Vincent Cassel: "Mi piacciono i paradossi e le contraddizioni"

Mr. Cassel, come mai interpreti sempre questi personaggi crudi?
Credo perché sia quello che mi attrae, davvero. Anche quando guardo le persone nella vita reale.
Stai parlando di personalità multi-strato?
Sì. Il modo in cui le persone si comportano, i paradossi, le contraddizioni. Tutte queste cose che dobbiamo vivere, che tutto non è solo bianco o nero. Questo, credo, è la cosa più interessante nella natura umana. Questo è molto interessante.
Dove pensi che arrivi il tuo interesse?
Non lo so, ho iniziato questa carriera vedendo Jean Gian Maria Volontè e Robert De Niro e non hanno mai veramente interpretato personaggi belli, puliti, gentili. Hanno sempre interpretato personaggi dispettosi, ma allo stesso tempo affascinanti. Con il tempo ho iniziato a fare film ed è questo il genere che ho scelto. Penso che siano solo più interessanti.
Discuti con i registi?
No, no, no. Sono molto fiducioso con il regista. Se dico sì ad un film, è perché il regista è affascinante ai miei occhi e io sono interessato al modo in cui fa le cose e voglio saperne di più. Quindi sì, se sono nelle mani di qualcuno che non mi fido, allora sarà difficile per me.
La tua ricerca di libertà ha influenzato la tua decisione di diventare un attore?
Il fatto è che sono davvero cresciuto sul set e dietro le quinte e nei teatri, e la cosa più facile di proiettare me stesso è stato il palcoscenico. E’ stato molto immediato. Non lo so, è stata la cosa più facile da fare per me.
Ma non ti preoccupi se un film non ha successo?
Un film deve essere diverso, unico, qualcosa che non hai mai visto prima. Sì, allora è interessante. Forse non è un successo al box office, forse ad alcuni critici non piacerà, o addirittura l’odieranno, ma alla fine, come pubblico, se vedono qualcosa che non assomiglia a niente altro, non hai perso tempo.
Rispetto al cinema europeo, i film statunitensi sono spesso etichettati come troppo mainstream…
Prima di tutto penso che le persone hanno la tendenza a confondere cinema americano e lo studio del cinema, che è molto diverso. Voglio dire, Il Cigno Nero, il film di Darren Aronofsky, non è un tipico film americano. Se si vuole fare un riassunto, credo che tutto riguardi molto la fine del film. Se si tratta di un lieto fine, si sa, sarà più americano. Se non è chiaro chi è il cattivo, chi è la persona buona, allora è un po’ più europeo (ride).
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