Bruce Dickinson: "Lady Gaga? E' meglio di Madonna". Risponde Chicago...

Rebel Heart Tour, Chicago: Madonna ha scioccato il pubblico di Chicago in un modo che nessuno si sarebbe aspettato...
Un ennesimo enorme successo, nel resoconto di Daryl Deino dell'Inquisitr della serata del 28 settembre. dove Madonna, a Chicago, si è esibita per un pubblico sold out all'United Center, e a giudicare dai commenti delle persone subito dopo lo spettacolo, questo è stato il miglior concerto che Madonna abbia mai tenuto a Chicago durante la sua carriera artistica di 30 anni. 
Madonna ha dato il meglio di sé stessa ai fan, facendo impallidire artisti come Katy Perry, Taylor Swift e Lady Gaga che al confronto diventano, aimè, pop star di serie "B", e ciò la dice lunga su questo fatto indiscutibile, dal momento che tutti gli artisti citati sopra sono dei grandi.
Madonna ha abbagliato la folla di Chicago con diversi numeri di danza, e nonostante le voci contrarie , di fatto presta corpo a molta coreografia nello spettacolo, e tutto ciò nonostante per un attimo fosse sembrato che lei perdesse l'equilibrio durante "Living for Love", a causa di una pedana mobile con scale che si è fermata un pò troppo in la del dovuto. Lei balla ancora con un sacco di energia, ma non è questo che ha entusiasmato di più il pubblico; è stata la performer cantante Madonna che ha governato lo spettacolo.
Madonna ha aperto lo show con "Iconic" seguita da "Bitch I'm Madonna" e la folla è andata in delirio quando ha eseguito "Burning Up". 
Poi nel segmento blasfemo sulle note di "Holy Water" con alcune suore stripper in mutandine bianche viene ricreata l'Ultima Cena, con Madonna stessa come "portata" principale. Se è facile capire perché qualcuno potrebbe essersi sentito offeso da questo, Madonna nella realtà, coerentemente con la sua arte, ci consegna questa performance con un grande senso di ironia e di auto-parodia.
Mentre il pubblico è ancora colpito dalla prima parte dello spettacolo, non fa in tempo a riprendersi che Madonna splendidamente canta "True Blue", con alcuni vecchi fan di lunga data tra il pubblico in delirio o con le lacrime agli occhi. Ha poi cantato "Deeper and Deeper" e anche se lei è impegnata in qualche danza con impressionanti movimenti, il suo canto, potente, è ciò che ha reso la prestazione veramente viva.
Madonna in un combattimento con una ballerino, su una scala a chiocciola in ferro battuto, mentre canta "Heartbreak City", insieme a "Love Don't Live Here Anymore" che ha portato tutto il pubblico in piedi per cantarne a squarciagola il testo, per passare poi ad una "Like a Virgin", riarrangiata in maniera strepitosa, quasi come se stesse imitando sé stessa 30 anni fa.
Madonna suona anche la chitarra in diversi numeri durante lo show; con "La Isla Bonita" il pubblico non si è solo infuocato, ma è esploso di gioia. E ha cantato poi una versione lenta di "Who's That Girl?", che ha fatto illuminare le torce dei telefonini in tutta l'arena. 
Forse la migliore performance della serata è stata "Ghosttown", brano che non ha cantato in tutte le tappe, per ora, anche se è  una delle ultime canzoni pubblicate (e in America non è stato un grandissimo successo), il pubblico conosceva le parole una ad una, ed ha cantato insieme alla star, con la voce di Madonna che era piena di una gran quantità di emozione ed intensità raramente visti nel corso della sua carriera.
Madonna ha dunque continuato ad entusiasmare il pubblico con una versione jazz di "Music" e "Material Girl", con ballerini in smoking e una scenografia alla "Il Grande Gatsby", ha anche parlato di matrimonio, prima di cantare un'incredibile e meravigliosa "La Vie En Rose".
Per l'ormai consueto sketch divertente di "Unapologetic Bitch" ha portato sul palco un clone di Britney Spears, prima di chiudere lo show con la versione album di "Holiday", mentre indossa la bandiera americana. 
E' stata una notte in cui Madonna si è ricollegata con i suoi fan di lunga data, stupendo più di qualcuno, che forse ormai dubitava che ancora potesse riuscirci. Come previsto Madonna ha dimostrato che l'età è solo un numero. Ancora più importante, però, Madonna ha dimostrato come lei sia capace di entusiasmare la gente con la sua voce, tanto quanto ne sono capaci i grandi effetti speciali a cui ci aveva abituato nei suoi precedenti spettacoli. Madonna si riconferma la più grande popstar e entertainer ancora esistente.

Madame Hyde di Serge Bozon per Arte France Cinéma

Nel cast Isabelle Huppert, Gérard Depardieu e Romain Duris. Arte France Cinéma coprodurrà anche Thierry de Peretti e Hafsia Herzi
Il quarto comitato di selezione del 2015 di Arte France Cinéma (presieduto da Olivier Père) ha scelto di impegnarsi nella coproduzione e nel pre-acquisto di tre progetti. Tra questi c’è Madame Hyde, il terzo lungometraggio di Serge Bozon dopo La France [+] e Tip Top [+], presentati alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes nel 2007 e nel 2013. Il cineasta ritroverà una delle protagoniste del suo secondo capolavoro, Isabelle Huppert, che sarà affiancata da Gérard Depardieu e Romain Duris.
Annunciato come una versione moderna, libera e femminile del celebre romanzo di Robert Louis Stevenson (Lo strano caso del dottor Jekyll e M. Hyde)sotto forma di una commedia fantastica sulle sfide dell’educazione al giorno d’oggi, i problemi dell’apprendimento scolastico e la relazione tra alunni e insegnanti, Madame Hyde si concentrerà su madame Géquil, una timida professoressa di una scuola professionale in periferia che dopo una brutta esperienza, si sente pervadere da una nuova e misteriosa energia. La sceneggiatura è firmata da Serge Bozon e la sua fedele collaboratrice Axelle Ropert, mentre la produzione è affidata a Les Films Pelléas.
Arte France Cinéma sarà partner di Une vie violente, secondo lungometraggio di Thierry de Peretti, notato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes nel 2013 con Apache [+]. Scritta dal regista e Guillaume Bréaud, la sceneggiatura esplora una cronaca criminale e intima in Corsica e a Parigi tra il 1991 e il 2001. Esiliato a Parigi da un anno, Stéphane decide di tornare in Corsica, nonostante la minaccia di morte, per assistere al funerale di un suo amico d’infanzia che è stato assassinato. È l’occasione di riportare alla luce quello che gli è capitato, a lui, un piccolo borghese cresciuto a Bastia, tra la piccola delinquenza e la criminalità, tra la malavita e il radicalismo politico, passando per la clandestinità e l’esilio. Une vie violente sarà prodotta da Les Films Velvet.
Infine, Arte France Cinéma ha selezionato il progetto Bonnes Mères, il primo lungometraggio da regista di Hafsia Herzi (César 2008 come miglior promessa per Cous cous [+]). Il film è ambientato in una zona popolare dei Quartieri nord di Marsiglia e la protagonista è una donna di una sessantina d’anni dall’inesauribile energia, che bada alla sua famiglia, ai nipoti e agli amici. Abdellatif Kechiche si occupa della produzione per conto di Quat'sous Films. 
Arte France Cinéma sostiene anche i prossimi film di Bruno Dumont, Bertrand Bonello, Olivier Assayas, Arnaud des Pallières, Mia Hansen-Løve, Alain Guiraudie, Paul Verhoeven, Sergeï Loznitsa, Alessandro Comodin, Mehmet Can Mertoglu, Whit Stillman, Kiyoshi Kurosawa, Samuel Maoz, Mohamed Diab, Axelle Ropert, Mikhaël Hers, Davy Chou, Caroline Deruas, Rayhana Obermeyer, Sacha Wolff, Michael Dudok de Wit, Jean-François Laguionie, et des soeurs Delphine e Muriel Coulin.
http://www.cineuropa.org/nw.aspx?t=newsdetail&l=it&did=299553

