Attesissima al limite dell'isteria - come si conviene a una SuperStar di tal fatta - Sabato 6 Settembre Madonna è atterrata a Roma per consumare uno dei cinquanta 'games' del suo ottavo giro del mondo, lo 'Sticky And Sweet Tour'. Già da sole, le note di colore createsi intorno all'evento basterebbero a riempire pagine e pagine di cronaca leggera ma non sempre divertente, viste le piccole risse (subito sedate da una security attenta e disponibile) verificatesi per assicurarsi qualche metro di vicinanza in più al maestoso palco. L'ossessione di Louise Veronica Ciccone si chiama 'tempo'. Sin da quando - alle 21:15 in punto - le luci si spengono sullo Stadio Olimpico, per due ore intere emerge continuamente il più tipico dei 'tic toc'. In pratica, è il collante dei vari mash-up audiovideo: puntella una produzione come sempre formalmente ineccepibile e la accompagna alla fine, consegnando la Diva alla vita eterna. Uno scandire che passa da momenti elegantissimi e d'effetto (il cilindro di luce dentro il quale prende forma una delle più belle canzoni di "Hard Candy", "Devil Wouldn't Recognize You") ad altri decisamente kitch e sopra le righe, come la versione ultra-dance di "Like A Prayer". Nonostante i fan più accaniti lo abbiano bollato come 'una produzione minore', lo 'Sticky And Sweet Tour' ha dalla sua un tasso di energia elevatissimo, che fotografa la 'nostra' in forma smagliante. Tutto comincia quando un cubo fatto di schermi si illumina di immagini computerizzate montate in sequenza rapidissima, nelle quali si percorre 'la genesi della caramella' che ha dato il titolo all'album più recente.
Mentre lo schermo si decompone in mille pezzi, ha luogo l'apparizione: la Regina è seduta su un trono, provocatoriamente a gambe spalancate. Il corpo - minuto e ipermuscoloso, alla faccia dei 50 anni appena compiuti - è avvolto in un corpetto di pizzo nero, mentre le gambe sono fasciate da alti stivali di pelle. Il ritmo è serrato: tocca a "Candy Shop" certificare l'apertura delle danze, incluso il saluto urlato di "Ciao Italia" - che viene accolto dall'ovazione campanilisticamente soddisfatta degli oltre 60.000 spettatori.E' evidente che la Cultura Pop vanti tentativi di comunicazione più o meno riusciti, ma la padrona assoluta dell'Arte Popolare Contemporanea può essere solo Madonna: nessuno resiste al suo sublime calderone, neppure una rediviva Britney Spears che si fa intrappolare - seppur simbolicamente - in un'ascensore munita di una telecamera a circuito chiuso, che riprende le fasi di una crescente angoscia da costrizione. Il riferimento all'assedio dei media è palese, tanto che il video risulti come il compendio perfetto alla rendition di "Human Nature": "I'm not your bitch don't hang your shit on me". La prima fase si chiude con il bel recupero di "Vogue", al quale si mescola la base portante di "4 Minutes": in fondo, è sempre la stessa musica...Per il secondo atto, ecco la prima delle trasformazioni: calzoncini e calzettoni da calciatrice per il ritorno alla giovinezza degli anni '80, quando A I D S erano solo quattro lettere dell'alfabeto e la gioia faceva di New York il centro spensierato del mondo. Le grafiche di Keith Haring diventano carne per incorniciare classici come "Into The Groove" e soprattutto un inedito arrangiamento rock di "Borderline", con tanto di Madonna alla chitarra elettrica.
Il colpo di genio arriva con "She's Not Me": sugli schermi scorre una video-history mentre in proscenio quattro ballerine danno vita ad altrettante proiezioni del passato, dall'abito da sposa di "Like A Virgin" alla Marilyn di "Material Girl" e fino al proverbiale reggiseno a cono del 'Blond Ambition Tour'. Le falsificazioni sono presto smascherate, il messaggio è chiaro: quella non sono più io.Nuovo cambio di identità: è il turno di una moderna e sensuale cantastorie gitana, fascinazione nata per il Live Earth dalla collaborazione con i Gogol Bordello. Per "Spanish Lesson", "Miles Away", in particolar modo sull'emozionante "You Must Love Me" e per la più coinvolgente versione mai realizzata di "La Isla Bonita", lo stage è teatro di una festa tzigana: chitarre acustiche, violini e fisarmoniche sono guidati da un felicissimo Alexander Kolpakov, che nello spazio di un canto tradizionale - "Doli Doli" - riesce a catturare la folla e la stessa Madonna, che si siede ammirata a festeggiare il folklore dell'Est Europa e brinda compiaciuta con is uoi bellissimi ballerini.
