Elio Germano. Il giovane divo senza compromessi

In occasione del suo compleanno, ecco qualche nota su uno dei migliori attori italiani del momento. A soli 28 anni.
Galeotti furono Castellano e Pipolo. Il romano Elio Germano aveva solo 12 anni quando venne scritturato per la parte di Andrea in “Ci hai rotto papà”, una sorta di “Gianburrasca degli anni ‘90”, come recitava il sottotitolo. Che importa se la qualità era scadente? Era un film per bambini e il risultato era assicurato. Forse i due registi non sospettavano di avere per le mani il futuro attore più promettente del nostro nuovo cinema. Ma succede sempre così. Nemmeno Francis Ford Coppola si rendeva conto del firmamento di stelle steso sul cast de “I ragazzi della 56esima strada” (Tom Cruise, Patrick Swayze, Matt Dillon, Rob Lowe, Emilio Estevez). Poi Elio aveva avuto il tempo di iscriversi al liceo scientifico, prima di cadere con entrambi i piedi nel pozzo della propria passione. Teatro Azione è ancora il nome di una delle scuole di teatro private di livello più alto a Roma, diretta da Isabella Del Bianco e Cristiano Censi. Ultimamente, poi, avevamo visto uscirne un altro astro nascente, Carolina Crescentini. Ma, a differenza della coetanea, Elio non ha avuto bisogno di tre anni di Centro Sperimentale, per colpire nel segno.Gli è bastato operare, non senza sforzo (ché il teatro lui “l’amava e l’ama”), una scelta fondamentale. Dire sì ai fratelli Vanzina, che lo volevano ne “Il cielo in una stanza” (1998), piuttosto che a Giancarlo Cobelli che voleva portarselo in tournée sui palcoscenici d’Italia. Germano ha optato per il grande pubblico, anche a costo di cominciare rasoterra. Quando si ha talento, frequentare i bassifondi della qualità non può che essere d’aiuto, per capire dove non si deve né si vuole arrivare. Si procede per negazione, di modo da ottenere una potenza di fuoco maggiore, quando si va poi verso il traguardo agognato. Questa la storia di Elio Germano, che dai Vanzina è passato subito a Ettore Scola (interpretava il figlio di Abatantuono in “Concorrenza Sleale”), dando poi una mano alla portentosa Valeria Golino nell’applauditissimo (soprattutto all’estero) “Respiro” di Emanuele Crialese e veleggiando con ottimo vento verso il primo ruolo da protagonista in “Liberi” di Gianluca Maria Tavarelli.Giovanni Veronesi, poi, si sa, quando si tratta di commedia e di quella commedia un po’ amara alla Verdone ma più generazionale, è “la gallina oggi”: “Che ne sarà di noi?”, cosceneggiato dal regista con Silvio Muccino (anche partner con Giuseppe Sanfelice) offre a Germano anche una candidatura al Nastro d’Argento 2005 come miglior attore non protagonista.Gli altri grandi nomi sono Gabriele Salvatores (“Quo vadis baby?” e “Come Dio comanda”), Michele Placido (“Romanzo Criminale”), Paolo Virzì (“N – Io e Napoleone” e “Tutta la vita davanti” ) e Daniele Luchetti. Con quest’ultimo Elio gira “Mio fratello è figlio unico”, film molto apprezzato in cui oscura anche il sex symbol Riccardo Scamarcio e vince il David di Donatello.Forse perché ultimamente quest’Italia del grande schermo ci ha nutriti a giovani che interpretano film da giovani e per giovani (i vari Vaporidis e Capotondi nelle “notti prima degli esami ancora nostre”). Elio Germano è la prova non solo che la tendenza possa essere sovvertita, ma piuttosto che esista un binario parallelo, quello percorso dagli attori veri, vale a dire coloro che osano misurarsi con ruoli estremi e differenti tra loro. Germano è uno di quelli e, ultimo onore al merito, se è riuscito a rompere il guscio dell’“attor giovane” dalla faccia pulitina aperta al vento delle crisi generazionali verso gli orizzonti di un’età che volentieri può essere mascherata, è solo grazie a un talento enorme sempre tenuto a bada da principi rigidi di sfida. In altre parole Germano, come conferma egli stesso in diverse interviste, segue una ferrea disciplina artistica, che tanto lo porta a compiere un approfondito lavoro sui personaggi, quanto lo ha spinto a mettersi sempre alla prova, anche a costo di dire no a strade meno accidentate, che lo avrebbero sì condotto allo stesso successo, ma ingabbiandolo in quello che non è, un attore convenzionale.Con i migliori auguri di una carriera sempre più luminosa, un buon compleanno.
Sergio Lo Gatto