James Dean a 60 anni dalla morte, il divo anticonformista che divenne Mito

Il 30 settembre 1955 moriva a soli 24 anni l'icona per eccellenza del cinema di Hollywood. Incarnazione della ribellione giovanile, segnato da una vita tormentata e turbolenta, ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema con soli tre film e una fine precoce che l'ha consegnato all'immortalità.
Bastano tre film girati in un anno a renderti una star immortale? La risposta è sì, se ti chiami James Dean. Forse il Mito per eccellenza di quella magia di sogni e celluloide che si chiama cinema, insieme a Marilyn Monroe: a dimostrarlo è il fatto che a sessant'anni esatti dalla sua morte tragica il 30 settembre 1955, il mondo lo celebra ancora come un'icona eterna. A quel ciuffo biondo, a quell'aria ribelle che rivoluzionò lo stile un'intera generazione, è bastato un terzetto di pellicole e una "gioventù bruciata" a soli 24 anni da un fatale scontro automobilistico. Da allora, l'universo di celluloide non è più stato lo stesso.
Dall'infanzia difficile all'Actor's Studio
James Dean nacque nel 1931 a Marion, nell'Indiana, da una famiglia di quaccheri ed ebbe un'infanzia tutt'altro che facile. La madre morì quando aveva 9 anni e il padre lo mandò a vivere da alcuni parenti (secondo un noto biopic televisivo con James Franco, Dean era in realtà frutto di una relazione extraconiugale). Dopo aver studiato discipline teatrali in California, si trasferì a New York dove, insofferente ma dotato di immenso talento, incanalò la sua inquietudine nella disciplina dell'Actor's Studio. Dopo alcuni ruoli in tv e la difficile interpretazione di un omosessuale nella pièce teatrale "The Immoralist", la strada per Hollywood era spianata.
James Dean in tre film: La Valle dell'Eden, Gioventù bruciata, Il Gigante
Nella Mecca del Cinema, dopo alcune trascurabili particine come comparsa, venne scelto da uno dei più grandi registi dell'epoca, Elia Kazan (co-fondatore dell'Actor's Studio) per il suo bellissimo "La Valle dell'Eden". Il ruolo del turbolento Cal Trask, giovane in cerca della madre che l'ha abbandonato e alle prese con un durissimo conflitto con il padre severo, gli fu letteralmente cucito addosso: "Era Cal in persona. Era vendicativo, soffriva di un senso di solitudine e di persecuzione", lo definì lo stesso regista. Oltre a una bellezza da sex symbol, fu proprio quel dissidio interiore a renderlo un attore innovativo, animato da un tormento autentico che rendeva la sua recitazione nevrotica decisamente rivoluzionaria.
Impossibile non pensare a lui, per il ritratto per eccellenza della gioventù ribelle degli anni 50. Da Cal Trask al Jim Stark di "Gioventù bruciata" il passo fu breve. Nel cult di Nicholas Ray è l'antieroe con giubbotto, t-shirt bianca e sigaretta perennemente accesa, che conquista il cuore di Natalie Wood e regala una delle sequenze automobilistiche più celebri della storia del cinema (la fatale "corsa del coniglio"). Mai nessun film, prima d'ora, aveva raccontato in modo così realistico le inquietudini degli adolescenti e il conflitto tra padri e figli.
Arriva quindi "Il Gigante" di George Stevens, prima prova in cui Dean poté scrollarsi di dosso i panni di star giovanile e incarnare un personaggio complesso ma non meno indimenticabile. Il suo Jett Rink ha un ruolo di contorno rispetto ai protagonisti Elizabeh Taylor e Rock Hudson, ma quando entra nello schermo, ruba la scena a tutti. Da miserabile in cerca del sogno americano a emblema del capitalismo più sfrenato, irresistibilmente sexy in tenuta da cowboy, ma anche innegabilmente sinistro nella sua incarnazione dell'America immorale.
Amori bisex e scandali
La sua carriera fulminante fu accompagnata da una vita privata burrascosa. Da decenni si mormora di relazioni bisessuali, anche se la sua storia d'amore più importante è stata quella con la diva italiana Anna Maria Pierangeli, costretta dalla famiglia a lasciarlo e a sposare un italoamericano. Narra la leggenda che Dean si presentò davanti alla chiesa dove si stavano celebrando le nozze e rimase lì, seduto sulla sua moto, per tutta la durata della cerimonia. Forse in attesa di un gesto d'amore, della possibilità di una fuga insieme che non avvenne mai. Anni dopo, prima di suicidarsi, la Pierangeli lasciò scritto che Dean era stato l'unico amore della sua vita.
La morte
Quella lettera, Dean non la lesse mai, perché raggiunse il paradiso delle star molto prima. Il 30 settembre 1955, lungo la statale per Salinas (California), la sua Porsche 550 Spyder si schiantò contro una Ford guidata da Donald Gene Turnupseed. Dean morì poco dopo in ospedale, a soli 24 anni: uno shock per milioni di fan, che piansero l'attore esattamente come avrebbero fatto anni dopo per icone musicali come Jim Morrison e Jimi Hendrix. James Dean fu il precursore del mitismo che contraddistingue la cultura contemporanea (prima di lui, forse, c'era stato solo Rodolfo Valentino), l'archetipo del divo trasformato da una morte precoce in icona sempiterna.
Dean è stato l'unico attore a ricevere due nomination agli Oscar postume, per "La valle dell'Eden" e "Il Gigante", e un Golden Globe per quest'ultimo, anch'esso postumo. Parafrasando il celebre verso della canzone "American Pie" che recita "The day the music died" ("il giorno in cui è morta la musica"), in riferimento alla morte del cantante rock'n'roll Buddy Holly nel '59, si può dire che in quel 30 settembre 1955 è stato il cinema a morire. Per poi risorgere e divenire immortale, in un ricordo che non sfiorirà mai.
http://cinema.fanpage.it/james-dean-a-60-anni-dalla-morte-il-divo-anticonformista-che-divenne-mito/

Gag Bang! L'album dei Gagsters... No ma te lo sei perso???

