LOS ANGELES — Definita a priori «la commedia alla dinamite dell’estate », esce sugli schermi Usa (presto anche in Italia) Pineapple Expressil film più atteso dagli spettatori tra i 18 e 25 e dai minorenni, che potranno vederlo solo se accompagnati - a causa del visto Restricted - «per sequenze di droga e violenza, dileggio delle istituzioni e dialoghi scostumati».
Anche uno dei due trailers, già diventati di culto sui blog, è stato censurato da molti siti e dalle reti televisive per una feroce satira della polizia ritratta come ottusa o corrotta, per l’elogio «della cultura delle canne» e perché si vedevano i due protagonisti vendere marijuana ai ragazzini di una scuola, con una esilarante lezione di controcultura sulle qualità dell’erba.
Il titolo del film fa riferimento a un raro e immaginario tipo di marijuana. «Odorala, senti che profumo: sembra la vagina di Dio», dice lo spacciatore (James Franco) al suo cliente cui dà immature insicurezze la star dei giovani, Seth Rogen (Molto incinta e Superbad). È ormai uno slogan la battuta detta dallo spacciatore all’amico, quando gli offre una canna a forma di croce e con due piedi per fumate collettive: «È unica, è stata disegnata dallo stesso architetto del Golden Bridge».

L’intera polizia è messa alla berlina sin dal prologo in costume e in color seppia e che nel 1937 fa vedere un capo della polizia simile a un nazista scendere in un segreto sotterraneo per inchiodare con leggi proibizioniste un giovane «colpevole» di aver fumato sigarette illegali: la metafora suona chiara a tutti. Il malcapitato Seth Rogen, poi, mentre si fuma tranquillamente una canna Pineapple, vede una poliziotta (Rosie Perez), che ha un amante gangster, ammazzare un asiatico rivale nel mercato della droga coltivata in una maxi serra sotterranea.
Il New York Times e il Los Angeles Times hanno avvertito: «Ridete, ridete pure, ma film come Tropic Thunder e Pineapple Express, con una crudezza espressiva oltre ogni limite, usano la violenza come un’arma di satira sociale e politica. Rompono ogni schema con trasgressioni che segnano e mirano a mutare il costume. Borat ha aperto loro le porte». Ci si è messo pure un professore dell’Università di Yale, Ron Gregg: «I film seri sulla guerra hanno fallito, quelli comici o d’animazione, come l’ambientalista Wall-E e i suoi 200 milioni d’incasso Usa, fanno pensare e ridere della non sanità della società attuale».
Non sono state effettuate anteprime del film sino a lunedì sera, tranne una riservata ai giornali e critici che fanno più tendenza. La rivista Rolling Stone ha assegnato, «per la sua intelligenza che sfida ogni luogo comune e ipocrisia benpensante», subito tre stellette e mezza al film di David Gordon Green (classe 1978), prodotto da Judd Apatow, il produttore e regista che per le nuove generazioni ha battuto ai punti Tarantino, che ormai stenta a trovare soldi per i suoi film.
Apatow produce e dirige a pieno ritmo, non sbaglia un colpo e, dopo 40 anni vergine, Molto incinta e Superbad, con Forgetting Sarah Marshall, da lui prodotto, ha rotto anche il tabù del nudo frontale maschile. Gli attori dei suoi film sono sempre eccellenti. Lo spacciatore James Franco è definito all’unanimità «il nuovo James Dean », si vedrà in Milk di Gus Van Sant dove è l’amante del politico gay (Sean Penn) ucciso a San Francisco. Seth Rogen è anche coautore della sceneggiatura di Pineapple Express ed è davvero la star dei giovani.

I bad boys del clan di Apatow non sono levigati e ben vestiti, sono bruttini e vulnerabili al di là della loro «scostumatezza», ma in essi si identificano le nuove generazioni e Apatow ha messo in ginocchio anche il veterano Spielberg. Come regista, Steven ha firmato l’annacquato ritorno di Indiana Jones, ma come produttore, per non restare in retromarcia, ha varato con la Dreamworks Tropic Thunder definito dai conservatori, al pari di Pineapple Express, «un esempio di cinema estremo, al di là di ogni limite».
Giovanna Grassi
