Madonna, Bono Vox, Andy Warhol: le lettere di rifiuto indirizzate alle star

"Caro sig. Hewson, grazie per aver inviato il suo nastro degli U2 alla RSO. L'abbiamo ascoltato con attenzione ma pensiamo che al momento non sia adatto per noi. Le facciamo i migliori auguri per la sua futura carriera". Con queste righe, il 10 maggio del 1979, un discografico della RSO Records, etichetta del produttore e impresario australiano Robert Stigwood, bocciava le canzoni proposte da un ragazzo di nome Paul David Hewson, il vero nome di quella che diventerà una delle star del rock più popolari e amate di tutti i tempi: Bono Vox. 
Nel 1956, quando aveva ancora 28 anni, Andy Warhol provò a regalare un suo dipinto al MoMA, il Museum of Modern Art di New York. "Per problemi di spazio non possiamo accettare la sua generosa offerta": con questa risposta educata il direttore delle collezioni del museo bocciò, in pratica, Warhol. Oggi il MoMA ospita 168 opere dell'artista.
Nel 1962 la poetessa Sylvia Plath, premio Pulitzer postumo nel 1982, ricevette una critica dal New Yorker per i suoi poemi raccolti col titolo Amnesiac: "Abbiamo apprezzato molto la seconda parte ma non troviamo nessuna correlazione con la prima".
Un anno prima di pubblicare il suo primo album omonimo - più di 10 milioni di copie vendute nel mondo - Madonna, o meglio il team che la seguiva, ricevette una lettera dall'etichetta Media Sound in cui la cantante veniva definita un'artista "non ancora pronta". "Per ora passo - scriveva il discografico - Attendo altro materiale in futuro". Era il 1982
"Il suo lavoro sembra fatto da quattro persone diverse. Rimandi tutto quando riuscirà a fare qualcosa di più consistente e quando avrà imparato a disegnare le mani". Fu questo il giudizio emesso dalla Marvel sul lavoro proposto dall'americano Jim Lee nella metà degli anni '80. Oggi Lee è uno dei fumettisti più importanti del mondo, alla fine ha lavorato per la Marvel e lui la DC Comics ha affidato, nel 2010, il rilancio di Batman e Superman.
Nel 1949 lo scrittore americano Kurt Vonnegut venne bocciato da Edwards Weeks, editore del The Atlantic Monthly: "Nessuno degli scritti che ha inviato è abbastanza buono per la pubblicazione". Questa lettera è esposta nella Kurt Vonnegut Memorial Library (KVML), una biblioteca a lui dedicata dalla sua città natale, Indianapolis.
"Lei non è bravo abbastanza per diventare un giornalista". E' questa la sintesi della lettera inviata a Stieg Larsson, autore della popolare trilogia Millennium, dal Collegio di Giornalismo di Stoccolma, a cui un giovane Larsson aveva presentato domanda agli esordi della sua carriera.
Non esiste una lettera vera e propria che documenti la bocciatura più sconsiderata di tutti i tempi, ma la storia è nota: nel 1962 i Beatles, ancora in cerca del successo e reduci da numerosi concerti al Cavern Club di Liverpool, suonarono per 15 minuti negli studi dell'etichetta discografica Decca, alla ricerca del loro primo contratto. Un mese dopo quella registrazione il verdetto di Dick Rowe (responsabile artistico 45 giri) e Sidney Arthur Beecher-Stevens (direttore commerciale) raggiunse il manager della band Brian Epstein: "Intendiamo informarla che a nostro giudizio i Beatles non hanno futuro". John Lennon e soci, pochi mesi dopo, incisero il loro primo successo Love Me Do.
Tim Burton era ancora un giovane studente sconosciuto quando, nel 1976, provò a sottoporre all'attenzione della Walt Disney Production il suo libro di disegni The Giant Zlig. L'editor T. Jeanette Kroger lo bocciò definendolo "troppo simile ai lavori di Dr. Seuss per essere venduto". Qualche anno più tardi, tuttavia, Burton venne assunto proprio dalla Disney come apprendista animatore.
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