
Secondo Giulio Tononi e Yuval Nir, dipartimento di psichiatria dell’università del Wisconsin a Madison, i movimenti, le interazioni, le emozioni e i colori, tutto ciò cheappunto viene a racchiudersi nel termine “sogno”, si cristallizzano all’interno della mente umana non prima dei 7 anni di età.
Affinché un bambino riesca ad elaborare veri e propri sogni, bisogna imprescindibilmente raggiungere un completo sviluppo delle competenze cognitive e una buona immaginazione, che cresce e avanza in maniera proporzionale all’esperienza dell’individuo.
In assenza di tale sviluppo, durante la fase Rem (fase in cui si esprime maggiormente l’attività onirica), la mente dei bambini raggiunge le sue vette più alte nell’elaborazione di immagini statiche e isolate.
Secondo i ricercatori, l’assenza di sogni al di sotto di 6-7 anni, non può essere attribuita ad uno sviluppo lessicale ancora acerbo, che impedirebbe o complicherebbe l’esposizione orale del sogno, ma è meglio comprensibile se lo si accosta alle difficoltà incontrate dai bambini di immaginare oggetti in movimento o le trasformazioni in generale, che si rifanno a facoltà di immaginazione spaziale e visiva.
Fino a 5 anni è più comune nell’attività onirica, la presenza di un’immagine (es. un animale), o il desiderio della fame; l’interazione dei personaggi e il ricordo di ciò che viene vissuto non appare in questi prima dell’inizio dell’età scolare. E’ intorno a questa età che progressivamete i personaggi delle trame raggiungono la parola, ma la frequenza degli episodi è molto bassa, e non paragonabile all’80-90% degli adulti.
A conferma delle loro scoperte, Giulio Tononi e Yuval Nir, si rifanno all’attività onirica degli animali, anche questa probabilemtne priva di trame come la caccia, ma ricche di scene ben più semplici.
Non siamo quindi nati sognatori,ma il sogno fà parte di tutte quelle attività che raggiungono solo col tempo una maggiore complessità, ragion per cui, quando un bimbo piange e si sveglia durante la notte, faremo a meno di dare la colpa ai “brutti sogni”, i neuroscienziati ci insegnao che sono gli stati incompleti di veglia che disorientano e turbano la quiete del bambino.