Stati Uniti, liberi di dire parolacce in Tv

La Corte d'Appello di Manhattan boccia la regola che vietava oscenità nei programmi, anche radiofonici. Le trasmissioni dicono addio alle censure sulle espressioni sconvenienti

Gli Stati Uniti hanno sdoganato la parolaccia in Tv. La Corte d'appello di Manhattan ha appena eliminato il divieto di dire «oscenità sessuali» o usare «espressioni indecenti» durante i programmi, in diretta o in differita, anche radiofonici.
Il regolamento federale restrittivo era stato introdotto nel 2004, quando Janet Jackson mostrò il seno nudo senza alcun preavviso durante il seguitissimo Super Bowl. E dopo che Bono, Cher e Nicole Richie si erano lasciati andare a termini non proprio consoni a spettatori piccoli che avrebbero potuto trovarsi davanti alla Tv.
Ma proibire con i «bip» i riferimenti espliciti al sesso e agli organi sessuali significa «ridurre la libertà d'espressione», spiega il Tribunale. Quella libertà d'espressione era super-tutelata (e dal 1791) dal Primo Emendamento della Costituzione americana.

Insomma: le parole più frequenti che scappano a microfoni aperti, come «fuck» (vai a quel paese, nella foto Lindsay Lohan se l'è dipinto anche sulle unghie), non faranno più censurare o chiudere programmi, com'è successo in una stazione radiofonica dello Stato del Vermont (che non trasmette un dibattito politico perché uno degli sfidanti adoperava «termini proibiti»), oppure a una Tv di Moosic, in Pennsylvania (che ha detto addio alle dirette perché ad alto rischio di «parole sconvenienti»).

Le espressioni che chiamano invece in causa la razza, (come ad esempio «nigger») restano invece bandite.

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