Su e giù con Amy Winehouse di Peter Fruit

Peter Fruit. Sulla biografia dell’interno copertina scopriamo che ha quasi cinquant’anni e che è stato uno dei protagonisti della scena punk di New York a cavallo degli anni Settanta. Che è stato amico dei Ramones, dei Television e dei Talking Heads. Un curriculum di tutto rispetto, un tipo tosto, quello giusto da spedire a Londra sulle tracce di una tipa tosta come Amy Winehouse. Fossi stato l'editor del volume, avrei optato per il titolo Cercasi Amy disperatamente. Da dove proviene il fenomeno discografico mondiale? E come è nato? Che vita fa?Amy comincia a suonare in un pub nel Southgate, perché tutti iniziano in un pub.Incide un demotape, perché tutti prima o poi incidono il proprio demotape.Il suo cd viene passato nelle mani giuste da un amico, Tyler James, perché tutti quelli che ce l'hanno fatta hanno avuto l’amico giusto al momento giusto. Solo che poi pochi funzionano. Amy Winehouse ha funzionato. In mezzo a questi passaggi ci sono i manager giusti, i momenti perfetti, le strategie azzeccate, e il talento. Poi tocca la seconda fase: resistere al successo e fare in modo che il successo resista.
Eppure Amy voleva incidere al massimo 5 dischi tutti di seguito e tutti velocemente per poi prendersi dieci anni di pausa e avere tre bellissimi bambini. Insomma voleva la sua vita. Ma la sua vita l’aveva ormai venduta al sistema. Il sistema che per Peter Fruit ha creato il desiderio, il bisogno: abbiamo bisogno di una rockstar persa e maledetta, abbiamo bisogno di una Amy Winehouse. Loro ti forniscono l’identità che ti distingue dalla massa anonima. E allora il primo passo per Amy sono stati i capelli, quell’acconciatura anni 50 che le regala anche centimetri in altezza. Insomma i capelli sono sempre stati un elemento distintivo e attrattivo nel look delle rockstar (Elvis, Beatles, Bob Marley) e Amy non si è sottratta. E poi l’eyeliner marcato e le scarpe col tacco. Una Cleopatra in salsa soul-dark. Peter Fruit ci racconta di come una rock star creata a tavolino può rimanere imprigionata nello showbiz. Di come a un certo punto diventa difficile dire no, no, no per citare Rehab, il suo pezzo più celebre. Sopratutto quando intorno a te tutti ti dicono sì, sì, sì. Diventi una rockstar e puoi avere tutto. In tour puoi fare richiesta (così recita il rider della Winehouse scoperto da Fruit) di una bottiglia grande di vodka Smirnoff o Zubrowka e una magnum di champagne con i bicchieri da servire dopo il concerto; due bottiglie di vino rosso, una bottiglia di courvoisier, una cassa di birra Corona, 40 Malboro light e quattro accendini; tre pizze, di qualità, calde; il numero della palestra più vicina e ogni raccomandazione per il ristorante di qualità più vicino (prediletti il cinese, il messicano, il grill).
A furia di scavare nella vita di un artista scoprendone luci e ombre, amici e nemici, si finisce per affezionarcisi, per adottarlo. E quindi quasi inconsciamente si finisce per parteggiare per lui. Per questo in Fruit che deve averne visti molti di artisti che si sono buttati via, cresce quasi una vocazione salvifica, quasi missionaria nei confronti di uno dei pochi talenti musicali degli ultimi decenni. Ma Amy diventa regina del tabloid scandalistici: lei che beve, si droga, cammina con il volto e il corpo tumefatto per le strade di Londra, passa da un pub all’altro in compagnia di Pete Doherty, viene arrestata in Norvegia per possesso di Marijuana. Ma non è forse questo che fa una rockstar? Amy mentre inala crack.La frase più bella? Quella che descrive la musica di Amy Winehouse: "Amy recupera fette di vecchio rock’n’roll". Complimenti alla Kowalski per questo libro esclusivo, scritto in modo divertente, senza fanatismo, con un obiettivo sempre grandangolare.
Prime pagine
1. Sotto la fusoliera le nuvole si diradano e appare un tra­monto che lassù non potevamo vedere. Eravamo troppo alti sulle ali d'alluminio sopra le piste di Heathrow. Sto tornando a Londra, dopo trent'anni. Quando sono arrivato con i Ramones, la prima volta, sembravamo dei profughi senza speranza, e invece sta­vamo inventando un mondo.
Adesso è tutto più chiaro. I Ramones se ne sono anda­ti e miti moderni non ce ne sono. Esistono le rock'n'roll star, e ho accettato l'incarico di scoprire una nuova stel­la, anche se non so ancora a chi può servire. Chi mi ha ingaggiato ha riconosciuto soltanto la mia esperienza, l'arte di sopravvivere con i pazzi e le rock'n'roll band. Gli serviva qualcuno per capire e spiegare, ma soprattutto uno che reggesse il ritmo.Sono qui più per la necessità di una nazione, che per un mio bisogno. È la voglia di avere una donna: madre, moglie, sorella, figlia, su cui proiettare tutte le tensioni, le emozioni, le frustrazioni. Una che faccia quello che non sanno fare gli uomini. Attirare l'attenzione. Decidere. Fare la rivoluzione. Cambiare. Vivere.Il Regno Unito è maschio, forse è per quello che ha sempre cercato una donna che gli fosse superiore, lo guidasse, lo por­tasse nelle spirali dei sogni e degli incubi, e che poi lo facesse planare con dolcezza nella realtà: la parte più dif­ficile. Le mie riflessioni non vanno oltre l'oblò del jumbo e hanno la stessa densità del traffico sull'autostrada, tutto attoreigliato all'aeroporto. Guardo un appunto della mia faccia nel vetro di plastica, e ci proietto il secolo scorso, il Regno Unito, maschio, e le tre donne, tre esseri supe­riori che hanno comandato, diretto, deciso, pensato anche per tutti gli uomini. La Regina, Margaret Thatcher, Lady Diana. Forse è soltanto una visione nel mattino che si sta sve­gliando, l'aereo che ondeggia sbattendo le ali nell'aria, le nuvole che si sfilacciano a nord e la terra che mi viene incontro. Chiudo gli occhi per vedere meglio. Tre donne per un regno. Tre donne per mangiarsi un secolo. La Regina, l'unica certezza della nazione. Lì, al centro del­l'attenzione, legata alla sua corte, dentro il Palazzo, nei riti e nelle convenzioni che sanno di naftalina, la caccia alla volpe e il cambio della guardia. Una Regina giusta e un Re in un angolo: una monarchia meglio di ogni democrazia. Dio salvi la Regina, il Regno s'arrangerà, come sempre.© 2008, KowalskiSu e giù con Amy Winehouse – Peter Fruit192 pag., 11 € – Edizioni Kowalski 2008ISBN 978-88-74-96756-8L'autorePeter Fruit (Chicago, 1959) è stato uno dei protagonisti della scena punk di New York a cavallo degli anni Settanta, come scrittore, promoter e amico dei Ramones, dei Television e dei Talking Heads. Di lui David Byrne ha detto: "Uhm, be', non saprei. Però, sì, forte, bene, benissimo". Di Francesco Marchetti