Chissà se la banda - boss compresa - sia a conoscenza dei propositi del nostro Governo e chissà se per sbarcare nella Capitale i tre ROM abbiano dovuto sottostare all'impietoso rito delle impronte digitali...Prima dell'ultima mutazione è il momento di "Get Stupid": la lavagna dei cattivi mette in fila Hitler e tutti i dittatori del mondo moderno, quella dei buoni prende a prestito i volti di John Lennon, Bono, Bob Geldof e Michael Moore, per completarsi con la rassicurante pelle scura di colui che potrebbe essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti d'America: Barack Obama. Sperare è lecito, sognare anche: non restano che "quattro minuti per salvare il mondo", durante i quali Timbaland e Justin Timberlake duettano dai video disseminati su tutta la scena.Il momento appare propizio per concedere a Roma un pensiero del tutto speciale. Madonna chiede aiuto al suo devotissimo pubblico, più incline a soddisfare i capricci della cantante che ad ascoltare e a mettere in pratica i suggerimenti della Santa Sede. Lei lo sa bene e gigioneggia, sicura del risultato: "Il prossimo pezzo voglio dedicarlo al Papa. So che lui mi ama, perché anche io sono figlia di Dio": nel delirio collettivo parte una lunga citazione 'acappella' di "Like A Virgin".
Non ci vogliono certo le didascalie per spiegare l'effetto!Per "Ray Of Light" e "Hung Up" riappare la chitarra elettrica e con lei, l'Effetto Courtney Love - non sappiamo se voluto o casuale. In ogni caso, la coda metal/grind ha un che di fastidioso e posticcio: il mestiere di Madonna è un altro, è evidente. A ristabilire l'equilibrio ci pensa il gran finale di "Give It 2 Me": qui sì che si balla come si deve, tutti insieme appassionatamente e liberi dai pesi che ci aspettano fuori dagli spalti dell'Olimpico.




La Regina ha chiamato il suo Scacco Matto: Game Over!
mtv.it


Madonna il giorno dopo, "Una vera diva e molto gentile"
SERENA DE IACO
Come una grande diva è arrivata e come una grande diva è partita. Intorno alle 13 di ieri, Madonna ha lasciato il Grand Hotel a via Vittorio Emanuele Orlando, vicino a piazza della Repubblica, dove ha alloggiato.
Niente uscite secondarie per lei. La regina per l'addio ai suoi fan ha preferito passare dall'ingresso principale. E loro c'erano. In tanti, non tantissimi, lì con la macchina fotografica pronti a scattare qualche foto. Macchina scura, con figli al seguito e immancabili occhiali scuri, pronta per la nuova tappa di domani a Francoforte. L'instancabile wonder woman ha lanciato le sue "bombe" ed è partita subito, probabilmente senza pranzare. Tolto il body nero e le calze a rete con cui ha fatto scatenare sabato i 65mila all'Olimpico, Madonna superstar è tornata in albergo al Grand Hotel. Niente baldorie, niente uscite pazze.
La Diva, la grande regina che in ogni suo concerto smuove (e non solo metaforicamente) migliaia di persone con le sue performance, è tornata da brava ragazza al suo alloggio. Lì ha trascorso la maggior parte della sua breve percorrenza romana, con i figli. Grande delusione per chi pensava che ad accompagnare la regina del pop ci fosse anche il marito. No. Sarà per gli ultimi fatti di gossip o semplicemente per onerosi impegni ma di Guy Ritchie a Roma, neanche l'ombra. I figli sì. Loro hanno seguito la super mammina nella città eterna, anche se di quest'ultima non hanno visto assolutamente nulla. Infatti, Maria Lourdes, Rocco e soprattutto il piccolissimo David di 2 anni, appena giunti a Roma si sono recati in hotel con la madre e sono usciti solo per seguirla al concerto. Intanto, non sembra aver avuto un soggiorno particolarmente pretenzioso. Infatti, gli addetti ai lavoro non ricorderanno Madonna come una delle star più capricciose.
