UNA Carmen Consoli magnetica. Ironica. Pungente. Femmina. Una proteiforme “Elettra” che a ogni canzone cambia pelle. La figlia di Agamennone e Clitennestra nel disco della cantantessa siciliana incarna una prostituta e il suo peccato originale, la vittima di molestie domestiche, denuncia i panni sporchi troppo spesso sciacquati in casa, le sottrazioni fisiche e mentali che ammorbano la vita e si spinge fino ai dialetti e a Federico IIdi Svevia.
Quando parla non riesci a staccarle gli occhi di dosso. Quindi chi andrà a incontrarla sabato alle ore 17 al Forum Fnac di via XX Settembre per la presentazione genovese del l’album “Elettra”, faccia attenzione alla sirena Carmen. Che è leggiadra anche quando è vestita da “bottana”, come nel video di Non molto lontano da qui. Insieme ad alcune amiche si è vestita da signora di bordello degli anni Trenta per denunciare la confraternita delle convenzioni: «Intanto precisiamo che “bottana” è diverso da puttana. A Catania, quando si va a fare shopping si dice che si va a “bottaniare”. Vendersi è sacrificare le nostre inclinazioni, è nascondere verità scomode. È la rinuncia alle radici perché siamo spinti da ambizioni internazionali e quindi si ordina la lemonsoda e non la granita. Smarriamo la nostra autenticità e spesso ci costruiamo una vita per sottrazione. Oggi c’è una elaborazione frammentaria dei concetti. Io vendo me stessa perché sono vista per l’aspetto estetico e le potenzialità erotiche prima che come essere umano». In sostanza, secondo Carmen Consoli, subiamo le lusinghe della società fino alle massime conseguenze: «Siamo pirandelliani, verghiani: la gente affermava che Rossomalpelo era cattivo e lui lo è diventato. Mi vogliono bottana e io divento bottana».
violenza e ipocrisia Eppure, nonostante tutto, la Elettra della canzone è una figura positiva, un elemento catartico perché ha cuore puro e crede nei sentimenti, è coraggiosa non è un donna nel baratro: invita addirittura il suo lui a ribellarsi all’abitudine, a inseguire i suoi desideri: «Ma a lui manca il coraggio anche se è nel momento del rilancio che puoi volare alto senza pagare debiti di ossigeno. Serve solo un istante di pausa prima del balzo poi si va liberi». Altra canzone che fa discutere è Mio zio perché si insinua nel buio delle violenze domestiche. La Consoli col suo linguaggio carico di sfumature racconta che al funerale dello zio-bruto la nipote-vittima si presenta con le labbra rosso fuoco, un abito scollato e un intimo esageratamente sexy. Il defunto la voleva così e la sua vendetta è donargli questa voluttuosa immagine quando lui non può goderne più: «Lo zio è, dovrebbe essere, la persona di cui ti puoi fidare. Usa il tuo stesso linguaggio e c’è legame di sangue. La violenza prolifera nei luoghi che dovrebbero darti sicurezza. Credo che per ogni stupro compiuto da un extra-comunitario ci siano venti violenze domestiche taciute. C’è vergogna a dirlo: i vicini non devono conoscere lo stato emotivo della ragazza-vittima. Non lamentiamoci che manca la libertà se proseguiamo a lavare i panni sporchi in casa».
In “Elettra” c’è una sola canzone in siciliano, A finestra”. La Consoli ha un vocabolario unico nel panorama della canzone italiana: «Il dialetto in Sicilia è utilizzato anche da persone di cultura perché emancipa. La canzone racconta di un anziano alla finestra e, al piano di sotto, una ragazza che sta a osservare chi passa: lui le urla di andare a lavorare. Sembra offensivo, ma detto in siciliano fa quasi sorridere. I dialetti vanno insegnati nelle scuole. Vocaboli dialettali inseriti in un contesto italiano arricchiscono la lingua. La grandezza di Federico II era che alla sua corte tutte le culture coesistevano e si contaminavano. Avessi tempo, i dialetti li studierei tutti. Anche il ligure è straordinario».
Nel complesso siamo di fronte a un disco profondo ma molto “ballad”. Almeno secondo i gusti di molti fan che attendevano una bella spinta rock: «Per me rock è ciò che destabilizza. La lirica è rock. Richie Havens e Joan Baez a Woodstock erano rock. Gesù è rock: ama il prossimo tuo come te stesso è destabilizzante. Anche la bellezza, la felicità e tutti quei valori anacronistici che fanno parte dell’uomo sono rock». Carmen Consoli oltrepassa tanti confini con questo disco. E da ogni violazione nasce una speranza.
Fabrizio Basso
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/genova/2009/11/02/AMxs7N4C-carmen_consoli_ribelli.shtml