Katia Labèque: "C'è un link tra i Radiohead e Stravinskij"

"MA dai: se fai ascoltare a dei ragazzi Mozart si annoiano. Li prende molto di più la Sagra di Stravinskij o il Bolero di Ravel: adrenalina, energia". Il che non solo è abbastanza vero, ma se detto come lo dice Katia Labèque  -  cioè ridendo in tutta allegria  -  suona comelaveritàlimpidadeibambini. Leiunpò fanciulla è rimasta, a dispetto dei 64 anni portati con la freschezza di chi ha la creatività a mille. 
Insieme alla sorella Marielle (entrambe nate in Costa Basca francese) forma un eccellente duo pianistico dalle scelte controcorrente, e insieme alla violinista Viktoria Mullova, con la quale stasera è al Quartetto in un concerto dedicato a Claudio Abbado, lavora dal 2001 combinando autori classici e avanguardia. "Non suono spesso musica da camera, ho iniziato con Viki, un'amica di cui ammiro il talento e l'apertura di spirito. C'è venuto naturale dedicare il concerto ad Abbado a un anno dalla scomparsa: un esempio e un'ispirazione, specie per il suo impegno nella musica contemporanea".
Infatti in scaletta ci sono Arvo Pärt e Toro Takemitsu: che cosa deve aspettarsi il pubblico?
"Musica classicissima: Mozart, Schumann, Ravel e i due compositori di oggi che però, dai, ormai sono classici. Per voi italiani forse meno: siete legati molto alla tradizione. Bisognerebbe mescolare un po' il pubblico".
Ci dà la formula?
"Occorre che le sale da concerto si aprano a altri tipi di musica. Con Marielle abbiamo ideato un progetto che coinvolge la break dance del coreografo di Madonna e del Cirque du Soleil con la Nuova Filarmonia di Parigi: allora sì che arriva un pubblico diverso. Idem i progetti coi minimalisti Steve Reich e Philip Glass".
Lei s'intende di jazz, vero?
"Sì, e mi sono anche illusa di poterlo suonare, ma era fuori portata: armonia e fraseggio sono completamente differenti per noi della classica. Perciò, pur adorando lo swing bebop, ho dovuto rinunciare".
Però ci ha provato.
"Grazie a John McLaughlin, favoloso chitarrista jazz col quale ho vissuto per tanti anni. Mi ha fatto conoscere Miles Davis, Chick Corea, Herbie Hancock. Davis faceva musica modernissima, ma cercava i suoi musicisti anche fuori dal jazz, mentre oggi il jazz più raffinato è tornato a essere una forma d'arte "separata": come la classica. Io mi sento più vicina al rock e all'elettronica, e credo che gruppi come Radiohead abbiano un link con la musica di Stravinskij molto più che le improvvisazioni jazz".
Una come lei sarà vista come una "bad girl" dalla classica.
"Ci ho fatto l'abitudine. Con Marielle abbiamo in repertorio Messiaen, Boulez e Berio fin da quando eravamo ragazze: "Se le sue figlie continuano a suonare musica moderna rovineranno il loro bel suono", ammonivano mia mamma. Che sarà mai poi il bel suono! Certo, tutti noi della classica lo abbiamo imparato: ma alla fine la cosa più importante è la tua presenza dietro ogni nota".
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