"Opinioni diverse". Di Alessandro Bertirotti
Da qualche giorno sto pensando quanto sia importante per tutti noi sapere di avere un’origine, e dunque comprendere che la propria vita si dipana all’interno di un filo conduttore comune e condiviso. Nei giorni scorsi a Roma, migliaia di giovani, e forse meno giovani, si sono ritrovati in uno stadio per gustare le metaboliche performances di un’artista americana da oltre trent’anni sulla cresta dell’onda: Madonna.
Ad un certo punto dello spettacolo la show-girl esclama, rivolgendosi al Papa, e collegandosi alla canzone intitolata “Like a virgin”, di essere anche lei figlia di Dio. Bella, forte e significativa espressione. Carica di una responsabilità che molti figli di questo tempo sembrano voler negare, forse perché troppo spesso messi di fronte a genitori cartacei. Ritengo che Madonna, come altri artisti di questa epoca, non debbano essere valutati troppo velocemente o troppo superficialmente, perché rappresentano una espressione di atteggiamenti e comportamenti che in un certo senso appartengono alla vita di tutti i giorni, e in un altro senso, fanno parte della storia dell’uomo. Parliamo di una donna che ha avuto forse tutto dalla vita, o almeno quel “tutto” che i suoi fans ritengono tale: successo, bellezza, carisma, intelligenza nei testi delle canzoni, amore ed una vecchiaia che si preannuncia ancora molto lontana. Potremo dunque, senza pena di smentita alcuna, considerarla una donna fortunata. Eppure, dal palco di uno stadio che spesso ha ospitato la violenza del calcio, urla un dolore che è anche desiderio ed affermazione: vuole essere figlia, e dichiara di esserlo anche lei, di un Dio invisibile che il suo stesso successo sembra aver confinato in luoghi e dimensioni troppo lontane da quella quotidianità in cui lei vuole essere figlia e di cui è figlia. È vero che molto spesso gli esperti dichiarano quanto sia importante che il genitore faccia la parte del genitore, ma sento dire ancora troppo poco quanto sia importante che il figlio sappia, imparandolo giorno per giorno e con i propri errori, diventare un figlio. Non è sufficiente avere dei buoni genitori per poter diventare altrettanti buoni figli, perché sia nel primo caso, che nel secondo, non esistono ricette che possono essere applicate a tutte le situazioni, a tutti i tempi e le culture. Eppure Madonna, apparentemente lontana da quei sentimenti che rendono tutte le persone banalmente simili ed umane, dichiara a squarciagola una necessità, un desiderio di riconoscimento comune: essere amati oltre la piccola misura dell’umanità, perché solo un Dio è in grado di amare la totalità di ogni essere umano, in tutte le sue sfaccettature, come se il singolo individuo fosse una pietra preziosa che riflette in ogni sua singola parte qualsiasi luce le si infranga contro. Anche in questo caso, nel ricordare a tutti quanto sia difficile giudicare il cuore dell’essere umano, Madonna ci fa presente che non dobbiamo rendere invisibile ai nostri sensi e consapevolezza un Dio che ci ami. Non mi interessa nemmeno sapere se quello che sto dicendo sia stato effettivamente pensato dall’artista, quando ha fatto questa dichiarazione. Non è importante, rispetto al ragionamento che ne deriva. Perché nessuno di noi è in grado di riconoscere, nella profondità di ogni essere umano, il desiderio di amore che ogni figlio prova e la richiesta al proprio genitore. Ancora una volta, siamo di fronte ad una richiesta evidente, inequivocabile ed importante: abbiamo tutti bisogno di amore. Di un amore che non sia terreno quindi, ossia legato a miseri contraccambi e a contratti legali, ma direttamente legato ad una totalità che nulla esclude ma tutto comprende. Tutto questo è vero, ma la responsabilità di essere figli, la cara, amata Madonna dove la mette?Lei ha ragione, ma in quale modo il mondo diventa consapevole del suo ruolo di figlia di fronte a Dio, se non si riesce ad individuare in lei quei comportamenti che rendono ogni figlio Figlio ed ogni padre Padre? Le dichiarazioni di appartenenza affettiva hanno il valore delle dichiarazioni dei politici italiani, perché l’affetto si esprime attraverso un legame concreto e quotidiano che implica responsabilità costante e continua, secondo patti di condivisione esistenziale che rendono ogni genitore l’inizio e la fine contemporanea di questo affetto, e chiedono ai figli di riflettere in loro, come un diamante di fronte alla luce, l’affetto ricevuto. Auguriamo quindi a Madonna tutto l’amore che un padre può donare, ma anche di diventare consapevole che altrettanto deve fare una figlia, per essere tale. Così è per tutti noi umani, anche per lei.

