Fables of the reconstruction

Per lungo tempo, i R.E.M. hanno avuto la nomea di band che non sbaglia un disco. Una nomea interrotta solo negli ultimi tempi, soprattutto – e immeritatamente, se posso permettermi – con quell’ “Around the sun” che ha lasciato freddi molti fan. Questa nomea, però, era in parte sbagliata: c’è un disco, nella loro carriera, che ha sempre diviso tutti, ed è quello che viene adesso ristampato, 25 anni dopo: “Fables of the reconstruction”. Il “difficile terzo album”, per usare una definizione abusata di Billy Bragg. Dopo due dischi fulminanti come “Murmur” e “Reckoning” (le cui ristampe sono uscite tra 2008 e 2009 in America, e vengono stampate finalmente in Italia dalla EMI in contemporanea a questa uscita), la band si trovò ad un bivio, e fece una scelta sbagliata: incidere il disco lontano da casa, a Londra. Alla consolle c’era Joe Boyd, storico produttore del folk inglese (di cui recentemente è uscita anche in Italia la biografia “Le biciclette bianche”, limitata però agli anni ’60). Il risultato fu una tensione interna che quasi portò il gruppo all’implosione, ed un sound meno diretto, più elaborato che agli inizi. Riascoltato oggi, “Fables of the reconstruction” non è così tremendo come ogni tanto si legge in giro. Anzi, le canzoni sono notevoli, tanto che fanno parte del repertorio live della band a distanza di decenni, da “Driver 8” a “Feeling gravitys pull” (di cui esiste una bellissima versione sul recente “Live at the Olympia”). Certo, qualche caduta di tono c’è, come il simil-funky di “Can’t get there frome here”. Ma insomma. E che le canzoni siano notevoli lo dimostra il secondo CD allegato alla ristampa, 14 demo incisi ad Athens prima di partire per Londra, materiale mai circolato neanche in forma di bootleg, e quindi completamente inedito. C’è un inedito, “Throw those trolls away”, un work in progress di quella che poi sarebbe diventata “I believe” su “Life’s reach pageant”, c’è “Hyena”, anch’essa ripresa sul disco successivo, c’è “Bandwagon”, pubblicata come b-side in altra versione. E ci sono tutte le canzoni del disco, suonate live in studio, private di tutti gli orpelli, secche, diritte, più vicine al sound dei primi due dischi. Certo, parliamo di materiale che interesserà soprattutto ai fan. E molti faranno la legittima obiezione: i R.E.M. stanno pubblicando troppo materiale di recupero. Vero, anche se delle tre ristampe fin qui pubblicate, questa è quella che ha il materiale più succulento (le altre avevano due live dell’epoca). In generale, questa è una obiezione che si può fare a molte ristampe, pubblicate con aggiunte raccogliticce e per spennare i fan. A patto di prenderla per quella che è – la rivalutazione di un disco sottovalutato, indirizzata ai fan – questa ristampa fa il suo dovere, e lo fa bene.