Dal punk al cinema 3D. Le metamorfosi di Björk, folletto della terra dei vulcani

Candida, leggera, eterea, capace di evocare visioni del più alto dei cieli. Glaciale ma in fondo vulcanica. Sfuggente, praticamente impossibile da controllare. Non è della nube che si è sollevata dal vulcano islandese di Eyjafjallajokull mandando in tilt una buona metà degli aeroporti europei che stiamo parlando, ma di qualcosa che gli è affine: madame Björk Guðmundsdóttir o più semplicemente Björk, cantante, musicista, compositrice, produttrice, attrice, ecologista militante. Pure lei islandese, pure lei una forza della natura se è vero che in 45 anni di vita e 34 di carriera è stata capace di dimostrare al mondo che quell'isola/nazione sperduta nel nord dell'Atlantico non è soltanto terra di geiser, pecore e ghiacciai ma anche patria di una scena musicale assai vivace (vedi alla voce Sigur Rós).
Si fa presto a definirla «il Folletto del rock» perché è nordica, di minuta corporatura e soprattutto non sta mai ferma. Per dirne una: a brevissimo tornerà a fare l'attrice, interpretando per il regista francese Michel Gondry, già autore di suoi video, «un musical scientifico di quaranta minuti, girato in 3D e particolarmente adatto ai musei». Non fosse Björk la diretta interessata, su un progetto del genere ci si potrebbe abbandonare a facili ironie. Con lei però suona tutto così maledettamente serio, colto, importante. Senza contare raccolte e gratest hits, ha all'attivo 16 album solisti di cui 12 in studio. Ha un pubblico di aficionados che la adorano, altrimenti non avrebbe venduto più di 15 milioni di dischi in giro per il pianeta. E la critica, laddove c'è il suo zampino, ci mette poco a parlare di arte: come spiegare sennò le tredici nomination ai Grammy, le due al Golden Globe, quella all'Oscar e il premio di migliore interprete femminile centrato a Cannes nel 2000?
Quella che si chiama una carriera fulminante: a undici anni studia pianoforte ed esegue in radio la danzereccia «I love to love» di Tina Charles, facendosi apprezzare dall'Islanda intera come bambina prodigio. A quattordici fonda le Spin and Snot, un gruppo punk di sole ragazze, poi gli Exodus e si dedica alla fusion. A ventuno entra negli Sugarcubes, incide il singolo «Ammæli»(compleanno in islandese) e si ritrova front leader di una band di culto in Inghilterra e negli Stati Uniti. Negli Sugarcubes resta sette anni, il tempo per incidere quattro album, dopo i quali è già un'artista matura (a 27 anni!), pronta per il salto di qualità solista.
Eccola allora trasferirsi in una Londra dominata dalla nascente scena trip-hop, mettersi a collaborare con il produttore dei Massive Attack Nelle Hopper e infilare la trilogia discografica dopo la quale la sua carriera non sarebbe stata più la stessa: «Debut» (1993), «Post» (1995) e soprattutto «Homogenic» (1997). Ricordate il singolo «Joga» , quello in cui la voce di Björk fluttuava libera su monti, mari e brughiere della sua tera? Tra i momenti più alti della produzione musicale anni Novanta. Da allora in poi la Nostra, artisticamente parlando, ha fatto tutto quello che voleva.
Cinema compreso: nel 2000 il suo talento fa sì che Lars Von Trier, il regista danese teorico del Dogma 95, metta da parte il rigorismo delle teorie da lui stesso elaborate e la renda protagonista di «Dancer in the dark», un musical su un'immigrata dell'Europa dell'Est che negli Usa viene condannata a morte pur di non tradire un giuramento fatto all'uomo che l'aveva ingannata e derubata… roba da Dostoevskij. Björk è sublime quando in «I've seen it all»duetta con la voce di Thom Yorke dei Radiohead, su sottofondo di archi e rotaia sferragliante.
La storia recente l'ha vista soprattutto protagonista di nette prese di posizione da intellettuale engagé, come quando nel 2008 durante un concerto a Shangai ha fatto infuriare i vertici del partito comunista cinese al grido di «Tibet, raise your flag» oppure quando ha inciso il singolo «Náttúra» per sensibilizzare il mondo alla causa ambientalista. Del resto la popolarità è un'arma: chi può sceglie di metterla al servizio della causa che più gli sta a cuore. E se le tue canzoni finiscono in un musical che in Italia è interpretato da Lorella Cuccarini e i ragazzi di X-Factor, allora vuol dire che hai in mano davvero un'arma potentissima.