Le contradddizioni dell'Irlanda

di Elena Romanello
L'ennesimo scandalo sessuale che ha colpito la Chiesa d'Irlanda, con la rivelazione di una pedofilia diffusa fin dagli anni Trenta nelle scuole maschili, problema ben noto alle gerarchie vaticane e mai affrontato, ha dimostrato ancora una volta le contraddizioni di un Paese che si vuole moderno ma non sa rimuovere antichi retaggi. L'Irlanda, meta di culto per gli amanti della cultura celtica, dalle antiche tradizioni pagane, che ha saputo diventare dagli anni Novanta in poi un Paese economicamente vincente, grazie all'informatica e allo sfruttamento di un turismo culturale, naturalistico, enogastronomico e musicale, è anche il Paese in cui l'aborto continua ad essere vietato a tutt'oggi in tutti i casi, stupro e giovanissima età della donna compresi, in cui fino al 1996 le donne considerate peccatrici (e non criminali) venivano chiuse nelle case di correzione e di lavoro delle Magdalene sisters, in cui ci sono voluti decenni per approvare una legge moderna sul divorzio. Un Paese in cui un'improvvisa ricchezza dopo secoli in cui era terra di emigrazione ha creato squilibri, dove i fan di Sinead O'Connor si scontrano con gli integralisti religiosi, nelle cui strade è possibile bene Kilkenny e Guinness e mangiare kebab, nei cui negozi si trova di tutto, e dove il cattolicesimo, simbolo di identità nazionale al tempo dell'indipendenza dalla Gran Bretagna, ha rappresentato ancora più che altrove un fattore di freno allo sviluppo della società civile.E' in corso di discussione una proposta di legge per il riconoscimento delle unioni omosessuali: l'anno scorso il Trattato di Lisbona, che prevedeva pieno riconoscimento per i gay, era stato bocciato da un referendum, mentre è emerso che l'80 per cento degli irlandesi è a favore di parità di diritti per tutti, e il 60 per cento è a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. La Chiesa cattolica, indebolita dagli scandali, promette battaglia, ma forse su questo tema la popolazione dell'Isola di Smeraldo dimostrerà meno integralismo che su altro.