Abbiamo incontrato Eugene all'Estragon di Bologna per una lunga intervista e siamo partiti proprio da lì, dall'ultimo straordinario lavoro della band.
"Questo album per noi è un successo personale perché siamo stati in grado di ritornare alle nostre radici, all'origine della nostra band. Sto parlando del cantautorato e della musica acustica che è ciò che puoi trovare nel nostro primo album. Gli album successivi al primo, si sono poi via via riempiti di quel gypsy punk-rock'n roll transcontinentale, di quella rock parranda per cui la gente ci conosce. Questo lavoro è una sorta di sintesi di tutto quello che siamo stati e che siamo diventati. In Trans-Continental Hustle siamo stati in grado di mostrare e far sentire l'intero percorso evolutivo della band che parte dal cantautorato e arriva fino a quella macchina no-stop di rock'n roll che vedi nei nostri live".
Un'evoluzione che però passa anche attraverso incontri con la storia della musica: nomi come Madonna (oltre ad aver partecipato al suo tour, Eugene è stato anche uno degli attori nell'esordio registico della material girl) e Nick Cave, con cui i Gogol Bordello hanno condiviso parte del loro percorso di crescita.
E a livello di composizione e ispirazione?
"A livello creativo anche un'auto che passa per strada con lo stereo a volume alto può influenzarti più di quanto credi. A me è capitato spesso mentre stavo a New York o, come mi è successo recentemente, in Brasile. Devo però dire che per quanto riguarda il lavoro, la collaborazione con Rick Rubin (già produttore di Red Hot Chilly Peppers, AC/DC, Johnny Cash n.d.r.), per questo nuovo album è stata illuminante. Lavorare con lui è un onore per chiunque, che sia superstar o un "esordiente" o una via di mezzo come siamo noi. Sì, è stato davvero eccezionale e mi ha fatto capire la mia forza... Per farti un esempio: mentre stavamo valutando con Rick i nuovi pezzi, lui ha puntato il dito e ha dato priorità ad alcune canzoni che rischiavo di lasciare sottovalutare come Sun is on my side o When Universes collide. Alla fine queste son diventate i pezzi più intensi dell'album".
Per dimostrazione o per gioco Eugene afferra una chitarra acustica e, di fronte a noi, accenna Soli. Poche note, lasciate cadere, che però ci lasciano pensare che, nella fantasmagoria musicale dei Gogol Bordello, sui palchi di tutto il mondo, in fondo ci siamo anche noi.
Simone Tempia http://www.vogue.it/people-are-talking-about/musica-teatro-cinema/2010/05/eugene-hutz