Madonna: Renzi? Ok! Ma abbasso Berlusconi

Che la pop star Madonna non amasse l’ex premier Silvio Berlusconi lo avevamo capito. Fin dal 2006, quando durante i concerti del suo Confession Tour, la performance della canzone “Sorry” era accompagnata dalla proiezione delle immagini dei potenti del mondo, tra cui il Cavaliere, George W. Bush,  Tony Blair e l’ allora pontefice Benedetto XVI°, responsabili, secondo l'opinione di Madonna, in passato e in tempi più recenti, di fratture, tensioni e prevaricazioni in un sistema già fortemente danneggiato.
Ne abbiamo avuto poi ulteriore conferma nel 2011 quando, di passaggio al Festival del cinema di Venezia per la promozione del suo primo film da regista, W.E, l’ex material Girl aveva risposto ai cronisti che le chiedevano un parere su Berlusconi con un laconico “non vorrei parlarne adesso, ha già detto tutto l’Economist”. Chiaro, e dirompente, il riferimento al durissimo articolo, uno dei tanti, che l’autorevole settimanale economico britannico aveva dedicato all’allora Presidente del Consiglio che veniva definito come “l’uomo che ha fottuto un intero Paese”.
Ora, secondo i rumours del web, la star che ha venduto più album nella storia della musica, avrebbe addirittura brindato all’ascesa di Matteo Renzi alla guida del governo italiano. Per qualcuno potrà essere anche una sorpresa, ma in realtà i rapporti tra la regina del pop e il neo premier sono ottimi e risalgono a poco tempo fa.
Nel giugno 2012, nel pieno del suo fortunatissimo The MDNA Tour, durante la tappa fiorentina, la cantante aveva scelto proprio il capoluogo toscano quale set per girare il video di Turn up the radio, terzo singolo estratto dal suo dodicesimo album in studio, MDNA. Madonna che passeggiava per le vie di Firenze, aveva fatto scorrere litri di inchiostro ai giornali di tutto il mondo che con dovizia di particolari ne avevano narrato i movimenti. Dal giro in bicicletta scortata dai suoi body-guard in limousine alla visita privata guidata agli Uffizi e Palazzo Pitti, pagando 15.000£ insieme al figlio Rocco  con tanto di folgorazione davanti alla “Nascita di Venere” del Botticelli.
Un vero e proprio colpo di fulmine per la città di Dante, e un endorsement a tutti gli effetti nei confronti dell’ex sindaco fiorentino e la sua città. Secondo i soliti ben informati, la cantante che sta lavorando al suo nuovo album, avrebbe appreso la notizia dell’insediamento di Renzi mentre si stava allenando con alcuni amici all’esclusiva palestra degli  Hamptons di NewYork, la SoulCycle, dove si sta riprendendo dopo l’infortunio al piede. Ai presenti Madonna ha confidato di non essersi mai pentita delle sue dichiarazioni a proposito di Berlusconi che per lei resta un impresentabile.
http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/20440/Madonna%20OevvivaORenzi%20OabbassoOBerlusconi.html

Amanda Seyfried dal 27 marzo nelle sale con ''Lovelace''

(ASCA) - Roma, 26 feb 2014 - Arrivera' al cinema il 27 marzo ''Lovelace'' di Rob Epstein e Jeffrey Friedman con Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Wes Bentley, Adam Brody, Sharon Stone, Bobby Cannavale e James Franco. Nel film Amanda Seyfried e' Linda Lovelace, pseudonimo di Linda Susan Boreman. Sharon Stone e Robert Patrick vestono i panni dei genitori Dorothy Boreman e John J. Boreman mentre James Franco interpreta Hugh Hefner. Nel 1972, prima dell'avvento di Internet Gola Profonda fu un fenomeno: si trattava del primo film pornografico pensato per il grande schermo, con una vera e propria trama, dello humour, ed una sconosciuta ed improbabile protagonista, Linda Lovelace. Nel tentativo di fuggire dalla morsa di una famiglia severa e religiosa, Linda scopri' la liberta' e la bella vita quando si innamoro' e sposo' il carismatico protettore Chuck Traynor. Sotto lo pseudonimo di Linda Lovelace divenne una celebrita' a livello internazionale, non tanto ragazza di Playboy, quanto accattivante ragazza della porta accanto. Completamente immersa nella sua nuova identita', Linda divenne un'entusiasta portavoce della liberta' sessuale e dell'edonismo senza freni. Sei anni piu' tardi, Linda presento' al mondo un'altra versione dei fatti completamente contraddittoria rispetto alla precedente, in cui emergeva come sopravvissuta ad una storia molto piu' buia. cm/sam/

Vincent Cassel: "Mi piacciono i paradossi e le contraddizioni"

Mr. Cassel, come mai interpreti sempre questi personaggi crudi?
Credo perché sia quello che mi attrae, davvero. Anche quando guardo le persone nella vita reale.
Stai parlando di personalità multi-strato?
Sì. Il modo in cui le persone si comportano, i paradossi, le contraddizioni. Tutte queste cose che dobbiamo vivere, che tutto non è solo bianco o nero. Questo, credo, è la cosa più interessante nella natura umana. Questo è molto interessante.
Dove pensi che arrivi il tuo interesse?
Non lo so, ho iniziato questa carriera vedendo Jean Gian Maria Volontè e Robert De Niro e non hanno mai veramente interpretato personaggi belli, puliti, gentili. Hanno sempre interpretato personaggi dispettosi, ma allo stesso tempo affascinanti. Con il tempo ho iniziato a fare film ed è questo il genere che ho scelto. Penso che siano solo più interessanti.
Discuti con i registi?
No, no, no. Sono molto fiducioso con il regista. Se dico sì ad un film, è perché il regista è affascinante ai miei occhi e io sono interessato al modo in cui fa le cose e voglio saperne di più. Quindi sì, se sono nelle mani di qualcuno che non mi fido, allora sarà difficile per me.
La tua ricerca di libertà ha influenzato la tua decisione di diventare un attore?
Il fatto è che sono davvero cresciuto sul set e dietro le quinte e nei teatri, e la cosa più facile di proiettare me stesso è stato il palcoscenico. E’ stato molto immediato. Non lo so, è stata la cosa più facile da fare per me.
Ma non ti preoccupi se un film non ha successo?
Un film deve essere diverso, unico, qualcosa che non hai mai visto prima. Sì, allora è interessante. Forse non è un successo al box office, forse ad alcuni critici non piacerà, o addirittura l’odieranno, ma alla fine, come pubblico, se vedono qualcosa che non assomiglia a niente altro, non hai perso tempo.
Rispetto al cinema europeo, i film statunitensi sono spesso etichettati come troppo mainstream…
Prima di tutto penso che le persone hanno la tendenza a confondere cinema americano e lo studio del cinema, che è molto diverso. Voglio dire, Il Cigno Nero, il film di Darren Aronofsky, non è un tipico film americano. Se si vuole fare un riassunto, credo che tutto riguardi molto la fine del film. Se si tratta di un lieto fine, si sa, sarà più americano. Se non è chiaro chi è il cattivo, chi è la persona buona, allora è un po’ più europeo (ride).
http://www.cineblog.it/post/378757/vincent-cassel-mi-piacciono-i-paradossi-e-le-contraddizioni

Il cinema impietoso verso l'America: collera di Obama.

