Il super mash-up di Girl Talk: 300 canzoni in un unico album

Nella settimana in cui Viva la Vida dei Coldplay domina le classifiche di praticamente qualsiasi paese dove esista un negozio di dischi, c'è un altro album - decisamente più underground - che fa parlare di sè su Internet. Si intitola Feed the Animals, è firmato dal dj di Pittsburgh Girl Talk (nome reale: Gregg Gillis) e - sebbene sia suddiviso in 14 tracce - è praticamente un unico gigantesco collage di canzoni.In Feed the Animals Gillis ha inserito qualcosa come trecento campionamenti di altrettanti brani chiave della storia della musica leggera degli ultimi quarant'anni. Dentro ci sono A Whiter Shade of Pale e Bohemian Rhapsody, Rebel Rebel e God Only Knows, i Cure e i Police, Sinead O'Connor e i Metallica, per arrivare fino ai Nirvana, ai Cranberries, ai Radiohead, agli Underworld, agli Air, agli Hot Chip, ad Avril Lavigne. Spesso le citazioni sono di pochissimi secondi, fuse tra loro e presentate in una veste sempre caratterizzata da martellanti ritmi hip hop (anche in questo ambito, tra l'altro, non mancano i big: Ludacris, Jay-Z, LL Cool J, Beastie Boys...)Difficile che Girl Talk possa insidiare i Coldplay nella hit parade, visto che il suo lavoro è distribuito soltanto su Internet, su un sito dall'indirizzo assai problematico da memorizzare e con modalità del tutto simili alla formula "name your price" inventata dai Radiohead per In Rainbows: l'utente può decidere quanti dollari pagare, da zero in su. Ci sono però molte ragioni che fanno di questo piccolo grande album un simbolo piuttosto intrigante e significativo della musica su Internet nel 2008.Come spesso capita quando si abbinano i due termini - musica e Internet - saltano subito fuori questioni di natura legale. Sebbene Gillis sostenga di essere legittimato a utilizzare i samples dalle normative americane sul "fair use", è facile pensare che un progetto come Feed the Animals riaccenderà le polemiche in materia di diritto d'autore, remix e campionamenti. Da The Grey Album (il mash-up tra Beatles e Jay-Z distribuito nel 2004 dal futuro Gnarls Barkley Danger Mouse) in giù, la casistica giudiziaria relativa ai campionamenti e ai remix è piuttosto nutrita. E un disco che di campionamenti ne presenta diverse centinaia, quasi tutti di canzoni famosissime, per i quali non sono state richieste autorizzazioni o versati compensi, ha tutti i requisiti richiesti per attirare l'attenzione degli autori dei brani originali o dei detentori dei diritti. A maggior ragione se coinvolge un passaggio di denaro (l'offerta libera chiesta da Girl Talk per il download) e se l'etichetta che lo ha prodotto si chiama Illegal Art. C'è però da sottolineare un aspetto a mio modo di vedere molto importante. Visto che spesso i compensi richiesti per le licenze dei campionamenti sono molto alti e che Girl Talk presumibilmente non avrebbe mai potuto permetterseli, opere come Feed the Animals teoricamente non avrebbero diritto legale d'esistenza. E' una situazione paradossale, che diventa sempre meno logica man mano che Internet e le nuove tecnologie mettono a disposizione di chiunque gli strumenti per tagliare, copiare e incollare pezzi di canzoni (al punto che spesso sono gli stessi artisti a invitare i fan a remixare i propri brani, contribuendo ad avvicinarli all'arte del remix e del mash-up). Il corto circuito tra il vecchio sistema del copyright e il sistema creativo digitale è evidente: il progresso tecnologico spinge a tutta forza verso una direzione espressiva che è vietata (o rigorosamente limitata) dalla legge. Eppure i risultati artistici sono sempre più interessanti e non è un caso se opere d'ingegno teoricamente "proibite" come The Grey Album o Feed the Animals vengano ormai considerate alla stregua di album tradizionali anche dalla stampa specializzata (ecco la recensione in cui "Rolling Stone" premia Feed the Animals con 4 stelle).Ancora più interessante è il discorso che tocca linguaggio ed estetica musicale. Il mash-up è una forma di remix ormai diffusissima su Internet, che prevede l'intreccio tra brani diversi. In genere si tratta di due o tre canzoni che viaggiano parallele lungo tutta l'opera, spesso ritornando anche nel titolo (uno dei primi mash-up, Smells Like Teen Booty, sommava per esempio Smells Like Teen Spirit dei Nirvana a Bootlycious delle Destiny's Child).Con Feed the Animals, Girl Talk innalza ulteriormente l'asticella, portando la rivoluzione del linguaggio mash-up a risultati espressivi ancora più estremi. Qui le canzoni citate sono molto più numerose e non ha quasi senso considerare separatamente i 14 brani che "ufficialmente" costituiscono il disco. Ci troviamo invece di fronte a un flusso unico, che in qualche modo richiama alla mente i classici mix da discoteca, ma nel quale scompaiono quasi del tutto i concetti di strofa e ritornello. Molte delle canzoni originali appaiono a stento riconoscibili. Per questo, per molti non sarà niente più che un'accozzaglia di suoni. Ma per le nuove generazioni che stanno sviluppando le proprie capacità e abitudini di ascolto su Internet, sull'iPod, su YouTube, Feed the Animals non è altro che la summa delle loro esperienze. E' il "Blob" di Internet: una parodia/interpretazione/spiegazione/espressione di come sta mutando e diffondendosi la neolingua musicale della Rete. A dire il vero, mica solo quella musicale, visto che anche i filmati di cui ci nutriamo avidamente su YouTube sono spesso frutto di montaggi e video-remix.In mezzo a tutte queste seriose considerazioni, c'è anche un elemento di leggerezza: Feed the Animals è un divertente passatempo per l'estate. Ascoltandolo si può giocare a riconoscere i vari brani campionati, molte volte rimanendo sorpresi dalla capacità con cui Gillis li ha ricontestualizzati (chi scrive non avrebbe mai immaginato di trovare Hungerstrike dei Temple of the Dog così perfettamente incastonata in ambito hip hop). E' probabile che nei prossimi giorni si discuterà sulla legittimità dell'album e in fondo è giusto che sia così (se non altro perchè prima o poi bisognerà affrontare e risolvere tutto il discorso concernente i remix su Internet), ma una cosa è certa: il suo autore ha fatto davvero un lavoraccio, con risultati per lo più virtuosistici e/o geniali.
P.S. Chi volesse una mano per riconoscere i campionamenti, può rivolgersi a Wikipedia.
Luca Castelli - lastampa.it