MATTIA BERNARDO BAGNOLI
LONDRA.Emi, storica etichetta discografica e colosso del settore musicale internazionale, volta pagina: per uscire dalle paludi in cui è caduta e arrestare il fuggi fuggi di star di grosso calibro dal suo catalogo si affida ad un italiano. Sarà infatti Elio Leoni-Sceti, 42enne romano, il prossimo amministratore delegato dell’azienda. Poco conosciuto oltre Manica, Leoni-Sceti - che prendera’ posto nella stanza dei bottoni il prossimo ottobre - è ancora meno conosciuto negli ambienti musicali: esperto di marketing, il futuro capo di Emi Music proviene dalla Reckitt Benckiser, azienda leader nel settore dei prodotti di pulizia.«Sono felice che Elio abbia deciso di venire alla Emi a guidare una delle più spettacolari trasformazioni che si siano mai verificate nell’industria musicale», ha detto Guy Hands, attuale ad di Emi Music. Hands ha poi aggiunto che, una volta arrivato Leoni-Sceti, farà un passo indietro e diventerà Presidente onorario dell’etichetta. «I suoi successi - ha quindi sottolineato - e il suo carisma sono gli ingredienti giusti per assicurare la crescita di Emi: Elio ha la passione e le motivazioni per realizzare le ambizioni che tutti noi abbiamo».Eppure il nuovo boss di Emi dovrà guadagnarsi la fiducia dei suoi. Secondo quanto rivelato dal Times - che ha anticipato tutti nel rivelare la scelta di Leoni-Sceti - il comparto musicale si aspettava - e sperava - un figura di spicco, possibilmente avvezza alle insidie del settore, a capo della major britannica. Dopo tutto, la guerra intestina esplosa dopo l’acquisto della gloriosa etichetta musicale britannica da parte della «private equity» Terra Firma è sempre stata attribuita alla scarsa attenzione riservata dai nuovi padroni ai delicati equilibri tipici del mondo della musica.Celebre, a proposito, la battuta di Tim Clarke, manager di Robbie Williams, che ha accusato Guy Hands di comportarsi come il «padrone di una piantagione». Da quando Terra Firma ha preso il controllo, infatti, sono stati tagliati gli acconti alle star e agli artisti è stato detto di «lavorare più sodo» per promuovere gli album. Una politica che è già costata all’etichetta la perdita di nomi grossi: Radiohead e Paul McCartney. La band di Tom Yorke, in un esperimento senza precedenti, aveva infatti invitato i fan a pagare quel che volevano per scaricarsi il nuovo album «In Rainbows». Una mossa che si è trasformata in un colpo a effetto, aumentando la popolarità del gruppo, che ha detto addio alla Emi dopo aver litigato sui soldi e sul controllo creativo sui propri brani. D’altra parte, la fronda scatenata dagli artisti della Emi aveva avuto il suo epicentro con l’abbandono dello storico capo Tony Wadsworth. «Tony rappresentava la ragione per cui molti gruppi hanno firmato con la Emi», aveva dichiarato a suo tempo Dave Holmes, manager dei Coldplay. «Gli artisti vogliono lavorare con gente che capisce di musica, non con i ragionieri della finanza».E non è un caso che fin dalle prime battute Leoni-Sceti ha scelto di mettere al centro della scena gli artisti in scuderia. «Emi - ha dichiarato - è l’etichetta musicale che può vantare alcuni tra i più famosi musicisti del mondo: si va da nomi classici come i Beatles, Pink Floyd, i Queen e i Beach Boys a artisti contemporanei come Kylie Minogue, Lily Allen e Norah Jones. Sia i Coldplay che Katy Perry sono finiti in testa alle classifiche sia in America che nel Regno Unito. Il potenziale è grande: il consumo di prodotti musicali è in crescita, a livello mondiale, più che mai e non vedo l’ora di mettermi al lavoro con artisti e colleghi del gruppo Emi».