Il Big Bang fu all’origine di tutto. Gag Bang si limita a essere l'uscita ufficiale del primo album dei Gagsters. Il duo hip-hop/dance formato dal rapper-liricista Sagi e dal producer-dj Chooby. Il nome riassume a 360° la loro personalità e ciò che vogliono trasmettere nelle canzoni. Il loro progetto nasce nell’estate del 2013, come accade ad ognuno di noi, un’occasione, una conoscenza, nella quale i due dopo aver scambiato poche parole capiscono di avere una passione in comune molto forte: la musica. Nasce così una collaborazione, che dall’idea di realizzare un semplice brano, si tramuta nel desiderio di realizzare un vero e proprio disco.
Dopo due anni di lavoro i Gagsters escono con il loro primo singolo e con il relativo video dal titolo “Voglia Zero”. Una canzone, come la maggior parte del repertorio Gag, dal senso ironico che rispecchia una parte di tutti noi, la voglia di non fare nulla in certi momenti.
A metà dicembre del 2014 esce il secondo singolo e video dal titolo "C’è Crisi". Come da titolo anche il video stesso viene realizzato con un budget molto ridotto, ancora una volta tutto visto dal lato ironico della Gag: "ridiamo per non piangere".
I Gagsters iniziano ad acquisire visibilità anche dal vivo. Seguono diverse esibizioni, a partire dalla tournè in Calabria di un mese con esibizioni e dj-set. Passando per le diverse aperture delle serate nei locali hip-hop della provincia di Brescia e di Bergamo, e ai festival musicali come ospiti a Torricelle di Brescia e alle popolari serate musicali di Salò sul lago di Garda.
Arrivando così al fatidico 9 luglio 2015, la data dell’uscità di Gag Bang. Disco contenente 9 tracce, che esce in contemporanea col singolo e 3° video clip, "Verso Alcolico". Perché loro sono un gruppo di classe e la classe non è acqua.
Scorrendo i titoli del retro della copertina del cd, troviamo un unica collaborazione con la giovane promessa Alice Olivari, la traccia si intitola “Il Mio Sogno”. Un pezzo dove i Gagsters dimostrano di saper variare e trasmettere anche contenuti e valori di un altro spessore.
Altre tracce parlano della società, dei giovani, sempre con ironia, sempre facendo notare i paradossi del mondo in cui viviamo, il caso dei titoli di “Moda” e “Generazione App”. Non mancano nemmeno i riferimenti alla scena hiphop e al mondo musicale in generale come nei titoli “Featuring Con Me Stesso” e “Hiphoppotami”.
Il tutto si chiude con un argomento che sta a cuore a tutti, proprio perché del cuore si tratta. La 9^ traccia intitolata “Minore di 3” rappresenta di fatto il simbolo che i nostri innamorati tecnologici si inviano continuamente <3 p="">
Sul loro canale youtube “Gagsters Channel” è possibile trovare tutte le tracce con i video-testi per tutte le tracce e i relativi link per scaricare i brani in formato mp3 da Soundcloud.


#staytuned #staygag

Muse, aggiunta una quinta data a Milano: info e biglietti

E con questo fanno 5: i Muse aggiungono una nuova data alla serie di concerti che, a maggio, terranno al Mediolanum Forum di Assago (MI). Il nuovo appuntamento è il 20 maggio: i biglietti sono già in vendita su TicketOne a questo link.
Dalle 10 di giovedì 1 ottobre la prevendita dei biglietti sarà avviata anche nei punti vendita TicketOne. Le altre date del Drones World Tour sono in programma il 14, 15, 17 e 18 maggio: anche per queste date le prevendite sono già attive, a questo link.
Durante gli show del Drones World Tour, per la prima volta i Muse si esibiranno in formazione circolare nel mezzo del palazzetto: il palco e lo show sono stati infatti pensati per dare al pubblico un’esperienza sensoriale, auditiva e visiva a 360°. Insomma, per i fan una residency da non perdere.
http://www.labottegadihamlin.it/news/12727-muse-aggiunta-una-quinta-data-a-milano-info-e-biglietti.html

"Amazing Day", ecco l'inedito dei Coldplay

La band suona la nuova hit al Global Citizen Festival di New York
Non si sa ancora se sia la prima anticipazione del nuovo album "A head full of dreams", certo è che i Coldplay hanno suonato una canzone inedita al Global Citizen Festival di New York. La band inglese ha infatti lanciato "Amazing Day", una ballad che ha da subito coinvolto i fan presenti ai piedi del palco messo in piedi nella Grande Mela per il concerto-evento organizzato dal Global Poverty Project per combattere la fame e la povertà.
Questa hit potrebbe rappresentare un antipasto del nuovo e forse ultimo album di inediti del gruppo del frontman Chris Martin anche se nessuna conferma è giunta dall'entourage della stessa band britannica. Si sa solo che, a differenza di quanto sostenuto dal tabloid The Sun, il nuovo disco non è ancora pronto, anzi, necessita ancora di qualche tempo per la lavorazione. Se "Head full o dreams" sia invece l'ultimo o meno, si può riprendere una dichiarazione di Chris Martin del dicembre 2014: "E' il nostro settimo lavoro e lo intendiamo un po' come l'ultimo libro della saga di Harry Potter, come il completamento di qualcosa. Potrebbe non avere un seguito".
http://www.lospettacolo.it/musica/musica-amazing-day-ecco-inedito-dei-coldplay

James Franco e Maggie Gyllenhaal in "The Deuce" serie tv sull'industria americana del porno

James Franco e Maggie Gyllenhaal saranno tra i protagonisti di "The Deuce", nuova serie targata HBO che esplorerà il periodo d'oro del porno americano, gli anni '70 e '80 dei vari "Gola Profonda" e "Misty Beethoven"
Ottime nuove dal mondo televisivo, e più precisamente dal colosso HBO, già responsabile di serie cult come Game of Thrones – Il trono di spade, Boardwalk Empire, True Blood e Girls. Tra i prossimi progetti dell'emittente, infatti, troviamo The Deuce, serie che racconterà l'industria pornografica americana durante il suo periodo d'oro; per capirci, i decenni '70 e '80, quelli di Gola profonda e The Opening of Misty Beethoven. 
Protagonista delle vicende sarà Candy, una prostituta newyorchese che finirà ovviamente immersa nel mondo cinematografico a luci rosse. A interpretarla, niente di meno che Maggie Gyllenhaal, che non è certamente nuova in fatto di ruoli spinti e carichi di erotismo, e basti pensare alla segretaria sadomaso del Secretary di Steven Shainberg, pellicola che la portò ad essere nominata ai Golden Globes. Assieme a lei fra queste conturbanti strade, l'immancabile James Franco, ovvero l'attore più tuttofare di Hollywood, che col genere aveva già vagamente flirtato in Interior. Leather Bar.
Trattandosi di una produzione targata HBO, aspettatevi pure tonnellate di sesso e scene deliranti. Come promette il creatore della serie David Simon, infatti, oltre a focalizzarsi sul porno, l'opera non mancherà di trattare altri importanti avvenimenti del periodo, dallo scoppiare drammatico dell'aids al dilagare della cocaina nella middle class. Spiega l'autore: “Siamo interessati a indagare le conseguenze di una società in cui la cosa più importante è il profitto. In questo senso, questa storia non intende essere né lasciva né puritana. Riguarda un prodotto e quegli esseri umani che hanno creato e venduto questo prodotto, che hanno creato profitto e che hanno sofferto”. Prosegue il suo collega George Pelecanos: “Pornografia, prostituzione, papponi, malviventi, vita notturna, corruzione istituzionale e la New York dei suoi giorni selvaggi. Racconteremo un mondo ricco di personaggi e una storia affascinante”.
Per ora, della serie è stato ordinato solo il pilota, ma speriamo che il canale possa dare presto il semaforo verde per la creazione di un'intera stagione. Noi annusiamo ottime cose, anche perché dovrebbe essere a bordo pure Michelle McLaren, la cui cinepresa ha già precedentemente immortalato diversi episodi di Breaking Bad e The Walking Dead. 
https://farefilm.it/produzioni-e-set/james-franco-e-maggie-gyllenhaal-deuce-serie-tv-sullindustria-americana-del-porno-4349#sthash.lWyyJd2b.dpuf

