OMAGGIO A JOE DALLESANDRO

Il Festival di Berlino omaggia con il teddy Award, premio alla filmografia gay, l`icona degli anni `70 Joe Dallesandro. Omaggio all`ex marchettaro, drogato, ladro, che cambiò la storia della sessualità maschile sul grande schermo.
"Tutti i sex symbol hanno il nome che finisce in 'O': Garbo, Harlow, Monroe, Brando, Dallesandro”
Paul Morrissey
“Little Joe never once gave it away / Everybody had to pay and pay / A hustle here and a hustle there / New York City is the place”
Walk on the wild side, The Velvet Underground
I quindici minuti di celebrità sono durati più a lungo che per altri per il “piccolo Joe” cantato in Walk on the Wild Side dai Velvet Underground. Little Joe che non lo dava mai gratis e, una marchetta qui e una marchetta là, sbarcava il lunario a New York. The place.Figlio di un marinaio di origini italiane e di una 16enne di Pensacola, Florida, Joe aveva 5 anni quando la madre finì in carcere per furto d'auto. Dopo il divorzio si trasferisce con il padre ed il fratello a New York, dove, crescendo in un orfanatrofio ad Harlem, cercava già di “vendersi” alle possibili mamme adottive.

Frequenta la scuola cattolica e viene affidato ad una famiglia di Brooklyn fino all'età di 14 anni, quando i servizi sociali allontanano i ragazzi dalla coppia adottiva. In seguito viene cacciato dalla scuola per aver picchiato il preside ed inizia la sua vita di vagabondaggio. Da adolescente entra ed esce dal riformatorio per tentati furti ed in una di queste permanenze si incide sul braccio il celebre tatuaggio “Little Joe”. Per mantenersi si prostituisce, posa nudo per riviste come Athletic Model Guild e appare in alcuni film porno gay. Ma i soldi per la droga non bastano mai e nel 1967, su consiglio del pusher, decide di far visita ad Andy Warhol.

Qui, come narra la leggenda, Paul Morrissey ci proverà e, dopo essersi beccato un pugno in piena faccia, lo introdurrà al resto della factory con le parole: “Vi presento Joe, il solo fottuto maschio qui dentro”. Joe prende parte a “The Loves of Ondine” e poi sarà il protagonista assoluto e quasi perennemente nudo, oltre che probabilmente il solo ed unico movente, della celebre trilogia di Morrissey composta da “Flesh”, “Trash” ed “Heat”. Dalla strada alla ribalta, così venivano creati i divi della Factory. E senza nessun intermediazione: dovevano interpretare semplicemente loro stessi

In “Flesh” Joe è un marchettaro di New York, in “Trash” un tossico, in “Heat” un ex bambino prodigio marchettaro: non occorreva altro per, come dirà Warhol, far si che in ogni suo film “tutti fossero innamorati di Joe Dallesandro”. Da “Lonesome Cowboys”, la cui versione t-shirt firmata Vivienne Westwood farà la storia del punk addosso a Sid Vicious, storico bassista dei Sex Pistols, ai grotteschi “Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!! “ e “Il mostro è in tavola… Barone Frankenstein”, Joe diventa icona per il solo fatto di essere bello da morire.

Celebre il commento di Lou Reed che, nel '78, disse di Dallesandro: “Little Joe era un idiota, non se se lo sapevate...se ci parlavi per un minuto, ti accorgevi che aveva un quoziente intellettivo pari a 12. E' l'unico ragazzo che conosco che sia andato in Italia per diventare famoso ed ha fallito. Voglio dire, chiunque voleva portarselo a letto, farlo diventare una star...Ma lui a malapena sapeva allacciarsi da solo le scarpe”. Fotografato da Richard Avedon e Francesco Scavullo, finiva in copertina su Rolling Stone, su una copertina dei Rolling Stones, “Sticky Fingers” e su quella del primo album degli Smiths.

In Europa girò innumerevoli film, in Italia molti poliziotteschi e film di genere, ma anche in Francia l'iconico “Je t'aime moi non plus” di Serge Gainsbourg in cui interpreta un camionista omosessuale che si innamora della meravigliosamente androgina Jane Birkin.

Tornò in patria solo alla fine degli anni Ottanta per una non chiara faccenda di traffico d'eroina, coperta ufficialmente con la morte del fratello (per asfissiamento autoerotico). Fece apparizioni in serie televisive come Miami Vice e Matlock e recitò in alcuni film, tra cui “Cry Baby” (1990) di John Waters accanto a un giovanissimo Johnny Depp. Fu proprio Waters a ricordare come Joe avesse cambiato per sempre il modo di intendere la sessualità maschile sul grande schermo.

Oggi il Festival di Berlino celebra con il Teddy Award, premio alla filmografia gay, Joe Dallesandro, che aveva dichiarato di essere bisessuale per nessun motivo in particolare, “solo che quando cominci a fare qualcosa poi finisce che ci prendi gusto”. A Dallesandro che, se non avesse incontrato Warhol sarebbe probabilmente morto, ucciso dalla droga o da qualche poliziotto durante un furto d'auto. O, se non avesse fatto innamorare Wahrol, forse sarebbe diventato una star mainstream come Marlon Brando e James Dean. A Dallesandro che “le foto di nudo mi rubavano l'anima” ed ha “insegnato a parecchia gente come fare l'amore”. A Dallesandro, che quando compare su uno schermo, fa l'amore con ogni singolo spettatore.