I recenti film americani, alcuni in circolo, hanno un denominatore comune: una rappresentazione devastante della repubblica. Basta un breve resoconto dei titoli in campo. Col suo The Wolf of Wall Street Scorsese fotografa con la cattiveria di cui è capace un grande artista, quando ne ha l'intenzione, il mondo di Wall Street. Tutti gli estremi possibili senza un millesimo di attenzione morale. Il grande denaro sarebbe nelle mani di personaggi con Wolf/DiCaprio? Poveri Stai Uniti! Il mondo della provincia degli Stati del nordovest, secondo Alexander Payne regista di Nebraska, è ancora più inquietante. Grigiore generale, grettezza, stupidità, l'orizzonte di un sogno impossibile (la vincita di un milione di dollari) e tutti brutti, giovani obesi e storditi dalle lattine di birra. La Blue Jasmine di Woody Allen, ha vissuto anni credendo di essere ricca e felice mentre era solo apparenza in attesa che i nodi venissero al pettine. E quando accade, lei perde la ragione. Anche i Coen, in A proposito di Davis, presentano un quadro angosciante, scuro e freddo, di città leader come New York e Chicago, anche se trattasi di un segmento, quello degli artisti e di una stagione diversa, i primi Anni Sessanta. Eccolo il cinema di questa tempo di Obama. Ecco le sue istantanee, le sue indicazioni e le sue minacce. E Obama... si domanda perché. 
Amministrazioni
Il cinema, nelle epoche, è sempre stato molto attivo rispetto alle amministrazioni, a volte al loro fianco, a volte contro, magari decisamente. Molti presidenti avevano, si può dire, il loro cinema. Roosevelt lo usò a piene mani, in due circostanze decisive, il new deal, dove occorreva dare speranza al Paese attraverso storie felici e rassicuranti, e poi la guerra, dove era necessario affiancare chi era a combattere in Europa e nel Pacifico e chi stava a casa ad aspettare il ritorno dei mariti e dei figli. E alcuni furono film di grande qualità. Eisenhower dovette vedersela con la guerra fredda e promuovere storie che indicassero i russi e la loro dottrina come il male assoluto. Kennedy fu, nel breve tempo concessogli, l'uomo delle riforme a cominciare da quelle dei diritti civili. Il nuovo cinema americano, giovane, liberal, sorpassati i vecchi codici, gli si mise al fianco con entusiasmo. Il cinema sulla guerra del Vietnam fu un vero e proprio genere, una spina nel fianco trasversale di quattro presidenze: Kennedy, Johnson, Nixon e Ford. Richard Nixon, ottimo presidente per la politica estera, fu travolto dal watergate e innescò il filone dei film sulla corruzione e sulle anomalie e deviazioni dei servizi segreti. Reagan, repubblicano dichiarato, fece ottime cose ma la cultura e il cinema prevalenti non la pensavano come lui. Gli si misero di traverso. Clinton, era amato dai media a dal cinema, nonostante la complicazione privata che sappiamo. I film durante le sue amministrazioni (1992/2000) lo sostennero e vezzeggiarono. Michael Douglas, divo amatissimo, voce di grande peso, ne Il presidente - Una storia d'amore, diventa semplicemente Clinton, divulgandone la sua misura umana e il genio politico. George W. Bush, il "figlio", divenne un bersaglio fisso del cinema. Oliver Stone nel suo W., letteralmente lo distrugge, descrivendolo come un idiota ex (forse) alcolista. Barack Obama ha goduto di un trattamento di favore addirittura maggiore di quello dedicato a Clinton. È partito con un premio Nobel preventivo, senza ancora esserselo meritato. La sua azione ha, forse, deluso le attese, anche se la prospettiva per un giudizio è troppo sottile, anzi, neppure esiste, essendo il presidente in carica. Il cinema comunque lo ha quasi beatificato, come fece Kathryn Bigelow col suo Zero Dark Thirty, che servì l'uccisione di Bin Laden su un piatto d'argento all'opinione comune quando al presidente serviva un'impennata di gradimento. Ma adesso Obama si ritrova questi pessimi manifesti, peraltro esportati dovunque, del Paese di cui è responsabile. 
E ho conservato il titolo più... promettente, per ultimo: I segreti di Osage County, di John Wells. È la storia di una famiglia dell'Oklahoma, forse la peggior famiglia raccontata nei film. La matriarca Meryl Streep, come al solito brava, persino stucchevole nella sua bravura, è madre drogata, alcolizzata, capillarmente cattiva, di fatto assassina del marito (un suicidio indotto), che ha letteralmente rovinato la vita alle figlie, ai generi ai nipoti, a tutti. E poi c'è di mezzo la pedofilia, l'incesto, l'odio di tutti verso tutti. Senza un solo momento che esprima qualcosa di buono. Il film possiede qualità, se togli i contenuti. Grandi attori e tutti all'altezza. Significa che sono ancora più efficaci nel trasferire tutti quei disastri. 
Contrappasso
E voglio ricordare, come contrappasso, di tempo e di tutto il resto, un'altra faccia di questa medaglia, diciamo così. Un altro film sulla famiglia: Da quando te ne andasti, del 1944. Prima dei titoli c'è un cartello: "questa è la storia di un'invincibile fortezza, la famiglia americana". Il titolo fa parte di quel cinema a sostegno del Paese durante la guerra. Il cast è pieno di modelli massimi, eroi ed eroine. Alla produzione David O. Selznick, il numero uno, quello di Via col vento. Alla regia John Cromwell, capace di coniugare qualità e spettacolo. E poi la famiglia: la madre era Claudette Colbert, una delle "vere signore" delle major. Le figlie Jennifer Jones e Shirley Temple, signorina e adolescente prediletta d'America. Il padre non c'era, era in guerra. Arriva la notizia che è disperso. Dunque nessuna speranza o quasi. Ma le "donne" della famiglia hanno grande forza, lottano e sperano. Viene affittata una stanza a un anziano, ci si impegna negli ospedali e nelle associazioni. Si sopportano le condoglianze. Ma alla fine arriva il telegramma, il capofamiglia è salvo. Tornerà a casa. Certo, la situazione è ideale, di finzione trattasi, magari di propaganda. Ma anche I segreti di Osage County è propaganda, opposta. E l'augurio è che anche quella storia dell'Oklahoma sia più fiction che realtà. Altrimenti... "Dio salvi l'America". E, tornando al cartello del film antico, la famiglia-fortezza americana è stata vinta, anzi, sgretolata. 
Quello di "allora" non era certo un momento meno difficile di questo ma, verrebbe da dire, il presidente era... Roosevelt. E sapeva che indicazioni mandare a Hollywood, e come farle eseguire. Davvero legittima è la collera di Obama, dichiarata: "signori cineasti, se è questo il vostro modo di sostenermi, per favore astenetevi".
http://www.mymovies.it/cinemanews/2014/107323/

Madonna twitta su Kiev: «Fascismo vivo e fiorente in Ucraina come in Venezuela»

WASHINGTON - Indignazione dalla regina della musica pop, Madonna, per i fatti di Kiev. 
«A quanto pare Maduro non ha familiarità con le parole: 'diritti umani'. Il fascismo è vivo e fiorente in Venezuela come in Russia. E l'Ucraina non è da meno!!».
Così Madonna, ha cinguettato sul suo account di twitter la sua indignazione di fronte alle violenze di Kiev e Caracas di questi giorni. La celebre pop star ha postato anche una foto del presidente venezueliano.
http://www.ilmessaggero.it/SOCIETA/PERSONE/madonna_ucraina_venezuela_fascismo/notizie/531275.shtml

Sinead O'Connor rinnova i voti matrimoniali. Col quarto marito

In effetti sulle vicende sentimentali di Sinead O'Connor c'è da perderci la testa. Matrimoni, figli, divorzi, ritorni di fiamma, separazioni. Adesso però l'artista irlandese sembra essersi stabilizzata. E il quarto marito, che aveva lasciato a distanza di soli 16 giorni dalle nozze, le ha chiesto di rinnovare i voti matrimoniali. Barry Herridge e Sinead stanno progettando la cerimonia e Sinead ha postato sul suo sito una foto in cui si vede sia la vera sia l'anello di fidanzamento. "Due anni fa ho sposato l'uomo giusto", ha detto Sinead come riferisce l'"Irish Mirror". "Ma pressioni esterne hanno fatto sì che ritenessimo più sicuro separarci. Comunque ci siamo sempre voluti bene e non abbiamo mai divorziato. Barry è sempre stato un grande porto sicuro quando le acque per me si sono fatte tempestose. Negli ultimi due mesi sono stata malissimo per motivi di salute, lui si è trasferito qui da me e si è preso cura di me come fossi una regina. Adesso Barry mi ha chiesto di rinnovare il matrimonio e di non lasciare più che delle forze esterne interferiscano come è successo in passato. Rinnoveremo i nostri voti nel corso della prossima estate, con famiglie e amici, e stavolta con una festa della Madonna".
Sinead e Barry si erano sposati nel dicembre 2011 dopo essersi conosciuti online quattro mesi prima. Dopo 16 giorni era già finita. Un mese dopo si rimisero insieme. Poi si lasciarono ancora. Adesso, si spera per tutti, forse è la volta buona.
http://www.rockol.it/news-578221/sinead-o-connor-rinnova