Ritorno alla vita: al cinema il nuovo film di Wim Wenders con James Franco

Ritorno alla vita – James Franco, Rachel McAdams, Charlotte Gainsbourg e Peter Stormare sono i protagonisti di Ritorno alla vita, il nuovo film di Wim Wenders.
La pellicola racconta dodici anni nella vita di Tomas, uno scrittore americano in piena crisi creativa: la sua relazione con Sara, una ragazza dolce e convenzionale che poco capisce del suo mondo interiore; quella con l’editrice Ann e sua figlia Mina; il difficile rapporto con la scrittura, il successo critico e il riconoscimento intellettuale; il legame misterioso e indissolubile con la bellissima Kate, giovane madre di due bambini che vive negli spazi sconfinati del lago Ontario.
Nel cast del film, in sala dal 24 settembre, ci sono J Robert Naylor, Marie-Josée Croze, Julia Sarah Stone, Celine Bonnier, Peter Miller e Patrck Bauchau.
http://cinema-tv.guidone.it/2015/09/24/ritorno-alla-vita-al-cinema-il-nuovo-film-di-wim-wenders-con-james-franco/

Lana Del Rey & la dark side d'America: la recensione di "Honeymoon"

Un disco noir carico di pathos e melodie struggenti: l'arte di fare un album non è ancora (del tutto) tramontata
Difficile trovare un'artista più distante della Del Rey dagli orizzonti adolescenziali del pop moderno. Basta guardarla sulla copertina del suo nuovo album in posa d'altri tempi su un mezzo della Starline, la società che organizza visite guidate alle case delle celebrità nella città degli angeli.
Lana, caso unico tra gli artisti di questo tempo, non strizza mai l'occhio alla dance, non si contamina con il suono mainstream e "vuoto" dell'ultimo decennio. Al contrario si tuffa in un universo sonoro che attinge alle colonne sonore di 007 e di Ennio Morricone, gioca con le suggestioni noir, parla di amori tormentati, di uomini crudeli, di disillusione
Attinge dal jazz e dall'R&B, cita negli archi le armonie della musica classica. Lo fa con quella sua voce dolente ed evocativa, con il piglio della grande interprete. Cita anche  Space Oddity di David Bowie, rilegge spoglandola di qualsiasi allegria Don't let me be misunderstood di Nina Simone, richiama un poema di T.S Eliot seguendo un percorso tutto suo, senza mediazioni. E regala melodie d'altri tempi nella struggente Salvatore.
Un album che va ascoltato e riascoltato. Non solo per la sua indiscutibile bellezza. ma perché restituisce all'arte di fare un album un senso compiuto, il senso della musica che emoziona senza stordire. Non è poco e non è nemmeno scontato. 
I tre brani cult: Music to watch boys to, High by the beach, God knows I tried.
http://www.panorama.it/musica/lana-del-rey-la-dark-side-damerica-la-recensione-di-honeymoon/#gallery-0=slide-2

MUSE: ACCORDO EDITORIALE RAFFORZATO CON WARNER/CHAPPELL

La Warner/Chappell, divisione editoriale del Warner Music Group, ha stretto un accordo con i Muse di Matt Bellamy per la gestione dell'intero catalogo del trio britannico: a confermarlo è stato il direttore generale della branca inglese della socierà, Richard Manners.
"I Muse sono uno dei più grandi gruppi nella storia del loro genere, Matthew è un autore eccezionale e come live band sono stati capaci, coi loro spettacoli, di alzare gli standard: siamo molto onorati di aver lavorato con loro fino ad oggi e eccitati di estendere al futuro il nostro rapporto"
I primi due album del gruppo, "Showbiz" del '99 e "Origin of symmetry" del 2001, furono pubblicati dalla Mushroom Records, etichetta indipendente australiana acquisita dalla Warner nel 2005, poi rilevata dalla Festival Records nel 2010.

Coldplay star dell’iHeartRadio Music Festival 2015: scaletta e video dell’intero concerto

Nessuna novità svelata, ma un concerto con i grandi classici dei Coldplay: ecco il video della band all'iHeartRadio Music Festival 2015 a Las Vegas
Tra i nomi di punta dell’iHeartRadio Music Festival 2015, i Coldplay sono tornati ad esibirsi dal vivo dopo una lungo periodo di lontananza dal palco venerdì 18 settembre.
In un momento in cui fervono i lavori per il nuovo album di inediti, annunciato come potenzialmente l’ultimo della loro carriera, i Coldplay hanno intrattenuto il pubblico della kermesse promossa ogni anno dall’emittente iHeartRadio, la piattaforma radiofonica on line di proprietà della iHeartCommunications.
La band di Chris Martin sta lavorando ormai da mesi al successore del best seller Ghost Stories: il nuovo progetto di inediti dal titolo A Head Full of Dreams (sulla scia del successo del tormentone A Sky Full of Stars nato dalla collaborazione con Avicii) non ha ancora una data di rilascio ufficiale. Il primo singolo, però, è atteso a breve, visto che il gruppo ha appena girato delle riprese per un video in India.
I fan che si aspettavano un annuncio specifico o addirittura un inedito realizzato sul palco dell’iHeartRadio Music Festival 2015 sono rimasti però delusi. Nell’attesa della release, i Coldplay sono stati protagonisti dello show d’apertura dell’evento alla MGM Grand Garden Arena di Las Vegas proponendo solo classici del loro repertorio, sicuramente tra i più popolari ed apprezzati.
Nel loro concerto, durato poco più di venti minuti, hanno trovato spazio cinque brani, ognuno tratto da un album diverso: Paradise (da Mylo Xyloto) è la traccia scelta per dare il via allo show, seguita dall’imponente Viva La Vida (dal quasi omonimo album Viva La Vida or Death and All His Friends), per poi continuare sulle note di Clocks (da A Rush of Blood) e Fix You (da X&Y). Infine, grande festa sul palco della MGM Grand Garden Arena con la hit A Sky Full Of Stars.
Ecco il video del loro set.
http://www.optimaitalia.com/blog/2015/09/20/coldplay-star-delliheartradio-music-festival-2015-scaletta-e-video-dellintero-concerto/220967

Charlotte Gainsbourg: «No, domani non è un altro giorno»

A casa sua, giravano frasi molto rassicuranti. Lei però non ci ha mai creduto. Forse perché è timida, forse perché non osa. Forse perché la nuova storia che porta al cinema (un lutto che ti cambia, e da cui «non guarisci mai») è qualcosa che ha conosciuto molto da vicino
Non è difficile crederle quando dice: «Sono timida». E neppure quando aggiunge: «Come tutti i timidi, non vedo l’ora che qualcuno mi aiuti a esprimere quello che ho dentro, a rivelare il mio lato selvaggio». Il fascino di Charlotte Gainsbourg sta proprio lì, nell’energia che nasce da quell’implosione sotto la pelle. Non la vedi («La gente pensa che io sia un tipo tranquillo: si sbagliano») ma la percepisci.
Alla Berlinale, dove era stato presentato in anteprima il suo ultimo film, Ritorno alla vita di Wim Wenders, si era presentata con il consueto look da antidiva: niente trucco, niente tacchi, niente abiti eleganti. Non proprio disadorna come il suo personaggio, ma quasi. La storia che interpreta è, ancora una volta, drammatica. Kate è una donna sola, con due figli. Un giorno, uno dei bambini viene travolto da un’auto. L’uomo alla guida non ha colpa: in mezzo alla neve non poteva vederlo. Passano gli anni e ognuno di loro, compreso il figlio sopravvissuto, cerca un modo per andare avanti, per accettare la sofferenza come qualcosa che a volte a qualcuno di noi, senza una ragione precisa, tocca. E Kate, in qualche modo, ci riesce.
Dicono che il perdono aiuti a sopportare meglio il dolore. È d’accordo? 
«Sì, e credo che il mio personaggio sia molto saggio da quel punto di vista. La sua è una reazione spontanea. A volte si arriva a perdonare attraverso un processo volontario, per lei si tratta di una scelta naturale, non si sforza di riuscirci. Personalmente, credo che reagirei in modo più duro. Non sono altrettanto generosa, non possiedo lo stesso genere di bontà».
Essere madre ha influenzato il suo modo di entrare nella parte? 
«Non volevo immedesimarmi nella storia. Lo stesso quando ho recitato in Antichrist (film diretto da Lars von Trier, uscito nel 2009: l’attrice era una madre il cui figlio era morto accidentalmente, ndr). In entrambi i casi ho fatto il possibile per separare me stessa dal personaggio che stavo interpretando. Non volevo in nessun modo pensare ai miei figli (Ben, Alice e Joe, di 18, 13 e 4 anni, avuti dal compagno Yvan Attal con cui convive da quando aveva 19 anni, ndr)». 
Eppure raccontò di essere stata tormentata dagli incubi.
«Quel film parlava di streghe e mi ero messa a leggere storie in tema. E giravamo in aperta campagna. Tutto l’insieme era piuttosto terrorizzante. Ma anche molto coinvolgente. È stata la prima volta che ho potuto esprimere emozioni estreme. Essere autorizzata a perdere il controllo, per una come me, è stata una rivelazione. Sono timida, per cui faccio faticare a “osare”. Ci riesco solo se qualcuno sa come portarmi a farlo. Altrimenti mi manca il coraggio».




