"L'odio" di Mathieu Kassovitz

« Un tizio cade da un palazzo di 50 piani e per farsi coraggio ad ogni piano si ripete "fino a qui tutto bene..fino a qui tutto bene.." Ma il problema non è la caduta. È l’atterraggio »
L'odio è un film del 1995 di Mathieu Kassovitz, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes nel 1995.
A Les Muguets, nella periferia di Parigi, inizia una lunga giornata per Vinz, Hubert e Said. Abdel Ichah, 16 anni, è in ospedale, gravissimo. È stato pestato dalla polizia durante un interrogatorio e nella zona dove abita, si scatena la guerriglia. Durante gli scontri un agente perde la pistola; la trova Vinz, che giura di uccidere un poliziotto nel caso in cui Abdel muoia. Un giorno e una notte nella vita di tre amici, abitanti del ghetto periferico, tra degrado, squallore e povertà, che cercano, ognuno a suo modo, una via d'uscita. Per Said, magrebino, la soluzione è fare qualche soldo con l'hashish e riuscire a cavarsela come suo fratello maggiore, malavitoso da tutti temuto e rispettato. Per Hubert, africano, la strada è il pugilato, ma la sua palestra è stata devastata durante gli scontri notturni. Vinz, ebreo, è un cane sciolto che non ha nulla da perdere. Le rivolte del 2005 nelle banlieues francesi hanno riportato alla mente il film di Kassovitz, quasi fosse un presagio di rottura. In realtà, già dalla fine degli anni settanta gli scontri si erano sollevati in molte periferie cittadine. Benché i pretesti delle rivolte, sia nel film che nella realtà, fossero per lo più la reazione rabbiosa alla violenza della polizia, la necessità vera era, ed è, rispetto e dignità.