SEAN PENN E JAMES FRANCO GAY PER GUS VAN SANT

Paranoid Park è appena uscito nelle sale italiane e già ad Hollywood si parla del prossimo progetto di Gus Van Sant. Più che di semplici rumor si tratta solo di ultimare i contratti dei protagonisti dal momento che l'inizio delle riprese è fissato per il 21 gennaio a San Francisco. Dopo tante storie di adolescenti disagiati e tormenti giovanili Van Sant porterà sullo schermo un progetto a cui da tempo si legava il suo nome, ossia la storia di Harvey Milk, il primo gay dichiarato ad essere mai stato eletto ad una carica politica. Consigliere comunale nel 1977 proprio a San Francisco, il "sindaco di Castro Street" divenne portavoce delle istanze della comunità omosessuale della città più apertamente gay-friendly al mondo prima di essere assassinato a solo un anno di distanza per mano di un avversario politico, Dan White. Nel film di Van Sant Harvey Milk sarà interpretato dal politicamente impegnatissimo Sean Penn, mentre White da Josh Brolin, oggi in gran rispolvero con due film al cinema uno più bello dell'altro come "No country for old men" dei fratelli Coen e "In the Valley of Elah" di Paul Haggis. Un altro dei protagonisti del film di Haggis avrà un ruolo di primo piano nel biopic, ed è l'eterna promessa James Franco che interpreterà Scott Smith, il compagno di Milk. Ad ultimare il cast di quello che si presenta con poche probabilità di sbagliare come uno dei film più attesi del prossimo anno sarà Emile Hirsch, già protagonista di "Into the wild" (nonchè in odore di Oscar) per la regia proprio di Sean Penn, presentato tra gli applausi all'ultima Festa del cinema di Roma.
"Essere giovani e gay negli anni '70 significava sostanzialmente andare incontro ad una vita adulta che presentava scarse possibilità di carriera, matrimoni di facciata e bar con i vetri scuri". Così scriveva nel 1999 il Time, inserendo Harvey Milk tra le 100 icone del secolo allo scoccare del millennio. Quando ancora molti psichiatri definivano l'omosessualità una malattia. Quando non esistevano reali organizzazioni per i diritti LGBT e quando allorchè al vicepresidente Walter Mondale venne chiesto se qualcuno nell'amministrazione Carter avesse intenzione di fare qualcosa a favore della comunità omosessuale, Mondale semplicemente rispose allontanandosi stizzito. Quando nemmeno si poteva immaginare un Harvey Milk ecco che c'è stato Harvey Milk.Milk era il tipo di persona che si arruola in marina, combatte la guerra di Corea, viene congedato con onore e poi denuncia le purghe omofobe nell'esercito. Che comincia a lavorare in borsa a Wall Street e contemporaneamente in teatro come assistente alla regia nel musical Jesus Christ Superstar. Vive nel Greenwich Village ma preferisce traferirsi col fidanzato a San Francisco e apre un negozio di fotografia. Siamo nel 1972 nel Castro. Milk fonda un'associazione a difesa dei diritti dei commercianti della zona, poi l'anno successivo si candida alle elezioni. Nulla da fare. Ci riprova nel 1975, niente. Nel frattempo tutti lo chiamano il sindaco del Castro. Nel 1977 viene finalmente eletto supervisor, ossia consigliere comunale, per il Quinto Distretto. Il sindaco è George Moscone. In 11 mesi lavorò per l'approvazione di due leggi: una contro le discriminazioni nei confronti degli omosessuali ed una per la raccolta degli escrementi dei cani nei parchi. Quando gli chiesero spiegazioni Milk rispose: "In tutto il paese quando si parla di me la storia non deve essere incentrata sul fatto che sono gay. Ma solo su una persona gay che sta facendo il suo lavoro".Harvey Milk dibattè anche la Proposition 6 contro il senatore Briggs, una legge che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay. La legge non passò.

Milk se lo sentiva che sarebbe morto ucciso e diceva "se un proiettile dovesse entrarmi nel cervello, allora possa anche distruggere tutte le porte dietro le quali ci si nasconde". I proiettili che gli entrarono nel cervello furono due, per il resto il suo assassino gli scaricò addosso un intero caricatore. L'assassino era Dan White, ex consigliere comunale, dimessosi pochi giorni prima del 27 novembre 1978 a causa dell'approvazione di una legge pro-gay. White entrò in municipio dal seminterrato per evitare i metal detector con una pistola e 10 caricatori in tasca. Negò la premeditazione. Al processo fu condannato per omicidio volontario a 7 anni e 8 mesi per semi-infermità mentale. La difesa si appellò al fatto che il troppo cibo spazzatura ingerito recentemente da una persona notoriamente salutista come White era sintomo di depressione. Nessuna persona favorevole ai diritti dei gay era stata approvata dagli avvocati difensori come membro della giuria. Dopo la sentenza la comunità gay insorse nelle cosiddette White Night Riots, furono ferite 160 persone. Dan White morì suicida a San Francisco nel 1985.

In un discorso Milk aveva detto: "Da qualche parte a Des Moines o a San Antonio c'è un ragazzo gay che ha improvvisamente realizzato di essere gay; sa che se i suoi parenti lo scoprono lo cacciano di casa, i suoi compagni di classe lo scherniscono e gli Anita Bryant e i John Briggs (n.d.r. politici omofobi dell'epoca) fanno la loro parte in tv. Per il ragazzo si prospettano diverse soluzioni: nascondersi nello sgabuzzino e suicidarsi. E poi quel ragazzo legge sul giornale "Omosessuale eletto a San Francisco" e ha due nuove opzioni: una è trasferirsi in California e l'altra è restare a San Antonio e combattere. (...) Voi dovete eleggere delle persone gay, così migliaia di ragazzi sanno che c'è una speranza di un mondo migliore e un futuro migliore. (...) E lo so che non si vive solo di speranza ma senza speranza come si può vivere? Dovete dargli speranza".E questo era negli anni settanta.

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