http://www.vanityfair.it/people/mondo/15/09/18/charlotte-gainsbourg-ritorno-alla-vita-intervista-foto-gossip

Lana Del Rey: ascolta il singolo Salvatore

Venerdì prossimo, il 18 settembre, Lana Del Rey pubblicherà il suo atteso nuovo album, "Honeymoon", e come ultima anticipazione ha deciso di condividere il brano "Salvatore".
Nella traccia, che segue l'uscita di "High By The Beach", "Terrence Loves You"  e "Music To Watch Boys To", la cantante si cimenta nella lingua italiana in un paio di frasi.
http://www.comingsoon.it/news/?source=music&key=50388

Thom Yorke ha svelato l’inedito Villain alla sfilata di Rag & Bone a New York

La maison di moda Rag & Bone anche quest’anno ha affidato a Thom Yorke la colonna sonora della sfilata con cui ha presentato la nuova collezione primavera-estate 2016. Per l’evento il frontman dei Radiohead ha scelto l’inedito Villain, le cui parti vocali sono state realizzate da 12 membri del Brooklyn Youth Chorus di New York.
L’ultimo album solista di Yorke – che a novembre sarà ospite del torinese Club To Club Festival – risale al 2012 e al momento non sembra essere nei suoi pensieri la pubblicazione di un’altra opera tutta sua. Sta infatti lavorando al prossimo disco dei Radiohead, come testimoniato da alcune foto circolate in Rete, che ritraggono la band in studio.
http://www.onstageweb.com/notizie/thom-yorke-rag-and-bone-inedito-villain/

Che cosa significa gender?