La Bella e La Bestia finalmente al cinema

L’attesa è finita, finalmente La Bella e La Bestia arriva al cinema.
Dal 27  Febbraio sarà possibile ammirare Vincent Cassel nei panni della Bestia e Lèa Seydoux nei panni della Bella diretti da Christophe Gans (“Il Patto dei Lupi” e “Silent Hill”) nel film ispirato alla splendida favola Disney. Tra l’altro proprio in questi giorni è stato distribuito il film “Saving Mr. Banks”, la quale narra di come l’ideatrice di “Mary Poppins” (Emma Thompson) convinca il grande Walt Disney ( Tom Hanks) a portare la Tata più amata di sempre sul grande schermo.
E allora, genitori prendete i vostri figli (che ormai sono diventati i pretesti migliori per guardare questi film), fidanzate prendete i vostri fidanzati e accorrete numerosi al cinema per due settimane all’insegna della dolcezza e dei ricordi.
Con i tempi che corrono tornare bambini, anche solo per poco più di un’ora, può essere un vero piacere.

James Franco difende Shia LaBeouf sul New York Times

Dell’erratico, scostante, spesso aggressivo e sempre stravagante atteggiamento tenuto nel corso degli ultimi mesi da Shia LaBeouf vi abbiamo più volte parlato: i plagi delle opere di Daniel Clowes, le scuse plateali e fuori misura, il parlare per citazioni ma senza citare, l’ossessivo ripetere su Twitter I AM NOT FAMOUS ANYMORE, fino alle bizzarrie in conferenza stampa e al sacchetto di carta in testa della recente Berlinale.
Bersagliato di critiche da più parti (su Twitter sono stati impietosi con lui Lena Dunham e Patton Oswald, solo per citarne alcuni), LaBeouf ha trovato un inaspettato avvocato difensore in James Franco.
Che, forte del suo status artistico e intellettuale, meritato o meno, ha scritto un pezzo a favore del collega sul prestigioso New York Times.
Nell’articolo, che potete leggere integralmente qui (è in inglese), Franco esordisce dicendo di “tendere a vedere con comprensione la sua condotta”.
Il comportamento di LaBeouf, continua più avanti, "potrebbe essere il segno di molte cose, da un esaurimento nervoso ad una semplice irriverenza giovanile", mentre lui spera che le azioni del collega siano una "performance artistica, nella quale un giovane uomo che fa una professione molto pubblica tenta di rivendicare la sua immagine pubblica".
Franco prosegue citando Marlon Brando, sé stesso e lo Joaquin Phoenix di I'm Still Here, parlando della difficoltà di essere sempre sotto i riflettori e delle possibili reazioni a questa vita totalmente in balia del pubblici.
"Ogni artista," sostiene, "quale che sia il suo campo, può provare una distanza tra la sua vera natura e la sua immagine pubblica. Ma dato che noi attori cinematografici solitamente viviamo la fama in maniera più estrema,la nostra immagine pubblica può essere percepita come alla mercé di forze ben oltre il nostro controllo." E questo, per Franco, può portare a reazioni molto estreme.
"Credo che il progetto del sig.LaBeouf, se si tratta di un progetto, sia di grande valore," conclude James Franco. "Spero solo che stia abbastanza attento da non esaurire tutto il bene e la considerazione che ha conquistato come attore per provare al mondo che è anche un artista."
http://www.comingsoon.it/News/?source=cinema&key=30517

Meryl Streep in lotta per rivendicare i diritti per le donne in Suffragette

Protagonista del film diretto da Sarah Gavron sarà Carey Mulligan
Suffragette, il film realizzato da Pathe Films e Film4, porterà sul grande schermo il movimento femminista che nacque intorno al 1870 in Inghilterra per rivendicare diritti per le donne, in particolare quello di voto. Diretto da Sarah Gavron, avrà nel cast Carey Mulligan come protagonista principale ma oggi anche Meryl Streep si è unita al film e sarà Emmeline Pankhurst, l’attivista e leader del movimento che ha cercato di ottenere il voto ed è diventata famosa per la sua dedizione alla causa, le sue tattiche militanti e il trattamento scioccante che ha ricevuto in carcere. La sceneggiatura del film è realizzata da Abi Morgan, che ha scritto The Iron Lady, pellicola che vedeva proprio la Streep come protagonista. Le riprese inizieranno il prossimo 24 febbraio, ma l’attrice dovrà assentarsi quasi subito visto che il 2 marzo dovrà partecipare alla cerimonia degli Oscar, dove è nominata come Migliore attrice per I segreti di Osage County.
http://www.bestmovie.it/news/meryl-streep-in-lotta-per-rivendicare-i-diritti-per-le-donne-in-suffragette/278735/

Coldplay: il nuovo singolo "Magic" arriverà a maggio

Dopo aver pubblicato “Atlas”, brano contenuto all’interno della colonna sonora del film “The Hung Games: Catching Fire”, a quanto pare i Coldplay sono già pronti per ritornare con il loro sesto studio album. La rockband britannica, capitanata da Chris Martin, ha conquistato la fama nell’ormai lontano 2000 grazie alla hit “Yellow”, e da allora è diventata un vero e proprio punto fermo nel rock dell’ultimo decennio mantenendo costante negli anni tutto il proprio successo. Sebbene per il momento non ci sia stato comunicato nulla circa il periodo di release dell’album, il gruppo di “Viva La Vida” ha deciso di farci sapere già da ora qualche notizia riguardante il loro come back single. Il brano si intitolerà “Magic” e sarà pubblicato nel mese di maggio. Per ora non sappiamo assolutamente nulla sul sound scelto, né se si tratterà di una ballad o di una uptempo, tuttavia quel che è certo è che dopo successi come “Every Teatrop Is A Waterfool” o “Paradise” le aspettative da parte del pubblico sono alte.
http://www.rnbjunk.com/coldplay-il-nuovo-singolo-magic-arrivera-maggio/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=coldplay-il-nuovo-singolo-magic-arrivera-maggio

Nymphomaniac sarà nelle sale italiane ad aprile

Nella giornata di San Valentino è stato lanciato sul web il nuovo trailer della versione americana di Nymphomaniac Volume 1, film scandalo diretto da Lars Von Trier ed interpretato da un cast d'eccezione capitanato da Shia LaBeouf e Charlotte Gainsbourg, questa sera invece la notizia che tutti aspettavano.
Nymphomaniac come oramai è noto sarà distribuito in Italia in due volumi dalla casa di distriuzione Good Films, l'aggiornamento odierno riguarda proprio i giorni in cui i due volumi saranno in sala, beh preparatevi perchè sarà aprile il mese dello scandalo.
La Good Film porterà in sala la prima parte il 3 aprile mentre per la seconda bisognerà attendere il 24, le sale a disposizione saranno 120 mentre al momento rimane un enigma sapere che rating il film avrà nel nostro paese.
Nel cast del film spiccano nomi illustri come quelli di Willem Defoe, Shia LaBeouf, Christian Slater, Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgard ed Uma Thurman.

