Patty Pravo a Sanremo: «Invito Doherty ma bevo solo latte»

di Marco Molendini
ROMA (3 febbraio) - La “minaccia bionda” sta per atterrare sul Festival, per la settima volta. Stavolta, dice, è colpa del fisioterapista (in comune con Bonolis) che avrebbe fatto da pronubo e di un trentenne musicista di Oristano, Andrea Cutri. È lui l’autore di E io verrò un giorno là, il bel pezzo con cui Patty Pravo affronterà le giurie di Sanremo presentandosi con le carte in regola per conquistarle e sarebbe la prima volta, in quaranta e passa anni di carriera (la celebratissima E dimmi che non vuoi morire fu la vincitrice morale nell’edizione del ’97 vinta dai Jalisse). Si tratta di una ballata pop larga, solida e orecchiabile a cui Nicoletta offre la forza emotiva della sua voce così fortemente evocativa: «Canto meglio oggi di quando ero ragazza. La voce è fatta così, se la sai usare col tempo migliora, acquista peso» dice.Comunque ci vuole coraggio, Nicoletta, ad andare in questo Festival dove tutti puntano sul sensazionalismo inzeppando le canzoni di temi forti dagli omosessuali all’aborto, all’immigrazione, al paese che va alla deriva, con una canzone che parla di sentimenti.«Non ci ho pensato. È una storia d’amore finita ma è molto spirituale. Poi ognuno può leggerla come vuole. Quanto agli altri non ci ho pensato. Spero che ci siano cose carine, che rimangono».Ci saranno le giurie pronte a sparare e a mandare a casa.«Non ci ho capito nulla di queste eliminazioni. Vedremo. Io vado per cantare. Anche se ho i brividi solo a pensarci. Ma sono gli stessi brividi che vengono quando hai la tensione dei concerti. A Sanremo bisogna fare fede di leggerezza. Alla fine cos’è?».L’anno scorso voleva portare il burqa all’Ariston, quest’anno ci andrà vestita da uno stilista palestinese.«I vestiti li sto disegnando e sto scegliendo le stoffe. Mi autovesto da quando avevo 18 anni. Poi chi vorrà realizzare il vestito si vedrà».Per caso si è messa in testa di fare la stilista, di lanciare una maison Patty Pravo?«Volevo farlo anni fa. Sono una teorica dei tessuti che non si sciupano. Ma è difficile buttarsi in questo settore. Bisogna fare solo mutande».Torniamo al Festival: si annuncia un colpo ad effetto con il duetto del venerdì con Pete Doherty?«È un po’ pazzarello. Mi ha detto “voglio suonare da solo”. Ma io ho già pensato alla mia soluzione. Se verrà, con lui ci potrebbero essere anche tre musicisti coi fiocchi come il batterista Dave Weckl, che ha già registrato in studio la versione discografica di E io verrò un giorno là, il bassista Nathan East e il chitarrista Todd Rundgren».A proposito di trasgressioni, tempo fa aveva dichiarato che Amy Winehouse le piace non solo per come canta, ma anche per quella filosofia di vita non proprio salutistica che aveva anche lei da ragazza, cioè vivere con lo spirito del “tanto non arrivo a trent’anni”.«È il segno di uno spirito avventuroso che mi piace».Oggi però la sua vita è diventata sobria, quasi ascetica.«Bevo il latte. Quando mi tornerà la voglia dello champagne berrò champagne. Sono fatta così. Per esempio con il fumo. Vado a periodi».E ora?«Non fumo e rompo le scatole a chi fuma. Mi concedo solo una Marlboro rossa alle cinque del pomeriggio. È il mio te».A Sanremo ci sarà anche Mina, sia pure in modo virtuale.«Mi farebbe piacere se venisse davvero a cantare sul palcoscenico e non limitandosi a fare l’ectoplasma».E io verrò un giorno là sarà pubblicata assieme al dvd del concerto di Patty Pravo all’Arena di Verona che contiene tutti i suoi classici. Quanto a un nuovo disco di inediti, l’idea è di farlo uscire a Natale prossimo. Ma per ora è tutto sospeso, la “minaccia bionda” pensa a Sanremo.