Il termine italiano genere traduce l’anglosassone gender, introdotto nel contesto delle scienze umane e sociali per designare i molti e complessi modi in cui le differenze tra i sessi acquistano significato e diventano fattori strutturali nell’organizzazione della vita sociale. Il genere ha così assunto il ruolo di categoria di analisi e interpretazione della conformazione esclusivamente sociale dei ruoli maschili e femminili, applicabile quindi a donne e uomini, considerando le une e gli altri come insiemi ampi e articolati, attraversati da differenze di ceto, culturali, etniche, religiose, di orientamento sessuale, di età, ecc. Tale accezione del genere ha trovato un fertile terreno di sviluppo nel contesto degli studi del settore e dei movimenti femminista e delle donne, che, riconoscendone l’indubbia portata euristica, ne hanno problematizzato la funzione di categoria. Il genere infatti richiama l’identità quale carattere individuante in senso forte, laddove il concetto d’identità è tra i più discussi del femminismo contemporaneo occidentale, cioè nel contesto in cui gli studi di genere o Gender studies sono stati più vitali e innovativi. Il femminismo, come movimento e come riflessione teorica, è costitutivo degli studi di genere che si sono avviati proprio sull’onda lunga femminista. La presa di coscienza della pervasiva subordinazione della donna all’uomo, con l’impatto che ha avuto sul genere femminile, ha infatti attivato un’applicazione ampia e capillare della categoria di genere, coinvolgendo i modelli normativi e performativi della mascolinità. Il rapporto tra genere e identità nella tradizione patriarcale e «logofallocentrica» s’innesta sul sesso inteso in senso biologico e naturalista, quale matrice di un complesso di caratteri identificanti il soggetto uomo e il soggetto donna. A questa accezione di genere, consolidatasi con gli sviluppi della scienza moderna, Simone de Beauvoir dedica in Il secondo sesso (1949) un capitolo della parte iniziale Destino, quel destino scandito per la donna da un’identità di genere inferiore, subordinata e dipendente rispetto a quella maschile, dove il maschile è assunto quale prototipo di umanità.
Il genere come categoria. Nei vari contesti di ricerca in cui è oggi usata, la categoria di genere problematizza l’identità sessuale naturalisticamente intesa, per cui il genere sta a indicare i comportamenti associati o attribuiti all’identità sessuale, quindi i condizionamenti esercitati dalla società e dalla cultura sulla conformazione dei ruoli maschili e femminili. In termini più diretti il genere induce a seguire le linee di condotta ritenute consone a un sesso o all’altro, laddove l’orientamento sessuale indirizza il desiderio in senso etero e/o omosessuale, e/o transessuale. Quindi, per identità di genere s’intende l’insieme dei comportamenti collegati all’essere femmina e all’essere maschio che concorrono a definire l’ap­partenenza al genere maschile o femminile anche riguardo alla percezione individuale del sé. In tutte le loro filiere gli studi di genere contestano l’assunzione del genere quale dato ontologico e l’accezione essenzialista del genere che fa leva sul nesso rigido e immodificabile tra apparato biologico sessuale (natura) e l’identità a esso associata (cultura). Il genere tende in sintesi a conformarsi, come hanno mostrato le teorie costruttiviste e decostruttiviste sviluppatesi a partire da Foucault, sui modelli culturali, i valori, l’educazione, i saperi che improntano gli apparati di potere, ed è quindi plasmato dal linguaggio. Larga parte del femminismo contemporaneo ha attinto a questa teoria che scardina l’idea di natura umana e di sessualità a essa collegata, considerandole retaggio di una cultura teologico/metafisica attestata sull’eterosessualità normativa, regolata dalla binarietà ‘sgemba’ maschile/femminile. Alla femministe interessa che il sistema possa essere scardinato attraverso le sue stesse categorie. Il dispositivo sessuale binario, infatti, nell’imporre la norma eterosessuale determina una trasgressione nominando le perversioni per bandirle, e per ciò stesso riattivando il desiderio proprio in tale direzione, dato che le perversioni non sono meri atti, ma fonte di desideri che coinvolgono eterosessuali di entrambi i generi. Da qui il cortocircuito tra genere, sessualità e desiderio. In questa rilettura di Foucault sul genere il femminismo, soprattutto lesbico, rileva come lo stesso Foucault elide il desiderio femminile non dandogli modo di autoesprimersi. Judith Butler, Eve Kosofsky Sedgwick e Donna Haraway hanno proposto alcune vie provocatorie per ripensare la soggettività sessuale sul genere. Per Butler, essendo le identità sessuali e di genere performate dal linguaggio, il genere non ha un origine né è uno status o un ‘fare’ ascrivibile a un soggetto preesistente all’azione (Scambi di genere, 2004), ma nasce dall’imitazione ed è costruito come un travestimento. Le donne devono autorappresentarsi come donne per diventare soggetti politici femministi, cioè capaci di agire in funzione della liberazione del desiderio, partecipando alla recita dei genere per dislocarne le norme. Dalla critica alle concezioni dualiste del genere (maschile/femminile, natura/cultura, sesso/genere, corpo/identità, ecc.), che occultavano le identità non incasellabili in schemi binari, le femministe sono giunte alla messa in discussione tout court dell’identità di genere.
La maggiore utilità euristica della categoria di genere emerge oggi proprio nell’indagine sui vari campi e forme di relazionalità, combinazione e ibridazione tra maschile e femminile. Infatti, le ricerche, condotte su nuovi campi e in maniera sempre più analitica, sulla costruzione dell’identità di genere e sulle sue diverse conformazioni, hanno sollecitato il superamento di una più o meno tendenziale chiusura identitaria e autoreferenzialità dei movimenti femminista e omosessuale, che, al di là delle tensioni interne, erano esposti al rischio di escludere quelle che le scienze sociali indicano come forme di soggettività collettiva. Rischio che correvano pure gli studi di genere di settore: su donne (Women studies e di storia delle donne), uomini (Men studies), omosessuali e lesbiche (Queer studies) e cambi di genere (Transgender studies). Da tale punto di vista i Queer studies e i Transgender studies si sono rivelati più innovativi e propositivi, anche perché fanno riferimento a situazioni in cui la non coincidenza dell’identità di genere con il sesso biologico dispone a una serie di rapporti differenziati tra identità di g. e identità sessuale. Laddove l’omosessualità è un orientamento sessuale verso il proprio sesso, che può o no combinarsi con la transessualità come desiderio di cambiare il proprio sesso per adeguarlo al genere, il/la transgender intende acquisire delle caratteristiche del genere diverso dal proprio; e questa mappa proliferante di possibili incroci, nel disorientare, fa capire la forza e l’indomabilità del desiderio. Lo scenario che si prospetta è quello di una mobilità e varietà di congiunzioni, distacchi, raccordi di identità di genere articolate e complesse, in cui il corpo quale unità psicofisica è fonte di mutazioni e trasformazioni. Le ricerche mostrano però anche alcuni ritorni, in forme mutate, di bisogni identitari forti, legati alla genitalità fisico-biologica, come nel caso della figura del transessuale che riafferma il ruolo identitario del corpo e della genitalità fisica per validare la sua scelta di genere, così la figura del transgender può testimoniare una paura dell’indeterminatezza sino a delinearsi quasi come vittima dell’eterosessualità binaria. Nel dissolversi di identità di genere in continua trasformazione si materializzano corpi che contano, perché ci rivestiamo di essi nel gioco della ‘mascherata’ (Butler), e anche per la loro resistenza a essere ridotti a superficie, a nient’altro che ‘pelle’. La genetica e la biologia neoevoluzionista contemporanee hanno concorso a rimettere in gioco il corpo, e anche la figura del transessuale rimette in discussione la teoria di genere con la centralità che assegna al corpo, e che la manipolazione dello stesso, anche a fini procreativi, concorre a ratificare. Per tali vie il sesso sembra riacquistare incidenza sul genere attutendo la spinta propulsiva degli studi di genere. Il rapporto tra femminismo e studi di genere è oggi reso più complicato dal fatto che i secondi si sono per vari aspetti autonomizzati dal primo e tendono a includere gli studi femministi, delle donne e di storia delle donne. Si verifica però anche il contrario, perché la categoria di genere, se assunta nei suoi significati fondativi, appare esposta a una crisi sul fronte degli sviluppi delle nuove tecnologie, che invece sono al centro dell’elaborazione teorica femminista. Varie teoriche femministe già prima che affiorassero queste problematiche hanno espresso delle critiche ad alcune modalità dell’approccio di genere, sostanzialmente convergenti sulla sua scarsa duttilità, che lo rende poco adeguato a cogliere l’univocità dell’individualità sessuata e/o le sue continue metamorfosi. Nella sua più recente declinazione postmoderna il femminismo filosofico ha investito molto sul superamento delle categorie identitarie, pure per sottrarsi alla ricaduta nella logica del medesimo, e sulla sperimentazione creativa di identità poliedriche, in continuo farsi e disfarsi (passing). Sembrerebbe preferibile il temine soggetto seguito dall’attributo nomade, che comunque concorre a destabilizzare il genere. Si cerca quindi di proporre, come nel caso di Rosa Braidotti (teorica del soggetto nomade, che si richiama all’epistemologa femminista Sandra Harding) una concettualizzazione di identità e di soggetto che sia in grado di sfuggire alle secche dell’essenzialismo e del costruttivismo, per valorizzare le potenzialità espressive e trasformative di ogni vita umana.
http://www.treccani.it/enciclopedia/gender-genere_(Dizionario_di_filosofia)/

Meryl Streep: una carriera in politica?

La star è decisa a far approvare a tutti gli stati americani un emendamento sulle pari opportunità, e secondo il regista Michael Moore nessuno meglio di lei può riuscire nell’impresa.
Potrebbe proporsi nell’inedita veste di leader politico Meryl Streep, che da anni sostiene la causa delle pari opportunità tra uomini e donne.
Secondo il regista Michael Moore, infatti, la diva ha intenzione di far approvare al Congresso degli Stati Uniti una proposta di legge chiamata Equal Rights Amendment (emendamento per gli uguali diritti, ndr), che da anni giace dimenticata sotto forma di bozza.
D’altra parte, anche la star in passato si era detta decisa a prendere in mano la questione, accantonata verso la fine degli anni Settanta quando mancavano soltanto pochi passaggi per la sua completa approvazione.
«Meryl Streep potrebbe rappresentare il fattore decisivo per far approvare l’emendamento», ha spiegato Moore in occasione del Toronto Film Festival, come riportato dalla rubrica Confidenti@l del New York Daily News.
«Vedete, i repubblicani erano coscienti - quando nel 1980 hanno deciso di candidare Ronald Reagan - che lui era uno che sapeva parlare alle masse. Ecco dunque che la stessa cosa varrebbe per Meryl: una persona amata, un volto noto grazie ai film che è anche molto intelligente, ha un gran cuore e si preoccupa delle persone e del destino del mondo».
«Lei vuole solamente che tre stati - l’Illinois, la Virginia e la Florida - accettino e mettano in atto l’Equal Rights Amendment che non hanno approvato in passato».
Se la Streep deciderà di intraprendere davvero la carriera politica non ci è ancora dato saperlo. Quel che è certo, però, è che di recente molti personaggi dello spettacolo sembrano interessati a prendere le redini del loro Paese.
http://www.bluewin.ch/it/spettacolo/people/2015/9/14/meryl-streep--una-carriera-in-politica-.html

