Italiani e romeni uniti dall'odio per i rom

«Zingaro» è un insulto comune per le vie di Bucarest. Etnia sottomessa, dalla schiavitù allo sterminio nazista

ROMA — A Bucarest, magari in un ingorgo, capita spesso di sentire gli automobilisti urlarsi una sola parola: «Tzigan!». È un insulto, per chi lo pronuncia, e forse spiega più di uno studio sociologico il sentimento, sempre più diffuso, dei romeni verso i rom. Con le parole della responsabile immigrazione della comunità di Sant’Egidio, Daniela Pompei: «Verso i gitani, l’insofferenza della Romania è simile a quella degli italiani, ma più esasperata».

I FISCHI A MADONNA - C’è una differenza sostanziale, tra i due Paesi: lì, secondo stime non ufficiali, i rom sono «quasi il dieci per cento della popolazione. In Italia sono 150 mila, e tra questi i romeni sono sessantamila. Ma per spiegare l’antigitanismo di quel pezzo d’Europa: sono innumerevoli, lì, i casi di aggressioni, violenze, omicidi e torture subite dalla popolazione rom». Ne sa qualcosa anche Madonna, la pop star. Esattamente un anno fa, a Bucarest, esibendosi con musicisti e ballerini gitani, provò a dire: «Non crediamo nella discriminazione, crediamo nella libertà e nei diritti uguali per tutti». Si beccò minuti di fischi e ululati. E il pubblico, invece di «La isla bonita», prese a urlare quel coro di una sola parola.

DALLA SCHIAVITU' AL NAZISMO - I numeri di questo difficile rapporto parlano chiaro: in Romania i rom sono oltre un milione e mezzo su ventidue milioni di abitanti. Sia chiaro: una parte anche cospicua è sufficientemente integrata. I laureati non si contano, ci sono deputati. A Bucarest interi quartieri sono dei rom, quasi sempre casermoni in muratura acquistati dopo il crollo del regime. Strade sterrate e cani randagi. Ma anche spazzini in divisa e bimbi che tornano dalla scuola con gli zaini sulle spalle. Ma è la storia, come spesso accade, a far capire meglio l’ostilità dei romeni verso i rom. Per questo il professor Daniel Barbu, politologo dell’università di Bucarest, ha sempre ricordato che «qui da noi i rom risultano sui documenti del XIII secolo ma la loro immigrazione, probabilmente dall’India, è certamente più antica. Erano ridotti in schiavitù, lavoravano i campi di grano, li usavano come i neri in America...». Se provavano a fuggire, la punizione era crudele: venivano loro tagliate la labbra, o bruciate le piante dei piedi. Una barbarie. La schiavitù durò fino al 1855. «Ma poi nessuno se ne occupò. Fino al nazismo almeno». E la politica, com’è noto, fu quella dello sterminio. «Ceausescu li lasciò nel loro isolamento - per il professor Barbu - e insomma è strano sorprendersi per la mancata integrazione...».

L'ITALIA E I ROM - In Italia, l’insofferenza verso i rom crebbe con l’ingresso della Romania nell’Europa e probabilmente toccò il suo apice nel novembre 2007, con l’omicidio della signora Giovanna Reggiani, 47 anni, rapinata e massacrata da un romeno. Tre mesi prima, il Viminale aveva diffuso uno studio sulla presenza rom in Italia: «Il 20 per cento delle famiglie vive in baracche o in situazioni di degrado». Centocinquantamila persone più, si presume, centomila fantasmi. «Molti fanno avanti e indietro con la Romania - racconta Daniela Pompei di Sant’Egidio - passano otto mesi in Italia e il resto a casa. Ma i romeni rom, da noi, hanno cura dei loro figli: la frequenza scolastica è del 98 per cento. Questo è il vero segnale della volontà di integrazione». A Bucarest qualche problema in più c’è: il presidente Traian Basescu, era il 2007, usò solo due parole per rispondere a una gionalista. «Sporca zingara».

Alessandro Capponi

http://www.corriere.it/cronache/10_agosto_27/italiani-romeni-odio-rom_5a082970-b20c-11df-a044-00144f02aabe.shtml