ACROSS THE UNIVERSE

'Across the Universe' è la storia d'amore di Lucy e Jude, del '68, di chi protestava contro la guerra in Vietnam e di chi in guerra ci andava e ci moriva. Il film è la terza regia di Julie Taymor, dopo Titus e Frida al cinema, The Lion King a Broadway e alcune messe in scena operistiche. Un musical visionario, colorato, senza quasi dialogo: 120 minuti narrati attraverso le parole e le musiche di 33 canzoni dei Beatles, riarrangiate da Elliot Goldenthal e incredibilmente registrate in presa diretta dagli attori. Su tutti i bravissimi Jim Sturgess, emergente inglese semisconosciuto ed Evan Rachel Wood, la ragazzina di Thirteen. Coreografie di Daniel Ezralow e cammei di Bono degli U2, Joe Cocker e Salma Hayek. Il celebre critico cinematografico Roger Ebert ha scritto: "E' il tipo di film che guardi e riguardi di nuovo, come si ascolta il proprio disco preferito". Da venerdì 23 novembre al cinema.
Lucy (in the sky with diamonds) è una ragazza americana alto borghese, ha un fratello ed un fidanzato. Lucy conosce (Hey) Jude, portuale inglese di Liverpool che si trasferisce a New York. Il fidanzato di Lucy muore. Lucy e Jude si innamorano. E alla fine All you need is love.'Across the Universe' è fondamentalmente una storia d'amore. Quello che fa la differenza è il contesto.
Probabilmente gran parte di coloro che stanno leggendo in questo momento non erano nemmeno nati negli anni '60. Fortunatamente neanche chi scrive. Probabilmente gran parte di coloro che stanno leggendo vive, lavora, si diverte (e forse anche innamora) attraverso la mediazione di un pc, e il massimo della sovversione è stata l'occupazione del liceo a 16 anni. Probabilmente se gran parte di coloro che stanno leggendo in questo momento fosse stato ragazzo in America negli anni '60 avrebbe partecipato alla protesta che ha segnato il discrimine tra quello che il mondo era prima e quello che è diventato dopo, vissuto e lottato a ritmo di un tipo di musica che non si era mai sentito, provato ogni tipo di droga, fatto sesso con chiunque. E tutti quelli che verranno saranno giustificati nel dire: "tutto è già stato detto, tutto è già stato vissuto".
'Across the universe' forse non aggiungerà nulla di nuovo all'epopea dei Sixties già splendidamente narrata in musica da 'Hair' e alla scena finale in cui una folla sterminata riunitasi davanti alla Casa Bianca protesta cantando 'Let the Sunshine In'; nulla di più rivoluzionario dei simboli del capitalismo che esplodono in 'Zabriskie Point' di Michelangelo Antonioni sulle note distorte dei Pink Floyd; nulla di tanto illuminante come la molotov del '68 francese che spacca il vetro della finestra dietro la quale si erano trincerati i 'Dreamers' di Bernardo Bertolucci. Non un pugno nello stomaco come la carica della polizia sugli studenti in sit in di Fragole e sangue con Joan Baez che canta 'Give Peace a Chance'.
Ma 'Across the Universe' va visto anche o forse soprattutto per questo. Per ricordarci di tutto questo. Perchè oggi il futuro è legato al progresso tecnologico, alla scoperta scientifica, a qualche disastro climatico o nucleare, ma è sempre e comunque qualcosa che agisce indipendentemente da noi sopra le nostre teste. Perchè invece doveva essere bello credere che fosse possibile essere quelli che facevano la differenza.
Perchè "there's nothing you can do that can't be done. Nothing you can sing that can't be sung. Nothing you can say but you can learn how to play the game. Nothing you can make that can't be made. No one you can save that can't be saved. Nothing you can do but you can learn how to be you in time. It's easy...All you need is love...Love is all you need". Tutto ciò di cui hai bisogno è amore.Perchè ora come ora se qualcuno mi dicesse "possiamo cambiare il mondo", io gli risponderei "il massimo che possiamo fare è cambiare canale".
Alessia Gargiulo