"Losing My Religion" - REM

Michael Stipe, i Rem, la musica americana. Canzoni bellissime che pure faccio fatica a classificare, talmente belle che non vengono le parole. Perfette? Inimitabili e personalissime? Una voce che incanta come la musica di un incantatore di serpenti? Tutto vero ma resta sempre incompleto questo tentativo di classificazione. Musica originale e senza tempo. Canzoni misteriose e solari, solo paradossi per tentare di catturarne l'essenza solidissima ed evanescente.
Ascoltandole mi viene in mente l'idea della perfezione. La mancanza di asperità. La forza e la grinta. La mancanza di un sistema di temporalità lineare. Un inizio e una fine. Quando le ascolti sembra che siano state sempre lì ad aspettarti, che già suonassero e sempre siano suonate, come le sfere celesti. Eri tu che non le avevi mai ascoltate. Come un Viandante delle stelle che un giorno passa in una galassia di luce e ne rimane rapito.
Ti portano, se le ascolti, lontano nello spazio e nel tempo. Avanti e indietro. Ancora da capo, senza fine.
Sfere, figure geometriche perfette, un nucleo di voce e tutto che intorno gira con armonia. Così se "Drive" è un maestoso astro che ruota lentamente sul suo asse, "What's the frequency Kenneth?"è una cometa, velocissima, insolita, che irrompe e passa nel cielo.
A me piace però più di tutte "Losing my religion". Lei in questo universo è una supernova che ti incanta con la forza accecante della sua bellezza incontenibile