Just like a Woman. Tributo alle Regine della Musica, la creatura di Massimo Sabatino di Energie Multimediali, taglia il traguardo - importante - del decennale, dedicandolo alla memoria di Janis Joplinnel quarantesimo anniversario della scomparsa. Giovedì 8 luglio, al Porto Antico di Genova, inaugura il suo programma 2010 all'Arena del Mare che accoglie l'esibizione di Sinéad O' Connor. Con qualche vuoto di troppo, anche se non mancano i foresti, anche stranieri.
La cantautrice irlandese è preceduta dalla volenterosa Thony, giovane cantautrice e chitarrista italiana dai toni delicati e intimi, in odore di debutto discografico. L'impatto visivo dei meno aggiornati con la O'Connor non deve essere stato facilissimo. Quella che sale sul palco con aria decisa ha, nell'aspetto esteriore, molto poco della giovane contestatrice dai lineamenti scavati e dal cranio rasato della fine degli anni '80.
È una bruna signora irlandese, quarantatreenne, mamma di quattro figli - ad uno dei quali, Jack, dedica una canzone - dalle forme piuttosto generose, celate sotto una scamiciata lunga fino ai piedi. E forse, come troppo spesso capita, è eccessiva l'attenzione al look e agli atteggiamenti di un'artista, piuttosto che alle sue qualità e al valore delle sue proposte.
L'aria della dublinese è complessivamente più tranquilla e decisamente meno tormentata; la maturità, l'affetto della e per la famiglia ha, forse, cancellato, o comunque attenuato, le tante ombre di una giovinezza assai tormentata sul piano personale. Il piglio è però sempre deciso, le parole pronunciate - abbastanza poche - sono taglienti e vanno nella direzione di sempre, ossia molto spesso nella denuncia delle degenerazioni della religione. Un tema a lei sempre molto caro, a cui va più di un riferimento, ad esempio in brani che si riferiscono a Isaia o a Salomone. E non fa sconti di sorta alla gerarchia ecclesiastica, quando, per esempio, ricorda le vittime degli abusi dei preti cattolici o quando dedica al Vaticano il primo bis, un emblematico super - hit di Bob Dylan del 1964, The Times Are a-Changin', che non richiede spiegazioni.
Le due ore di concerto, piene di musica senza fronzoli e senza particolari motivi di distrazione, ne restituiscono integralmente legrandi doti artistiche. Spaziano lungo tutta la sua produzione discografica, dall'esordio di successo immediato dell'LP The Lion and the Cobra, del 1987 (di cui ripropone Never Get Old, cantata in quel disco in duetto con l'altra star d'Irlanda Enya). All'ultimo album pubblicato nel 2007 dall'impegnativo (e significativo) titolo Theology (dopo aver annunciato nel 2003 l'abbandono dell'industria discografica). Fino ad alcuni brani che dovrebbero trovar posto in un prossimo, previsto per il gennaio del 2011.
In un set semi-acustico, completamente privo della sezione ritmica - che vede in una formazione minimale l'apporto di due ottimi musicisti quali Steven Cooney alle chitarre e Kieran Kiely (tastiere, flauto, chitrarre), la parte del leone la fa tutta la voce di Sinead. Chiara, forte, a volte portata 'a strappi', sempre incisiva. Dà una straordinaria spinta nel far 'arrivare' ballate che s'inseriscono tra la storia migliore della canzone d'autore e di protesta e certe arie delle gighe della tradizione gaelica.
E la sua interpretazione senz'altro più conosciuta, quella Nothing Compares 2 U del folletto di Minneapolis, a suo tempo inclusa nell'album del 1990 I Do Not Want What I Haven't Got, è resa in una veste assai intensa, intimistica, toccante nella sua essenzialità. E, dato che si è fatta mezzanotte e come dice Sinead questa è l'ora in cui si va a dormire, con un bouquet di fiori tra le braccia, accompagna il suo affezionato pubblico al termine della serata con una dolce ninna nanna cantata a cappella.
di Giovanni Villani
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