Dio salvi la Regina. E il brit pop pensi ai giovani inglesi. Parte - non a caso dalla Liverpool dei Beatles - un progetto che il Dipartimento di cultura media e sport britannico conta di usare per abbassare i tassi di disoccupazione giovanile. Una sorta di piccolo New Deal applicato all’industria discografica: si tratta di un circuito che porterà in dieci città inglesi, da Londra a Nottingham, sale di registrazione gratuite, per permettere alle giovani band di provare e crescere musicalmente senza dover sborsare un pound. Il finanziamento governativo è di 500mila sterline, il resto a carico delle amministrazioni locali. Nelle stime del ministero, in due anni il network dovrebbe far germogliare tra i 5mila e 10mila nuovi posti di lavoro. Non saranno solo chitarristi e batteristi, ma anche tecnici del suono, produttori, esperti di marketing e promozione. "L’industria del rock" ha detto Andy Burnham, responsabile del Dipartimento "è uno delle più grandi del Regno Unito e vogliamo farla diventare ancora più grande". Soldi dei contribuenti per finanziare i sogni di gloria degli adolescenti cresciuti con il mito dei Beatles e degli Oasis, non è uno spreco? "Se da questo progetto uscisse una sola band del successo dei Coldplay, i fondi investiti tornerebbero ampiamente indietro, con benefici per tutti, a partire proprio dai contribuenti" ha replicato Feargal Sharkey, il capo di Uk Music, l’associazione delle etichette discografiche britanniche, che collabora con il Dipartimento Cultura all’iniziativa. "La creatività è spesso una delle leve più utili per tirarsi fuori da tempi di crisi come questo" ha chiosato Burnham. I primi a suonare nella sala prove di Liverpool sono stati i Fronteers. Tra le influenze citate dal frontman, Andy Wharton, 17 anni, ci sono i Beatles e Rolling Stone. Suonano per seguirne le orme. Ma con una mano dello Stato.