Xbox, Sony, Madonna: altro che hacker, a vincere è la pirateria

La guerra che si combatte sul web non è solo in nome della libertà di espressione, ma è anche uno scontro tra paladini del copyright e pirati. Che incassano 3 vittorie in 3 giorni
Presi nel gran polverone dell’attacco informatico a Sony, in questi giorni abbiamo parlato spesso di hacker. Ragionando sulla libertà di espressione e sul diritto di artisti, case discografiche e studios di decidere tempi e modi delle loro strategie commerciali: discorsi che attengono dunque da una parte all’arte, all’altra al marketing. Parecchi hanno colto l’occasione per raccontare una guerra fredda digitale combattuta a suon di malware e virus. Ma c’è un altro conflitto in corso da anni sul web, e ha già i suoi vincitori, come mostrano tre episodi di queste ultime ore.  
L’attacco a PlayStation Network e Xbox Live  
Il giorno di Natale, con le console magari appena tirate fuori dai pacchi regalo, molti giocatori hanno avuto una brutta sorpresa: PlayStation e Xbox non riuscivano a connettersi ai rispettivi network per giocare online. Fuori uso per un attacco hacker, rivendicato da Lizard Squad. Un salto indietro di oltre dieci d’anni, a quando la console era un divertimento solitario, e un grosso fastidio per gli appassionati del multiplayer, che si sono ritrovati a non poter giocare in gruppo. Tra i tanti irritati per il contrattempo c’era Kim Dotcom, che a dispetto del nome vagamente orientale è tedesco ed è noto per aver creato Megaupload, famoso sito di condivisione contenuti multimediali. Film, canzoni e software si scambiavano senza che ad autori ed editori venisse corrisposto un centesimo di diritti, mentre lui guadagnava con la pubblicità. Quindi il solito iter: denuncia, processo, polemiche, chiusura, condanna. E ovviamente il corpulento Kim che ritorna con un nuovo sito, uguale ma diverso (e simile pure nel nome, Mega). A Natale sta giocando con Destiny ma non può andare avanti, così contatta Lizard Squad e offre a tutti i membri del gruppo un account a vita sul suo nuovo sito. Vale 99 dollari, ma moltiplicato per 3000 (tanti ne chiede il gruppo di hacker) diventa una cifra piuttosto impegnativa.  Così Kim Dotcom, uno dei pirati più famosi del web, salva i due colossi dei videogame (però Xbox Live funziona di nuovo, PSN va a ancora singhiozzo) e ridà il sorriso a milioni di giocatori. In più, ci guadagna in pubblicità del suo servizio e in simpatia dell’opinione pubblica, sia che la storia corrisponda a quello che si legge sul suo account Twitter, sia che dovesse rivelarsi una complicata messa in scena.
Sony, un’occasione mancata  
Alla fine, The Interview è arrivato nei cinema americani, senza problemi di sicurezza, ma anzi con un affollamento che non avrebbe mai avuto, non fosse stato per l’esposizione mediatica delle ultime settimane. Una commedia mediocre, a dire dei critici e di molti spettatori, che si è trasformata in un emblema della libertà di espressione. Al centro della vicenda è il leader nordcoreano Kim Jong Un, che diventa oggetto di gag e battute: pare che a Pyongyang non abbiano gradito l’idea e protestato, poi siano ricorsi alle maniere forti, entrando a fine novembre nei computer di Sony Entertainment (che non è la stessa Sony della PlayStation, ma fa parte della medesima multinazionale) e trafugando dati riservati per renderli pubblici un po’ alla volta. Dopo la rivendicazione, a opera di un gruppo di hacker che si fa chiamare Guardians Of Peace, arrivano le minacce di sabotaggio per i cinema che decidono di proiettare The Interview. I dirigenti Sony fanno marcia indietro, mentre l’FBI punta il dito sulla Corea del Nord ma non fornisce prove. Obama accusa la multinazionale di mancanza di coraggio, un paio di giorni più tardi Sony cambia idea e pubblica il film sul web, appoggiandosi a YouTube e Xbox Live (curiosamente Apple non ha accettato ancora di distribuirlo su iTunes). Trecento sale statunitensi lo proiettano come previsto il giorno di Natale, ma sono perlopiù cinema d’essai, sedi di cineforum, dove il film non sarebbe mai arrivato. Invece la bella faccia di James Franco spunta tra rassegne e retrospettive impegnate, e molti degli spettatori spiegano la loro scelta di andare al cinema come un atto di patriottismo. The Interview è ora in cima alle classifiche dei film online negli Usa, con qualche decina di migliaia di download, ma nel resto del mondo è impossibile vederlo legalmente: così è stato scaricato illegalmente oltre un milione di volte in poco più di un giorno. Sony guadagna qualche dollaro da YouTube, Google Play e dagli altri servizi, assolutamente nulla da BitTorrent (che è più veloce e offre sottotitoli in tutte le lingue). Il principio della libertà di espressione che non può essere censurata è in qualche modo salvo, ma a vincere anche stavolta sono i pirati. 
Più ribelli di Madonna  
Non è stato un bel Natale per la regina del pop. Qualche giorno fa, 13 brani del nuovo disco finiscono online, Madonna si infuria, poi ne pubblica sei su iTunes come assaggio di Rebel Heart, il suo tredicesimo lavoro in studio. Con 14,99 euro è possibile ordinare l’album in anticipo e scaricare subito le canzoni, in versione definitiva (quelli trafugati sono invece dei demo, anche in stadio avanzato di realizzazione). Ma il 23 dicembre altri 14 brani finiscono online (il sito ufficiale dell’album ne elencava tredici oltre i sei già noti, senza però rivelare i titoli). C’è una collaborazione con Pharrell Williams, un brano dal titolo in latino (Veni Vidi Vici), qualche momento riuscito meglio (Beautiful Scars), altri (Iconic) meno felici, ma nel complesso è evidente che questo album è tra le sue prove più personali e convincenti almeno da Confessions On The Dancefloor. Dopo il secondo leak, dovuto con ogni probabilità non ad hacker ma a qualche mossa senza scrupoli di un collaboratore, Madonna non ha commentato, limitandosi a riferimenti obliqui (“I veri ribelli pensano per se stessi! I veri ribelli rispettano l’arte!”) e non si è sbilanciata a definire l’accaduto uno “stupro”, come aveva fatto la prima volta. “È folle – ha detto in un’intervista a Billboard prima di Natale – pensate a cosa è successo a Sony Pictures. (…) Internet è una forza costruttiva e aiuta ad avvicinare le persone, ma può anche far nascere cose pericolose, che fanno male”. Madonna spiega di essere stata costretta a ripensare in fretta la strategia per la pubblicazione del disco, e forse ora dovrà farlo di nuovo: aveva annunciato altra musica per l’inizio di febbraio, il disco doveva uscire il 10 marzo. E ora che ben 27 brani sono già in circolazione cosa farà? Intanto, ancora una volta, hanno vinto i pirati: le sei canzoni ufficiali sono state rimosse da siti e servizi di scambio illegali, ma tutte le altre si trovano senza difficoltà.
http://www.lastampa.it/2014/12/26/tecnologia/sonyhack-madonna-xbox-altro-che-hacker-a-vincere-la-pirateria-MDqylxuNtNxUkC7va2SoWN/pagina.html