Allen guida crociata contro il file sharing

LONDRA- La prima ad alzare la voce sul web per dire basta è stata Lily Allen. Poi sono arrivate le adesioni delle altre pop star inglesi, da Mika a James Blunt passando per i Muse. Tutti insieme contro la pirateria musicale e contro i colleghi che la difendono. Guidati dalla ragazzaccia terribile del pop inglese. A scaldare gli animi è una dichiarazione di Ed O'Brien dei Radiohead (il loro ultimo album è stato venduto in download a offerta libera). A nome dell'associazione Featured Artists' Coalition il musicista attacca la proposta del governo inglese di tagliare le connessioni Internet di chi scarica illegalmente. Una posizione che non è piaciuta a Lily Allen, ventiquattro anni, un debutto da due milioni e mezzo di copie e un secondo disco di successo, «It's Not Me, It's You» uscito a febbraio di quest'anno. «Penso che la pirateria stia avendo un effetto pericoloso sulla musica inglese ma alcuni musicisti ricchi e di successo come Nick Mason dei Pink Floyd e Ed O'Brien dei Radiohead non sembrano pensarla allo stesso modo», ha scritto sulla sua pagina MySpace (http://blogs.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blog.view&friendId=36707169&blogId=510114316). «Loro hanno le più grandi collezioni di Ferrari ma per gli artisti emergenti il file sharing è un disastro». La cantautrice, abituata a occupare le pagine dei giornali per qualche bicchiere di troppo o per qualche frase sboccata scritta su Twitter, dà vita così a una tavola rotonda virtuale che coinvolge appassionati e musicisti. Le prime reazioni arrivano proprio su Twitter: c'è chi critica l'alzata di scudi, c'è chi elabora teorie cospirazioniste e c'è chi ha voglia di discutere. Tanto che Lily Allen decide di aprire un altro fronte sul web e creare un blog dove ospitare le varie opinioni sul tema. Titolo? «I don't wanna change the world» (Non voglio cambiare il mondo) (http://idontwanttochangetheworld.blogspot.com/). «Lily è il nostro leader», scrive James Blunt. Per il cantautore la pirateria sta mettendo a rischio il lavoro di tutte le persone che lavorano nell'industria discografica. «Le etichette rimasterizzano gli album dei Beatles – scrive Blunt – perché non possono permettersi di mettere un nuovo gruppo in un grande studio per registrare qualcosa che superi Sergeant Pepper's». Gli fa eco Matthew Bellamy, leader dei Muse, sostenendo che gli Internet Provider dovrebbero essere tassati. Intanto ieri la Fac è precisato di essere contro il download illegale (http://www.featuredartistscoalition.com/showscreen.php?site_id=161&screentype=site&screenid=161&newsaction=showitem&newsid=2549&dc=6&sn=News). La loro dichiarazione, spiegano, era soltanto contro il Governo. Spiegazione che non è bastata a fermare le nuove adesioni. Come quelle Mika, di Gary Barlow dei Take That e di Gary Kemp degli Spandau Ballet. Un movimento compatto che, per dirla ribaltando le parole di una canzone dei Sex Pistols, sa cosa vuole ma non sa come ottenerlo.
Alberto Giuffrè