Léa Seydoux: a Berlino conquista tutti con "La Bella e la Bestia"

L'attrice si conferma artisticamente anche alla Berlinale. E' lei la nuova “diva” di Francia.
Sarà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 27 febbraio, ma intanto “La belle et la bête”, trasposizione cinematografica della popolare fiaba “La Bella e la Bestia” firmata da Christophe Gans e interpretata dagli attori francesi Léa Seydoux e Vincent Cassel, ha animato il Festival di Berlino dove è stata presentata fuori concorso.
Alla Berlinale accanto al regista era presente proprio Lea, divenuta nota al grande pubblico per aver interpretato il film Palma d'Oro “La vita di Adele” del regista tunisino Abdellatif Kechiche, la cui trama si incentra sulla storia d'amore fra due ragazze.
L'attrice 28enne viene da una famiglia da sempre nel cinema, è infatti la nipote di Jérôme Seydoux, presidente della casa di produzione cinematografica Pathè e pronipote di Nicolas Seydoux, presidente della casa di produzione Gaumont anche se lei ci tiene a far sapere che non ci sono attori tra i suoi parenti.
Il regista Christophe Gans a Berlino ha spiegato di aver scelto Léa a Vincent perché a suo parere sono tra i più interessanti e atipici artisti del cinema francese ma ha anche evidenziato di aver voluto fare un nuovo adattamento della storia e non un remake della pellicola del 1945 firmata da Jean Cocteau.
Per la Seydoux, dunque, un ruolo completamente diverso da quello interpretato ne “La vita di Adele”: “Come attrice ho la possibilità di cambiare universi e quello che mi piace è trasformarmi e sorprendere gli spettatori. Dentro di me ci sono tante donne diverse e ognuna trova uno spazio” ha spiegato l'attrice francese.
Intervistata da “La Repubblica” Léa ha parlato del suo rapporto sul set con Vincent Cassel che interpreta la Bestia: “E' simpatico e scherzoso. Purtroppo quando indossava la maschera era tutt'altro che spaventoso, semmai esilarante. Sembrava un grosso orso”.
Innegabile dire che Léa è forse in questo momento l'attrice francese in maggiore ascesa, tanto che a Berlino anche un altro film la vede nel cast. E a la Repubblica ammette: “Sono molto felice di essere qui a Berlino con due film, anche se in Grand Hotel Budapest ho un piccolo ruolo. Cerco di essere attiva e creativa, spero che l'onda continui”.
http://www.rumors.it/notizie/77924/articolo.htm

Doppia inaugurazione per Ray Caesar: Dorothy Circus di Roma e Palazzo Saluzzo Paesana di Torino

Madonna è la sua prima fan e lo posta su Facebook.
Ha lavorato per diciassette anni come grafico nel dipartimento di fotografia di un ospedale infantile di Toronto. Qui, dopo aver sperimentato un’infanzia poco felice, ha conosciuto un altro tipo di sofferenza: quella dei bambini abusati e con malformazioni. Tutto questo è diventato per il londinese Ray Caesar, maestro della digital art grazie all’uso del software 3D Maya, materia delle sue opere, piene di ritratti di giovani donne asessuate e iperrealiste, enigmatiche e inquietanti, in abiti rococò. Collezionato da Riccardo Tisci, designer di Givenchy, dalla famiglia Hearst (magnati dei media), è un artista che si contendono tanti nomi dello showbusiness  come Christina Aguilera, Kate Moss, Sir Elton John, Mickey Rourke, Kate Beckinsale.
Inclusa Madonna, che ha recentemente pubblicato sui suoi profili Instagram e Facebook le opere Fallen e La Chambre, dichiarando di essere una grande fan di Ray Caesar. Ora quelle opere sono in mostra, fino al 19 aprile, a Palazzo Saluzzo Paesana di Torino, che ha inaugurato ieri sera. Un’inaugurazione fatta in staffetta con la Dorothy Circus Gallery di Roma, galleria italiana che lo rappresenta e dove sono esposti, fino al 2 aprile, 5 inediti in tiratura unica, i famosi single varnished collezionati da Madonna.
A Torino saranno esposte alcune delle opere, in edizione di 20, presenti nella mostra di Roma, insieme ad altre opere provenienti da collezioni private. Intanto, ecco un po’ di foto direttamente dall’inaugurazione a Palazzo Saluzzo Paesana, che ha voluto omaggiare Caesar con un concerto per clavicembalo e soprano (in abito Vogue Spose Torino), intitolato come la mostra, The Trouble with Angels, che spaziava da Handel a Mozart…












http://www.artribune.com/2014/02/madonna-e-la-sua-prima-fan-e-lo-posta-su-facebook-doppia-inaugurazione-per-ray-ceasar-prima-alla-dorothy-circus-di-roma-ora-a-torino-a-palazzo-saluzzo-paesana-qui-foto-e-video/?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+Artribune+%28Artribune%29

Nymphomaniac Volume I - Official U.S. Trailer



Muse, i migliori singoli secondo i fan: vince Knights Of Cydonia

Un sondaggio proposto da un sito inglese premia il brano tratto da Black Holes & Revelations. Il peggiore? Neutron Star Collision.
I Muse sono attualmente impegnati a scrivere le canzoni per il nuovo disco, previsto per l’inizio del 2015: per la band formata da Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard si tratterà di un vero e proprio ritorno al rock, come annunciato dallo stesso frontman, e sarà anche il primo disco senza la vecchia etichetta discografica alle spalle, ma la band non sembrava tanto preoccupata.
Quale momento migliore, quindi, per votare quali siano stati i migliori singoli secondo i fan? A lanciare il sondaggio è stato il magazine online inglese Gigwise, che ha permesso ai fan dei Muse e a tutti i lettori di votare quale fosse in assoluto il più bel singolo mai pubblicato dalla band dall’epoca del primo disco, Showbiz del 1999, a The 2nd Law del 2012.
A vincere è stato il singolo Knights Of Cydonia, pubblicato nel 2006 nell’album Black Holes & Revelations e rilasciato il 27 Novembre di quell’anno: il brano l’ha spuntata sulla ben più famosa Hysteria e su Plug In Baby, rispettivamente seconda e terza. La top five dei migliori singoli dei Muse secondo i fan si è chiusa con Time Is Running Out e New Born. Scelte notevoli, vale la pena dirlo, che sottolineano come le canzoni più intense e sentite dai fan si fermino al quarto disco della band.
Infatti le peggiori, meno votate e detestate dall’audience, sono state le canzoni degli ultimi anni di carriera dei Muse, meno apprezzate dall’ondata dei vecchi fan della band che non ha mai perdonato la “svendita” del gruppo all’audience troppo giovanile: peggior singolo in assoluto è stata votata Neutron Star Collision, dalla colonna sonora di Twilight, poi Cave e Uno (tratte dal primo disco), Follow Me e Madness, tratte da The 2nd Law.
Date le parole da Matthew Bellamy sulle registrazioni del nuovo album, c’è da credere che la dichiarazione sulla voglia di tornare al rock sia stata motivata anche da questo: basta elettronica, sì alle chitarre. Le premesse per un ritorno in grande stile ci sono tutte: speriamo che si traducano in realtà.
http://www.soundsblog.it/post/249805/muse-i-migliori-singoli-secondo-i-fan-vince-knights-of-cydonia

