Academy Awards 2015: «And the Oscar goes to…»

LOS ANGELES — Se non siete rimasti svegli a guardare l’ottantasettesima edizione degli Academy Awards, tranquilli, c’è qualcuno che l’ha fatto per voi. Data l’impossibilità di incastrare in un articolo ogni singolo momento, cerchiamo di buttare lo sguardo su quelli più significativi di questa cerimonia.
Noi italiani ci dobbiamo orgogliosamente accontentare della vittoria dell’italiana Milena Canonero per i migliori costumi del film Grand Budapest Hotel di Wes Canonero (terza collaborazione tra i due, frutto di un rapporto dove il regista texano è definito dalla Canonero «direttore d’orchestra», e una grande ispirazione, senza il quale «questo film non l’avrei mai potuto fare in questo modo») e del riconoscimento tributato a Virna Lisi, da poco scomparsa, ricordata nella rubrica «In Memoriam» presentata da Meryl Streep, riservata ai vincitori e vincitrici di Oscar che sono venuti a mancare durante l’anno.
 Iniziamo dalla fine di questa lunga notte degli Oscar che ha visto trionfare, poco dopo le 6:00, Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) di Alejandro Gonzales con la proclamazione di miglior film ad aggiungersi alle altre tre statuette conquistate per la miglior regia, la miglior sceneggiatura e la miglior fotografia; nove le nomination ottenute. Un film girato interamente a New York, le cui riprese sono durate trenta giorni e il cui montaggio è stato completato in due settimane dal termine delle stesse; un film costato 16,5 milioni di dollari e che sinora ha incassato 76,5 milioni di dollari; la cui storia ricalca la vita del suo protagonista, Michael Keaton, raccontando di un attore ormai in declino, divenuto famoso per il suo ruolo da supereroe, che cerca riscatto attraverso un nuovo spettacolo a Broadway, la cui messa in scena gli fa attraversare imprevisti e avversità.
È Sean Penn ad annunciare il vincitore di questa categoria, scherzando sulle origini messicane del regista prima di chiamare sul palco lui, i produttori e l’intero cast: «Chi ha dato a questi figli di … la green card?»; lo stesso Gonzales ringrazia con un discorso che punta l’attenzione sull’immigrazione: «Vogliono che sia io a parlare che sono quello che parla l’inglese peggiore di tutti. Magari l’anno prossimo il Governo cambierà le regole dell’immigrazione per i messicani come me che non potranno più entrare all’Academy», ma «che hanno creato questa fantastica nazione di immigrati».
 Sono tanti gli altri momenti significativi che vale la pena ricordare in un percorso a ritroso, e vanno dalla standing ovation per Martin Luther King fatta al termine della canzone Glory dal film Selma, premiata come canzone originale, al discorso di ringraziamento di Patricia Arquette per la statuetta vinta come miglior attrice non protagonista in Boyhood di Richard Linklater che ha entusiasmato la platea del Dolby Theatre di Los Angeles– in primis una scatenata Meryl Streep che dalla prima fila grida «Yes! Yes!» – con queste parole: «tutte le donne che hanno partorito, tutte le cittadine di questa nazione, abbiamo combattuto per i diritti di tutti gli altri, è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte, e la parità di diritti per tutte le donne negli Stati Uniti ». 
Commozione per JK Simmons, premiato come miglioer attore non protagonista per Whiplash, che ringrazia compagna e famiglia e si rivolge al pubblico in sala e a casa per chiedere di chiamare «vostra madre e vostro padre; se siete così fortunati da avere ancora uno o entrambi i genitori vivi, non mandate loro messaggi né email, ma chiamateli al telefono. Dite loro che li amate, e ringraziateli, e ascoltateli per tutto il tempo che avranno qualcosa da dirvi».
È uno show quello degli Oscar, un gran spettacolo pensato e studiato in ogni dettaglio, comprese le mutande di Neil Patrick Harris, instancabile per quasi quattro ore, che si è presentato sul palco quasi nudo rifacendo una famosa scena di Birdman.
Eppure è la spontaneità di alcuni gesti a colpire, come quello di Graham Moore che confessa, mentre accetta l’Oscar per il miglior adattamento in The imitation Game, un suo tentativo di suicidio a sedici anni perché si sentiva diverso: #stayweird, rimani differente.
















«And the Oscar 2015 goes to»:

- Miglior film: «Birdman» di Alejandro González Iñárritu
– Miglior attrice protagonista: Julianne Moore per «Still Alice»
– Miglior attore protagonista: Eddie Redmayne per «The Theory of Everything»
– Miglior regia: Alejandro Gonzalez Inarritu per «Birdman»
– Miglior sceneggiatura non originale: Graham Moore per «The Imitation Game»
– Miglior sceneggiatura originale: Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris Jr. e Armando Bo per « Birdman»
– Miglior colonna sonora: Alexandre Desplat per il film «Grand Budapest Hotel»
– Miglior canzone: «Glory» di John Stephens e Lonnie Lynn nel film Selma
– Miglior documentario: «CitizenFour» di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy e Dirk Wilutzky
– Miglior montaggio: Tom Cross per il film « Whiplash»
– Miglior fotografia: Emmanuel Lubezki per il film Birdman
– Miglior scenografia: Adam Stockhausen e Anna Pinnock per il film «Grand Budapest Hotel»
– Miglior film d’animazione: Don Hall e Chris Williams per il film «Big Hero 6»
– Miglior cortometraggio d’animazione: «Feast» di Patrick Osborne
– Migliori effetti speciali: Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher per il film «Interstellar»
– Miglior attrice non protagonista: Patricia Arquette per «Boyhood»
– Miglior sonoro: Alan Robert Murray e Bub Asman per «American Sniper»
– Miglior montaggio: Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley per «Whiplash»
-Miglior corto documentario: «Crisis Hotline: Veterans Press 1» di Ellen Goosenberg Kent e Dana Perry
– Miglior corto: «The Phone Call» di Mat Kirkby e James Lucas
– Miglior film straniero: è il film polacco «Ida» diretta da Pawel Pawlikowski
– Miglior trucco: Frances Hannon e Mark Coulier per il «Gran Budapest Hotel»
– Migliori costumi: l’italiana Milena Canonero per il film «Grand Budapest Hotel»
– Miglior attore non protagonista: J.K. Simmons per «Whiplash».

Il discorso di Patricia Arquette (e Meryl Streep)

Agli Oscar 2015, nel discorso che ha pronunciato ritirando il premio per la Miglior attrice non protagonista per Boyhood, Patricia Arquette ha ringraziato «tutte le donne che hanno partorito, tutte le cittadine e le contribuenti di questa nazione: abbiamo combattuto per i diritti di tutti gli altri, adesso è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte, e la parità di diritti per tutte le donne negli Stati Uniti».
Il discorso è stato molto apprezzato non solo sui social network ma anche dalla platea: la reazione entusiasta di Meryl Streep è particolarmente notevole.
Il discorso agli Oscar di Patricia Arquette:
http://www.2duerighe.com/attualita/49427-per-chi-si-fosse-perso-l85esima-edizione-degli-academy-awards-and-the-oscar-goes-to.html / http://www.ilpost.it/2015/02/23/meryl-streep-patricia-arquette/