Valeria Golino vince la Coppa Volpi

Il Leone d'oro è Desde Alla di Vigas, Coppa Volpi maschile a Fabrice Luchini. Leone d'argento all'argentino Trapero
Se non fosse stata una sobria cerimonia di chiusura quella di Venezia 72, che con un presidente di giuria messicano (Alfonso Cuaron), ha premiato nell'ordine il film del venezuelano Lorenzo Vigas (Desde Alla - From Afar) con il Leone d'oro e dell'argentino Pablo Trapero (El Clan) con il Leone d'argento per una volta alla Mostra si sarebbe ballato salsa e tango. All'annuncio del Leone d'oro all'esordiente Vigas è esplosa la Sala Grande del Palazzo del cinema e tutta la zona della platea riservata ai sudamericani ha tifato come allo stadio. L'emozione del regista insieme all'allegria trascinante di Valeria Golino, coppa Volpi per il film Per Amor Vostro di Giuseppe Gaudino sono stati i momenti più memorabili della premiazione.
''Dedico il premio al mio paese, il Venezuela, sono fiducioso che possa superare i suoi problemi. E' la prima volta che vinciamo qui'', ha detto Vigas dopo aver ringraziato con trasporto i due attori protagonisti, il grande cileno Alfredo Castro, l'attore feticcio di Pablo Larrain del quale ha appena finito le riprese dell'atteso Neruda e il giovane Luis Silva e lo sceneggiatore Guillermo Arriaga ''che è riuscito a spingermi sempre oltre il mio limite''.
Tutti presenti, tutti allegri, tutti calorosamente a far festa, ad abbracciarsi anche appena spente le telecamere con il presidente Cuaron, al termine di una serata sudamericana. Un Clan, come direbbe Trapero, pure lui in festa con i suoi, che ha ricordato sul palco di essere affezionato a questo festival ''da quando con il mio primo film 16 anni fa, Mondo Grua, fui accolto molto calorosamente'', vincendo la Settimana della Critica. Un grande dello spettacolo francese, Fabrice Luchini, coppa Volpi per il miglior attore, protagonista dell'Hermine di Christian Vincent, impegnato sul set in Normandia di Ma Loute di Bruno Dumont, ha mandato un video ricordando le radici italiane paterne, di Assisi e il rimpianto di non aver mai parlato la nostra lingua, ''e ora questo premio, il primo dall'Italia che è una ricompensa enorme''. Oltre al verdetto latinoamericano (sembra una congiura con il presidente Cuaron ma sono entrambi film che hanno meritato un premio e proveniente da una cinematografia emergente già da qualche anno e ormai matura), la chiusura di Venezia 72 sono gli occhi sorridenti di Valeria Golino e della sua ''gioia infantile'' nel ricevere il premio, per lei una seconda Coppa Volpi dopo quella che ricevette giovanissima per Storia d'amore di Maselli, correva l'anno 1986.
''Sono molto contenta per me'', ha detto fiera la Golino dopo aver ringraziato regista, attori, produttori di Per amor vostro, il film low cost di Gaudino. La cerimonia di chiusura riserva sempre qualche emozione, Brady Corbet che con The Childhood of a Leader ha vinto due premi (Orizzonti per la migliore regia e Leone del futuro migliore opera prima) era davvero, giustamente felice, come quanto chiamato sul palco da Jonathan Demme si è fatto sfuggire un significativo 'Jesus Christ'. E poi la tenerezza dell'adolescente Abraham Attah, il bambino soldato di Beast of no nation di Fukunaga, premio Marcello Mastroianni per l'attore emergente. E lui, bravissimo, lo è davvero: è già nella top 10 mondiale dei 10 giovanissimi da tenere d'occhio. All'inizio della cerimonia Saverio Costanzo ha letto l'adesione della Mostra del cinema di Venezia all'appello For a 1000 Lives, firmato da oltre 3500 registi e indirizzato ai governi per gestire la crisi umanitaria con il massimo rispetto per la dignità umana. Condotta da Elisa Senadoui, la cerimonia conclusiva di Venezia 72 è stata chiusa dal presidente Paolo Baratta. Poi tutti a festeggiare sulla spiaggia dell'hotel Excelsior. L'abito più scenografico del gala'? Il lungo vaporoso dell'attrice giurata Elizabeth Banks che ha scelto il rosso lacca, lo stesso del red carpet.

Ecco l'elenco dei premi ufficiali della 72/ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

VENEZIA 72 - La Giuria di Venezia 72, presieduta da Alfonso Cuarón e composta da Elizabeth Banks, Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan, Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Francesco Munzi, Pawel Pawlikowski e Lynne Ramsey, dopo aver visionato tutti i 21 film in concorso, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

- LEONE D'ORO per il miglior film a: DESDE ALLµ (FROM AFAR) di Lorenzo Vigas (Venezuela, Messico)

- LEONE D'ARGENTO per la migliore regia a: Pablo Trapero per il film EL CLAN (Argentina, Spagna)

- GRAN PREMIO DELLA GIURIA a: ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson (USA)

- COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile a: Valeria Golino nel film PER AMOR VOSTRO di Giuseppe Gaudino (Italia)

- COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a: Fabrice Luchini nel film L'HERMINE di Christian Vincent (Francia)

- PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore emergente a: Abraham Attah nel film BEASTS OF NO NATION di Cary Joji Fukunaga (USA)

- PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a: Christian Vincent per il film L'HERMINE di Christian Vincent (Francia)

- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a: ABLUKA (FRENZY) di Emin Alper (Turchia, Francia, Qatar).

- LEONE DEL FUTURO - PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA "LUIGI DE LAURENTIIS"

- La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis" della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Saverio Costanzo e composta da Charles Burnett, Roger Garcia, Natacha Laurent e Daniela Michel, assegna il: LEONE DEL FUTURO

- PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA (LUIGI DE LAURENTIIS) a: THE CHILDHOOD OF A LEADER di Brady Corbet (Regno Unito, Ungheria) ORIZZONTI nonché un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.

PREMI ORIZZONTI
 La Giuria Orizzonti della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Jonathan Demme e composta da Anita Caprioli, Fruit Chan, Alix Delaporte e Paz Vega dopo aver visionato i 34 film in concorso, assegna: il

- PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a: FREE IN DEED di Jake Mahaffy (USA, Nuova Zelanda);

- il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a: Brady Corbet per THE CHILDHOOD OF A LEADER (Regno Unito, Ungheria);

- il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a: BOI NEON (NEON BULL) di Gabriel Mascaro (Brasile, Uruguay, Paesi Bassi);

- il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE a: Dominique Leborne nel film TEMPÒTE di Samuel Collardey;

- PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a: BELLADONNA di Dubravka Turić (Croazia);

- il VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2014 a: E.T.E.R.N.I.T. di Giovanni Aloi (Francia)

- PREMI VENEZIA CLASSICI - La Giuria presieduta da Francesco Patierno e composta da studenti di cinema provenienti da diverse Università italiane: 25 laureandi in Storia del Cinema, indicati dai docenti di 12 DAMS e della veneziana Ca' Foscari, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

- il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a: SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA di Pier Paolo Pasolini (1975, Italia, Francia). E inoltre: 
- LEONE D'ORO ALLA CARRIERA 2015 a: Bertrand Tavernier 
- JAEGER-LECOULTRE GLORY TO THE FILMMAKER AWARD 2015 a: Brian De Palma 
- PERSOL TRIBUTE TO VISIONARY TALENT AWARD 2015 a: Jonathan Demme 
- PREMIO L'ORÉAL PARIS PER IL CINEMA a: Valeria Bilello.
http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2015/09/12/venezia-72a-mostra-internazionale-del-cinema_ed7e198e-a160-4147-8d1c-fa38dd6be741.html

