Coldplay in versione essenziale solo rock e stelle di cartone

Parigi, scenografia scarna ma il loro repertorio più bello per ottocento fortunati
PARIGI
In Rue de Clichy le persone che ieri, sin dalle prime ore della mattina formavano una fila lunghissima davanti al Casino de Paris, facevano impressione. L’evento era di quelli che possono capitare una volta soltanto e qualcuno ha sborsato sino a 1200 euro per comprare un biglietto. I Coldplay, dal vivo, solo per sette forse ottocento persone quando ricapita? Una volta aperte le porte, in teatro sono entrati fan composti, adoranti, perfettamente in linea con la filosofia che permea il nuovo album della band inglese che è al numero 1 in Usa, Inghilterra e in una sola settimana è diventato il disco più venduto della prima metà del 2014. 
Notoriamente parchi nei confronti dei media, Chris Martin e soci hanno deciso che per il lancio del disco basteranno poche date (le prossime sono Tokyo, Sidney e Londra), zero incontri con i giornalisti e soppesati comunicati ufficiali farciti solo di notizie tecniche. 
La scenografia dello show è la più scarna che potreste immaginare. Sul palco solo gli strumenti, i musicisti, un vidiwall e un sacco di stelle di carta che pendono dal soffitto. Nulla più. La scaletta non dimentica la storia di una discografia milionaria e hit che hanno sancito l’ascesa dei Coldplay nel Walhalla del pop. Il disco, prodotto da Paul Epworth e Dan Green con la supervisione agli archi del nostro Davide Rossi, parte con la bellissima Always in my head che dà il via allo show. Si capisce subito che tocca dimenticare l’extravaganza di Mylo Xyloto in favore di una tranquillità di espressione più ragionata. Molti critici hanno recensito i concerti di Los Angels, New York e Colonia con toni un po’ duri. «È una tranquillità forzata», dicono. Sarà.  
Anche se rallentata, la macchina dei Coldplay può permettersi una marcia talmente trionfale da non lasciar dubbi. Chris Martin, Johnny Buckland, Guy Berryman e Will Champion formano uno dei gruppi che meglio rappresentano l’evoluzione del rock e la scelta di trasformare in Edm il singolo Sky full of stars prodotto dal superdj Avicii svela aperture musicali intelligenti. Charlie Brown, Paradise, il primo estratto dal nuovo cd Magic, la mitica Clocks, God Put A Smile Upon Your Face e Til Kingdom Come o True Love portano all’euforia di Viva La Vida o Every Teardrop Is A Waterfall. Ci sono i bis e qui arriva il pezzo dance di Avicii seguito da Life is for living. La serata finisce presto, anzi prestissimo, alle 22 si va tutti a casa con O che chiude il sipario. 
«Questo è un disco che deve vivere da solo - ha detto Martin in una delle rarissime battute che dovevano rimanere off the record e la Rete ha fatto sue - e non ci sarà bisogno di molte chiacchiere. Dentro i testi delle canzoni c’è già tutto quello che dovevo dire e anche di più. È forse il disco più autobiografico che abbia scritto. Non c’è altro da aggiungere». 
Il titolo Ghost stories (storie di fantasmi), svela la volontà del leader di riflettere su se stesso e sulla fine del matrimonio con Gwyneth Paltrow. Le canzoni parlano serenamente degli errori commessi durante il rapporto di coppia, di una famiglia che oggi si dice pubblicamente «aperta» tanto che il divorzio è stato celebrato con una festa su una spiaggia delle Hawaii. Forse per sopire il senso di colpa, Martin ha chiesto alla ex moglie di poter chiamare i bambini a fare dei vocalizzi in due canzoni del cd. In Always in my head e O ci sono le voci di Apple e Moses che giocano a fare il lavoro del papà. Un gioco bellissimo.
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