Le signore degli Oscar: Meryl e le altre

Mentre la Streep raccoglie una storica nomination numero 18 grazie a I segreti di Osage County, scopriamo insieme quali sono le attrici del passato e del presente più amate dall'Academy, ma anche le nuove 'regine degli Oscar'.
Aspettando con impazienza la fatidica notte del 2 marzo, oggi vogliamo occuparci di una delle categorie più prestigiose e interessanti nel lungo elenco delle nomination dell'Academy: quella dedicata alla miglior attrice protagonista, che quest'anno presenta una cinquina di candidate davvero "lussuosa" e di gran peso. Le cinque attrici in lizza per l'Oscar 2013, difatti, hanno collezionato complessivamente un totale di trentotto nomination e sei statuette, ed hanno un'età media di 55 anni (un'età particolarmente alta, considerando che di solito l'Academy tende a prediligere star giovani ed emergenti). In rigoroso ordine alfabetico, queste cinque primedonne del cinema sono la sensuale truffatrice Amy Adams di American Hustle - L'apparenza inganna (alla sua quinta nomination, la prima da protagonista); la Cate Blanchett disperata e snob, sull'orlo di una crisi di nervi, di Blue Jasmine (alla sua sesta nomination, di cui una tramutatasi in Oscar come attrice supporter per The Aviator); la dolente Sandra Bullock, in lotta per la propria sopravvivenza in Gravity (alla seconda nomination, dopo il contestatissimo Oscar per The Blind Side); l'ironica ma commovente Judi Dench, anziana madre in cerca del figlio in Philomena (alla sua settima nomination, e con un Oscar da non protagonista per Shakespeare in Love); ed infine l'incontrastata "Regina degli Oscar", vale a dire l'onnipresente Meryl Streep, matrona caustica, tagliente e succube di una devastante dipendenza da droghe e psicofarmaci ne I segreti di Osage County.
Sua Maestà Meryl: la donna dei record
Se l'Oscar per la miglior attrice di quest'anno è già ipotecato da mesi dalla strepitosa Cate Blanchett di Blue Jasmine, autentico asso pigliatutto dell'attuale award-season e finalmente in procinto di aggiudicarsi la sua prima statuetta da protagonista, l'inossidabile Meryl Streep ha comunque un buon motivo per festeggiare: la candidatura per il ruolo di Violet Weston nel dramma familiare I segreti di Osage County, la numero 18 della sua carriera, estende ulteriormente il record di nomination per la meravigliosa attrice nata in New Jersey 64 anni fa, in lizza per quindici volte come protagonista (altro record assoluto) e per tre volte come supporter. Se la sua lista di nomination comprende cult del calibro de Il cacciatore, La donna del tenente francese, Silkwood, La mia Africa, I ponti di Madison County e Il diavolo veste Prada, Meryl può vantare ben tre Oscar: il primo, come miglior attrice supporter, nel 1979 per Kramer contro Kramer, poi una prima statuetta da protagonista nel 1982 grazie alla sua straziante performance ne La scelta di Sophie e infine, appena due anni fa, il tanto atteso terzo Oscar grazie al mimetico ritratto di Margaret Thatcher nel biopic The Iron Lady. Con diciotto candidature nel suo curriculum (e altre di sicuro in procinto di arrivare nei prossimi anni), Meryl Streep domina saldamente la classifica delle dive più nominate nella storia dell'Academy, con un netto vantaggio sulle altre attrici (tutte appartenenti al passato): al secondo posto Katharine Hepburn a quota dodici, al terzo Bette Davis a quota dieci e al quarto Geraldine Page a quota otto (la Page fu premiata solo al suo ultimo tentativo, nel 1985, per In viaggio verso Bountiful).
Queen Kate Le attrici più premiate: i quattro Oscar di Kate
Se Meryl Streep, con le sue diciotto nomination, è l'attuale "Regina degli Oscar", il record per il numero di vittorie resta in mano a una delle massime leggende nella storia di Hollywood, nonché a una delle interpreti più talentuose che abbiano mai illuminato il grande schermo: la mitica Katharine Hepburn, un altro "mostro" di bravura, classe ed ironia. Fra il 1933 e il 1981, l'indimenticabile Kate ha messo a segno dodici candidature, tutte rigorosamente come protagonista, ed ha conquistato ben quattro Oscar: nel 1933 (al suo primo tentativo) per La gloria del mattino, nel 1967 per Indovina chi viene a cena?, nel 1968 per Il leone d'inverno e infine nel 1981, alla sua ultima candidatura, per Sul lago dorato. Agli Academy Award del 1968, la Hepburn fu la beneficiaria dell'unico, clamoroso caso di ex-aequo nella storia di questa categoria. Difatti, quando Ingrid Bergman aprì la busta con il nome della vincitrice, spalancò gli occhi ed esclamò "It's a tie!" ("È un pareggio!"), per poi annunciare i nomi di ben due vincitrici: insieme alla veterana Hepburn, infatti, fu premiata anche l'esordiente Barbra Streisand per la sua performance nel musical Funny Girl. 
Ingrid Bergman Nonostante l'adorazione dell'Academy nei suoi confronti, la schiva Katharine Hepburn, da sempre anticonformista e poco amante delle mondanità, non ha mai presenziato ad alcuna cerimonia degli Oscar. Dopo di lei, le due attrici più premiate di sempre sono la succitata Meryl Streep e la diva svedese Ingrid Bergman, la quale mise a segno sette nomination e tre Oscar: due da protagonista, nel 1944 per Angoscia e nel 1956 per Anastasia, e un terzo da supporter, nel 1974 per Assassinio sull'Orient Express (una "vittoria a sorpresa" che sbalordì la stessa Ingrid, tanto da indurla a dichiarare, sul palco, che a meritare davvero la statuetta era Valentina Cortese per Effetto notte).
Le dive del passato: Bette, Olivia, Vivien e Liz
La prima attrice a portarsi a casa due Oscar, e per di più due Oscar consecutivi (l'unico caso, insieme a quello di Katharine Hepburn), è stata la diva tedesca Luise Rainer, premiata nel 1936 per Il paradiso delle fanciulle e nel 1937 per La buona terra; ma nonostante la doppia vittoria, la Rainer fu presto dimenticata da Hollywood e pochi anni dopo sparì quasi completamente dal mondo dello spettacolo. Oggi, alla veneranda età di 104 anni, Luise Rainer detiene tuttavia il record di essere la vincitrice di un Oscar in assoluto più longeva! Sempre nel corso degli anni Trenta, a conquistare un doppio Oscar da protagonista fu l'intramontabile Bette Davis, premiata nel 1935 per Paura d'amare e nel 1938 per Figlia del vento (le prime due candidature, su un totale di dieci collezionate fra il 1935 e il 1962). 
Vivien Leigh Nel decennio successivo, due Oscar da protagonista sarebbero arrivati anche per Olivia de Havilland, premiata nel 1946 per A ciascuno il suo destino e nel 1949 per L'ereditiera. La de Havilland (la Melania di Via col vento) nel 1941 era stata candidata per il film La porta d'oro insieme alla sorella Joan Fontaine, che si aggiudicò l'Oscar come miglior attrice per Il sospetto: fu il primo caso di una candidatura per una coppia di sorelle nello stesso anno (e, nel caso specifico, una delle tappe della storica rivalità tra la Fontaine e la de Havilland). Due premi Oscar (su due nomination) furono assegnati anche alla straordinaria attrice britannica Vivien Leigh, grazie a due ruoli iconici del cinema americano: quello di Rossella O'Hara nel kolossal Via col vento nel 1939 e quello di Blanche DuBois nel dramma Un tram che si chiama Desiderio nel 1951. Cinque nomination e due Oscar consacrarono il carisma divistico di una star di prima grandezza quale Elizabeth Taylor, premiata nel 1960 per Venere in visone (benché la Taylor stessa disprezzasse il film) e nel 1966 per il classico Chi ha paura di Virginia Woolf?.
Buona la prima! Julie, Barbra e le altre "debuttanti"
In alcuni casi, in fondo non così rari, della storia di Hollywood, alcune attrici sono riuscite a conquistare la preziosa statuetta addirittura al loro debutto al cinema! Questa circostanza si è verificata abbastanza spesso nella categoria per la miglior attrice supporter, che nel corso degli anni ha incoronato attrici provenienti dal teatro come Gale Sondergaard, Katina Paxinou, Mercedes McCambridge, Jo Van Fleet e, nel 1954, Eva Marie Saint, premiata per il capolavoro Fronte del porto; oppure attrici appena bambine, come Tatum O'Neal (dieci anni, la più giovane vincitrice di sempre) o Anna Paquin (undici anni). 
