficiale di Nymphomaniac Volume II...

Dito medio al Super Bowl 2012: NFL chiede 16,6 milioni di dollari a M.I.A.

Continua la saga iniziata la sera del Super Bowl del 2012, quando M.I.A. salì sul palco, ospite di Madonna, durante il tradizionale concertone dell'"half time". Come tutti ricorderanno, la rapper mostrò il dito medio alle telecamere durante la sua performance, scatenando le ire dei benpensanti e della NFL (la National Football League).
Già negli scorsi due anni la NFL è stata impegnata in una battaglia legale per ottenere da M.I.A. la cifra - già ragguardevole - di un milione e mezzo di dollari, chiesta come penale per la violazione, da parte dell'artista, di una clausola del contratto sottoscritto, che le imponeva di rispettare l'immagine e la reputazione della NFL nel corso dell'esibizione.
Ora, però, è arrivata la richiesta di 15,1 milioni di dollari in più (quindi per un totale di 16,6 milioni di dollari!): il supplemento stratosferico viene definito dalla NFL come la cifra dovuta da M.I.A. per avere usufruito di quello che, probabilmente, può essere definito lo slot pubblicitario televisivo più costoso e prestigioso del pianeta; in pratica, dunque, le vengono chiesti i soldi che avrebbe dovuto sborsare se avesse voluto mandare in onda uno spot nel momento in cui si è tenuto il concerto dell'"half time".
M.I.A., tramite i suoi legali, ha già risposto e fa sapere che - a suo dire - si tratta di un gesto intimidatorio da parte della NFL, privo di ogni base legale e logica. Ha poi twittato, ironicamente, la frase: "Madonna, ummmm... poi prestarmi 16 milioni?".
http://www.rockol.it/news-585588/nfl-16-6-milioni-dollari-mia-dito-medio-super-bowl

Nymphomaniac - Capitolo 3. "La Signora H"

James Franco presto a teatro

L’attore americano sarà presto protagonista di un’opera teatrale dal titolo “Of Mice and Men”
James Franco è stato ospite al “Tonight Show” di Jimmy Fallon e ha parlato del suo prossimo debutto in teatro. Presto infatti l’attore americano sarà protagonista dell’opera “Of Mice and Men” accanto a Chris O’Dowd, Leighton Meester, Jim Parrack, per la regia di Anna D. Shapiro.
Franco è sembrato un po’ su di giri durante lo show e l’attore ha spiegato che ciò era dovuto ai tanti impegni che sta avendo in questo periodo, come le prove dello spettacolo o il cortometraggio che ha finito di girare recentemente.
In “Of Mice and Men” Franco è George, l’ignorante ma arguto amico e protettore di un ingenuo Lennie, interpretato da Chris O’Down, le cui vicende si svolgono durante l’era delle Depressione in California. La prima dello spettacolo sarà il 19 Marzo.
James Franco ha poi parlato della differenza che sente tra il recitare per il cinema e per il teatro. “Nei film, raramente proviamo. Quando sei lì e sei pronto, vai. La fai bene una volta e poi si passa oltre. In teatro lo senti dentro ed è come se ci fosse qualcosa di zen in questa esperienza”.
Ultimamente l’attore è impegnato anche nella presentazione del suo libro di poesie, “Directing Herbet White” e nella realizzazione di un cortometraggio tratto da un racconto di Harmony Korine, la regista che lo ha diretto in “Spring Breakers”, dal titolo “Kids”.
http://www.ecodelcinema.com/james-franco-presto-a-teatro20140317.htm