ERNESTO ASSANTE
La Viacom ha fatto causa a YouTube. Mediaset anche. E per ultima, in ordine di tempo, la Warner, che ha rotto i rapporti con il sito multivideale di Chad Hurley, costringendo l’azienda di Google a togliere dalla "programmazione" tutti i video targati Warner. Anzi, anche tutte le musiche che hanno a che fare con le edizioni della Warner, trasformando così in curiosissimi video muti anche quei clip realizzati dagli utenti che come colonna sonora avevano, ad esempio, le canzoni di Madonna oppure, in Italia, di Ligabue. Il motivo è, ovviamente, il solito: "copyright infringment", le canzoni e i video erano sul sito senza alcuna forma di accordo con gli "aventi diritto". E’ evidente che la battaglia sul copyright nell’era di Internet è tutt’altro che conclusa, anzi nuovi capitoli si aggiungono ogni volta che una nuova tecnologia approda sulle scene e gli utenti iniziano a usarla per distribuire copie "non autorizzate" di materiali coperti dal copyright, siano essi foto, film, testi, musiche o programmi televisivi o altro ancora. Non tutti gli "aventi diritto" pensano che YouTube sia una minaccia, anzi, in molti hanno stretto accordi per la distribuzione legale dei loro materiali video e audio e la naturale "monetizzazione", il giusto compenso, per l’uso di questi contenuti. Compenso che alla Warner non hanno trovato "giusto": «Non possiamo accettare che i nostri artisti non vengano ricompensati per i contenuti messi a disposizione da Youtube», hanno detto i responsabili della casa discografica, che in maniera non ufficiale hanno confermato che la trattativa si è arenata sul fatto che l'offerta economica della società californiana fosse stata "incredibilmente bassa".Insomma, YouTube prova a forzare le regole del copyright e a stabilirne delle nuove? «No, non è questa la nostra linea», ci dice Patrick Walker, responsabile del rapporto con i partner dell’azienda californiana, a Cannes, durante il Midem, la fiera della musica internazionale che ogni anno si da convegno sulla Costa Azzurra. «In realtà fin dall’inizio della storia di YouTube siamo interessati alla protezione dei diritti d’autore e del copyright, non abbiamo mai avuto l’intenzione di essere dei "pirati". Abbiamo sempre messo a disposizione di tutti degli strumenti utili per rimouovere i contenuti dal nostro sito, sia che lo faccia un partner sia una persona singola che non vuole che il suo lavoro sia distribuito attraverso YouTube». Gli strumenti sono tanti, si possono informare gli utenti di rimuovere il contenuto, si può bloccare la visione a seconda di una particolare geografia, o rimuovere tutto dal sistema. E ci sono altrettanti strumenti per monetizzare i propri contenuti. «Non a caso spiega Walker abbiamo oggi oltre 600 partner che lo fanno, che mettono a disposizione i loro programmi, lo usano la Cbs, la Rai, la Bbc, ognuno nella maniera che ritiene utile». Insomma, cos’è successo con la Warner? «Non ci siamo trovati d’accordo. Ma noi speriamo ancora di poter trovare un punto d’intesa. E’ falso che su YouTube si trova di tutto e senza regole. Gli strumenti per usare il sistema ci sono. Basta pensare a quello che abbiamo fatto con le Olimpiadi. Gli highlight erano visibili in moltissimi paesi, ma dove i diritti erano stati ceduti ad altri non era possibile vederli. Ha funzionato. Se tu hai i diritti su un contenuto sei tu a decidere come deve essere usato su YouTube».Gli utenti, fino ad oggi, si sono sentiti liberi di mettere su YouTube qualsiasi cosa volessero, qualsiasi filmato o canzone amassero. E’ realistico supporre che lo faranno ancora, «ma noi abbiamo sviluppato dei sistemi per i quali i materiali sensibili vengono eliminati rapidamente. Qualcosa può sfuggire sempre, ma non per molto tempo». YouTube non è più un semplice sito di videosharing. Ma cosa si avvia ad essere? «La nostra missione è organizzare l’informazione e renderla accessibile a tutti. Non siamo una televisione, non facciamo cinema o musica, ma ci piace mettere in connessione la gente creativa, che vuole usare la musica, internet, il video, le immagini, per produrre qualcosa di nuovo e interessante. Internet è aperta, cambia costantemente, e così cerchiamo di fare noi». Ma la battaglia sui diritti è importante per la vostra sopravvivenza. Volete cambiare le regole del gioco? «No risponde Walker ognuno fa quello che vuole con i propri contenuti. E può usare YouTube in maniera diversa. Può usarlo come strumento promozionale o di marketing, per produrre profitti, per mandare un messaggio, per raggiungere una platea globale che nessuna televisione al mondo può raggiungere, o per provare a realizzare un’esperienza nuova. Sta a loro decidere, non abbiamo alcun motivo per pensarla diversamente». Insomma, YouTube non vuole essere l’Mtv dell’era digitale. «Non credo che il pubblico la voglia avere. Sia gli utenti che le aziende vogliono avere più controllo, la possibilità di interagire con i contenuti, e noi cerchiamo di offrirglielo. Il messaggio per l’industria dello spettacolo è: lavoriamo in partnership per adattarci insieme al costante cambiamento di scenario che abbiamo davanti, cerchiamo di lavorare insieme nei differenti mercati, cerchiamo di essere dei buoni partners. E’ un mondo ricco di prospettive, basta volerle vedere».