Barbra Streisand Più difficile conquistare un Oscar da protagonista al primo tentativo; la prima a riuscirci fu Shirley Booth nel 1952 per Torna, piccola Sheba: premiata all'età di 54 anni, la Booth è tuttora l'unica attrice cinquantenne ad aver vinto un Oscar da protagonista. Anche due fra le massime star dello show-business sono riuscite nella fatidica impresa: nel 1964 toccò alla deliziosa Julie Andrews di Mary Poppins, mentre nel 1968, nel noto pareggio con la Hepburn, a portarsi a casa l'Oscar fu la strepitosa Barbra Streisand per il musical Funny Girl. La Streisand, donna dal poliedrico talento, è stata anche l'unica persona a vincere un Oscar per la recitazione e una seconda statuetta in ambito musicale (nel 1976 fu premiata infatti per aver composto la canzone Evergreen, tratta dal film È nata una stella). Nel 1986 l'Oscar per la miglior attrice fu assegnato all'esordiente Marlee Matlin, ingaggiata per impersonare il ruolo di una ragazza sordomuta (la stessa Matlin è affetta da questo handicap) in Figli di un dio minore; premiata a soli 21 anni, Marlee Matlin è tuttora la più giovane attrice ad aver vinto un Oscar da protagonista. Appena tre anni dopo l'Academy stabilì invece il record per la vincitrice più anziana: Jessica Tandy, irresistibile protagonista della commedia A spasso con Daisy, premiata nel 1989 all'età di 80 anni. Sempre fra le esordienti nella categoria delle supporter, l'ultimo caso è stato quello di Jennifer Hudson per Dreamgirls nel 2006, mentre quest'anno si prepara ad aggiungersi alla lista l'attrice kenyota Lupita Nyong'o, in prima fila per l'Oscar grazie a 12 anni schiavo.
Jane Fonda Dive da Oscar: Jane, Jessica, Jodie e le altre
Fra le primedonne dell'Academy dall'epoca della New Hollywood a oggi, accanto alla First Lady Meryl Streep, un'altra interprete amatissima è senza dubbio Jane Fonda, che detiene l'eccellente risultato di aver collezionato sette nomination e due Oscar: nel 1971 per Una squillo per l'ispettore Klute e nel 1978 per Tornando a casa. La Fonda fu candidata nel 1981 come attrice supporter (l'unica volta in questa categoria) per il film Sul lago dorato, che oltre a far vincere a Katharine Hepburn il suo quarto Oscar portò alla vittoria pure il grande Henry Fonda, padre di Jane anche nella realtà. A parte Jane Fonda, fra le attrici della New Hollywood e dintorni più apprezzate dall'Academy vanno ricordate Ellen Burstyn (sei nomination e un Oscar nel 1974 per Alice non abita più qui), Sissy Spacek (sei nomination e un Oscar nel 1980 per La ragazza di Nashville), Shirley MacLaine (cinque nomination e un Oscar nel 1983 per Voglia di tenerezza) e Susan Sarandon (cinque nomination e un Oscar nel 1995 per Dead Man Walking). 
Sei nomination e due premi Oscar sono stati attribuiti a Jessica Lange, rilanciata negli ultimi tempi grazie alla serie Tv American Horror Story e incoronata dall'Academy nel 1982 come attrice supporter per Tootsie e nel 1994 come attrice protagonista per Blue Sky. Fra le "plurivincitrici" degli ultimi anni vanno ricordate inoltre Sally Field (nel 1979 per Norma Rae e nel 1984 per Le stagioni del cuore), Jodie Foster (nel 1988 per Sotto accusa e nel 1991 per Il silenzio degli innocenti) e Hilary Swank (nel 1999 per Boys Don't Cry e nel 2004 per Million Dollar Baby), premiate in entrambe le occasioni come protagoniste, e Dianne Wiest, che ha collezionato invece due statuette da supporter (nel 1986 per Hannah e le sue sorelle e nel 1994 per Pallottole su Broadway).
Maggie Smith Le "gran dame" inglesi
L'Academy, si sa, ha sempre subito il fascino "aristocratico" della Gran Bretagna, e tale fascinazione ha prodotto i suoi effetti anche (e soprattutto) nelle categorie dedicate alle attrici. Nel corso degli ultimi decenni, in particolare, in numerose occasioni i membri dell'Academy si sono inchinati di fronte all'eleganza e al talento di alcune grandi attrici inglesi, ricoprendole di candidature e di statuette. Nel biennio 1964 / 1965 toccò alle due Julie: nel 1964 la Andrews con Mary Poppins, mentre nel 1965 fu premiata una giovanissima Julie Christie per Darling (la prima delle sue quattro nomination). Due premi Oscar e sei nomination hanno consacrato la sopraffina bravura dell'insostituibile Maggie Smith, premiata nel 1969 come protagonista per La strana voglia di Jean e nel 1978 come supporter per California Suite. Due Oscar, ma entrambi da protagonista, sono andati anche a Glenda Jackson (nel 1970 per Donne in amore e nel 1973 per Un tocco di classe), mentre la leggendaria Vanessa Redgrave si è aggiudicata un totale di sei nomination, ottenendo l'Oscar come miglior attrice supporter nel  Emma Thompson 1977 per la sua toccante performance nel film Giulia. 
Negli anni Novanta la star inglese più amata dall'Academy è stata la radiosa Emma Thompson, premiata nel 1992 come miglior attrice per Casa Howard e poi ancora nel 1995 per la sceneggiatura di un altro dramma letterario in costume, Ragione e sentimento. E dopo la già citata Judi Dench, un'altra "gran dama" del cinema britannico incoronata per il ruolo di una sovrana è stata Helen Mirren, premio Oscar nel 2006 per il ruolo di Elisabetta II in The Queen.
Le grandi escluse, da Greta Garbo a Glenn Close
Nella lunga e quasi sempre gloriosa storia degli Oscar, non sono mancati vari casi di "illustri escluse": dive leggendarie e grandissime attrici che, nonostante le numerose candidature, non sono mai state insignite della prestigiosa statuetta, ma non per questo non hanno avuto l'onore di entrare nell'iconografia del cinema grazie alle loro magistrali interpretazioni. In alcuni casi, l'Academy si è accorta delle clamorose omissioni e ha deciso di "rimediare" con un Oscar alla carriera: è stato il caso emblematico di stelle di immenso talento quali Greta Garbo, Barbara Stanwyck e Rosalind Russell, ma anche dell'adorabile Angela Lansbury, premiata proprio in questa edizione. 
Greta Garbo Pure l'attrice scozzese Deborah Kerr, ricompensata con sei nomination (tutte da protagonista), è stata risarcita con l'Oscar alla carriera; fra le attrici, la Kerr detiene il record per il maggior numero di candidature senza aver mai vinto una statuetta "competitiva", insieme ad una grande caratterista del passato, Thelma Ritter, e ad una fra le migliori attrici contemporanee, la superba Glenn Close, che nel 2011 con Albert Nobbs ha ottenuto la sua sesta nomination. Dietro di loro troviamo la neo-candidata Amy Adams, pure lei ancora in attesa di ricevere l'ambito premio dopo cinque nomination (ed è pressoché impossibile che ci riesca quest'anno). Fra le attrici più stimate da critica e pubblico, ma incredibilmente ignorate al momento di assegnare le statuette, impossibile non citare quantomeno le magnifiche Annette Bening e Julianne Moore, che finora hanno collezionato quattro nomination a testa.
Le nuove regine degli Oscar, fra presente e futuro
Nel novero delle "regine degli Oscar" del cinema contemporaneo, come già anticipato all'inizio dell'articolo possiamo considerare a tutti gli effetti anche l'australiana Cate Blanchett, alla sua sesta nomination e in procinto di ricevere una seconda statuetta grazie al film Blue Jasmine (la Blanchett aveva già vinto un Oscar come supporter nel 2004, impersonando Katharine Hepburn in The Aviator). L'inglese Kate Winslet, la star di Titanic, è un'altra delle nuove beniamine dell'Academy: a soli 31 anni, la Winslet è diventata la più giovane attrice ad incassare cinque candidature all'Oscar (superando così il record di 33 anni di Bette Davis), mentre a 33 anni ha ottenuto la sua sesta nomination (sorpassando un altro record della Davis, che arrivò alla sesta candidatura a 34 anni); in quell'occasione, nel 2008, Kate si è aggiudicata finalmente la statuetta tanto agognata grazie alla sua interpretazione nel dramma sull'Olocausto The Reader - A voce alta. E tornando alle candidate di quest'anno, un altro record è stato appena stabilito dalla "diva del momento", Jennifer Lawrence, che grazie ad American Hustle (per il quale è in lizza come miglior attrice non protagonista) è arrivata alla sua terza nomination a soli 23 anni, un autentico primato (il precedente record era stato stabilito nel lontano 1942 da Teresa Wright); la Lawrence è stata già premiata l'anno scorso, a 22 anni, per Il lato positivo - Silver Linings Playbook, diventando così la seconda attrice più giovane insignita di un Oscar da protagonista dopo Marlee Matlin.
http://www.movieplayer.it/film/articoli/le-signore-degli-oscar-meryl-e-le-altre_12052/