Dalla sua stanza Royal non ha fatto grandi spostamenti e non ha preteso nulla di grandioso. Al seguito non ha portato personale che sostituisse quello dell'hotel, né tanto meno ha preteso dal personale romano delle mansioni stravaganti. Diva sì ma assolutamente gentile. Con lei nell'albergo anche tutto il suo entourage. Un totale di 60 camere del Grand Hotel sono state messe a totale disposizione dello staff della Signora Ciccone. E così hanno accantonato le lamentele i 50 professionisti al seguito della rockstar. Trattamento principesco per tutti. Anche se in fondo la Diva è lei.





Dalla recensione di Paolo Giordano sul Giornale:
Ma sentitelo che boato quando si illuminano le quattro gigantesche M sul palco, le luci dell’Olimpico si spengono e lei fa l’occhiolino seduta sul suo trono come una regina. Un attimo e oplà: Madonna è già sul proscenio e inizia a ballare, eccome se balla, e lo farà per due ore filate alla faccia dei suoi cinquant’anni appena compiuti, sgambettando senza sosta con i suoi sedici ballerini come se il concerto fosse una gara di atletica e contasse più la resistenza che il risultato. «Ciao Italia!», l’Olimpico impazzisce mentre ancora rimbombano le note di Candy shop, il brano che apre anche il suo ultimo cd e che lei qui usa per dire che il concerto sarà un gigantesco «negozio di caramelle» pieno di sorprese. D’altronde lo show è maestoso, roba faraonica e si capisce subito a colpo d’occhio perché il palco riempie quasi tutta la curva Sud e si spinge fin lassù in cielo. Sarà da lì che Madonna dominerà tutto il concerto, trasformando ogni canzone in un siparietto come in Into the groove, durante la quale salta addirittura la corda come una ballerina e lo fa con un entusiasmo, una grinta e, diciamolo pure, un divertimento che è difficile da ritrovare oggi su un palco.
Sarà per questo che in tribuna è arrivato il più numeroso plotone di vip che il pop ricordi da un bel po’ di tempo. C’era chiunque, ad applaudire Madonna: da Giorgio Armani fino a Michele Santoro passando per Anna Falchi, Valeria Marini e Francesco Totti. Ma chi ha impressionato di più è stato un pubblico che caloroso è dir poco. Sessantamila persona commosse. E questa è forse la forza di Madonna: essere una diva stellare che però sembra così vicina alla sua gente. Durante il concerto non gli parla quasi ma è come se la abbracciasse ad ogni canzone, dalla splendida Vogue alla sofisticata Music, snocciolando la sua vita sul palco attraverso ogni singola nota. Molto più che in passato, stavolta Madonna è quasi autobiografica, ha voglia di raccontarsi. E così ad esempio in She’s not me porta in scenaalcune ballerine che indossano le sue famose mise del passato e lei le maltratta, le strattona come a dire che she’s not me, questa non sono io, io ora sono diversa. E difatti in parte lo è.
Quando canta un brano tutto per intero, come in Borderline, vestita con un paio di pantaloncini rossi e maltrattando una chitarra come un vero chitarrista rock, l’effetto è quello che è: insomma trascurabile. Però è più autentica, più vera e la gente se ne accorge ricambiando con un affetto che talvolta è addirittura più rumoroso della musica. Perciò non contano le scenografie complesse, la suddivisione dello show in quattro parti (omaggio agli anni Venti, alla New York anni ’80, fase latina e finale dance), non contano neanche gli effettacci hip hop che talvolta stravolgono brani come Like a prayer (che a sorpresa dedica al Papa perché «sono figlia di Dio»). Conta la nuova Madonna.
Altro che interventi di chirurgia estetica mal riusciti o anoressia latente. Madonna è in forma superba e quando inizia Music lo dimostra strisciando in scena, ballando, agitandosi come nessuna delle sue aspiranti colleghe riuscirebbe a fare. Anche nel pomeriggio, quando è arrivata allo stadio per provare i suoni, è rimasta sul palco per quasi un’ora e mezza vestita con una tuta nera e protetta da un paio di occhialoni, e si è dannata per mettere a posto gli ultimi dettagli neppure fosse una debuttante. Ma forse quella che ieri sera ha incantato Roma in parte lo era: e quando ha suonato con piglio rock il brano Hung up e le luci hanno iniziato a spegnersi per la conclusiva Give it to me, tutti i sessantamila se ne sono accorti. Lasciando che il boato rimbombasse tra gli spalti anche quando la musica già se ne era andata.




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