James Morrison – Demons | video premiere

A 4 anni dalla pubblicazione del suo ultimo album “The Awakening”, la star della musica britannica James Morrison è pronto per tornare in scena con un nuovo album che possa trasformarsi in un altro successo nelle classifiche europee.
Come tanti connazionali simili a lui anche in quanto a genere, James non è mai riuscito a conquistare gli USA (fatta eccezione del duetto con Nelly Furtado “Broken Strings”), ma il suo stile capace di mescolare il soul al soft rock ha conquistato il pubblico europeo in ogni Era discografica, ed in particolare l’Italia si è sempre dimostrata affezionata a questo artista.
Ora è arrivato il momento per James di tornare a mostrare il suo talento e per farlo ha sfoggiato “Demons”, un lead single perfetto per diventare una hit ma che di sicuro non rinuncia alla qualità.
Il brano è una solenne mid tempo caratterizzata da un coro davvero catchy che enfatizza i ritornelli e dà un’interpretazione sicura ed incisiva in cui lo stile dell’artista si fa potente e d’effetto come forse non è mai stato finora. Questa volta potremmo definire il pezzo come una canzone pop, è vero, ma si tratta di un pop particolare e di qualità, non scontato e che proprio per questo potrebbe diventare una hit.
Nel video il cantante osserva attorno a sé varie persone perseguitate da dei cloni privi di iride, dei demoni tentatori che li spingono a comportarsi male e a compiere delle vere e proprie malvagità, tutto questo mentre l’artista canta “Ho anch’io i miei demoni, sono umano, ma loro non mi butteranno giù”.
Personalmente sono piacevolmente sorpreso da questa traccia, la quale mi ha colpito come nessun pezzo di James aveva fatto finora. Eccovi video e canzone:

http://www.rnbjunk.com/james-morrison-demons-video-premiere/

Madonna: intramontabile energia

Perfezionista, trasgressiva e unica. A 57 anni Madonna infiamma il palco di Montreal nella prima tappa del suo tour mondiale "Rebel Heart". In uno show che fonde oriente e occidente la regina del pop riconquista il trono e lascia tutti senza fiato. Circondata da ballerini vestiti da guardie imperiali e ballerine che si ispirano alle moderne geishe Miss Ciccone mostra tutta la sua intramontabile energia.
http://video.corriere.it/gabbie-croci-trasgressione-parte-tour-mondiale-madonna-rebel-heart/9cb8bebe-5848-11e5-8460-7c6ee4ec1a13

Muse in concerto a Milano il 14 e 15 maggio 2016

La band guidata da Matt Bellamy torna nel nostro paese dopo il successo del concerto di luglio a Rock in Roma
Ventate di pessimismo cosmico rese meno dolorose da melodie a presa rapida, energici riff di chitarra che sembrano arrivare direttamente dallo spazio, atmosfere epiche e magniloquenti da kolossal hollywoodiano.
Nessuno, meglio dei Muse, incarna  il suono del nuovo millennio, tra rock decadente, lampi di elettronica e suggestioni sinfoniche. Un noto critico musicale ha definito il sound dei Muse “un ibrido geneticamente modificato di Queen, Jeff Buckley e Radiohead”. 
Solo gli U2 e i Coldplay possono vantare dal vivo un riscontro di pubblico e un impatto pari a quello dei Muse.
Dopo il concerto sold out a Rock in Roma, che ha richiamato a luglio 35.000 spettatori, oggi sono state annunciate due nuove date del trio di Teignmouth, da sempre molto legato al nostro paese.
Un nuovo palco, uno nuovo show pensati per dare al pubblico un’esperienza sensoriale, auditiva e visiva a 360°. Questo, in sintesi, sarà il nuovo show dei Muse, ospitato il 14 e il 15 maggio al Mediolanum Forum di Assago(Milano) per le uniche tappe italiane del Drones World Tour.
"Il mondo è dominato da droni che utilizzano droni per trasformarci tutti in droni -ha sottolineato Matt Bellamy a proposito del concept- Questo album analizza il viaggio di un essere umano, dalla sua perdita di speranza e dal senso di abbandono, all'indottrinamento dal sistema affinché si diventi droni umani, fino alla defezione terminale da parte degli oppressori".
Prodotto da Mutt Lange, che ha lavorato molti anni con gli Ac/Dc, Drones ha segnato un ritorno a sonorità più rock e meno elettroniche rispetto a The 2nd law, che in alcuni brani strizzava l'occhio al dubstep di Skrillex.
I biglietti saranno disponibili in esclusiva presale Vivo Club dalle ore 10 di giovedì 17 settembre.
I preziosi tagliandi saranno disponibili per tutti su ticketone.it dalle ore 10 di venerdì 18 settembre, oltre che nei punti vendita Ticketone e in tutte le rivendite autorizzate dalle ore 10 di lunedì 21 settembre.
Di seguito trovate tutte le date del tour europeo.

5 April | Dublin, Ireland | 3Arena Dublin
8 April | Manchester, England | Manchester Arena
11 April | London, England | The O2
12 April | London, England | The O2
17 April | Glasgow, Scotland | SSE Hydro
2 May | Lisbon, Portugal | MEO Arena
5 May | Madrid, Spain | Barclaycard Center 
14 May | Milan, Italy | Mediolanum Forum 
15 May | Milan, Italy | Mediolanum Forum 
4 June | Prague, Czech Republic | O2 Arena
http://www.panorama.it/musica/muse-in-concerto-a-milano-il-14-e-15-maggio-2016/#gallery-0=slide-5

Madonna: Il debutto del Rebel Heart World Tour!

Iconica, provocatoria, immortale, irresistibile:
è con questi 4 aggettivi che potremmo sintetizzare il personaggio di Sua Maestà Madonna, che pochissime ore fa ha dato finalmente inizio al suo atteso decimo tour mondiale, il Rebel Heart Tour, regalando ai fan di Montréal presenti al Bell Center un concerto davvero indimenticabile.
La prima tappa del Rebel Heart Tour di Madonna è stata infatti un tripudio di luci, colori, coreografie incredibili e di un impianto scenografico davvero impressionante che ha reso il set live persino più emozionante di quanto avremmo mai potuto credere: la regina del pop, il cui arrivo è stato preannunciato dal dj set del collaboratore e dj Diplo, è arrivata sul palco del palazzetto puntualissima, alle ore 21:30 spaccate, facendosi calare dall’alto all’interno di un enorme gabbia di ferro e intonando le note di Iconic, uno dei pezzi più forti del suo ultimo disco Rebel Heart.
Madonna ha intrattenuto i fortunati presenti con due ore piene di concerto, nel corso delle quali si è esibita in scatenate coreografie (due su tutte, quelle sulle note di Living for love in versione remix e nel gioiello Deeper and Deeper), ha suonato dal vivo diversi brani in acustico con una voce strepitosa (True blue, Rebel Heart, Who’s that girl) e ha regalato emozioni uniche dedicando al pubblico franco-anglofono del Québec una stupenda cover di La Vie En Rose di Edith Piaf, inserita nell’ultima sessione del concerto dallo squisito sapore anni ’20. 




Dopo aver visto (grazie a delle provvidenziali dirette streaming Periscope, a tarda notte) il Rebel Heart Tour di Madonna la nostra curiosità è paradossalmente diventata ancora maggiore: cosa aspetterà noi fan italiani per le tre date torinesi, fissate tutte per il prossimo novembre? In attesa di avere una risposta a questa e ad altre domande, vi pubblichiamo qui sotto in anteprima la scaletta del Rebel Heart Tour di Madonna a Montréal!

Intro / Revolution
Iconic
Bitch i’m Madonna
Burning Up (rock version)
Holy water/Vogue
Devil Pray

Interlude Messiah

Body Shop
True Blue
Deeper and deeper
Heartbreak City
Love don’t live here anymore
Like a virgin (Dancehall remix)

Interlude S.E.X./Erotica

Living for love remix
La Isla Bonita
Dress you up/Intro the groove/Everybody/Lucky Star (Flamenco version)
Who’s that girl (acustica)
Rebel heart

Secret Project / Illuminati Interlude

Music/Get stupid
Candy Shop
Material Girl
La vie en rose (acustica)
Unapologetic Bitch (special guest: Diplo)
Holiday