Madonna conferma: sto lavorando al mio tredicesimo studio album

Dopo settimane di speculazioni e di rumors vari, ora Madonna ha deciso finalmente di fare chiarezza sui suoi attuali impegni lavorativi. La superstar, che ha di recente fatto parlare di sé grazie alle performance proposte assieme ad artisti come Macklemore & Ryan Lewis e Miley Cyrus, è da tempo oggetto di varie indiscrezioni che la vorrebbero al lavoro sul suo prossimo progetto discografico. In particolare, sembra quasi sicuro che l’interprete stia lavorando assieme ad Adele per la composizione dei testi sia per il suo album che per il prossimo disco della collega inglese; questa volta anche Madge è intenzionata a proporci un disco di ballad? Vedremo...
In ogni caso, ora Madonna ha finalmente messo un punto fermo in questa miriade di rumor che la sta avvolgendo. Il tutto è avvenuto durante una breve intervista, in occasione dell'innaugurazione di una sua palestra a Toronto, l’interprete ha dichiarato chiaramente che le indiscrezioni secondo cui lei sta lavorando al suo prossimo album sono veritiere ma che per ora non può rivelare nulla al riguardo. Dunque, a questo punto, direi che possiamo aggiungere con certezza il nome di Madonna all’elenco dei cantanti che effettueranno il loro come back nel corso del 2014, elenco già vasto e che fa prospettare un anno ricco di release musicali molto interessanti.
http://www.rnbjunk.com/madonna-conferma-sto-lavorando-al-mio-tredicesimo-studio-album/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=madonna-conferma-sto-lavorando-al-mio-tredicesimo-studio-album

Mitch Winehouse, nessun accusa al marito di Amy

Il padre della cantante scomparsa nel 2011 non incolpa Blake Fielder per la sua morte
Nessuna colpa. Mitch Winehouse non accusa l'ex marito della figlia per la sua morte. Il padre della cantante scomparsa nel 2011 insiste nell'augurare il meglio a Blake Fielder-Civil e gli augura anche di stare bene. L'uomo è stato sposato con Amy Winehouse dal 2007 al 2009 ed ha anche ammesso di essere stati lui a “introdurre” l'artista al mondo dell'eroina. Ma Mitch sembra aver messo alle spalle la vicenda e non è alla ricerca di colpevoli per la tragedia che lo ha colpito: “Non ho avuto nessuna notizia da Blake, non so che sta facendo in questo momento. L'ultima cosa che ho saputo è che non stava bene, ma è una notizia che risale a qualche mese fa. Da parte mia non c'è mai stata nessun accusa nei suoi confronti. Non lo incolpo per la morte di Amy, anzi gli auguro ogni bene”.
Beneficenza. Sin dopo la morte di Amy nel luglio del 2011, Mitch ha deciso di creare la Amy Winehouse Foundation e vorrebbe che anche Blake ne facesse parte. L'organizzazione si occupa del recupero di tossicodipendenti che poi vanno nelle scuole a raccontare la loro esperienza. Al quotidiano Daily Mirror, il padre di Amy ha dichiarato: “Blake è esattamente il tipo di persona che inviamo nelle scuole per parlare con i ragazzi sui pericoli della droga. Ha una storia da raccontare che potrebbe essere d'aiuto per centinaia di ragazzi. Potrebbe restituire qualcosa alla società andando a parlare dei bambini e raccontare gli errori che ha commesso. Se lui vuole noi siamo pronti a ospitarlo, credo che la sua sarebbe una storia incredibilmente potente. Mitch Winehouse racconta anche le difficoltà di vivere senza Amy: “Stiamo cercando di canalizzare il nostro dolore in qualcosa di positivo. Da questo punto di vista la fondazione ci ha dato un grande aiuto. E' un po' egoista ma lavorare con questi ragazzi e fare qualcosa di buono per loro, aiuta innanzitutto te stesso”.
http://www.105.net/musicbiz/news/tipo/magazine/titolo/mitch-winehouse-nessun-accusa-al-marito-di-amy

Madonna’s new skin care brand MDNA SKIN has been launched in Japan


Michelle Peck, Skin Care Artist and Madonna’s Skin Care Advisor and Brand Ambassador Introduces MDNA SKIN on February 12th.
‘MDNA SKIN’ – the new innovative and revolutionary skin care brand created by Madonna in collaboration with MTG, Japan’s leading beauty company, is scheduled to open in Omotesando for a limited time beginning Thursday, February 13th thru Sunday, February 23rd between 11:00 and 20:00. This will be the exclusive location to buy ‘MDNA SKIN’ in the world. The brand’s goal is to challenge women and their awareness about the art of beauty and skin care.
The state-of-the-art treatment system consists of three components:
The clay oil therapy inspired CHROME CLAY MASK, made with a base of clay from Montecatini Terme in Italy, which performs multiple functions that enrich the skin.
The SKIN REJUVINATOR – the specialized Magnetic Force and Deep Derma induction system devised to remove impurities and revitalizes the skin.
THE SERUM – based on an original formula that was created exclusively for Madonna, it creates a glowing effect when used alone and is further enhanced when used with the CHROME CLAY MASK and SKIN REJUVENATOR.
Using these products routinely as part of daily skin care regime creates firm, resilient and radiant skin overflowing with energy after every use.
The MDNA SKIN POP UP STORE will give customers the opportunity to see, feel and experience the products and enjoy the multiple screen projected visuals. The store will also host a VIP area and the location for special events.
MDNA SKIN will be available at selected department stores in Japan on February 26th.
MDNA SKIN POP UP STORE
DATE: 2/13 – 2/23
OPEN TIME: 11:00 – 20:00
VENUE: BA-TSU ART GALLERY
5-11-5 Jingumae, Shibuya-ku, Tokyo
5 minute walk from Omotesando Station, Exit A1
Tokyo Metro Ginza Line, Chiyoda Line, Hanzomon

Herb Ritts, non solo il fotografo delle icone degli Anni '80

Fino al 30 marzo l'Auditorium ospita la personale dell'artista che ha immortalato attrici, cantanti e modelle.
C'è ancora tempo fino al 30 marzo per visitare all'Auditorium la mostra personale Herb Ritts. In piena luce, dedicata al fotografo americano che ha immortalato le icone degli Anni 80 e 90. Oltre cento scatti, in larga parte ritratti di attori ed attrici, cantanti e modelle, di tutta una serie di personaggi che allora popolavano l'immaginario collettivo attraverso i film, le canzioni e le riviste. Alcuni di questi personaggi non hanno ancora smesso di calcare la scena.
Famose le sue fotografie di Madonna, che incontrò sul set del film Cercasi Susan disperatamente e con la quale strinse un rapporto d'amicizia e professionale. Ma in poco più di vent'anni fotografò tutti i più celebri volti dello spettacolo, da Michael Jackson a Tina Turner, da John Travolta a Tom Cruise, da Julia Roberts a Nicole Kidman e, unica italiana, Isabella Rossellini. Un album delle persone notevoli firmato da un artista per cui «il ritratto è qualcosa in cui senti una persona, la sua qualità interna, ciò che la rende speciale ed esattamente come è».
Herb Ritts posa il suo sguardo su ogni artista e ne rende il ritratto attraverso una carattestica dominante. Liz Taylor è sempre bella e curata, seppur anziana, ma la cicatrice, che si rivela sul cranio attraverso i capelli rasati corti, testimonia della malattia che l'ha colpita. Tom Cruise è un ragazzo bello e arrogante, che sorride dietro al gestaccio che fa con la mano. David Bowie è un zingaresco bulletto metropolitano, nonostante la sua fama di "duca bianco". Jack Nicolson è il joker e Denzel Washington un ragazzo vestito elegante, con le scarpe di cuoio un po' troppo grandi, indossate senza calzini. E Madonna? Madonna una Topolina trasgressiva, una diva giovane ed energica, fotografata anche in coppia con il marito Sean Penn, pure lui bello, giovane e "ribelle". Poi ci sono le modelle più famose delle riviste e della moda, a quei tempi indiscusse icone di bellezza e di glamour, come ad esempio Naomi Campbell.
Una seconda parte della mostra - non meno interessante - riguarda le fotografie artistiche di Ritts. Qui non ci sono personaggi famosi, qui ci sono corpi a tutto tondo, come scolpiti dalla luce stessa che li tocca e che ne rivela la bellezza, le curve e un sottile carnale erotismo. Spesso ne nasconde il volto o ne fa vedere solo una parte, l'esatto contrario dei ritratti. Sembra di guardare delle sculture di marmo e di bronzo e, forse, qualche secolo fa questa sarebbe stata la sua vocazione. A Herb Ritts non interessano il paesaggio, la natura, né tantomeno la città o la società in cui quei corpi vivono. Si tratta di uno strano rifiuto della società, da parte di un fotografo che ha lavorato per le riviste di moda, per la pubblicità, che ha realizzato video musicali. Un mondo pieno di oggetti e di vestiti, che secondo Ritts erano diventati più importanti della fotografia. Allora li toglie dalle sue opere artistiche non commerciali, utilizzando solamente i corpi dei modelli e dei materiali naturali, alla ricerca di maniera moderna di rappresentare il corpo umano. 
A conferma del suo legame con la scultura (per le foto artistiche) e con la pittura (per i ritratti), troviamo queste sue parole riportate nella mostra: «non ho fatto studi di storia dell'arte, ma ho studiato la pittura del Rinascimento, e la scultura, che mi aiuta a tradurre la bellezza di quel piccolo gesto che illumina l'insieme del corpo». Un classicismo che egli difende temperandolo con una misteriosa audacia.
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=54499&typeb=0&Herb-Ritts-non-solo-il-fotografo-delle-icone-degli-Anni-80

