Carla Bruni ospite di Fazio

MILANO — «Sono contenta che tu me lo chieda. Sono molto sorpresa che i media italiani possano pensare che io abbia avuto un ruolo. Non mi permetterei mai, prima di tutto non ne ho l'ideologia. Non ho mai voluto difendere Cesare Battisti. E sono contenta di poterlo dire anche alle vittime del terrorismo degli anni di piombo. E poi è molto deplacé (fuori luogo, ndr), come si dice in Francia: mai la moglie del presidente potrebbe andare a parlare al presidente brasiliano per una cosa che neanche c'entra con la Francia. Per me è stata una calunnia». A Che tempo che fa l'intervista è cominciata da un quarto d'ora, Fabio Fazio sta sfoggiando la sua miglior allure da lumacone (per l'esattezza, «l'unico lumacone senza guscio che sta in posizione eretta», copyright della première madamine de Turin Luciana Littizzetto), e l'algida consorte di Nicolas Sarkozy in nero e giacchetta gessata dice finalmente quello che i giornalisti seduti in ultima fila nello studio Tv3 della Rai di Milano sono venuti a sentire. Che ruolo ha avuto Carla Bruni nella mancata estradizione dell'ex leader dei Proletari armati per il comunismo? Nessuno. «Non l'ho mai fatto, non ne ho mai avuto l'intenzione e non mi spiego». Cioè, forse sì. «Forse viene dal viaggio ufficiale fatto in Brasile».
La première dame parla con garbo. Lei e Fazio si danno del tu e la chiacchierata procede comme si de rien n'était, come se nulla fosse, che è il titolo del suo ultimo fortunato album. La moglie del presidente era arrivata puntualissima con volo privato nel palazzo di Corso Sempione. Nessuna richiesta da prima donna: nel camerino solo un cesto di frutta, cruditè e insalata di pollo, un mazzo di girasoli bonificati dagli uomini della sicurezza, niente trucco e parrucco Rai. Compenso zero. Del resto, anche il ricavato del disco è devoluto in beneficenza. «Io non ho bisogno di più di quel che ho», spiega con voce morbida a un Fazio smisuratamente gigione («sono incantato»). Carlà è a suo agio, ma pesa le parole. «Ora sto attenta quando parlo. Scherzo un po' meno. Se rappresento un Paese, faccio in modo di non dire cose che potrebbero shoccarlo». E non si può non pensare a quel «Obama bello, giovane e abbronzato» con cui Silvio Berlusconi commentò l'elezione del presidente Usa, quando la Bruni si dichiarò felice di non essere più italiana. In trasmissione l'episodio non viene citato, ma la cantante — perché è in queste vesti non ufficiali che ha accettato l'invito — chiarisce che da sei mesi ha doppia nazionalità: «Avrei potuto rinunciare a quella italiana, ma avrei dovuto chiederlo e a me faceva dispiacere». Il settimanale francese Le Point giudica Carla Bruni la coscienza di sinistra di Sarkozy. «Prima di incontrarlo avevo posizioni molto più di sinistra, anche se mai militanti. Lui le conosceva e non mi ha mai chiesto di cambiarle. Piuttosto pensa che io sia attenta alla parte umana mentre lui al lato tecnico». Essere di sinistra, per lei, vuol dire, «sentirsi toccata dai problemi che uno non ha, tener conto delle grandi ingiustizie senza viverle». Non si intromette mai nella vita politica del presidente, salvo dirgli ciò che pensa la sera a cena. Considera l'Eliseo un posto «bellissimo e meraviglioso, ma è l'ufficio di mio marito, lì non ho un posto dove scrivere le mie canzoni». Con orgoglio di moglie rivendica il lavoro che sta svolgendo Sarkò. «La politica si occupa in modo coraggioso e ampio della nostra esistenza. Mio marito si occupa di cambiare tante cose anche se i francesi se ne accorgeranno tra anni». Ed è umana, troppo umana, quando ricorda la prima visita ufficiale in Inghilterra al cospetto della Regina. «Avevo paura di non essere al livello. Il cappello l'ho cercato a lungo con John Galliano». Mercoledì Nicolas compirà 54 anni e Carla sta cercando per lui una lettera autografa. «Magari di Charles De Gaulle». Fortuna che poi c'è la Littizzetto. «Sei come il pesce Pangasio — sbertuccia Fazio — senza spine e senza gusto».
Elvira Serra - corriere.it