È morta Shirley Temple, "Riccioli d'oro". Fu l'enfant prodige di Hollywood

Aveva 85 anni. Si affermò ancora bambina nel film di Irving Cummings che le regalò il soprannome. Da adulta si era dedicata alla carriera di ambasciatrice.
WOODSIDE - È morta, all'età di 85 anni, Shirley Temple, la famosa "riccioli d'oro" degli anni Trenta, enfant prodige del cinema hollywoodiano. L'attrice si è spenta nella sua casa di Woodside in California, per cause naturali, circondata dalla famiglia e dagli assistenti. "Le rendiamo omaggio per una vita di notevoli successi come attrice, come diplomatica e come nostra amata madre, nonna e bisnonna" ha dichiarato la famiglia in un comunicato pubblicato dalla Bbc, che per prima ha diffuso la notizia del decesso.
Shirley Jane Temple Black era nata a Santa Monica il 23 aprile 1928 e nella sua carriera si affermò come attrice, cantante, ballerina e infine anche come diplomatica.
Sul grande schermo impersonò con straordinaria efficacia personaggi di bambine dolci e leziose, e però dotate anche di una sensibilità e di una saggezza davvero impressionanti per la loro età. Esordì sugli schermi quando aveva appena quattro anni nella serie Baby Burlesks (The Pie Covered Wagon) poi bissate da Was Babies e The Kid's Last Fight, (1933). Scelta per una particina nel musical Stand up and Cheer del 1934, in cui canta una canzone che dà il titolo a un film successivo, Baby Take a Bow,  sempre del 1934), diventa una tra le più richieste piccole stelle di Hollywood. Con l'interpretazione di La mascotte all'aeroporto sempre nel '34, vince un Oscar giovanile, riconoscimento "inventato" appositamente per lei.
La definitiva consacrazione la ottiene con il classico Riccioli d'oro di Irving Cummings (1935), che diverrà poi il suo soprannome, cui seguono una sequenza di titoli di successo: Shirley Aviatrice (1936), Zoccoletti olandesi (1937), Rondine senza nido (1938), La piccola principessa (1939). Era già così famosa nel 1937, quando aveva appena nove anni, che fu incaricata di consegnare l'Oscar a Walt Disney per il film Biancaneve e i sette nani.
Non più bambina, la sua popolarità comincia a vacillare e per alcuni anni non compare più sugli schermi. Torna al cinema nel 1947 in Da quando te ne andasti, di Selznick, cui segue Il massacro di Fort Apache, 1948, un classico nella filmografia di di John Ford. Tra il 1958 e il 1961 appare in tv come narratrice di Le Grandi Fiabe raccontate da Shirley Temple (Shirley Temple's Storybook). Si occupa poi di politica, con ruoli di primo piano. È la delegata degli Stati Uniti all'Assemblea Generale dell'Onu nel 1969, diventa ambasciatrice Usa in Ghana nel 1974, e due anni dopo viene nominata capo del protocollo alla Casa Bianca dal presidente Gerald Ford.
"Ho un consiglio per chi vuole ricevere un premio alla carriera: iniziate presto", scherzò nel 2006 quando ritirò il premio dalla Screen actors guild. Shirley si sposò due volte. La prima quando aveva solo 17 anni, con l'attore John Agar dal quale ebbe una figlia, Linda Susan. Il matrimonio si rivelò però un fallimento e cinque anni più tardi a causa dei problemi di alcolismo di Agar, la Temple chiese il divorzio per crudeltà. Le seconde nozze arrivarono nel 1950 con l'uomo d'affari californiano Charles Black da cui avrà due figli, Charles Alden Black  e Lori Black. Il marito è morto qualche mese fa.
In onore di Shirely Temple è stato creato anche un popolare cocktail analcolico che porta il suo nome (lo inventò un barman del "Royal Hawaiian Hotel" a Waikiki, Hawaii) e anche i Beatles la celebrarono, a loro modo, attraverso la celebre copertina del loro album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dove appariva una bambola con le fattezze di Shirley Temple sulla cui maglietta è sovrimpressa una frase ironica rivolta alla band rivale, ma amica, "Welcome The Rolling Stones".

http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2014/02/11/news/morta_shirley_temple_-78273002/#gallery-slider=78275340

Madonna attends The Great American Songbook, New York

Last night, Madonna attended The Great American Songbook event honoring Bryan Lourd at Alice Tully Hall in New York.
Check it out…









I Radiohead lanciano la loro app, PolyFauna

In questi giorni si è parlato di un nuovo album dei Radiohead, ma per ora in uscita c'è solo... una app! La band di Oxford ha infatti rilasciato da pochi minuti PolyFauna, un app mobile disponibile (gratis) per iOS e Android, ispirata al loro disco del 2011, The king of limbs.
PolyFauna è stata creata dai Radiohead collaborazione con l'azienda britannica Universal Everything: in particolare, alla base dell'app ci sarebbero le imamgini e i suoni di uno dei brani di The king of limbs, Bloom. La band, in una breve presentazione apparsa sul sito ufficiale, afferma che l'app è nata dall'interesse per i primi esperimenti sui computer e «le creature immaginarie del nostro subconscio». 
Con PolyFauna, lo schermo diventa insomma «la finestra su un mondo che evolve». «Muovetevi e date un'occhiata intorno, potete seguire il punto rosso, potete indossare le cuffie, potete guardare alcuni strani panorami dal treno», è la sibillina descrizione fornita dalla band. Per capirci qualcosa, scaricate l'app qui (iOS) and qui (Android).
http://www.labottegadihamlin.it/news/7304-i-radiohead-lanciano-la-loro-app-polyfauna.html

13th Annual AARP's Movies For Grownups Awards Gala: Winona Ryder

Actors Winona Ryder and Kathy Griffin attend the 13th Annual AARP's Movies for Grownups Awards Gala at Regent Beverly Wilshire Hotel on February 10, 2014 in Beverly Hills, California.


Director Richard Linklater and actress Winona Ryder speak onstage at the 13th Annual AARP's Movies for Grownups Awards Gala at Regent Beverly Wilshire Hotel on February 10, 2014 in Beverly Hills, California.

Actress Winona Ryder speaks onstage at the 13th Annual AARP's Movies for Grownups Awards Gala at Regent Beverly Wilshire Hotel on February 10, 2014 in Beverly Hills, California.